Parasite è il primo film che vedo di Bong Joon-ho, regista sudcoreano ormai piuttosto famoso, per via di film come The host, Snowpiercer, Okja e lo stesso Parasite, che ha addirittura vinto il Festival di Cannes del 2019 (primo film sudcoreano a farcela) nonché ottenuto numerosi premi e nomination in concorsi quali Golden Globe, Satellite Awards, Critics' Choice Awards, etc.
Anche il pubblico ha premiato il prodotto in questione: degli 11 milioni di dollari di budget si è passati ai 110 milioni di dollari di incassi nel mondo, decuplicando così l’investimento iniziale.
Il film peraltro ha mosso il dibattito afferente le diverse classi sociali, l’agiatezza e la povertà… anche se lo ha fatto in modo discutibile, come vedremo poi.
Cominciamo con la trama di Parasite: Ki-taek, Chung-sook, Ki-woo e Ki-jung, rispettivamente padre, madre, figlio e figlia, sono una famiglia povera di Seul, che vive in un piccolo, misero e sporco scantinato e va avanti a forza di sussidi statali e piccoli lavoretti, utili a sbarcare il lunario. Al momento son tutti disoccupati e si arrangiano con piccole cose, come confezionare i cartoni per il cibo da asporto… ma nel loro pressapochismo spesso fanno le cose male.
Giunge però inaspettata un’occasione: un amico di Ki-woo, che faceva l’insegnante privato di inglese della figlia di una ricca famiglia, gli offre il suo posto, dal momento che lui deve andare all’estero per un po’ di tempo. Ki-woo accetta e conosce così la famiglia Park, la quale abita in una villa dalla struttura magnificente, non a caso costruita da un famoso architetto. Il ragazzo viene accettato come insegnante e intravede un’ulteriore possibilità, quella di spacciare sua sorella Ki-jung per una giovane ma ricercatissima insegnante d’arte, da abbinare al piccolo della famiglia, un bambino dotato di un certo talento artistico, oltre che discretamente problematico. Fatto trenta, si fa trentuno, e i due pensano di sistemare anche i genitori, innescando però un vortice di eventi alquanto inaspettato…
Parasite dura 132 minuti, e quindi è un film piuttosto lungo: si fa seguire però piuttosto bene e desta sempre l’interesse dello spettatore sia dal punto di vista degli eventi sia dal punto di vista della sua realizzazione: la fotografia, in particolare, è davvero bella.
Tuttavia, il film ha qualcosa di poco educativo, e anzi di anti-evolutivo, nel suo affermare, sia a voce ma soprattutto nei fatti, che le persone rimangono sempre uguali e che non possono mutare la loro natura: dunque, i parassiti rimangono parassiti perché è la loro condizione, i poveri rimangono poveri perché sono poveri di spirito, e per loro non è ammesso alcun miglioramento. Non è certo un bel messaggio di fondo, pur se inserito in un’opera molto ben realizzata dal punto di vista tecnico.
La condizione di parassitismo-povertà-piccolezza interiore è visibile non solo nei personaggi principali, ma anche negli altri che gravitano intorno alla famiglia Park, che addirittura si trova circondata a sua insaputa, e persino dal basso, da siffatti esseri umani di bassa statura… e persino in modo grottesco, come a un certo punto finisce nel grottesco l’interno film.
La sua valutazione generale non può prescindere da tale fattore ed è dunque condizionata verso il basso, pur ammettendo l’ottima fattura di Parasite.
Curiosità: della colonna sonora del film fa parte la canzone di Gianni Morandi In ginocchio da te.
Fosco Del Nero
Titolo: Parasite (Gisaengchung).
Genere: drammatico.
Regista: Bong Joon-ho.
Attori: Song Kang-ho, Lee Sun-kyun, Cho Yeo-jeong, Choi Woo-Sik, Park So-dam, Chang Hyae-Jin, Jung Ziso.
Anno: 2019.
Voto: 6.
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