La recensione odierna è dedicata a una serie che ha fatto la storia della televisione, ma direi anche del cinema in generale dal momento che ha iniziato un nuovo modo di intendere l’intrattenimento visivo, fatto di un misto di mistero, commedia, dramma, psicologia e anche orrore: parlo ovviamente de I segreti di Twin Peaks, serie ideata da David Lynch e Mark Frost e andata in onda tra il 1990 e il 1991 per due stagioni, di cui la prima molto breve con appena otto episodi e la seconda più lunga, di ventidue episodi… ma che in effetti avrebbero potuto/dovuto essere di meno, e qua c’è l’antico conflitto tra artista e produttore che ci mette i soldi, che in questo caso ha premuto per una certa soluzione che i creatori della serie non volevano e che ipotizzavano fallimentare, come in effetti è stato tenendo conto degli ascolti calanti nella seconda stagione, dopo che l’assassino di Laura Palmer fu identificato (il motivo del contendere era proprio se svelare il mistero portante della serie oppure no).
Ad ogni modo, ecco la trama sommaria de I segreti di Twin Peaks: Twin Peaks è una località di montagna nello stato di Washington, vicina al confine col Canada, e dunque immersa in foreste, montagne, cascate e laghi. Se lo scenario paesaggistico è molto bello, è meno bello l’evento che scuote la tranquillità della comunità: la giovane Laura Palmer, una ragazza particolarmente popolare, viene trovata morta, nuda, avvolta in un telo di plastica. Un’altra ragazza del posto, Ronette Pulaski, è rinvenuta moribonda e in stato confusionale.
È mandato a investigare l’agente dell’FBI Dale Cooper, che si integra facilmente col corpo di polizia locale, in primis con lo sceriffo Harry Truman, e anche con la popolazione, che conosce man mano.
Ugualmente, lo spettatore della serie conosce man mano la popolazione della ridente Twin Peaks, assai meno tranquilla di quanto si sarebbe detto in apparenza: in effetti, tra droga, prostituzione, violenza, assassini, incendi, affarismo senza scrupoli, scheletri nell’armadio, non c’è quasi nessuno che si salvi, che non abbia un segreto o un lato oscuro.
In effetti la contrapposizione tra lato chiaro e lato scuro è il tema centrale de I segreti di Twin Peaks, fino al suo epilogo: la scelta tra l’amore e la paura, tra ciò che porta alla Loggia Bianca e ciò che porta alla Loggia Nera.
In ciò, sono assai evidenti le influenze orientaleggianti ed esistenziali degli autori, con i tanti riferimenti allo yoga, alla meditazione, all’intuizione, al percorso interiore (per quanto in modo semplice e alla lontana), come illustrano queste frasi, pochissime tra le tante che avrei potuto proporre.
“Sei sulla strada.
Non hai bisogno di sapere dove porta: seguila e basta.”
“Guarda verso la luce, cerca la luce.”
“Fuggire dinanzi alla paura non aiuta a superarla, anzi la rende più forte.”
“La paura e l’amore aprono le porte.”
L’altro tema centrale di Twin Peaks è la possessione, col demone chiamato Bob che di quando in quando entra nel corpo di qualcuno per fargli fare cose innominabili. In effetti, tra Twin Peaks e L’esorcista non c’è tanta differenza, compreso l’epilogo della serie e il fatto che il demone entra nel sacerdote che lo stava esorcizzando per mandarlo via.
Non a caso, viene detto anche questo, parlando di possessioni, demoni, volador o simili.
“Sapete che cos’è un parassita? È un essere che sfrutta un’altra forma di vita e se ne nutre.
Ha bisogno di un ospite umano; lui si ciba di paure e a volte di piaceri.”
In effetti, in tutto ciò la serie, pur se molto bella e con molta bellezza su più fronti (la natura, molti spunti, una quantità spropositata di belle ragazze), propone anche molta violenza e depravazione, tanto che all’epoca fece un certo scalpore, e certamente anche questo fattore contribuì agli ascolti clamorosi che ebbe dapprincipio, con tanto di dibattiti televisivi e tra la gente comune su chi era il colpevole e su come sarebbe finita. Fu un successo clamoroso, negli Stati Uniti ma anche nel resto del mondo occidentale, che andò però a scemare quando la produzione si mise in mezzo, alterando la programmazione dei creatori della serie…
… i quali a loro volta sono colpevoli, dal mio punto di vista, per il finale incoerente: il sacerdote può essere invaso dal demone solo se le sue energie sono adatte, e l’agente Cooper aveva palesato energie forti e pulite, per cui il colpo di scena era fine a se stesso e incoerente col resto della storia.
In effetti, I segreti di Twin Peaks è stato innovativo anche in alcune sue parti difettose: un certo eccesso nella violenza e nel grottesco (certo, non come i lavori successivi di David Lynch, alcuni inarrivabili in tal senso), nonché un certo senso dello spettacolarismo fine al mero colpo di scena, pur se incoerente col resto del narrato, difetto che oggi si vede grandemente nel cinema e nelle serie televisive.
A questo riguardo, ne approfitto per dire che un colpo di scena ha senso solo se incastonato in un contesto che lo regge; è coerente con l’impianto narrativo, eppure fino a quel momento era difficilmente prevedibile, e in ciò ha successo. Il colpo di scena che era imprevedibile semplicemente perché incoerente con tutto il resto è un colpo di scena di livello bassissimo, che abbassa il tenore narrativo della storia, anziché elevarlo… e che si rivolge a un pubblico a digiuno di grandi storie narrative, e attratto più che altro, per l’appunto, dai colpi di scena spettacolari.
Nella serie si intravede inoltre, specie nella seconda parte della seconda stagione (dopo che il mistero portante era stato svelato in anticipo), una certa tendenza a tirarla per le lunghe, altra tendenza che in futuro si sarebbe instaurata nella maggior parte delle serie tv.
Pur con questi difetti, è impossibile sottovalutare l’importanza, ma anche la bellezza, che ha proposto I segreti di Twin Peaks, che ho recensito nelle sue due stagioni originali di proposito, lasciando il commento della stagione recente alla una successiva aggiunta.
AGGIUNTA RELATIVA ALLA TERZA STAGIONE: sapevo già in partenza, o almeno lo davo per probabile al 95%, quale sarebbe stato l’andazzo, ma ho voluto comunque vedermi la terza stagione di Twin Peaks, quella uscita nel 2017, e dunque a grande distanza dall’opera vera e propria, che difatti ho recensito in sede separata proprio per non confondere quelle che sono due cose completamente diverse e non solo distanti negli anni.
Bene, la terza stagione de I segreti di Twin Peaks è inqualificabile: la sceneggiatura è ridicola, sono ridicole, nonché inutili, moltissime scene, la recitazione è di basso profilo anch’essa, a metà tra il dilettantismo di alcuni dei soliti attori feticcio di Lynch (è riuscito a metterci dentro anche Laura Dern, come tanti altri dei suoi vecchi attori ormai più di là che di qua) e il professionismo di pochi altri (come Naomi Watts, che infatti spicca in mezzo a tanta scarsezza); il commento sonoro è invadente e fastidioso, quasi sempre inopportuno; la narrazione degli eventi è spezzettata; i dialoghi sono spesso rozzi e praticamente mai ispirati, anch’essi assai lontani da quelli dell’opera originale, la quale viceversa, pur tra drammi e violenza, aveva moltissimi punti di bellezza e ispirazione. Riguardo a drammi, violenza e volgarità: qua sono divenuti parte preponderante, tanto che praticamente si inizia con un nudo, una scena di sesso e un’uccisione efferata.
Un commento sugli attori presenti nel primo Twin Peaks: gli americani invecchiano in media molto male. Certo, sono passati 26 anni tra la fine della serie originale e la messa in onda del suo seguito, ma c’è modo e modo di invecchiare, e qua abbiamo settantenni che non si reggono in piedi e quarantacinquenni diventati bolsi e brutti laddove da giovani erano belli/e. A poco è servito poi aumentare il cast con attori più giovani o magari anche famosi o ex famosi (o magari anche ex attori), come Monica Bellucci o Jim Belushi: a parte che i nomi parlano da soli, ma se la direzione tecnica è scarsa, sarà scarso tutto quanto, al di là dei singoli ingredienti (come la brava Naomi Watts).
La carriera di David Lynch peraltro parlava da sola, e proprio per questo mi aspettavo un disastro generale: il regista statunitense ha avuto un periodo d’oro tra la metà degli anni “80 e l’inizio degli anni “90, dirigendo opere come Dune, Velluto blu e lo stesso I segreti diTwin Peaks. Da lì in poi è stata discesa, passando per film contorti ed approdando a opere squilibrate come la terza stagione di cui si sta parlando, con una forte dominanza di sessualità di basso livello, volgarità, squilibrio mentale, rozzezza, violenza, disturbo psicologico e via discorrendo. E anche scarsità tecnica vera e propria relativamente a regia, montaggio, colonna sonora, recitazione, etc.
Non so cosa sia successo nel mentre a Lynch, ma questi sono i risultati, purtroppo.
Fa specie constatare che alcuni spettatori abbiano gradito questa terza stagione… ma ormai, nella mediocrità generale, si produce di tutto per andare incontro alla massa, per cui in fin dei conti non è nemmeno così tanto strano che un’opera che punta su sessualità, violenza e problemi psichici trovi dei fan (risonanti con quel tipo di energie).
Un ultimo paio di appunti: ridicolo il personaggio semi-autistico di Kyle MacLachlan, peraltro praticamente copiato da Oltre il giardino; ridicoli gli agenti ultrasettantenni dell’FBI che se ne vanno in giro instabili sulle gambe (son settantenni e settantenni americani, ossia ottantenni italiani) ma teoricamente pronti ad affrontare colluttazioni e violenza, e che peraltro nel tempo libero frequentano avvenenti trentenni (parlo proprio del personaggio interpretato da David Lynch, che peraltro nella serie originale, quando lui era un quarantacinquenne già ingrigito, baciava allegramente bellissime ventenni); ridicoli anche i cambi caratteriali non motivati dei personaggi, nonché il senso del grottesco che decenni fa era presente ma controllato, mentre qui assurge a elemento dominante… insieme alla violenza, abbinamento davvero poco interessante per quanto mi riguarda.
A un certo punto, però, spunta una frase di grande importanza, che ricorda i fasti dell’opera originaria, e almeno quella voglio citarla (nonostante venga fatta dire alla Bellucci): “Siamo come il sognatore che sogna e poi vive dentro il suo sogno. Ma chi è il sognatore?”.
In uno degli ultimi episodi della stagione inoltre si sente questa frase, pronunciata da una voce fuori campo: “Noi viviamo all’interno di un sogno”.
Peraltro, proprio negli ultimi episodi la serie pare riprendere i fasti di un tempo, ma la tendenza alla violenza, alla rozzezza e allo squilibrio mostrata fino a lì è troppo grave per poterla rimediare solo con un paio di belle cose (tra cui il ritorno tra i vivi dell’agente Cooper).
Fosco Del Nero
Titolo: I segreti di Twin Peaks (Twin Peaks).
Genere: serie tv, drammatico, fantastico.
Ideatore: David Lynch, Mark Frost.
Attori: Kyle MacLachlan, Michael Ontkean, Mädchen Amick, Dana Ashbrook, Richard Beymer, Lara Flynn Boyle, Sherilyn Fenn, Warren Frost, Peggy Lipton, James Marshall, Everett McGill, Jack Nance, Ray Wise, Joan Chen, Piper Laurie, Kimmy Robertson, Eric Da Re, Harry Goaz, Michael Horse, Sheryl Lee, Russ Tamblyn, Kenneth Welsh.
Anno: 1990-1991.
Voto: 8.
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