Definire il genere di E noi come stronzi rimanemmo a guardare non è semplice: lo si potrebbe definire tanto un film drammatico, quanto una commedia, tanto un film di genere sentimentale, quanto un film di genere fantascientifico… persino con qualche accenno distopico.
In effetti, esso è un po’ commedia, un po’ distopia.
Un po’ Tutta la vita davanti, un po’ Lei… per utilizzare due film precedenti, a cui E noi come stronzi rimanemmo a guardare deve palesemente qualcosa in quanto a ispirazione.
Passiamo alla trama e chiariamo il tutto: siamo in Italia, in un prossimo futuro imprecisato, allorquando la tecnologia ha preso ancora più piede, divenendo ubiquitaria, persino oltre il buon senso. Arturo Giammarresi (Fabio De Luigi) è un quarantottenne che, in un colpo solo, perde la fidanzata e il lavoro; il paradosso è che, dopo aver elaborato, per l’azienda per cui lavorava, un algoritmo, quello stesso algoritmo stabilisce che la sua figura non è necessaria e dunque, per ottimizzare i costi, l’azienda lo licenzia. Il doppio paradosso è che, poco prima, la fidanzata lo aveva lasciato perché una app molto in voga aveva decretato che lui e lei avevano una scarsa affinità di coppia.
Non riuscendo a trovare altro lavoro, perché ritenuto unanimemente troppo vecchio, è costretto a passare alle consegne a domicilio tramite bicicletta: il tutto è ovviamente gestito da app e da avvisi tramite cellulare, a opera della società Fuuber, la quale inizialmente appare il non plus ultra dell’efficienza e del progresso, mentre poi si rivela, per esplicita ammissione del suo fondatore, uno strumento per schiavizzare l’essere umano contemporaneo.
È proprio tramite una app della Fuuber che Arturo conosce Stella, un ologramma che l’apposito algoritmo ha stabilito essere il suo amico ideale… e, in effetti, Arturo se ne innamora, salvo che, dopo il periodo di prova gratuito, la app va rinnovata a un costo mensile esagerato.
E noi come stronzi rimanemmo a guardare mantiene per tutto il film un tono da commedia, ma lo sfondo emozionale è drammatico, e neanche poco: la crisi economica, la spersonalizzazione dell’essere umano, la follia della rivoluzione “green” (imposta dall’alto come tutto quanto), l’onnipotenza o quasi dei grandi gruppi economici (qua rappresentati dalla Fuuber, che si spacciano per illuminati e persino filantropici, ma che nascondono un lato oscuro teso alla sottomissione dell’uomo), la perdita di libertà e il livello di controllo sempre crescente.
In ciò, il film si rivela essere un film di denuncia di certe derive contemporanee, tanto più che è uscito nel 2021, ossia in piena psicopandemia: la cosa probabilmente non è casuale. Ulteriore elemento di merito: al di là del gusto personale, in Italia un film del genere non si era mai visto, almeno che io sappia.
Verso la fine del film viene anche introdotto il concetto che gli dà il titolo: “e noi siamo rimasti a guardare mentre realizzavano tutto ciò”. In tal senso, a livello di valutazione lo premio oltre i suoi meriti cinematografici, poiché quelli contenutistici sono decisamente superiori.
Fosco Del Nero
Titolo: E noi come stronzi rimanemmo a guardare.
Genere: drammatico, sentimentale, fantascienza.
Regista: Pierfrancesco Diliberto.
Attori: Fabio De Luigi, Ilenia Pastorelli, Pierfrancesco Diliberto, Valeria Solarino, Maurizio Marchetti, Eamon Farren, Maurizio Lombardi, Orazio Stracuzzi, Enzo Casertano, Diletta Innocenti Fagni.
Anno: 2021.
Voto: 8.
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