Quest’oggi recensisco un film che mi è stato consigliato da un lettore come film particolarmente ispirante: Cuore sacro di Fernan Ozpetek, opera che conoscevo di nome ma che non avevo mai approcciato, anche perché istintivamente il regista turco non mi ha mai ispirato… difatti non avevo mai visto niente di suo.
Passo senza indugi a sintetizzare la trama di Cuore sacro: Irene Ravelli (un’ottima Barbora Bobulova) è una giovane manager di successo la quale, appoggiata dalla zia Eleonora (Lisa Gastoni), sua socia in affari, ottiene grandi risultati, nonché riconoscimenti per la sua abilità.
Tale abilità di famiglia, tuttavia, si muove in modo non sempre cristallino, tanto da avere intorno alcolismo, problemi psicologici, comportamenti non sempre etici, suicidi, etc.
Ottenuto un certo risultato imprenditoriale, il prossimo progetto è quello della riconversione del grande palazzo di famiglia, dove è morta la madre di Irene, in tanti microappartamenti da vendere. Durante un sopralluogo, però, avverrà un incontro che cambierà la vita di Irene: quello con la piccola Benny (Camille Dugay Comencini), una bambina decisamente matura e scaltra per la sua età, nonché decisamente tendente al ladrocinio.
Ladra, ma di buon cuore, infatti Irene scopre ben presto che la piccola collabora con un sacerdote, tale Padre Carras (Andrea Di Stefano), con la sua opera di beneficenza, distribuendo cibo alle famiglie bisognose del quartiere.
Irene verrà suo malgrado coinvolta nella cosa, e da ciò seguirà un totale cambiamento della sua esistenza.
Il tema centrale di Cuore sacro è chiaro: il passaggio dalla ricerca del successo e dei beni mondani a una vita meno superficiale e più elevata.
È un passaggio che Fernan Ozpetek tratteggia però in modo un po’ equivoco.
Tra i pro del film c’è certamente una certa cura estetica, sia nella fotografia che nella colonna sonora. Inoltre, gli attori sono indiscutibilmente di buon livello, con visi e voci molto ben impostati… alcuni di loro probabilmente più attori da teatro che da cinema.
In tutto ciò, l’elemento principale è comunque il percorso di crescita interiore della protagonista, che metto senza dubbio tra i pro, nonostante alcune criticità del film.
Tra i contro, inserisco un manierismo fin troppo eccessivo, col film che a volte sconfina nel pretenzioso, tra inquadrature e una colonna sonora molto invadente.
Inoltre, molti dialoghi sono forzati e poco credibili.
E molte scene sono furbe, per così dire, mentre molte altre sfiorano il moralismo più facile da luogo comune (siamo certamente più su religione/etica che su spiritualità/consapevolezza).
Ciò senza contare la scena che scimmiotta il famoso quadro con la Madonna e Gesù morente: certamente voleva essere una citazione... e probabilmente fuori una citazione fuori luogo.
Molto facile anche la morale di fondo di tipo francescano; troppo facile, anche perché, a dirla tutta, il percorso evolutivo non passa dalla povertà e dall’allontanamento da ogni bene fisico, ma semplicemente dalla semplicità e dalla ricerca di illuminazione interiore… cose di cui invece il film non parla, rimanendo su un piano più apparente/esteriore, diciamo così.
Andiamo avanti con i contro: il casting è piuttosto discutibile, tra il giovane prete belloccio e il povero ugualmente belloccio… persino la bambina è belloccia.
Insomma, il film oscilla tra l’essere per certi versi ispirante e l’essere troppo patinato e di facciata…
… ma comunque qualche messaggio di valore lo dà: il passaggio dal consumismo-successo mondano alla ricerca interiore, per esempio, anche se si insiste molto sul lato materiale e sul volontariato, che in realtà non hanno niente a che fare col percorso interiore (che è interno e basta, e questo molti non lo hanno ancora capito).
Ancora, bella la scena della protagonista che si spoglia del suo ego (letteralmente), così come il dialogo sulla luce interiore, o quello sul non-possesso, che ho aggiungo qua di seguito:
"- I tuoi saranno in pensiero a quest’ora.
- No, ci sono abituati. E poi i miei non sono miei, e io non sono loro. Non sono di nessuno.
- Perché dici così?
- C’è scritto lì: “Noi non siamo di nessuno e siamo di tutti”.
- Ti sbagli. C’è scritto “Chi non ha rispetto per gli altri non ha rispetto nemmeno per se stesso”.
- Però lì c’è scritto “Se fai quello che ti fa felice, fai felici anche gli altri”.
- Non dire di essere felice se i tuoi occhi sono tristi.
- Io miei occhi sono tristi solo perché vedono la tristezza che c’è nei tuoi."
Bella anche la frase/immagine seguente:
"Le religioni sono come dei vascelli che portano alla verità, a Dio.
Spesso però gli esseri umani si innamorano del vascello e dimenticano la meta."
A proposito, i dialoghi tra Irene e Benny sembravano la cosa più vivace e promettente del film… e purtroppo sono stati tolti di mezzo quasi subito.
Il finale con richiamo all’incarnazione lascia un po’ il tempo che trova: per un verso è apprezzabile come ulteriore spunto esistenziale, ma dal punto di vista della trama è totalmente fuori contesto, e anch’esso sa di astuzia.
A proposito di astuzie e riferimenti vari, curioso l'evidente riferimento a L’esorcista: nel noto film horror c’era Padre Karras, mentre qua abbiamo Padre Carras. La pronuncia è la stessa e in ambo i casi abbiamo una figura clericale un po’ ambigua e poco ortodossa.
Nel complesso, Cuore sacro è un film mezzano, per così dire: non è certo irrinunciabile e non porta seco un’energia elevata (anzi, tutt’altro), ma comunque può essere utile per determinate persone: andate a vostra ispirazione… come sempre.
Titolo: Cuore sacro.
Genere: drammatico.
Regista: Fernan Ozpetek.
Attori: Barbora Bobulova, Andrea Di Stefano, Lisa Gastoni, Caterina Vertova, Massimo Poggio, Camille Dugay Comencini, Luigi Angelillo, Erika Blanc.
Anno: 2005.
Voto: 6.
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