Conosco il film Immortal ad vitam da ormai parecchi anni, ma non lo avevo mai visto… nonostante una volta avessi iniziato a guardarlo, senza però continuare la visione.
Ho proceduto solo ora, dunque, e ne ho approfittato per conoscere la genesi del film, che è stato diretto dallo stesso disegnatore dai cui fumetti esso è tratto: il disegnatore/regista è Enki Bilal (uno che si chiama Enki ha la mia attenzione in partenza); il fumetto originario è la cosiddetta Trilogia di Nikopol, nello specifico i primi due volumi, La fiera degli immortali e La donna trappola; l’anno di produzione del film è il 2004.
Quanto al rapporto tra fumetti e film, ho letto che è piuttosto lasso, nel senso che l’adattamento tra i primi e il secondo è stato notevole, e che alla fine il film si è concentrato più sulla situazione dei protagonisti che sullo sfondo socio-politico, viceversa assai importante nell’opera originaria, che descriveva una stato dispotico (in Francia, mentre il film è ambientato negli USA).
Ecco la trama sommaria di Immortal ad vitam: un bel giorno a New York, nell’anno 2095, compare una piramide in cielo e rimane lì. Nella piramide vi sono tre antiche divinità egizie: Horus, Anubi e Bastet (con rispettivamente teste di falco, cane e gatto su corpi umani). Il primo rischia di perdere la sua immortalità e al fine di salvaguardarla ha solamente sette giorni per riuscire a ingravidare una donna capace di procreare con un Dio... e le donne adatto a tale scopo sono assai poche, ci viene detto.
Horus allora prende possesso di un umano, Nikopol, che era stato ibernato trent’anni prima in quanto dissidente politico e che gli va particolarmente a genio in quanto uomo alla vecchia maniera, non geneticamente modificato come la gran parte della popolazione di quei tempi.
Difatti, New York è un coacervo di esseri umani più o meno geneticamente modificati, mutanti ed extraterrestri. Questi ultimi, in particolare, sono soggetti agli esperimenti della Eugenetics Corporation, una potentissima multinazionale che non si pone scrupoli a testare e sperimentare su esseri viventi. Al suo interno, si distingue Elma Turner (Charlotte Rampling), la quale s’imbatte nella giovane e bluastra Jill (Linda Hardy)… nella quale s’imbatte, suo malgrado, lo stesso Nikopol, diretto a tal scopo da Horus, il quale ogni tanto prende possesso diretto del corpo dell’uomo.
Veniamo ora al commento del film, che non sarà banale in quanto non siamo alla prese con un film banale, a cominciare dalla realizzazione tecnica, che mescola computer grafica e recitazione in carne e ossa, con una prevalenza della prima; si conti, ad esempio, che solo tre personaggi sono “reali”, mentre gli altri sono tutti animati. L’atmosfera visiva è a tratti bellissima, anche se in altri momenti l’affiancamento tra le due tecniche di realizzazione, o il rapido passaggio dall’una all’altra, stona parecchio; sembra di avere di fronte un videogioco più che un film… e infatti dall’opera in questione è stato tratto anche un videogioco. Peraltro occorre sempre ricordare che si tratta della conversione cinematografica di un fumetto, e che probabilmente l’autore, autore dell’uno e dell’altra, ha voluto conservare alcuni tratti del fumetto stesso, cosa che non avrebbe potuto fare con le sole riprese “fisiche”.
L’esperimento è coraggioso, comunque, e personalmente ho apprezzato l’originalità estetica, che offre parecchia bellezza, ricordando a tratti le atmosfere di Blade runner o di simili film futuristici e/o cyberpunk.
È sperimentale anche lo stile del film, certamente lontano dalla fantascienza d’azione che va tanto di moda oggi, e più vicino al film impegnato socialmente e culturalmente.
Quanto ai temi dietro al film, alcuni sono evidenti: diversità e immigrazione (il regista è naturalizzato francese, e questo tema è quasi onnipresente nella produzione artistica d’oltralpe), sperimentazione genetica-eugenetica, compassione-umanità, procreazione e futuro. Tra le tematiche aggiungerei anche quella di entità non umane-superumane-semideistiche che prendono possesso di un corpo umano (e qua torniamo al nome Enki): “Ho bisogno di un corpo che mi accolga e che mi ubbidisca”, dice il dio Horus all’essere umano che sta per possedere. Giacché ci sono, aggiungo anche l’immagine simbolica dell’essere umano che è stato addormentato per decenni, la quale non ha bisogno di spiegazioni a livello di addormentamento e coscienza.
Per l’appunto, Immortal ad vitam, compatibilmente con la sua genesi deistica, pare possedere anche qualche tratto di tipo esistenziale, come mostrano alcune frasi dette a voce o riportate per iscritto nel film, che vado a proporvi in conclusione di recensione.
“Il neutro non esiste: uomini e donne, umani e alieni, chi viene integrato e chi viene scartato. L’intero universo di merda è diviso in due.”
“Io non mi ricordo proprio niente.”
“Non salite al livello tre: è pericoloso per gli umani.”
“Tutti gli elementi alla fine andranno a posto.”
“L’intera città è malata.”
“Ho bisogno di un corpo che mi accolga e che mi ubbidisca.”
“E ora alzati e cammina.”
“Non spargere sangue né lacrime.”
“Le pillole blu impediscono al tuo passato di riemergere, e lasciano che il presente ti pervada.”
“Ho paura.”
“Paura di cosa?”
“Di diventare un essere umano.”
“Guarda dentro al tuo corpo.”
“Non si distrugge quello che si ama.”
Fosco Del Nero
Titolo: Immortal ad vitam (Immortel ad vitam).
Genere: fantastico, fantascienza, drammatico, sentimentale.
Regista: Enki Bilal.
Attori: Linda Hardy, Thomas Kretschmann, Charlotte Rampling, Frédéric Pierrot, Thomas M. Pollard, Yann Collette, Derrick Brenner.
Anno: 2004.
Voto: 7.
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