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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

lunedì 31 agosto 2015

After Earth - M. Night Shyamalan

After Earth è l’ultimo film di M. Night Shyamalan che ho visto, e peraltro segue a breve distanza un altro suo film tra i più recenti, ossia L’ultimo dominatore dell’aria.

Comincio questa recensione con un breve commento sul regista: continua il trend che vede i suoi ultimi lavori (Lady in the water, E venne il giornoL’ultimo dominatore dell’aria), i quali ormai cominciano a essere parecchi, nettamente peggiori rispetto ai suoi primi (Il sesto senso, Unbreakable - Il predestinatoThe villageSigns).

Dato questo trend, credo che eviterò i prossimi film di Shyamalan, regista talentuoso che sembra essersi perso chissà dove, a meno che ovviamente non faccia un nuovo cambio di passo.

Se mi sono visto After Earth (ma la stessa cosa vale anche per L'ultimo dominatore dell'aria) è stato in realtà non per Shyamalan, né per il protagonista Will Smith, che ho sempre apprezzato fin dai tempi de Il principe di Bel Air, ma perché mi era stato segnalato come film con contenuti esistenziali interessanti…

… e in effetti è proprio così, per cui sono contento di averlo visto.

Certo, la cornice è quella di un film di fantascienza, con la componente azione molto forte, e sprazzi di tensione qui e sprazzi di sentimenti là, ma a mio avviso il cuore del film è proprio quanto di interiore-esistenziale è stato messo in esso.

Poca roba, a dire il vero, giusto alcune frasi, ma di grande valore. Anzi non esito a dire che questa è vera educazione, perché quanto trasmesso in un contesto spettacolare ed emotivo rimane impresso maggiormente rispetto alla trasmissione in sede di saggistica… com’è ovvio che sia.
Per cui l’educazione, ma anche la ri-educazione, delle persone, passa anche e soprattutto da questo fattore. Anzi, solamente da opere di questo tipo se parliamo delle masse, giacché sono sempre pochi quelli che vanno a leggersi Krishnamurti, Osho, Lao Tzu, etc.

Tecnicamente, After Earth è un film di fantascienza, ma di fatto è un film di formazione, con un allievo apprendista (Kitai Raige) e un maestro (Cypher Raige)… che formalmente è un maestro di forza e sopravvivenza, ma di fatto è un maestro di vita ed esistenza.

La cosa curiosa è che nel film il padre e il figlio sono padre e figlio anche nella realtà, dal momento che parliamo di Will Smith e del figlio Jaden Smith (visti insieme anche ne La ricerca della felicità, seppur con esiti meno spettacolari e più melodrammatici). A proposito di figli d’arte, diciamo anche che nel film recita pure la figlia del cantante Lenny Kravitz… per la serie, pari opportunità a tutti quanti.

La trama di After Earth è molto semplice e lineare, come lineare è tutto il suo svolgimento, cosa che peraltro non fa che accentuare i contenuti interiori… lasciando quelli spettacolaristico-esteriori a chi ha occhi per vedere solo quelli.
Eccola in sintesi: in un lontano e tecnologico futuro, l’umanità ha da tempo abbandonato la Terra, a causa di grandi cataclismi, e si è insediata su un nuovo pianeta, Nova Prime, il quale però era abitato da una razza aliena che ha scatenato contro l'uomo una razza animale piuttosto mostruosa e con due caratteristiche peculiari: è cieca, ma può percepire l’uomo se sente la sua paura, cosa che ha spinto alcuni uomini ad addestrarsi per non provare paura, diventando così "spettri", soldati inattaccabili dagli "ursa", le creature in questione (mostruose e fortissime, ovviamente).
Cypher è il ranger più famoso di tutti, e Kitai è suo figlio. I due sono insieme su una nave spaziale, quando un problema tecnico li spinge ad atterrare su un pianeta classificato come da evitare per via dei numerosi pericoli.

Chiudo la recensione con le frasi promesse, che parlano di centratura, momento presente, paura. A proposito della paura, sostituite la razza aliena con le creature del mondo sottile, allargate lo spettro della paura a tutte le emozioni infere, e avrete la precisa situazione esistenziale del genere umano.

“Gli alieni scatenarono gli ursa, mostri allevati per uccidere gli esseri umani.
Tecnicamente cieco, l’ursa vede gli umani grazie ai feromoni che emettiamo quando siamo spaventati.
Annusa la nostra paura.”

“L'umanità era di nuovo in pericolo di estinzione e si rivolse ai ranger per una risposta. La risposta arrivò sotto forma del primo comandante Cypher Raige: egli è così completamente libero dalla paura che per un ursa è invisibile.”

“Devi calmarti.
Ginocchio a terra; ora radicati nel momento presente. Vista, suoni, odori, quello che provi…”

“La paura non è reale.
L’unico posto in cui può esistere è nel nostro modo di pensare al futuro. È un prodotto della nostra immaginazione, che ci fa temere cose che non ci sono nel presente, e che forse neanche mai ci saranno. Si tratta quasi di una follia; il pericolo è reale, ma la paura è una scelta.”
“Riconosci la tua forza, e controllerai il tuo destino.”

“Ci riesci solo quando non c'è ombra di paura in te.”

“Svegliati, è arrivato il momento di svegliarti.”

“Tutti noi ci raccontiamo una storia, e quel giorno la mia cambiò.”

Chi ha cultura in campo esistenzial-esoterico-spirituale non faticherà a riconoscere in esse certi insegnamenti (quando è radicato nel momento presente, l'essere umano non è più attaccabile dal suo nemico, gli è proprio invisibile); quanto agli altri, temo che per essi After Earth rimarrà un film di fantascienza senza particolari attrattive, e forse anche un po' deludente.

Fosco Del Nero



Titolo: After Earth (After Earth).
Genere: fantascienza, azione.
Regista: M. Night Shyamalan.
Attori: Jaden Smith, Will Smith, Sophie Okonedo, Zoë Kravitz, Isabelle Fuhrman.
Anno: 2013.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 26 agosto 2015

Viva l’Italia - Massimiliano Bruno

Di recente mi era capitato di vedere un breve pezzo del film Viva l’Italia, che peraltro non avevo mai sentito nominare, e in pochi secondi ho deciso che volevo vederlo.
Ho fatto benissimo: il film, diretto nel 2012 da Massimiliano Bruno e con un ricco cast, è davvero un piccolo gioiello, e nemmeno tanto piccolo.

Partiamo dal cast: i protagonisti sono Michele Placido, Raoul Bova, Alessandro Gassman e Ambra Angiolini, rispettivamente padre e figli, ma tra gli altri attori si fanno notare anche Rocco Papaleo e Maurizio Mattioli.

Partiamo subito con la trama sommaria del film: Michele Spagnolo (un eccellente Michele Placido) è un noto politico italiano, tanto potente da aver assicurato il benessere a tutta la sua famiglia, nonché sistemato in vari modi i suoi figli: il brillante Riccardo (Raoul Bova) fa il primario di un reparto d’ospedale, il meno brillante Valerio (Alessandro Gassman) dirige un’azienda che produce cibo per le mense, mentre la superficiale Susanna (Ambra Angiolini), nonostante una pessima dizione, fa l’attrice… ed è sicuramente quella che più ha beneficiato delle raccomandazioni del padre.
Ma non è tutto oro quello che luccica, e i nodi verranno al pettine sotto forma di una forma di malattia mentale successiva ad un malore, per la quale l’onorevole ora non può fare a meno di dire la verità. Su tutto: i tradimenti coniugali (suoi, dei suoi vicini di casa, etc), le mazzette prese in passato, le raccomandazioni fatte e ricevute, gli accordi con i suoi colleghi politici… o semplicemente quello che vede intorno a sé.

Va da sé che con uno sfondo del genere poteva uscire un film tanto divertente quanto “forte”, e il regista Massimiliano Bruno, che tra l’altro compare come conduttore di una trasmissione che commenta gli articoli della costituzione italiana, è riuscito in ambo le cose, aiutato anche (ma non è fortuna, e il buon regista è come il buon allenatore che riesce a far rendere al meglio i suoi giocatori) da alcune ottime prestazioni: Michele Placido in primis, ma anche Alessandro Gassman e Ambra Angiolini tra i protagonisti, così come da altri comprimari, Rocco Papaleo su tutti, il quale recita il ruolo di Tony, il manager gay dell’attrice Susanna.

Viva l’Italia è un prodotto per certi versi strano: è evidentemente un film di denuncia della situazione sociale italiana, immersa nella corruzione, nell’ingiustizia, nella difficoltà economica, e nella superficialità in generale.
Tuttavia, più che un film di denuncia atto a tracciare una strada alternativa, sembra più un film di denuncia-rassegnazione, del tipo “le cose stanno così, che ci vuoi fare, noi al massimo possiamo pensare a noi stessi e magari migliorare nel poco che possiamo migliorare”.
In effetti, gli unici miglioramenti che si intravedono nella storia sono personali (se non avete visto il film e volete evitare di sapere come si sviluppa, non leggete le righe seguenti e andate al capoverso successivo): il politico Spagnolo diventa una persona sincera (ma perde il suo ruolo di politico di punta del partito), il figlio Riccardo diventa meno rigido e più compassionevole (ma perde il lavoro), l’altro figlio Valerio diviene più forte e sicuro di sé (ma perde la famiglia, e inoltre lavorativamente si rafforza con il ricatto), la figlia Susanna guadagna in profondità umana (e migliora la dizione… ma anche lei ci perde sul versante del lavoro e del successo); inoltre la moglie-madre non ne vuole più sapere del marito a causa delle confessioni sulle sue infedeltà.
Dunque, non c’è una svolta vera e propria, né sociale né personale, e peraltro fa sorridere che nel film compaiano alcuni personaggi reali che rappresentano (tra molti altri, ovviamente, non loro in particolare) la superficialità dell’Italia odierna, soprattutto quella televisiva: parlo dei cameo di Cristiano Malgioglio e di Patrizia Pellegrino, ma anche dei trascorsi nonèlaraieschi di Ambra Angiolini… che cozzano parecchio con il cameo nonché con la colonna sonora di Frankie hi-nrg, personaggio viceversa impegnato nella cultura alternativa e nell’azione sociale.

Insomma, in Viva l’Italia c’è un po’ di tutto, e volendo lasciare i dettagli da parte, per valutare solo il film in se stesso, devo dire che il film funziona, e molto bene: c’è una bella trama principale, vi sono varie trame secondarie, tra relazioni, stalker, provini, etc, vi sono personaggi interessanti, e vi sono molte gag divertenti, alcune davvero irresistibili, tanto sul versante visivo, quanto sul versante verbale.

In conclusione, Viva l’Italia di Massimiliano Bruno è stato davvero una lieta sorpresa, ispirato, divertente e ben curato, a cui forse manca solo qualcosa in termini di prospettiva futura e miglioramento per essere di un livello ancora superiore… ma già il fatto che si sia scelto di fare con schiettezza un fotogramma della situazione attuale è meritorio.

Fosco Del Nero



Titolo: Viva l’Italia.
Genere: commedia.
Regista: Massimiliano Bruno.
Attori: Michele Placido, Raoul Bova, Alessandro Gassman, Ambra Angiolini, Rocco Papaleo, Edoardo Leo, Maurizio Mattioli, Elena Cucci, Edoardo Pesce, Stefano Fresi, Rolando Ravello, Massimiliano Bruno.
Anno: 2012.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 19 agosto 2015

In fuga per tre - Francis Veber

Francis Veber è uno dei miei registi preferiti, si da quando mi folgorò il brillantissimo La cena dei cretini.
Cui seguirono rapidamente Una top model nel mio letto, Le placard - L’apparenza inganna, Sta' zitto, non rompere, La capra.

Tuttavia, mi ero lasciato da parte qualcosa, come il film recensito quest’oggi: In fuga per tre. Il quale, peraltro, è il remake di un altro film di Veber, ossia Due fuggitivi e mezzo, col primo che in pratica è il remake americano dell’originale film francese (che non ho recensito ma che mi pare di aver visto).

Ecco la trama sommaria del film: Lucas (Nick Nolte; Peaceful warrior - La forza del campione, Spiderwick - Le cronache, Il principe delle maree, Cape fear - Il promontorio della paura) si è fatto 5 anni di prigione, scontati per l’ennesima rapina in banca. Uscito dal carcere, è deciso a iniziare una nuova vita, lavorando in modo onesto.
Però, appena uscito, capita proprio nel bel mezzo di una rapina in banca, ad opera di Ned (Martin Short; I tre amigos!, Salto nel buio, Alice nel paese delle meraviglie), disperato padre senza soldi della piccola Meg, una bambina un po’ problematica.
Suo malgrado coinvolto nella rapina, e anzi preso come ostaggio, e frettolosamente scambiato dal detective Dugan per l’autore del crimine, finirà per prendere parte alle vicende dell’imbranato Ned di quanto avrebbe voluto.

Essenzialmente, come facilmente intuibile, In fuga per tre è una commedia degli equivoci, e senza giri di parole: l’essenza del film è proprio comico-umoristica, senza alcuna altra pretesa e senza sottotrame o contenuti più profondi.

Nella sua semplicità, comunque, essa funziona piuttosto bene, grazie anche alla buona amalgama tra il duro Nick Nolte (che nel passaggio dal film francese al film americano Veber ha preso il posto del francese Gerard Depardieu, e che in un fotogramma è quasi identico) e l’imbranato Martin Short (il quale viceversa ha "sostituito" Pierre Richard), che ha un’aria umoristica solo a guardarlo. 

Alcuni momenti, peraltro, sono letteralmente irresistibili, mix tra l’umorismo tipicamente francese, che Veber regala a piene mani nei suoi film, e la maggior azione americana…

… anche se, in pratica, il film non è altro che una lunga sequela di equivoci, incomprensioni, goffaggini, salvataggi, come peraltro da abitudine per Veber.

Dunque tutto dipende, come sempre, da ciò che cercate in un film, ma senza dubbio si può dire che In fuga per tre costituisce una discreta e divertente commedia lungo tutti i suoi 90 minuti.
Non certo il mio film preferito di Veber (quelli sono La cena dei cretini e Una top model nel mio letto), ma si lascia guardare volentieri.

Fosco Del Nero



Titolo: In fuga per tre (Three fugitives).
Genere: commedia, comico.
Regista: Francis Veber.
Attori: Nick Nolte, Martin Short, Sarah Rowland Doroff, James Earl Jones, Jack McGee, Alan Ruck, Kenneth McMillan.
Anno: 1989.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 12 agosto 2015

Il paradiso degli orchi - Nicolas Bary

Qualche mese fa mi sono letto Il paradiso degli orchi, il primo romanzo dedicato da Daniel Pennac al personaggio di Benjamin Malaussène, personaggio curioso in ogni cosa della sua vita, dal lavoro alla famiglia.

Avendo in seguito saputo che ne era stato girato anche un film, omonimo, non ho resistito e me lo sono guardato.

Ecco in grande sintesi la trama, tanto del romanzo quanto del film: Benjamin Malaussène (Raphaël Personnaz) è un giovane uomo un po’ particolare. Poco oltre la trentina, è tuttavia divenuto de facto capofamiglia per via delle intemperanze della madre, sempre in giro per il mondo e sempre appresso a nuovi amori, tanto che i suoi figli, di cui si occupa per l’appunto Benjamin nella francesissima Parigi, sono frutto di amori con diversi uomini. Non c’è un padre di famiglia, dunque (neanche uno, su tanti uomini!), e nemmeno una madre presente, col ruolo di responsabilità che scende per l’appunto sulle spalle di Benjamin, che deve badare, oltre che a se stesso, anche a Louna, a Therese, a Jeremy, e al più piccolo tra tutti, detto per l’appunto il Piccolo. E si noti che manca perfino un personaggio rispetto al libro, ossia Clara… e che Louna è incinta, e dunque in procinto di allargare la famiglia già larga per conto suo (e anche in questo caso non si sa chi sia il padre: tale mater…).

Ad ogni modo, Benjamin, pur di poter mantenere la sua famiglia, svolge un lavoro decisamente ingrato: quello di "capro espiatorio", ed è un lavoro che svolge in incognito, essendo ufficialmente inquadrato come responsabile tecnico nei grandi magazzini parigini Au Bonheur Parisien.
"Capro espiatorio" sarebbe a dire che, quando i clienti tornano al supermercato minacciando una querela per un qualche problema, viene inevitabilmente chiamato Malaussène, al quale vengono addossate tutte le colpe, con tanto di minaccia di licenziamento, finché i clienti non si impietosiscono e ritirano il loro reclamo. Insomma, un modo originale di gestire le proteste.

Quindi, famiglia interessante, lavoro interessante, e ovviamente colleghi interessanti, a cominciare da Stojil (Emir Kusturica), amico fraterno di Malaussène, uno dei decani del centro commerciale…
… e poteva mancare una ragazza interessante, conosciuta proprio al centro, e frettolosamente denominata da Benjamin zia Julia (Bérénice Bejo) per evitarle problemi con Cazeneuve, la guardia del supermercato?

E potevano mancare incidenti e problemi vari, questi sotto forma di bombe e di indagini della polizia?

Si saranno già capite due cose: Il paradiso degli orchi è un mélange piuttosto forte di diversi generi e contenuti, in cui convivono sia le difficoltà familiari che le fiabe della buonanotte, sia gli innamoramenti che attentati e morti… per non parlare del tema di fondo del romanzo, che poi è ciò che gli dà il titolo, ossia la pedofilia.

Il film, pur mantenendo il titolo e la struttura di fondo, compie una scelta semplificatrice: vi sono meno personaggi, la trama è semplificata, l’umorismo è più semplice e meno dark, e nel complesso si passa da un thriller grottesco a un giallo-rosa fortemente umoristico e molto leggero.

Il passaggio effettuato nel complesso funziona, anche grazie a una scenografia e ad una fotografia molto colorata, ricca e invitante, e anzi va nella direzione che forse sarebbe stato opportuno che avesse preso anche il romanzo: meno dramma e più leggerezza, peraltro molto tipica del cinema francese contemporaneo (ricordo registi come Francis Veber, Jeanne Piere Jeunet, Philippe Le Guay o Dany Boon).

E d’altronde Nicolas Bary è un regista che si era distinto per un paio di film rivolti all’infanzia, per cui il passaggio probabilmente è stato calcolato dalla produzione… nonché indirizzato ad ulteriori seguiti, quelli per l’appunto del ricco ciclo di Malaussène di Daniel Pennac.

Fosco Del Nero



Titolo: Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres).
Genere: commedia, surreale, sentimentale, thriller.
Regista: Nicolas Bary.
Attori: Raphaël Personnaz, Bérénice Bejo, Emir Kusturica, Ludovic Berthillot, Dean Constantin Gaigani, Leila Anaïs Schaus, Régis Romele.
Anno: 2013.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 5 agosto 2015

Il ladro di orchidee - Spike Jonze

Il ladro di orchidee è la conversione cinematografica dell’omonimo libro scritto da Susan Orlean, ma tale conversione ha subito un adattamento molto particolare, e non a caso il film originale è intitolato “Adaptation”.

Difatti, lo sceneggiatore Charlie Kaufman ha inserito elementi autobiografici nel film, risultando anzi il personaggio principale, affiancato da un fratello gemello inventato, e andando a configurare questa trama: Charlie Kaufman (Nicolas Cage; L’apprendista stregone, Arizona junior, Cuore selvaggio), è stato incaricato di scrivere la sceneggiatura tratta dal romanzo Il ladro di orchidee, scritto da tale Susan Orlean (Meryl Streep; La morte ti fa bella, Il diavolo veste Prada, La mia Africa), a sua volta incentrato sulla figura di John Laroche (Chris Cooper; American beauty, Interstate 60, Seabiscuit - Un mito senza tempo), studioso di fiori e appassionato di orchidee rare (in primis l’orchidea fantasma).
In crisi di ispirazione creativa, l'uomo cerca di trovare nuovi spunti conoscendo meglio l’autrice del libro, aiutato in questo dal gemello Donald (sempre Nicolas Cage), che a sua volta è uno sceneggiatore, ma che soprattutto ha un carattere molto diverso da quello del musone, introverso e insicuro Charlie.
Le due storie, quella del duo Susan-John e quella di Charlie-Donald vanno avanti ognuna per conto suo fino a un certo punto, ma all’improvviso si intersecano, e persino in modo molto deciso…

Il ladro di orchidee per me non iniziava nel migliore dei modi, dal momento che non ho mai apprezzato Nicolas Cage (lo considero un attore mediocre, che probabilmente è stato agevolato nella sua carriera prima da parentele e in seguito da conoscenze) né Meryl Streep (la apprezzo come attrice, giacché è indubitabilmente brava, ma non mi ha mai detto molto proprio come impatto).
In compenso, nel cast figurava l’ottimo Chris Cooper (come non ricordarlo in Interstate 60 o in American beauty, in entrambi eccellente a dir poco), e dietro alla macchina da presa c’era il talentuoso Spike Jonze (Nel paese delle creature selvagge, LeiEssere John Malkovich).

Ad ogni modo, mi sono guardato il film, consigliatomi per i suoi contenuti, e devo dire con piacere: da un lato è vivace, con le sue due trame parallele, mentre dall’altro lato, quello che alla fine è diventato prevalente ai miei occhi, fornisce insegnamenti importanti, per un verso (bellezza e vitalità) e per l’altro (amore incondizionato, centratura interiore).

E, riguardo a questi temi propongo di seguito alcune citazioni tratte dal film.

"Mi trovo su questo pianeta da quarant'anni e devo ancora cominciare a capirci qualcosa."

"La cosa meravigliosa è che ogni fiore ha un rapporto particolare con l’insetto che lo impollina. C’è una certa orchidea che ha lo stesso aspetto di un certo insetto, perciò l’insetto viene attratto da quel fiore: il suo doppio, la sua anima gemella, e non desidera altro che fare l’amore con lei. Una volta volato via, l’insetto vede un’altra orchidea anima gemella, e fa l’amore anche con quella, impollinandola.
E né il fiore né l’insetto capiranno mai il significato del loro atto d’amore. E come potrebbero sapere che è grazie alla loro breve danza che il mondo vive?
Ma è così: facendo semplicemente quello che sono stati progettati per fare danno vita a qualcosa di magnifico e di grandioso. In questo senso ci dimostrano come vivere. Ci insegnano che l’unico barometro che si ha è il cuore; che quando individui il tuo fiore non puoi permettere a nulla di intralciarti."

"Molte persone bramano qualcosa di eccezionale, qualcosa di così esaltante da indurle a rischiare tutto per quella passione. Ma pochissime sono disposte a metterla in atto: è un sentimento molto potente, ed è intossicante trovarsi al fianco di una persona così piena di vita."

 "– Io amavo Sara. Era mio, quell’amore, lo possedevo, nemmeno Sara aveva il diritto di portarmelo via. Io posso amare chi voglio.
– Ma per lei tu eri patetico.
– Beh, quello era un problema suo, mica mio. Tu sei ciò che ami, non ciò che ama te."

"I personaggi si devono evolvere, e l'evoluzione deve scaturire da loro."

"Ciò che sono riuscito a capire è che il cambiamento non è una scelta; né per una specie di pianta né per me.
Avviene, e ti ritrovi diverso."

Oltre alla trama interessante e originale, ad alcuni dialoghi interessanti e al buon cast (nonostante Nicholas Cage…), vi è anche una buona qualità registica, il che rende Il ladro di orchidee un buon film, certamente meritevole di visione, nonché Spike Jonze un regista ugualmente interessante.

Fosco Del Nero



Titolo: Il ladro di orchidee (Adaptation).
Genere: drammatico, psicologico.
Regista: Spike Jonze.
Attori: Nicolas Cage, Meryl Streep, Chris Cooper, Tilda Swinton, Maggie Gyllenhaal, Doug Jones, Stephen Tobolowsky, Brian Cox.
Anno: 2002.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

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