La recensione odierna di Cinema e film è dedicata a un classico della fantascienza, che non a caso ha generato diversi sequel, serie tv, remake: Il pianeta delle scimmie, girato nel 1968 da Franklin J. Schaffner e basato sull’omonimo romanzo dello scrittore francese Pierre Boulle.
È ambientato in un lontano futuro allorquando, da una Terra in disfacimento morale e ambientale quattro astronauti, tre uomini e una donna (ma come composizione di genere sarebbe stato più sensato il contrario) lasciano il pianeta col duplice scopo di dare all’umanità una seconda possibilità di diffusione e di verificare la teoria di un fisico del loro tempo, secondo cui i quattro esseri umani si sarebbero risvegliati in un lontano futuro pur essendo passato passato per loro poco tempo.
Detto, fatto: i quattro si ritrovano nel 3978.
Tre, per meglio dire, visto che la donna muore per un guasto tecnico alla sua cabina di crioconservazione, il che cancella da subito la possibilità di riprodursi (e in questo senso è stato stupido mandare tre uomini e una donna, mentre avrebbe avuto molto più senso il contrario).
Gli uomini si trovano da subito a lottare per la propria sopravvivenza, visto che il velivolo affonda in un lago e che tutto intorno ad esso vi è una sorta di landa desolata, un canyon grandissimo che mette alla prova le loro provviste e la loro capacità di sopravvivenza. I tre, peraltro, diventano poi uno solo: dopo aver trovato un gruppo di esseri umani non civilizzati, i terrestri vengono attaccati insieme ad essi da un gruppo di scimmie bellicose e assai meglio equipaggiate (gorilla soprattutto, mentre gli scimpanzé son meno aggressivi e rivestono un ruolo secondario nella società scimmiesca).
Così, dei tre superstiti, Taylor, Landon e Dodge, gli ultimi due sono dispersi, probabilmente morti nell’attacco, mentre Taylor viene catturato e studiato da alcuni zoologi.
Tra i quali si scopre presto esservi una disputa su questioni scientifico-dottrinal-religiose, giacché presso la società di scimmie scienza e religione sono intimamente unite: secondo le loro sacre scritture, l’uomo è un animale, e pericoloso, mentre Dio ha creato la scimmia a sua immagine e somiglianza.
Lo scopo di Taylor sarà evitare esperimenti e castrazione, nonché varie umiliazioni, aiutato in questo da Zira e Cornelius, due scimmie studiose e culturalmente progressiste.
Nel quadro partecipano anche il dottor Zaius, custode delle verità religiose e scientifiche, e Nova, indigena umana affibbiata a Taylor per fini riproduttivi.
Il film è considerato un classico, come dicevo, tanto che nel 2001 è stato selezionato per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
È un classico che ha ancora qualcosa da dire, peraltro, e molto pure, considerando il suo contenuto e i suoi significati. Difatti, Il pianeta delle scimmie è una grandissima lezione di relativismo, di senso della prospettiva, di flessibilità, di apertura mentale e di umiltà. Al contrario, insegna con buona chiarezza che aggressività, fanatismo e rigidità andrebbero evitati.
Soprattutto, il film è un'ottima rappresentazione scenica del motto tanto taoista quanto cristiano "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te": nella storia l'essere umano viene catturato, incaprettato, imprigionato, picchiato, umiliato, denudato e trattato da animale...
... e probabilmente non a caso, a proposito di non fare ad altre creature quello che non si vorrebbe ricevere, a inizio film risuona una frase: "Dio li benedica, sono vegetariani".
Soprattutto, il film è un'ottima rappresentazione scenica del motto tanto taoista quanto cristiano "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te": nella storia l'essere umano viene catturato, incaprettato, imprigionato, picchiato, umiliato, denudato e trattato da animale...
... e probabilmente non a caso, a proposito di non fare ad altre creature quello che non si vorrebbe ricevere, a inizio film risuona una frase: "Dio li benedica, sono vegetariani".
Quanto agli aspetti tecnici del film, spesso lasciano a desiderare: inquadrature e movimenti della telecamera, recitazione dei protagonisti (lo stesso Charlton Heston non mi è piaciuto per nulla, e anzi in generale lo giudico quasi inguardabile), alcuni dettagli poco verosimili (il livello detentivo ridicolo cui è sottoposto Taylor, che infatti fugge in continuazione; l’aspetto da pin up dell’indigena Nova; alcuni dialoghi veramente poco convincenti, espressioni un po' ingenue o forzate, e così via).
In un film così importante dal punto di vista dei contenuti, e comunque a suo modo affascinante, questi rimangono dettagli, e certamente Il pianeta delle scimmie è un classico del cinema che merita ancora di essere visto e rivisto.
In chiusura, riporto un paio di frasi tratte dal film.
"Come può non essere etica una verità scientifica?"
"Che cosa troverà là fuori?"
"Il suo destino."
In chiusura, riporto un paio di frasi tratte dal film.
"Come può non essere etica una verità scientifica?"
"Che cosa troverà là fuori?"
"Il suo destino."
E la ripropongo per sottolineare il tutto, giacché a tutt'oggi la gran parte dell'umanità si comporta verso gli animali proprio come le scimmie si comportano verso il protagonista umano del film, e anzi assai peggio.
"Dio li benedica, sono vegetariani."
Fosco Del Nero
Titolo: Il pianeta delle scimmie (Planet of the apes).
Genere: fantascienza, fantastico.
Regista: Franklin J. Schaffner.
Attori: Charlton Heston, Kim Hunter, James Whitmore, Linda Harrison, Roddy McDowall, Maurice Evans, James Daly, Robert Gunner, Lou Wagner,Woodrow Parfrey, Jeff Burton.
Anno: 1968.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.