Ho deciso, di recente, di guardarmi quelli che sono considerati i film italiani più importanti dei decenni passati, dagli anni “60 in poi: quei film che, in sostanza, raccontavano l’Italia di allora e quindi le genti che hanno portato all’Italia di oggi.
Mi sono così rivisto Il sorpasso e Io la conoscevo bene (che avevo già visto in passato); poi mi son guardato Il boom e ora il turno de L’ombrellone, film di Dino Risi (che aveva diretto anche Il sorpasso).
Come prima cosa, passo alla trama del film, per quanto sommaria: l’ingegnere Enrico Merletti (Enrico Maria Salerno; Io la conoscevo bene, L’armata Brancaleone), persona seria e posata, terminato di lavorare raggiunge in piena estate la moglie Giuliana (Sandra Milo), già in vacanza nella riviera adriatica da alcune settimane. Una volta arrivato, viene coinvolto in un bailamme di attività vacanziere e di pettegolezzi, salvo accorgersi, dopo un po’, che la moglie è preda di una sorta di inquietudine coniugale, rischio tradimento compreso.
Dapprima ipotizza un qualche giovane aitante del posto, e in ciò conosce il gigolò Sergio, ma poi s’accorge che l’infatuazione è per l’antiquario Antonio Bellanca.
È difficile valutare in modo oggettivo L’ombrellone, giacché è evidente la sua doppia natura. Da un lato pare una sorta di cine-panettone ante-litteram, stagione estiva esclusa: in questo senso pare proporre tutta la superficialità, il qualunquismo e la falsità della società italiana dell’epoca, e non a caso l’ambientazione è quella della zona italiana considerata più vacanziera e godereccia. In tale scenario, il film non risparmia luoghi comuni e personaggi stereotipati: c’è il playboy, l’intellettuale, il buontempone, la pettegola, l’annoiato, l’inquieta, la seduttrice, etc. Accanto a tali personaggi, gira una lunghissima cacofonia composta da dialoghi banali, chiacchiericcio di sottofondo e canzonette dell’epoca. Pare quasi l’emblema della superficialità e della leggerezza.
In tale superficialità, però, proprio il protagonista, l’ingegner Merletti, rappresenta una voce fuori dal coro, non gradendo il chiasso e la confusione. Proprio il protagonista rappresenta la chiave di lettura del film, che mostra confusione e superficialità non tanto per intrattenere, ma soprattutto per evidenziarle.
In questo senso, L’ombrellone, giacché eccede clamorosamente in tutto ciò che si è elencato, pare più un film di denuncia, o quantomeno di ironica considerazione.
Giacché di mio neanch’io amo la confusione, la superficialità e il vano rumore, la valutazione de L’ombrellone come opera cinematografica è scarsa… ma la valutazione come opera di denuncia (di ammonimento, verrebbe da dire col senno di poi) sarebbe ben più alta.
Fosco Del Nero
Titolo: L’ombrellone.
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Dino Risi.
Attori: Sandra Milo, Enrico Maria Salerno, Leopoldo Trieste, Sandra Milo, Raffaele Pisu, Jean Sorel, Lelio Luttazzi, José Calvo, Helga Liné, Alicia Brandet, Daniela Bianchi, Trini Alonso, Véronique Vendell.
Anno: 1965.
Voto: 4.
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