Di recente ho avuto voglia di rivedermi la trilogia de Il signore degli anelli, che avevo visto prima dell’apertura di questo blog, e così eccoci qui con La compagnia dell’anello (la versione estesa che dura mezza giornata), il primo film di Peter Jackson, corrispondente all’omonimo primo libro di J.R.R. Tolkien.
Va detto innanzi tutto che il film, seppur per larghi tratti fedele al romanzo originario, in molti punti se ne discosta, un po’ per l’esigenza di semplificare una trama molto ricca, un po’ per idee del regista.
Abbiamo così personaggi scomparsi, scene sparite, scene introdotte, tempi ristretti o dilatati secondo l’abbisogna, etc.
Rimane comunque il fatto che questo primo film della trilogia ispirata al noto capolavoro fantasy racconta della compagnia che viene a formarsi per accompagnare lo hobbit Frodo, il portatore dell’anello, fino a Mordor, luogo dove egli ha l'obiettivo distruggerlo.
Oltre a Frodo (Elijah Wood; Sin City, Ogni cosa è illuminata), fanno parte del gruppo anche gli altri hobbit Samvise Gamgee (Sean Astin; I Goonies, 50 volte il primo bacio), Peregrino Tuc (Billy Boyd), Meriadoc Brandibuck (Dominic Monaghan; Lost, Flash forward), gli uomini Aragorn (Viggo Mortensen; La promessa dell’assassino, Carlito's way) e Boromir (Sean Bean; Il trono di spade, The island, Equilibrium), l’elfo Legolas (Orlando Bloom; La maledizione della prima luna, La maledizione del forziere fantasma), il nano Gimli (John Rhys-Davies), e il mago Gandalf il grigio (Ian McKellen; X-Men, Lo hobbit - Un viaggio inaspettato).
Con lo scenario che, nel seguire i vari personaggi protagonisti, passa dalla Contea degli hobbit alla fortezza di Isengard, da Gran Burrone alla Breccia di Rohan, dalle Miniere di Moria al Bosco di Lothlórien.
Nel tragitto, sono tanti i personaggi incontrati: l’elfa Arwen (Liv Tyler; Innocenza infranta, Io ballo da sola), l’elfo Elrond (Hugo Weaving, ossia l’Agente Smith di Matrix, presente anche in V per vendetta, Cloud Atlas... peraltro tutti e tre film parecchio significativi), l'elfa Galadriel (Cate Blanchett; The gift – Il dono, Le avventure acquatiche di Steve Zissou), il mago oscuro Saruman (l’immarcescibile Christopher Lee; Il mistero di Sleepy Hollow, The wicker man, Star wars 2 - L'attacco dei cloni), Gollum (realizzato in computer grafica, ma su movimenti reali) e ovviamente Bilbo Baggins (l’altrettanto immarcescibile Ian Holm; Alien, Brazil, Il pasto nudo, Existenz, Il quinto elemento, La vera storia di Jack lo squartatore), protagonista de Lo hobbit, da cui tutto è cominciato.
Ah, e ovviamente ci sono anche tanti orchi cattivi…
Commentare La compagnia dell’anello non è semplice… o meglio, da un altro punto di vista è semplicissimo, ma si rischia di incorrere nel banale: la trama è quella di Tolkien, dettaglio più dettaglio meno, la scenografia è maestosa, la fotografia incantevole, gli effetti speciali ben dosati, il cast di attori notevole e perfettamente in parte, da Elijah Wood, che sembrava nato per fare quel personaggio, agli innamorati (nel film) Viggo Mortensen e Liv Tyler, altrettanto belli e perfetti.
Da un lato, dunque, il film è uno spettacolo per gli occhi, oltre che per il cuore, ma da un altro lato è anche profondo, raccontando l’eterna lotta del bene e del male, e occhieggiando anche a tematiche esistenziali, a partire dal nome della Terra di Mezzo, che ricorda molto il "Luogo di mezzo" dello gnosticismo, con cui il romanzo sembra avere vari punti in comune… e in questo senso non sorprende sapere che Tolkien era una persona molto interessata ad argomenti spirituali.
La "Terra di Mezzo" peraltro è rappresentata proprio come luogo di mezzo nel percorso evolutivo: c'è brava gente, gente socievole e pronta ad allegria e gozzovigliamenti, ma non ci sono ancora maestri, persone esistenzialmente evolute: non a caso, da lì in pochi si mettono in cammino per la via. Solo i Baggins, evidentemente più pronti (spiritualmente) degli altri... e infatti dagli altri hobbit essi sono visti come individui parecchio strani (tanto quanto, al giorno d'oggi, sono viste come strane le persone che tendono a spiritualità, meditazione, vegetarianesimo, natura e principi naturali, etc).
Senza cercare di metter su una "recensione esoterica", vediamo qualche altro spunto meritevole.
Continuiamo con gli hobbit: il loro essere "a metà strada" si vede anche da quanto mangiano e da quello che mangiano, ossia tutto in modo indiscriminato. La loro tendenza al piacere fisico è evidente, e non è frenata dalla saggezza, che ancora non hanno, pur essendo di base brave persone: ecco come mai pensano al cibo persino quando, seguiti di notte dagli Spettri, accendono tranquillamente un fuoco per cucinare pancetta e pomodorini, col risultato che gli Spettri li scorgono. Le tentazioni della carne e della materia.
A proposito degli Spettri, essi sono antichi uomini che hanno ceduto alle lusinghe dei richiami terreni (Mammona) e sono divenuti infine dei mostri non senzienti, schiavi "né vivi né morti", per dirla con Aragorn. Che analogia con la massa umana, anch'essa da sempre attirata dalle conquiste e dai desideri materiali.
C'è un personaggio che nel film è tentato da tali conquiste e poteri, e anzi son due a ben guardare: il primo è l'elfa Galadriel, la quale nella sua prova dell'ego ci regala una delle scene più belle del film (che mi pare ci sia solo nella versione estesa), quando nella sua tentazione emana luce e fiamme, ma poi si ricompone, più forte di prima dopo la prova superata (come capita sempre nella vita, peraltro).
L'altro è lo stesso Gandalf, il quale infatti teme l'anello sin dall'inizio della storia: sa che ne sarebbe tentato e lo evita come la peste. Conosce il suo grado di sviluppo interiore e sa di non avere ancora la maestria di un maestro.
Difatti, in quella che è probabilmente la scena più bella del film, quando nelle Miniere di Moria blocca l'enorme demone urlandogli "Tu non puoi passare", egli non riporta una vittoria completa, ma solo parziale. Il demone non riesce a passare, evidentemente perché l'uomo gli ha posto una soglia per lui invalicabile, ma lo trascina con sé negli abissi (anche questa è una metafora di un certo rilievo).
Quegli abissi che Gandalf sapeva di dover affrontare, e infatti voleva evitare le Miniere di Moria (miniere, profondità, oscurità, interiorità), finendoci solo per mancanza di alternative. C'è dunque la vittoria sul demone, ma c'è ancora del lavoro interiore da fare... ancora più in profondità, quella profondità in cui Gandalf è stato mandato con la forza.
Era ancora Gandalf il Grigio, per l'appunto (tanto grigio che, conoscendo la sua condizione incompleta, aveva paura di essere tentato dal potere dell'anello e non lo voleva portare), mentre Gandalf il Bianco verrà dopo un ulteriore lavoro interiore.
Continuiamo con gli hobbit: il loro essere "a metà strada" si vede anche da quanto mangiano e da quello che mangiano, ossia tutto in modo indiscriminato. La loro tendenza al piacere fisico è evidente, e non è frenata dalla saggezza, che ancora non hanno, pur essendo di base brave persone: ecco come mai pensano al cibo persino quando, seguiti di notte dagli Spettri, accendono tranquillamente un fuoco per cucinare pancetta e pomodorini, col risultato che gli Spettri li scorgono. Le tentazioni della carne e della materia.
A proposito degli Spettri, essi sono antichi uomini che hanno ceduto alle lusinghe dei richiami terreni (Mammona) e sono divenuti infine dei mostri non senzienti, schiavi "né vivi né morti", per dirla con Aragorn. Che analogia con la massa umana, anch'essa da sempre attirata dalle conquiste e dai desideri materiali.
C'è un personaggio che nel film è tentato da tali conquiste e poteri, e anzi son due a ben guardare: il primo è l'elfa Galadriel, la quale nella sua prova dell'ego ci regala una delle scene più belle del film (che mi pare ci sia solo nella versione estesa), quando nella sua tentazione emana luce e fiamme, ma poi si ricompone, più forte di prima dopo la prova superata (come capita sempre nella vita, peraltro).
L'altro è lo stesso Gandalf, il quale infatti teme l'anello sin dall'inizio della storia: sa che ne sarebbe tentato e lo evita come la peste. Conosce il suo grado di sviluppo interiore e sa di non avere ancora la maestria di un maestro.
Difatti, in quella che è probabilmente la scena più bella del film, quando nelle Miniere di Moria blocca l'enorme demone urlandogli "Tu non puoi passare", egli non riporta una vittoria completa, ma solo parziale. Il demone non riesce a passare, evidentemente perché l'uomo gli ha posto una soglia per lui invalicabile, ma lo trascina con sé negli abissi (anche questa è una metafora di un certo rilievo).
Quegli abissi che Gandalf sapeva di dover affrontare, e infatti voleva evitare le Miniere di Moria (miniere, profondità, oscurità, interiorità), finendoci solo per mancanza di alternative. C'è dunque la vittoria sul demone, ma c'è ancora del lavoro interiore da fare... ancora più in profondità, quella profondità in cui Gandalf è stato mandato con la forza.
Era ancora Gandalf il Grigio, per l'appunto (tanto grigio che, conoscendo la sua condizione incompleta, aveva paura di essere tentato dal potere dell'anello e non lo voleva portare), mentre Gandalf il Bianco verrà dopo un ulteriore lavoro interiore.
Qualche altro spunto interessante.
Intanto, nel film è presente il concetto di ere-epoche: non si parla di ere spirituali o energetiche, ma il riferimento è abbastanza chiaro, dal momento che vien detto chiaramente che in alcune il male-inconsapevolezza prende il sopravvento, mentre altre sono più nobili. Questa è una sapienza antica che riguarda il genere umano... nonché i tempi attuali.
Bilbo fa 111 anni: il numero non pare casuale, e probabilmente intendeva rappresentare un numero maestro legato al percorso evolutivo e alla forza interiore.
A proposito di Bilbo e dell'anello, il mago ammonisce di non metterlo mai, poiché avrebbe attirato i servi di Sauron. L'anello è una metafora delle energie basse: quando le si indossa, esse attirano i demoni, i servitori delle forse infere. Dà un lato sembra che nell'anello vi sia potere, ma dall'altro esso costituisce una maledizione: una metafora davvero concreta.
Quando la compagnia si avvia, Frodo chiede a Gandalf dove bisogna andare per Mordor: "Mordor è a sinistra o a destra?".
"A sinistra", gli risponde Gandalf: sembra una precisa allusione alla cosiddetta "via della mano sinistra", ossia la via dell'ego e delle energie basse.
Più avanti, il mago dice: "Seguiremo questa direzione a ovest delle Montagne Nebbiose per quaranta giorni". Si va ancora a sinistra (verso le zone infere), nella zona delle Montagne Nebbiose (nebbia, inconsapevolezza, quindi ancora ego), per quaranta giorni (il periodo delle prove da superare, ben noto nell'esoterismo).
Un ultimo commento: l'anello è stato forgiato sul Monte Fato, e sul Monte Fato va riportato per essere sciolto. Ugualmente, l'uomo nasce con un "fato" sulle spalle, e a quel fato va dato compimento: il debito/compito karmico va sciolto esattamente come l'anello, e ciò è un percorso che si fa da soli (a Frodo vien spesso detto che è solo e che deve fare conto solo sulle sue forze), per quanto ogni tanto lungo la via si possono avere dei compagni di viaggio.
Sempre a proposito di destino, vien ben evidenziato che non serve a nulla lagnarsi di quanto è successo, ma si può solo decidere come impiegare, al meglio o al peggio, tempo ed energie sulla base di quello che è successo.
In chiusura di recensione, ecco qualche frase interessante che si è sentita nel film.
"Molto di ciò che era si è perduto."
"Uno stregone non è mai in ritardo, né in anticipo: arriva precisamente quando intende farlo."
"Tu hai scelto la via del dolore."
"Non puoi nasconderti; io ti vedo."
"Devi fidarti di te stesso.
Affidati alle tue forze."
"Non abbiamo altra scelta: dobbiamo affrontare le lunghe tenebre di Moria."
"Lui odia e ama l’anello… come odia e ama sé stesso."
"Molti di quelli che vivono meritano la morte, e molti di quelli che muoiono meritano la vita.
Tu sei in grado di valutare, Frodo?
Non essere troppo ansioso di elargire morte e giudizi. Anche i più saggi non conoscono tutti gli esiti."
"Portare l'anello del potere vuol dire essere soli."
"Tu sei il portatore dell’anello. Questo incarico è stato affidato a te."
"Vorrei che l'anello non fosse mai venuto da me. Vorrei che non fosse accaduto nulla."
"Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi. Ma non spetta a loro decidere. Possiamo solo decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso."
"Portare l'anello del potere vuol dire essere soli."
"Tu sei il portatore dell’anello. Questo incarico è stato affidato a te."
"Vorrei che l'anello non fosse mai venuto da me. Vorrei che non fosse accaduto nulla."
"Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi. Ma non spetta a loro decidere. Possiamo solo decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso."
"Tu non puoi passare!"
"Ci sono altre forze che agiscono in questo mondo, a parte la volontà del Male."
"Dobbiamo proseguire, non possiamo indugiare."
"Tu hai una scelta da fare: innalzarti al di sopra di tutti i tuoi padri, o cadere nell’oscurità con i resti della tua stirpe."
Detto ciò, con La compagnia dell’anello è tutto: vi saluto e vi do appuntamento alla prossima recensione, magari proprio al seguito Le due torri.
Fosco Del Nero
Titolo: La compagnia dell’anello (Lord of the rings - The fellowship of the ring).
Genere: fantasy.
Regista: Peter Jackson.
Attori: Elijah Wood, Viggo Mortensen, Orlando Bloom, Ian McKellen, Ian Holm, Christopher Lee, Liv Tyler, Sean Bean, Cate Blanchett, Sean Astin, Billy Boyd, Dominic Monaghan, John Rhys-Davies, Andy Serkis, Hugo Weaving, Marton Csokas.
Anno: 2001.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.