Da ragazzino ero un grande fan di David Lynch; non solo per la mitica serie I segreti di Twin Peaks, che al tempo fece furore e che di recente è stata bissata da una serie televisiva sequel, ma anche per i vari Dune, Mulholland Drive, Velluto blu… anche se in mezzo a tali produzioni ce ne sono state altre come Erasehead, Cuore selvaggio, Inland empire, troppo tendenti alla follia-non senso oppure troppo melodrammatiche per i miei gusti.
In mezzo, ma più verso la fine, c’era stato anche Una storia vera, film del 1999 assolutamente al di fuori dei canoni lynchiani, famoso più per questo che non per i suoi contenuti.
Ecco la trama sommaria di Una storia vera, film che, come recita il titolo, è basato su una storia reale: nel 1994 il 73enne Alvin Straight, che vive in una cittadina con la figlia Rose, ancora zitella perché un po’ lenta di mente, riceve via telefono una brutta notizia: suo fratello Lyle, con cui aveva litigato e con cui non parla da dieci anni, ha avuto un infarto.
L’anziano uomo (che in realtà sembra molto più anziano dei 73 anni dichiarati, tra aspetto, stampelle, problemi di vista, di salute, etc), dopo aver elaborato la notizia, decide di andare a trovare il fratello. Il problema, però, è che lui non ha la patente per via della scarsa vista (scarsa vista, ma niente occhiali, e il luogo in cui si trova ha l’aria di non aver mai sentito parlare di lenti a contatto); potrebbe cercare un passaggio, ma decide che è un viaggio che deve fare da solo, così si mette in strada guidando un tosaerba con attaccato un piccolo rimorchio.
In tutto sono circa 380 chilometri… che percorrerà in sei settimane.
Alcune curiosità legate al film: intanto il titolo, che in inglese è un gioco di parole significante tanto “La storia di Straight”, cognome del protagonista, quanto “Una storia dritta”, con allusione al fatto che il viaggio dell’uomo è tutto dritto, pur se molto lungo, lineare tanto nei fatti quanto in senso allegorico.
L’attore principale si è suicidato un anno dopo il film, sparandosi con un fucile nel proprio ranch.
Nel film vi sono due attori storici di Twin Peaks, ossia Everett McGill e Harry Dean Stanton… entrambi piuttosto malridotti.
E ora il mio commento sul film: alcuni lo hanno visto come opera poetica, sulla bellezza della natura, del viaggio, come metafora della vita o come testimonianza dell’importanza dei rapporti familiari e umani in generale (i primi per il rapporto di parentela tra i protagonisti e i secondi per gli incontri casuali ma importanti che il personaggio principale effettua lungo il percorso). Di mio ho però un’altra sensazione: che David Lynch, spesso accusato di sapere fare solamente film contorti o inquietanti, si sia voluto togliere lo sfizio di dirigere un film normale, con una storia normale, tanto normale da essere ispirata a un fatto vero, senza incubi o fatti anomali.
Almeno, apparentemente normale, giacché in ogni personaggio di Lynch si cela un qualche turbamento psicologico che si evince con chiarezza o con un poco di sforzo nella visione. Anche i protagonisti di Una storia vera palesano disagi umani di vario tipo, come sempre con Lynch… e in questo senso ritengo suicidi e pessimi invecchiamenti un risultato di tali energie di fondo (a tal riguardo cito anche l’attrice feticcio Laura Dern, presente in molte opere del regista americano).
Insomma, di fronte a Una storia vera non grido al capolavoro come hanno fatto alcuni, e nemmeno al grande film: è un film normale, persino troppo normale, a tratti noioso e senza significato. C’è qualche bel panorama e qualche dialogo simpatico, e c’è la testardaggine del suo protagonista, ma non molto di più.
Le grandi opere di Lynch, pur nel loro essere disturbate e inquietanti, sono altre, e son le prime, dal momento ch’egli poi si è probabilmente fatto prendere troppo la mano, con evidente deterioramento della qualità nei film e della sua stessa carriera.
Fosco Del Nero
Titolo: Una storia vera (A straight story).
Genere: avventura, psicologico.
Regista: David Lynch.
Attori: Sissy Spacek, Harry Dean Stanton, Richard Farnsworth, Everett McGill, Jane Galloway.
Anno: 1999.
Voto: 5.5.
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