Il film recensito oggi è Ghost in the shell, titolo che tradotto suonerebbe come “Lo spirito nel guscio”… certamente più di “Il fantasma nella conchiglia”, titolo che dal canto suo si abbinerebbe bene a un racconto dell'orrore.
Non amo molto i film d’azione, futuristici e tecnologici… a meno che in essi l’azione non sia fine a se stessa e non vi siano anche dei contenuti interessanti: è questo il caso di Ghost in the shell, film d’animazione del 1995 diretto da Mamoru Oshii e tratto dall’omonimo manga di Masamune Shirow, autore che è stato tra le mie passioni fumettistiche adolescenziali, e che a tutt’oggi ogni tanto mi rileggo con piacere (Orion, Dominion, Appleseed, etc).
Andiamo davvero indietro nel tempo, tanto che non mi ricordo se in quegli anni vidi o meno il primo Ghost in the shell. Di sicuro vidi il seguito, Ghost in the shell - L’attacco dei cyborg, chiamato anche Ghost in the shell - Innocence, quando uscì nel 2005, ma non mi ricordo se in precedenza avessi visto o meno il primo episodio.
Per colmare l’eventuale lacuna, ho proceduto a una visione contemporanea, con buoni risultati, nel senso che l’opera mi è piaciuta, nonostante il livello tecnico ormai piuttosto risalente e non certo paragonabile alle opere d’animazione odierne (lo stesso Innocence dà al primo episodio parecchi punti a livello di tecnica, grazie al suo vantaggio di nove anni).
Andiamo alla trama di Ghost in the shell, ambientato in un futuro iper-tecnologico come tutte le opere di Masamune Shirow (l’unica un po’ differente in tal senso è il bellissimo Orion, ispiratissimo mix tra fantasy e fantascienza, e proprio per questo il mio preferito tra tutti): siamo nel 2029, in un mondo ormai quasi del tutto tecnologicizzato. Persino i corpi umani contengono molti impianti bionici, quando molto e quando poco, e girano persino umanoidi che son del tutto robot, senza parti umane.
Quel che non è cambiato è che le nazioni sono sempre in guerra tra di loro e che le diplomazie son sempre al lavoro; vale la stessa cosa tra le sezioni interne allo stesso governo, come ad esempio la sezione 6 e la sezione 9.
La protagonista della storia è il tenente Motoko Kusanagi, una cyborg impiegato in diverse mansioni: poliziesche, investigative, etc, la quale finirà per avere a che fare col “Burattinaio” (altrimenti chiamato “Signore dei Pupazzi”, titolo parecchio evocativo), un hacker molto potente che sta combinando guai a tutto spiano.
Non dico altro della trama, ma sottolineo l’elemento portante del film, ciò che lo rende interessante in generale e nel dettaglio da un punto di vista profondo-esistenziale: si parla in sintesi della coscienza e dell’espansione della coscienza.
E, dunque, di concetti correlati come la personalità individuale relazionata all’esistenza collettiva, la contrapposizione tra realtà e irrealtà, l’apertura, la fusione e la rinascita.
A riprova di tali valenze esistenziali del film, si dica che esso non solo ha avuto un grande successo in Oriente, ma anche un discreto successo in Occidente, ma che è stato anche un punto di riferimento per opere successive, come Matrix.
In conclusione di articolo, aggiungo qualche frase interessante estrapolata dal film.
“Sento una vocina che sussurra nel mio spirito.”
“È essenziale guardare una cosa da angolazioni differenti. Ciò che vale per il gruppo vale anche per l'individuo. Il concetto è semplice: un’eccessiva specializzazione porta alla debolezza, a una lenta morte.”
“Lo sai chi sei?”
“Che cosa avete detto, è un'esperienza simulata?”
“Esatto: tutti i ricordi riguardanti sua moglie e sua figlia sono falsi, come un sogno. Sono esperienze simulate, una pura illusione.”
“Che si tratti di esperienza simulata o sogno, le informazioni sono allo stesso tempo realtà e fantasia.”
“Quella determinata personalità esiste oppure no?”
“Ci sono innumerevoli elementi che formano il corpo e la mente degli esseri umani, come innumerevoli sono i componenti che fanno di me un individuo, con la mia propria personalità.
Certo, ho una faccia e una voce che mi distinguono da tutti gli altri, ma i miei pensieri e i miei ricordi appartengono unicamente a me, e ho consapevolezza del mio destino. Ognuna di queste cose non è che una piccola parte del tutto. Io raccolgo dati che uso a modo mio, e questo crea un miscuglio che mi dà forma come individuo, da cui emerge la mia coscienza. Mi sento prigioniera, libera di espandermi solo entro confini prestabiliti.”
“Ciò che vediamo ora non è che una pallida immagine allo specchio, ma presto il velo cadrà e noi vedremo.”
“A volte sospetto di non essere ciò che credo, di essere morta molto tempo fa, e che qualcuno abbia preso il mio cervello e l’abbia infilato in questo corpo. O forse in realtà non sono mai esistita.”
“Non troverete mai un cadavere perché io non ho mai avuto un corpo.”
“Io mi considero una forma di vita intelligente in quanto consapevole e in grado di riconoscere la mia propria esistenza. Ma allo stato attuale sono ancora incompleto.”
“Ogni essere vivente deve morire.
Perciò anch’io abbraccerò la morte.”
“Tutte le cose cambiano in un ambiente dinamico.
Il tuo sforzo di rimanere ciò che sei è quello che ti limita.”
“Fino ad ora siamo stati costretti entro i nostri limiti; ma è arrivato il momento di spezzare questi lacci e di elevare la nostra consapevolezza a un livello superiore.
È il momento di diventare parte di tutte le cose.”
“Presto il velo cadrà e noi vedremo.”
Insomma, siamo sì nella fantascienza, ma è anche una fantascienza che sa di consapevolezza, di zen e di non dualità… e non è mica poco, pur se travestito da film d’azione fantascientifica.
Ultimo commento su Ghost in the shell: se il comparto grafico, pur buono, paga necessariamente dazio ai tempi, la colonna sonora è piuttosto magnificente… peraltro bissata dal seguito Innocence, che recensirò in seguito.
Fosco Del Nero
Titolo: Ghost in the shell (Kokaku kidotai).
Genere: anime, animazione, fantascienza, cyberpunk.
Regista: Mamoru Oshii.
Anno: 1995.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.