Ho già avuto modo di sottolineare in passato, sia a parole sia con le valutazioni, che tendo veramente poco all’elogio di un’opera perché prodotta da un nome famoso, e ugualmente tendo poco al fattore nostalgico.
Tendo decisamente di più alla bellezza esteriore e ai contenuti interiori, e questi costituiscono il mio primo criterio di valutazione, assai più dei virtuosismi tecnici o della fama di un autore.
Questa introduzione per dire che Amarcord di Federico Fellini, regista di cui finora non avevo mai visto nulla nonostante la larga fama, non mi è piaciuto affatto.
“Amarcord” nel dialetto romagnolo significa “mi ricordo”, e per l’appunto il regista ricorda con questo film, lungo oltre due ore, gli anni della sua infanzia, ossia gli anni Trenta: di mezzo ci son dunque personaggi dell’epoca, usanze dell’epoca, tecnologia dell’epoca, situazione politica dell’epoca.
Il film ha avuto talmente tanto successo che il suo titolo, “amarcord”, è divenuto in italiano un neologismo atto a indicare una rievocazione nostalgica (per l’appunto…).
Fatta questa premessa, ecco la trama sommaria di Amarcord, che in realtà non è una trama ma una serie di storie di singoli e caratteristici personaggi, abitanti di una Rimini storica immagino un po’ romanzata: abbiamo così la storia dell’adolescente in preda ai suoi impulsi sessuali (Titta), la storia della donna procace ma un po’ attempata alla ricerca di marito (Gradisca), la storia del padre di famiglia che viene punito dai fascisti (il signor Biondi), la storia dell’uomo un po’ matto (Teo, interpretato da Ciccio Ingrassia), la storia della banda di teppistelli (capitanati da Alvaro Vitali), la storia della donna facile che va con tutti (Volpina), etc…
… anche se più che storie sono eventi, situazioni, vicende personali, scevre da un percorso di lungo periodo, o anche solo di medio periodo, o anche solo un percorso: Amarcord in effetti è una serie di tanti sketch uno dietro l’altro, in salsa romagnolo-provinciale e parecchio terra terra.
Non ci sono dialoghi importanti, non ci sono eventi interessanti, non c’è bellezza visiva, ma al contrario un’energia piuttosto caciara e banale.
Il suo successo, sia di critica che di pubblico, si spiega solo col fatto che il film è andato a colpire sulle energie basse del popolo, nonché nel fattore nostalgico che affascina tanti.
Se, però, in un’opera, che sia cinematografica o letteraria, si cerca qualcosa di più, Amarcord non è il luogo più adatto per trovarlo… con buona pace di Fellini, del Premio Oscar vinto col suddetto film e del gradimento popolare.
Fosco Del Nero
Titolo: Amarcord.
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Federico Fellini
Attori: Bruno Zanin, Pupella Maggio, Armando Brancia, Giuseppe Ianigro, Gianfilippo Carcano, Ciccio Ingrassia, Magali Noël, Nandino Orfei, Alvaro Vitali, Josiane Tanzili, Mario Liberate, Maria Antonietta Beluzzi, Antonino Faa Di Bruno.
Anno: 1973.
Voto: 4.5.
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