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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 26 giugno 2019

Quell’oscuro oggetto del desiderio - Luis Bunuel

Quell’oscuro oggetto del desiderio è il terzo film che vedo di Luis Bunuel, un regista che mi aveva mezzo folgorato ne La via lattea e che mi era piaciuto anche ne Il fascino discreto della borghesia.

Con Quell’oscuro oggetto del desiderio facciamo un leggero passo indietro, perlomeno secondo il mio gusto personale, per quanto il film rimanga gradevole e godibile.

Come sempre, tra l’altro, siamo a metà via tra commedia, dramma e situazioni grottesco-surreali a dir poco.
Ecco in sintesi la trama di Quell’oscuro oggetto del desiderio: la storia inizia con la fine, ossia col protagonista, l’attempato ma assai benestante Mathieu Favère (l’ottimo Fernando Rey, che ha davvero il physique du role del benestante “per bene” di Bunuel) in viaggio in treno da Siviglia a Parigi, in uno scompartimento di prima classe in cui conosce persone di classe agiata come la sua.
Tutte persone apparentemente per bene (tra di esse anche l’attrice Milena Vukotic), che si stupiscono alquanto quando l’uomo si alzerà e verserà un secchio d’acqua in testa a una giovane donna che stava cercando di salire essa stessa sul treno.
A quel punto i nuovi conoscenti di Mathieu, stupiti, gli chiedono di raccontare i motivi del suo gesto, e l’uomo s’avvierà a spiegare come mai ha gettato un secchio d’acqua in testa alla donna più cattiva del mondo: inizierà così il suo racconto della relazione tormentata con Conchita (personaggio interpretato alternativamente da due attrici, Carole Bouquet e Angela Molina, la prima più elegante e la seconda più sensuale), ragazza bellissima ma di estrazione sociale povera, che l’uomo, ben più anziano e agiato, provvederà a mantenere, madre compresa, pur tra alterne vicende.

Quell’oscuro oggetto del desiderio, che poi è anche l’ultimo film di Luis Bunuel, è tratto dal libro La donna e il burattino di Pierre Louys, e come gli altri film di Bunuel va letto oltre la trama.

La trama racconta di una relazione tormentata, e anzi mai consumata, tra un uomo facoltoso e una bella ragazza, che dietro varie scuse gli si nega sempre, e che non si capisce mai se stia mentendo o dicendo la verità (nemmeno lo spettatore lo capisce mai, e fino alla fine praticamente).

Ciò che si legge tra le righe, tuttavia, è un confronto-scontro, certificato peraltro dai numerosi attentati terroristici che percorrono il film, tra Francia e Spagna, che non è solo quello tra uomo e donna, e anzi questo è il meno, ma è il solito scontro filmato da Bunuel tra classi sociali: in tale scontro le persone “per bene” sono quelle borghesi, ben vestite, ben curate, dai modi impeccabili… ma sono le stesse persone che, assai ben altolocate, nonostante le loro buone maniere non riescono a nascondere la loro natura altezzosa e discretamente classista, tesa a possedere gli altri: si portano la servitù in viaggio (ma in seconda classe), cercano di “comprare” le donne, si disinteressano di attentati, bombe, spari ed esplosioni, prese come sono dalla loro sola vita. 

Mathieu infatti ignora tutto, e pensa solamente a conquistare-possedere la bella Conchita; usa paroloni, infiora e infiocchetta tutto, ma essenzialmente il suo obiettivo da persona per bene è questo, possesso di una persona e per traslazione possesso della società intera, ciò che per l’appunto era il motivo per cui Bunuel aveva in antipatia la classe sociale borghese, che infatti non perdeva occasione di dileggiare in ogni singolo suo film.

Curiosissima la scelta di alternare due attrici nel medesimo ruolo, con tanto di “cambio” anche in corso di scena; si svolta l’angolo ed ecco che la protagonista è mutata. 
Forse il regista voleva, giacché c’era, criticare anche la figura femminile, tanto lunatica e mutevole da cambiare addirittura corpo e volto nel giro di pochi secondi; o più semplicemente si trattava di un escamotage atto a raffigurare la natura ambivalente della protagonista… ma questo si sarebbe dovuto chiedere a lui, e magari qualcuno lo ha anche fatto, chissà.

Per quanto mi riguarda, chiudo la recensione di Quell’oscuro oggetto del desiderio confermando il mio giudizio positivo sul film e in generale sull’anarchico e surreale regista spagnolo, che trovo assai gradevole e intelligente, per quanto un po’ fissato con la critica ironica di una specifica classe sociale (che adesso forse neanche esiste più, il che, col senno di poi, sa tanto di fiato e talento sprecato).

Altra classe invisa a Bunuel era il clero… e pure in questo film, che pure non affronta tale argomento, il regista trova l’occasione per inserire un fantomatico gruppo terrorista: i Gruppi Armati Rivoluzionari del Bambin Gesù

Fosco Del Nero



Titolo: Quell’oscuro oggetto del desiderio (Cet obscur objet du desir).
Genere: commedia, sentimentale, drammatico.
Regista: Luis Bunuel.
Attori: Fernando Rey, Carole Bouquet, Angela Molina, Julien Bertheau, Milena Vukotic, André Lacombe, André Weber, Maria Asquerino, Jacques Debary.
Anno: 1977.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

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