Nel blog Cinema e film spesso capitano film d’animazione giapponese, giacché fin da ragazzino sono appassionato di anime e di mondo orientale in generale.
La nuova proposta è Le voci della nostra infanzia, lungometraggio d’animazione diretto nel 2006 da Akio Nishizawa… un regista che non conosco, e che dunque ho “testato” per la prima volta proprio con Le voci della nostra infanzia.
Ma non è stata una prima volta molto esaltante, per i motivi che dirò dopo.
Adesso, invece, introduco il film con la sua trama sommaria: siamo nel 1956, nel periodo post guerra, nella fase di ricostruzione del Giappone sconfitto. Nel dettaglio, siamo a Kobe, un quartiere di Tokyo, e, all’interno di una scuola media, assistiamo all’insediamento della signorina Sakamoto, la nuova insegnante di musica.
Insieme a lei, giunge anche Shizu Miyanaga, una ragazzina molto dotata per il canto, che da subito attrarrà le pur distanti e timide attenzioni di Akira Yanagisawa, il capoclasse della classe in questione.
Il film, che dapprima parte come una commedia, e piuttosto leggera, e che propone come tema principale un concorso di canto corale cui parteciperà la scuola, diviene poi tragedia, per motivi che non specifico in tale sede.
Il tutto assumerà dunque i toni della riflessioni sulla vita e sulle cose importanti della vita.
Cominciamo il commento del film dall’apparato tecnico: gli sfondi sono ben fatti e piacevoli alla vista, mentre l’animazione è decisamente meno bella, per utilizzare un eufemismo, e anzi i volti sovente sono contratti e poco credibili.
Questo però non è il principale difetto di Le voci della nostra infanzia, che sconta al contrario diversi altri punti deboli: un ritmo assai lento e spesso soporifero, una storia melodrammatica in modo forzato e pacchiano, una forte retorica di fondo pro Giappone… e infatti il film è una sorta di inno alla ripresa del Giappone del passato (il titolo originale stesso palesava tale vocazione nazional-popolare).
A confermare tale vocazione nazionale, il concorso corale proporrà svariate canzoni del passato giapponese, ovviamente mantenute in lingua originale… e anch’esse, ahimè, tendenzialmente melodrammatiche e noiosette.
Il risultato finale è che con Le voci della nostra infanzia non sembra nemmeno di trovarsi di fronte a un anime, e paradossalmente data la retorica nazional-popolare di fondo: non c’è la classica vitalità degli anime giapponesi (e dire che il film doveva proporre la ripresa del Giappone dopo la guerra), non c’è vivacità, non c’è colore vivo, ma tutto è un po’ smorto e melodrammatico, per l’appunto.
Si salvano solo gli sfondi dei disegni.
Bocciato senza appello futuro.
Fosco Del Nero
Titolo: Le voci della nostra infanzia (Furusato Japan).
Genere: anime, animazione, drammatico, storico.
Regista: Akio Nishizawa.
Anno: 2006.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.