Tenetevi forte, perché il film recensito quest’oggi vi farà sobbalzare sulla sedia.
Parlo di Abigail, film russo uscito nell’agosto del 2019 e diretto da tale Aleksandr Boguslavskiy. Solitamente, i film che recensisco seguono una coda di circa due anni di recensioni già pronte, ma per questo caso ho fatto un'eccezione e ho recensito subito il film facendogli saltare la fila.
Ecco la trama: Abigail vive in una città in cui c’è stata una terribile epidemia, la quale ha causato la chiusura dei confini e il coprifuoco. Si vive nella paura di contrarre il terribile virus e a tal scopo delle forze armate perennemente presenti sul territorio controllano le singole persone, accostando un macchinario alla loro fronte, per vedere se sono infette.
Se lo sono, le portano via, e di quelle persone non si sa più niente.
La piccola Abigail, una notte, ha visto in tal modo portar via suo padre, e a distanza di decenni, convinta che non sia in realtà morto, lo sta ancora cercando. Nelle sue ricerche, scopre che non c’è mai stata alcuna epidemia e che il virus era una scusa per tenere sotto controllo e spaventata la popolazione.
Coloro che vengono portati via, inoltre, non sono infetti, ma sono persone con un certo dono-talento magico-spirituale. Esse vengono prima prelevate e poi uccise o asservite agli scopi del sistema, che continua a mentire a tutta la popolazione, la quale non può uscire la sera dopo un certo orario, né può riunirsi in gruppi o men che meno manifestare. Qualunque gruppo per strada viene disperso dai poliziotti, che portano una grande maschera sul volto.
Chi ha uno sguardo un minimo sveglio si sarà accorto (almeno lo spero per lui) che è esattamente quello che sta succedendo in questo periodo in tanti paesi del mondo, con l’unica differenza che qua da noi non si vorrebbero portare via e zittire persone con un potenziale magico, ma persone sveglie che si rendono conto di quello che succede. Sostituiamo alla parola “talento” la parola “risveglio” (o "consapevolezza" o "coscienza") è il paragone diviene perfetto.
Un breve commento sul film, e poi passo a citarne qualche contenuto diretto.
Come genere, abbastanza ibrido,
Abigail si trova a metà strada tra
The village,
1984 ed
Harry Potter; del primo ha la questione del confine invalicabile oltre il quale non si sa cosa c’è; del secondo ha la struttura societaria distopica e manipolatrice; del terzo ha l’elemento magico, visibile soprattutto nelle scene d’azione.
Se la sceneggiatura ha una base ottima, e anche la realizzazione visiva non è malvagia, tra gli effetti speciali e l’ambientazione esotica dell’Europa dell’est (Tallinn, Pietrogrado, Mosca... e probabilmente non è un caso che sia un prodotto russo e non di Holllywood), il film difetta purtroppo nel carisma, a partire da un casting alquanto mediocre; non è un difetto da poco, visto che un buon casting è metà film già in partenza (nel bene o nel male). La protagonista, in particolare, poteva essere scelta meglio… o almeno pettinata meglio.
Il voto è comunque positivo un po’ per i temi importanti e un po’ per lo sforzo realizzativo e la bellezza visiva.
Passiamo ora a indagare più da vicino i contenuti di Abigail, cominciando con qualche citazione.
“Il confine ci ha garantito pace e tranquillità per molti anni, purtroppo però l’epidemia è comparsa di nuovo. Il numero delle persone infettate cresce di ora in ora. Dobbiamo stare uniti e collaborare per affrontare al meglio la crisi. Gli ispettori del Dipartimento di Sorveglianza sono già al lavoro: controlli a tappeto sulla popolazione per individuare i contagiati in fase precoce. Il morbo è altamente contagioso. Stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere per evitare che si diffonda”: dice la propaganda del regime tramite i megafoni disposti ovunque… suona familiare?
“All’inizio la malattia non dà sintomi riconoscibili, e l’infezione può essere rilevata soltanto da un dispositivo speciale”; nel mentre che vien detto questo si vede un poliziotto che punta un apparecchio alla testa di una persona… suona familiare?
“Per motivi di pubblica sicurezza chi sarà trovato infetto verrà messo in quarantena e sottoposto a un’iniezione letale indolore”: suona familiare? Abbiamo dunque un riferimento ai tamponi, alla quarantena e al successivo siero-vaccino, che ovviamente era già in agenda.
“Chiunque darà rifugio ai contagiati dal morbo sarà considerato un traditore e accusato di alto tradimento per aver messo a rischio la salute pubblica”: il tono vi suona familiare?
“È iniziato il coprifuoco: tutti sono tenuti a rimanere in casa”: non notate delle somiglianze?
“Gli ispettori lavorano a beneficio di tutti noi”: manipolazione mediatica già sentita?
“Ho dovuto scegliere se essere deportato o diventare un ispettore…”, dice un poliziotto semi-pentito e dubbioso.
“E hai scelto di indossare una maschera”, gli risponde la protagonista della storia.
A proposito, i poliziotti-ispettori vengono chiamati dai ribelli “i senzafaccia”, proprio perché se la coprono con una maschera-casco. Questa è una definizione fisica, ma non solo, giacché sta a indicare che si tratta di persone “spersonalizzate”, che hanno rinunciato alla loro individualità… esattamente quello che si sta tentando di fare in questo periodo storico.
Abbondano poi le scene di ispettori-poliziotti che picchiano e portano via persone comuni: per caso avete visto di recente qualche scena simile?
“Tutti devono obbedire al re”, dice una bambina.
“No, non è sempre così. Ci sono delle occasioni in cui, se si vuole restare umani, bisogna dire di no anche al re”, risponde il padre. “Ci sono delle occasioni in cui bisogna dire di no” è l’esatto opposto del collaborazionismo; è il contrario di “Eseguivo solo gli ordini”.
“A volte le cose non sono come sembrano”; a conferma del fatto che il film ha a che fare con apparenze che tuttavia si rivelano illusorie.
“Qualcosa di molto speciale si è risvegliato in te”; a conferma del film parla di totalitarismo da un lato e risveglio delle persone dall’altro.
“Non esiste l’epidemia: l’epidemia è solo una scusa che le autorità usano”; questa frase non ha bisogno di commenti.
“Non capisci, non ci lasciano vivere la nostra vita. Ci hanno ingannati, ci hanno costretti a tacere, e tutti fanno finta che vada bene così”; sempre sul dispotismo e sul gregge che lo accetta.
“La città è sommersa di bugie”; ciò quanto alla disinformazione dei mezzi di comunicazione.
“Accettare le loro menzogne significa essere d’accordo con loro e sottomettersi alla loro volontà”: questo è un punto importante, giacché, cognitivamente e ancor più esistenzialmente-energeticamente-spiritualmente, accettare qualcosa significa apporre la propria firma e aderirvi.
“La libertà è l’opposto della menzogna”; idem come detto sopra.
A riprova del livello di manipolazione mediatica collettiva, nella città è stato indetto un giorno di festa nazionale chiamato il “Giorno della salute pubblica”: una festività perfetta per una dittatura sanitaria.
“Il dono non muore; se uccidi chi ce l’ha si risveglia in qualcun altro”: questa frase, dal sapore più esoterico, non la commento.
“Siamo in guerra”; dice il leader della resistenza.
Lo scopo del regime, composto da persone “senza dono” è costituire una città di uguali, tutti senza poteri-dono e possibilmente senza personalità: è il mondialismo-globalismo con una popolazione appiattita, debole e asservita, con l’élite che domina apparentemente con fini nobili, ma di fatto per portare avanti il proprio potere e la propria agenda.
Quanto a quelli col dono-risveglio, essi vanno eliminati… o in alternativa asserviti agli interessi dominanti.
Il senso esistenziale di fondo è: piuttosto che lavorare su di me per elevarmi anche io, trascino tutti al mio livello basso, al livello del piattume della massa. È una vera e propria dichiarazione di mediocrità, appiattimento culturale e addormentamento dei popoli. In verità, è la scelta che devono fare i popoli contemporanei... anche se nessuno ve l'ha ancora detto.
“Concentrati, confida nel tuo potere: basta avere fiducia in sé stessi”: questa è la via di quelli col dono-talento-risveglio.
“È come se gli fosse stata risucchiata la forza vitale”: questa è la via di chi si sottomette.
“Possiamo vincere solo se crediamo in ciò per cui stiamo lottando: questa è la nostra occasione”; viene detto a fine film.
E poi: “Ora tutto può succedere, anche quello che non potrebbe. L’importante è che tu ne sia convinta: alza la testa”.
“Questa sarà una città di uguali; ma di forti, non di deboli”; questo è il programma dei ribelli: non uguaglianza al livello dell’appiattimento e dell’asservimento, ma al livello della libertà e della forza interiore. Sono due ottave differenti della medesima cosa.
“La nuova storia della nostra città inizia qui e oggi”, dice la protagonista una volta sconfitto il regime.
Che dire, niente male come contenuti… peccato per una certa mancanza generale di carisma che impedisce ad Abigail di essere un gran film. Il voto è comunque di incoraggiamento per la sostanza e per lo sforzo estetico.
Interessanti le interazioni tra il passato e il presente all'interno dei ricordi nascosti della protagonista: uno spunto molto originale e che non mi pare di aver mai visto altrove.
Fosco Del Nero
Titolo: Abigail (Abigail).
Genere: fantasy, distopico.
Regista: Aleksandr Boguslavskiy.
Attori: Tinatin Dalakishvili, Eddie Marsan, Rinal Mukhametov, Ravshana Kurkova, Gleb Bochkov, Artyom Tkachenko, Nikita Dyuvbanov, Marta Timofeeva.
Anno: 2019.
Voto: 7.
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