Sono arrivato per caso a La strana voglia di Jean; non mi ricordo nemmeno per quale collegamento.
Non per il regista Ronald Neame, dal momento che dei suoi due film che ho visto precedentemente, uno non mi è piaciuto molto (Il forestiero), mentre l’altro mi è piaciuto ma con moderazione (Il giardino di gesso).
Non è stato nemmeno per la presenza in esso di Maggie Smith, attrice che molto dopo sarebbe divenuta la Minerva McGranitt di Harry Potter... giacché sulle prime non l’avevo nemmeno riconosciuta, avvedendomene solamente in seguito.
Ad ogni modo, in qualche modo sono arrivato a La strana voglia di Jean, ed eccomi dunque qui a recensirlo, sottolineando come prima cosa che il film deriva dal romanzo Gli anni fulgenti di Miss Brodie di Muriel Spark, da cui peraltro era stata tratta anche una pièce teatrale.
Ecco in sintesi la trama de La strana voglia di Jean, film del 1969 ma ambientato negli anni “30; negli anni “30 della Scozia, per la precisione, e in una scuola femminile di Edimburgo, la Marcia Blaine School, di impostazione e cultura classica, laddove la brillante e notevole Jean Brodie si fa per l’appunto notare un po’ da tutti: senza dubbio dalle sue studentesse, che a tratti la idolatrano, o comunque la considerano fonte di ispirazione, ma anche da colleghi e colleghe… i primi sovente in positivo, desiderandola, e le seconde spesso in negativo, invidiandola e sparlandone.
Al corpo docente, e soprattutto alla direttrice Miss Mackay, non piacciono due cose in particolare: che la donna abbia una forte influenza sulle ragazze e ch’essa guardi con simpatia i governi che col senno di poi sarebbero stati definiti fascisti: Mussolini in Italia, dall'insegnante definito il più grande italiano di tutti i tempi, e Franco in Spagna, anch’egli dipinto come guida illuminata.
Tali sue simpatie saranno poi utilizzate dai detrattori della donna.
Passo ora al commento del film, evidenziando da subito che Maggie Smith, al tempo 35enne e bella donna, vinse con questa performance l’Oscar come miglior attrice protagonista, e probabilmente con merito, dal momento che il personaggio di Jean Brodie buca letteralmente lo schermo. Premi e nomination anche per la colonna sonora e per il film in generale.
Personalmente, ho visto il film in lingua originale con i sottotitoli: cosa alquanto opportuna, poiché molto spesso sono recitate poesie inglesi, che ovviamente perdono musicalità se tradotte in altre lingue, e vengono utilizzati termini in lingue straniere, italiano compreso, le cui citazioni decadono se si segue il film doppiato in italiano (il personaggio pare in effetti avere un debole per l'Italia).
E il film è decisamente bello, capace sia di trasportare in un altro tempo, divano e poltrona compresi, sia di far conoscere un personaggio davvero notevole, sia di insegnare qualcosa a chi lo guarda; al netto delle simpatie politiche messe in bocca alla protagonista, essa si evidenzia come un'istitutrice in piena regola, abile nell’evidenziare i valori più alti (educazione, libertà, forza, indipendenza, impegno, verità, bellezza) in luogo delle convenienze sociali al contrario spesso considerate.
Anzi, in tal senso è proprio un peccato che al personaggio siano stati attribuiti alcuni eccessi, come le suddette simpatie politiche, o una certa sessualità disinvolta: probabilmente è stato fatto per dinamizzare il film e creare qualche contrapposizione... ma col senno di poi è stato un peccato: si sarebbe potuto avere un grandissimo film a livello educativo-didattico, con un personaggio pulito e nobile, e invece si è preferito puntare sul melodramma e su taluni aspetti discutibili: le simpatie fasciste, rapporti tra uomini maturi e adolescenti, malevolenze, invide e tradimenti. Senza dubbio è per via di questi elementi che il film non è diventato un classico: davvero un peccato.
Di mio, vi invito a porre l'accento sull'aspetto didattico-educativo più che su quello legato alla trama, e in tale direzione vi segnalo le suddette frasi di valore: non poche, come potete vedere.
“Datemi una ragazza in età malleabile e lei sarà mia per tutta la vita” (citazione di chiara impronta gesuita, che peraltro chiude anche il film).
“Bambine mie, il mio compito è di mettere teste mature sulle giovani spalle.”
“Voi ragazze siete la mia vocazione. Se dovessi ricevere una proposta di matrimonio domani, da Lord Lyon re d'arme, io la rifiuterei. Io sono dedicata a voi nel fiore dei miei anni.”
“Un buon inizio porta a una buona fine.”
“Io non sono interessata all'imperfezione umana: sono interessata a bellezza, arte e verità.”
“Fai come dico, e non come faccio” (il personaggio è consapevole che vi è una qualche distanza tra quello che insegna e come vive).
“Il colore ravviva lo spirito.”
“Il mio credo è: sollevare, animare, stimolare.”
“Ragazze, dovete imparare a coltivare l'espressione della compostezza: é uno dei pregi più grandi di una donna.
L'espressione di compostezza, nel bene e nel male.”
“La sicurezza non è al primo posto.
Bontà, verità e bellezza vengono prima” (una frase molto interessante, soprattutto se applicata ai tempi moderni in cui tali valori elevati sono stati letteralmente demoliti).
“La parola educazione deriva dalla radice “ex”, che significa “fuori”, e “duco”, che significa “conduco”. Per me l’educazione è semplicemente un portare al di fuori ciò che è già lì.”
“Avevo sperato che ci potesse anche essere qualcosa da portare dentro.”
“Non sarebbe istruzione, ma intrusione, dal prefisso “in”, che significa “dentro” e la radice “trudo”, “spingo”; ergo, per inculcare una quantità di informazioni nella testa di un alunno.”
“Sono un'insegnante, in primo e ultimo luogo; sempre.”
“Credete per un istante che cederò senza combattere?
Ho dedicato, sacrificato la mia vita a questa professione.
E' vero: Io ho una forte influenza sulle mia ragazze. Sono fiera di averla. Io le influenzo sulla conoscenza di tutte le possibilità della vita, di bellezza, onore, coraggio” (altra frase interessante se riferita ai tempi contemporanei, nei quali l'insegnante è quasi sempre un burocrate-esecutore, non certo un educatore ispirante che funge da esempio per i suoi allievi).
“Dovete crescere per essere donne impegnate.
L’impegno è all’ordine del giorno.
Dovete diventare eroine.
Dovete essere preparate per servire, soffrire, sacrificarvi.“
“Nel profondo della maggior parte di noi esiste un potenziale di grandezza, o il potenziale per ispirare la grandezza” (ed ecco la funzione principale di un'insegnante: altro che eseguire ciecamente il programma ministeriale o far mettere i bavagli agli alunni... o metterselo lui stesso).
“Il David di Michelangelo si trova presso la Galleria dell'Accademia di Belle Arti. C'è una copia in Piazza della Signoria, accanto a Palazzo Vecchio. Lui è lì affinché i passanti lo contemplino e ne abbiano sollievo. Rappresenta allo stesso tempo la gloria del passato e l'ispirazione del futuro” (questa è la vera funzione dell'arte: ispirare ed elevare... e se si tratta di arte sacra-oggettiva è ancora meglio).
In effetti, tale valore educativo fa de La strana voglia di Jean (a proposito, l'ammiccante titolo italiano è senza senso e differisce nettamente da quello inglese, che sarebbe invece questo: "La primavera della signorina Jean Brodie") uno dei pochi film di quel periodo capaci di avvicinarsi a Mary Poppins in quanto a educazione e ispirazione… purtroppo depotenziato e limitato dai fattori che abbiamo già evidenziato (in Italia potrebbe avere contribuito anche il titolo maldestro ).
La strana voglia di Jean rimane comunque un gran film, con dentro tanta forza e bellezza.
Fosco Del Nero
Titolo: La strana voglia di Jean (The prime of Miss Jean Brodie).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Ronald Neame.
Attori: Maggie Smith, Robert Stephens, Pamela Franklin, Gordon Jackson, Celia Johnson, Diane Grayson, Jane Carr, Shirley Steedman.
Anno: 1969.
Voto: 8.
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