Ho una teoria, che tutto sommato è piuttosto semplice, tanto semplice che io dico “teoria”, ma in realtà do per scontato che sia così: i grandi film, quelli che definiamo grandi perché passati alla storia, hanno sempre dei contenuti profondi, spirituali oserei dire, e questo al di là che siano stati messi volutamente dai loro autori, o che vi siano capitati per “semplice” ispirazione.
Intanto preciso che con la parola “spirituale” intendo riferirmi non alla religione o al “volemose bene” new age, ma al percorso interiore cui tutti siamo chiamati.
La ragione del grande successo di tali film, dunque, non starebbe tanto, o comunque non solo, nella bellezza della fotografia, nella ricchezza della trama, nella recitazione degli attori, ma soprattutto nell’energia che c’è dietro. Questa energia fa da calamita, soprattutto per le persone che vi sono sufficientemente vicine da poterla recepire. È una questione di risonanza, diciamo.
E mentre vi sono film di nicchia, aventi dietro un’energia di nicchia, per la quale pochi sono pronti, vi sono viceversa altri film più generalisti, per ricevere la cui energia non occorre un grado evolutivo particolare… da cui il successo di massa di alcuni film (o libri, naturalmente il discorso vale in generale).
Questo, intendiamoci, persino se del film non si capisce mentalmente la vera essenza… il punto è che la si coglie in modo inconscio.
Mi è successo di riflettere su ciò dopo aver visto Mary Poppins, ma questa volta, l’ennesima volta, con occhi nuovi, da crescita interiore per l’appunto… e subito dopo scoprire che l’autrice del libro da cui il film è stato tratto era allieva di G. I. Gurdjieff, nonché studiosa di buddhismo, zen e sciamanesimo.
Ovviamente nulla è mai un caso e tutto riflette tutto.
Mi è capitata la stessa cosa con un altro classico, per quanto più recente: Fight Club, un vero e proprio film culto per un paio di generazioni, che io stesso a istinto avevo amato, pur senza comprenderlo fino a ora.
Prima espongo la trama in breve, poi espongo il vero significato del film, e infine faccio seguire alcune citazioni estratte dal film stesso. Se per caso non lo aveste mai visto e voleste vederlo, forse è meglio che interrompiate la lettura, per poi magari riprenderla dopo la visione.
La trama: il personaggio principale del film, il quale è anche la voce narrante, è interpretato da Edward Norton (The illusionist, Rounders - Il giocatore, Tutti dicono I love you), che recita i panni di un giovane uomo occidentale medio: lavoro d’ufficio, appartamento in condominio, mobili di marca, abbigliamento di marca, consumismo, etc.
Il suo problema principale è l’insonnia, unita a un vago vuoto di fondo, per risolvere i quali egli s’avvicina al mondo dei gruppi di assistenza per persone con varie malattie: cancro ai testicoli, tumore all’intestino, parassiti del sangue, demenza cerebrale, etc. Come per magia, lui, che è un intruso in quei gruppi, vede sparire, forse perché di fronte alla vera sofferenza, i suoi ben meno gravi sintomi.
C’è però un problema: nei gruppi c’è un altro intruso, che come lui li frequenta da fasullo. Un’intrusa, per la precisione: Marla Singer (interpretata dalla bravissima Helena Bonham Carter; Big fish, La dea dell'amore, Alice in wonderland, Merlino). I due allora si dividono “amichevolmente” i gruppi… anche se di lì a breve l'uomo non ne avrà più bisogno, perché, dopo aver conosciuto l’eccentrico Tyler Durden (Brad Pitt; Fuga dal mondo dei sogni, L'esercito delle dodici scimmie, The snatch, Burn after reading, Bastardi senza gloria), fonderà insieme a lui il Fight Club, una sorta di club di combattimento clandestino, il quale entro breve tempo si espanderà per tutto il paese divenendo una specie di gruppo sovversivo con tante ramificazioni.
Dopo un bel po’ di tempo e tanti dubbi (non continuare a leggere se ancora non si conosce la trama e si vuol prima vedere il film), il protagonista si rende conto che Tyler Durden è lui stesso e che ha sofferto di tale schizofrenia sempre più a lungo, tanto da aver perso ormai il controllo della situazione.
Ora passiamo al vero significato del film, che peraltro è tratto dall’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk: il protagonista della storia, il quale non a caso non ha un nome, oltre a quelli fittizi che si è messo nei vari gruppi di sostegno, rappresenta l'ego-personalità terrena (e anzi l'insieme delle personalità, fittizie e numerose proprio come i suoi nomi finti), mentre Tyler Durden rappresenta l’anima.
Il primo è attaccato ai suoi possedimenti materiali: la casa, l’arredamento, i vestiti, il lavoro, il suo corpo.
La seconda, invece, vive in modo completamente libero, sprezzante persino della morte, di cui non ha paura perché sa che è immortale. Il primo conduce una vita regolare e tranquilla, “mondana”, mentre la seconda, una volta che ha preso piede e ci si è messi in contatto con essa, avvia un processo di evoluzione interiore che non si può bloccare, e mette la sua esistenza al servizio degli altri, sempre in sprezzo al pericolo.
Nel finale si assiste a un estremo tentativo della personalità di riprendere il controllo, il quale però fallisce: una volta che si è preso contatto con l’anima, è un viaggio senza ritorno… e alla fine la personalità, che ha tanto lottato, si arrende e si lascia andare, e tutto esplode.
Che Fight Club abbia un senso profondo-spirituale-evolutivo si capisce bene anche da certe citazioni, le quali parlano letteralmente di personalità egoica, di attaccamenti, di evoluzione alchemica, di meditazione.
Tanto che in alcuni punti sembra di leggere Osho o Tolle.
Intanto preciso che con la parola “spirituale” intendo riferirmi non alla religione o al “volemose bene” new age, ma al percorso interiore cui tutti siamo chiamati.
La ragione del grande successo di tali film, dunque, non starebbe tanto, o comunque non solo, nella bellezza della fotografia, nella ricchezza della trama, nella recitazione degli attori, ma soprattutto nell’energia che c’è dietro. Questa energia fa da calamita, soprattutto per le persone che vi sono sufficientemente vicine da poterla recepire. È una questione di risonanza, diciamo.
E mentre vi sono film di nicchia, aventi dietro un’energia di nicchia, per la quale pochi sono pronti, vi sono viceversa altri film più generalisti, per ricevere la cui energia non occorre un grado evolutivo particolare… da cui il successo di massa di alcuni film (o libri, naturalmente il discorso vale in generale).
Questo, intendiamoci, persino se del film non si capisce mentalmente la vera essenza… il punto è che la si coglie in modo inconscio.
Mi è successo di riflettere su ciò dopo aver visto Mary Poppins, ma questa volta, l’ennesima volta, con occhi nuovi, da crescita interiore per l’appunto… e subito dopo scoprire che l’autrice del libro da cui il film è stato tratto era allieva di G. I. Gurdjieff, nonché studiosa di buddhismo, zen e sciamanesimo.
Ovviamente nulla è mai un caso e tutto riflette tutto.
Mi è capitata la stessa cosa con un altro classico, per quanto più recente: Fight Club, un vero e proprio film culto per un paio di generazioni, che io stesso a istinto avevo amato, pur senza comprenderlo fino a ora.
Prima espongo la trama in breve, poi espongo il vero significato del film, e infine faccio seguire alcune citazioni estratte dal film stesso. Se per caso non lo aveste mai visto e voleste vederlo, forse è meglio che interrompiate la lettura, per poi magari riprenderla dopo la visione.
La trama: il personaggio principale del film, il quale è anche la voce narrante, è interpretato da Edward Norton (The illusionist, Rounders - Il giocatore, Tutti dicono I love you), che recita i panni di un giovane uomo occidentale medio: lavoro d’ufficio, appartamento in condominio, mobili di marca, abbigliamento di marca, consumismo, etc.
Il suo problema principale è l’insonnia, unita a un vago vuoto di fondo, per risolvere i quali egli s’avvicina al mondo dei gruppi di assistenza per persone con varie malattie: cancro ai testicoli, tumore all’intestino, parassiti del sangue, demenza cerebrale, etc. Come per magia, lui, che è un intruso in quei gruppi, vede sparire, forse perché di fronte alla vera sofferenza, i suoi ben meno gravi sintomi.
C’è però un problema: nei gruppi c’è un altro intruso, che come lui li frequenta da fasullo. Un’intrusa, per la precisione: Marla Singer (interpretata dalla bravissima Helena Bonham Carter; Big fish, La dea dell'amore, Alice in wonderland, Merlino). I due allora si dividono “amichevolmente” i gruppi… anche se di lì a breve l'uomo non ne avrà più bisogno, perché, dopo aver conosciuto l’eccentrico Tyler Durden (Brad Pitt; Fuga dal mondo dei sogni, L'esercito delle dodici scimmie, The snatch, Burn after reading, Bastardi senza gloria), fonderà insieme a lui il Fight Club, una sorta di club di combattimento clandestino, il quale entro breve tempo si espanderà per tutto il paese divenendo una specie di gruppo sovversivo con tante ramificazioni.
Dopo un bel po’ di tempo e tanti dubbi (non continuare a leggere se ancora non si conosce la trama e si vuol prima vedere il film), il protagonista si rende conto che Tyler Durden è lui stesso e che ha sofferto di tale schizofrenia sempre più a lungo, tanto da aver perso ormai il controllo della situazione.
Ora passiamo al vero significato del film, che peraltro è tratto dall’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk: il protagonista della storia, il quale non a caso non ha un nome, oltre a quelli fittizi che si è messo nei vari gruppi di sostegno, rappresenta l'ego-personalità terrena (e anzi l'insieme delle personalità, fittizie e numerose proprio come i suoi nomi finti), mentre Tyler Durden rappresenta l’anima.
Il primo è attaccato ai suoi possedimenti materiali: la casa, l’arredamento, i vestiti, il lavoro, il suo corpo.
La seconda, invece, vive in modo completamente libero, sprezzante persino della morte, di cui non ha paura perché sa che è immortale. Il primo conduce una vita regolare e tranquilla, “mondana”, mentre la seconda, una volta che ha preso piede e ci si è messi in contatto con essa, avvia un processo di evoluzione interiore che non si può bloccare, e mette la sua esistenza al servizio degli altri, sempre in sprezzo al pericolo.
Nel finale si assiste a un estremo tentativo della personalità di riprendere il controllo, il quale però fallisce: una volta che si è preso contatto con l’anima, è un viaggio senza ritorno… e alla fine la personalità, che ha tanto lottato, si arrende e si lascia andare, e tutto esplode.
Che Fight Club abbia un senso profondo-spirituale-evolutivo si capisce bene anche da certe citazioni, le quali parlano letteralmente di personalità egoica, di attaccamenti, di evoluzione alchemica, di meditazione.
Tanto che in alcuni punti sembra di leggere Osho o Tolle.
“Nulla è reale.
Tutto è lontano.
Tutto è una copia, di una copia, di una copia.”
“Perdere ogni speranza è la libertà.”
“Ogni sera morivo, e ogni sera nascevo di nuovo, resuscitato.”
“Vi trovate all’interno della vostra caverna: entrate nella vostra caverna e camminate, addentratevi.”
“Scivola.”
“Scivola.”
“Non sei mai realmente addormentato, e non sei mai realmente sveglio.”
“Qui non c’è il nome… chi sei tu? Cornelius, Rubert, Travis, nessuno di quegli stupidi nomi che ti appioppi ogni sera?”
“Siamo consumatori: siamo sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona.”
“Io dico: evolviamoci... le cose vadano come devono andare.”
“Le cose che possiedi alla fine ti possiedono.”
“Cominciammo tutti a vedere le cose in maniera diversa: dovunque andavamo, inquadravamo subito le cose.”
“Io sono illuminato.”
“Lo hai promesso tre volte.”
“Respingo i principi base della società, soprattutto l’importanza dei beni materiali.”
“Resta col dolore, non lo scacciare!”
“Senza dolore, senza sacrificio, non avremo niente.
Non fare come fanno quei cadaveri ambulanti.
È il momento più importante della tua vita, e lo perdi perché sei altrove.”
È il momento più importante della tua vita, e lo perdi perché sei altrove.”
“Ti devi arrendere, devi avere coscienza, non paura.
È solo dopo aver perso tutto che siamo liberi di fare qualsiasi cosa.”
È solo dopo aver perso tutto che siamo liberi di fare qualsiasi cosa.”
“Al diavolo quello che vuoi sapere. Devi dimenticare quello che sai: è questo il tuo problema. Dimentica quello che credi di sapere della vita. Toccare il fondo non è un ritiro spirituale, non è uno stramaledetto seminario.
Smettila di cercare di controllare tutto, pensa solo a lasciarti andare. Lasciati andare!”
Smettila di cercare di controllare tutto, pensa solo a lasciarti andare. Lasciati andare!”
“La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo, né un posto. Non abbiamo la Grande Guerra, né la Grande Depressione.
La nostra grande guerra è quella spirituale.
La nostra grande depressione è la nostra vita.”
La nostra grande guerra è quella spirituale.
La nostra grande depressione è la nostra vita.”
“Niente paura. Niente distrazioni. La capacità di lasciarsi scivolare di dosso ciò che non conta.”
“Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca.”
“Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca.”
“Abbiamo avuto un'esperienza di quasi vita.”
“Stavo dormendo?
Avevo dormito?”
“Tyler è il mio brutto sogno o io il suo?"
(ossia: la vita della personalità è il sogno dell’anima o è la personalità che si sogna l’esistenza dell’anima?)
(ossia: la vita della personalità è il sogno dell’anima o è la personalità che si sogna l’esistenza dell’anima?)
“Che cosa vuoi?
Tornare al tuo lavoro di merda? Alla tua vita di condominio e a guardare la tv?”
“Tutto questo non è reale.”
E che dire di certi altre scene particolari?
Per esempio una delle scene clou in cui, in un pavimento a scacchi, si parla di gruppi nascosti che devono rimanere nascosti: credo di non aver mai visto in una veste narrativa un riferimento alla massoneria più chiaro di questo.
In un'altra scena viene menzionato il simbolo del tao: anche tale citazione non è casuale.
Per esempio il fatto che il protagonista si addormenta e si risveglia di continuo, proprio come accade all'essere umano nel suo essere addormentato nella consapevolezza... e anzi il fatto di avere dei momenti di veglia è una caratteristica esclusiva di chi ha iniziato a percorrere il sentiero, come per l'appunto capita al protagonista del film.
Per esempio, gli aspiranti ""guerrieri" vengono sottoposti a una prova per accedere al gruppo capeggiato dal guerriero-leader-anima, e anzi vengono scoraggiati in ogni modo (come si racconta che accadesse in antiche scuole misteriche, come quella di Pitagora)... ma se resistono per tre giorni (ancora il numero tre), allora hanno superato il test, e vengono addirittura marchiati per riconoscersi come tali.
Peraltro, che si tratti di una guerra è certificato dal termine "war" che compare su una porta della casa dell'anima-personalità, nonché dalla frase "La nostra grande guerra è quella spirituale", ma anche dal titolo del film: "fight", dunque combattimento. Un'altra citazione afferma che "Senza dolore, senza sacrificio, non avremo niente", e in definitiva è questa l'essenza del film: lo sforzo, il lavoro interiore.
Anche il progetto di Tyler Durden, il progetto Mayhem, nel suo nome riecheggia il dualismo personalità-anima, laddove contiene la parola “me” (pur se letta al contrario), la parola “mio” (pur se con una a in mezzo, e comunque la pronuncia è quella), la parola “lui” (questa al dritto), nonché il suffisso inglese che indica il “potrebbe”. E forse anche dell’altro…
Per esempio il fatto che il protagonista si addormenta e si risveglia di continuo, proprio come accade all'essere umano nel suo essere addormentato nella consapevolezza... e anzi il fatto di avere dei momenti di veglia è una caratteristica esclusiva di chi ha iniziato a percorrere il sentiero, come per l'appunto capita al protagonista del film.
Per esempio, gli aspiranti ""guerrieri" vengono sottoposti a una prova per accedere al gruppo capeggiato dal guerriero-leader-anima, e anzi vengono scoraggiati in ogni modo (come si racconta che accadesse in antiche scuole misteriche, come quella di Pitagora)... ma se resistono per tre giorni (ancora il numero tre), allora hanno superato il test, e vengono addirittura marchiati per riconoscersi come tali.
Peraltro, che si tratti di una guerra è certificato dal termine "war" che compare su una porta della casa dell'anima-personalità, nonché dalla frase "La nostra grande guerra è quella spirituale", ma anche dal titolo del film: "fight", dunque combattimento. Un'altra citazione afferma che "Senza dolore, senza sacrificio, non avremo niente", e in definitiva è questa l'essenza del film: lo sforzo, il lavoro interiore.
Anche il progetto di Tyler Durden, il progetto Mayhem, nel suo nome riecheggia il dualismo personalità-anima, laddove contiene la parola “me” (pur se letta al contrario), la parola “mio” (pur se con una a in mezzo, e comunque la pronuncia è quella), la parola “lui” (questa al dritto), nonché il suffisso inglese che indica il “potrebbe”. E forse anche dell’altro…
Tra l’altro anche l’obiettivo del progetto Mayhem, così come elicitato dallo stesso Tyler Durden-anima, è chiarissimo: “Noi non uccidiamo nessuno, noi li liberiamo”.
A proposito ego, io e mio, la scritta “myself” (“me stesso”) compare in bella evidenza, e quadruplice copia, nel muro esterno di un palazzo, con ovviamente accanto il protagonista senza nome, quello che rappresenta l'ego (il protagonista-anima invece compare soprattutto nei luoghi chiusi e negli anfratti oscuri: cantine, stanze da letto, locali, etc).
A proposito ego, io e mio, la scritta “myself” (“me stesso”) compare in bella evidenza, e quadruplice copia, nel muro esterno di un palazzo, con ovviamente accanto il protagonista senza nome, quello che rappresenta l'ego (il protagonista-anima invece compare soprattutto nei luoghi chiusi e negli anfratti oscuri: cantine, stanze da letto, locali, etc).
Molto bella, inoltre, la scena in cui Tyler Durden fa promettere una cosa alla personalità per tre volte di fila: tre è il numero dell'impegno preso... come mostrano i Vangeli. In effetti, l'episodio ricorda molto quello tra Gesù e Simon Pietro, in cui il primo chiede per tre volte di fila la medesima cosa al secondo.
E che dire della canzone di chiusura del film, intitolata “Dove è la mia mente?”.
E che dire della canzone di chiusura del film, intitolata “Dove è la mia mente?”.
Niente di casuale, come vedete, e in questo senso mi spiego il grande successo del film, molto più bello e rilevante dentro, nel suo significato, di quanto sia bello fuori, nell’estetica del film (la quale ugualmente ha un suo evidentissimo valore, intendiamoci): ente-ego da un lato e cuore-anima dall’altro… e non a caso nel film è citato il chakra del cuore.
Fight Club è la parabola evolutiva dell’uomo medio: dalle miserie-fatiche-ambizioni del mondo terreno alla tristezza del vuoto interiore (che nella letteratura di settore è stata spesso definita l'"oscura notte dell'anima" e che in modo più prosaico è il classico "toccare il fondo"), arrivando al contatto con la propria anima, alle varie prove iniziatiche che essa ci sottopone, fino ad avere l’ambizione di essere utile all’evoluzione altrui (rappresentata nel film dal liberare l'umanità dal materialismo).
Fight Club è la parabola evolutiva dell’uomo medio: dalle miserie-fatiche-ambizioni del mondo terreno alla tristezza del vuoto interiore (che nella letteratura di settore è stata spesso definita l'"oscura notte dell'anima" e che in modo più prosaico è il classico "toccare il fondo"), arrivando al contatto con la propria anima, alle varie prove iniziatiche che essa ci sottopone, fino ad avere l’ambizione di essere utile all’evoluzione altrui (rappresentata nel film dal liberare l'umanità dal materialismo).
Altro significato del film, concetto ben noto nell’esoterismo: chi diviene sempre più in contatto con la propria anima diventa un faro-guida per gli altri, sviluppa grande magnetismo e viene seguito da molti.
Un’ultima cosa: l’anima-Tyler Durden produce sapone.
A cosa serve il sapone? A ripulire.
Cosa deve essere ripulito/cancellato? L’ego.
Fosco Del Nero
Titolo: Fight Club (Fight Club).
Genere: psicologico, drammatico, surreale.
Regista: David Fincher.
Attori: Edward Norton, Brad Pitt, Helena Bonham Carter, Meat Loaf, Jared Leto, Ezra Buzzington, Zach Grenier, Richmond Arquette.
Anno: 1999.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.