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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

venerdì 29 ottobre 2010

Prince of Persia - Le sabbie del tempo - Mike Newell

Da poco ho visto il film fantasy Scontro tra titani ma, non avendomi esso soddisfatto, ho proceduto a un nuovo candidato del medesimo genere cinematografico: Prince of Persia - Le sabbie del tempo, diretto da Mike Newell nel 2010 e basato sull’omonimo e storico videogioco.

Dico fin da subito che a mio avviso Prince of Persia è un film ben riuscito, e questo a dispetto del fatto che raramente un film tratto da un precedente prodotto di successo, libro o videogioco che sia, riesce a bissarne la qualità.

Ma, d’altronde, il regista Mike Newell si era già cimentato e con buoni esiti in questa impresa con Harry Potter e il calice di fuoco.

Ma andiamo subito a sintetizzare la trama del film: Dastan (Jake Gyllenhaal, Donnie Darko) è un trovatello che sopravvive tra le stradine di Babilonia.
Un bel giorno, egli viene notato nientemeno che dal re Sharaman, un po’ per la sua agilità e un po’ per il suo coraggio, tanto che decide di farne il terzo principe di Persia, dopo i principi di sangue Tus e Garsiv.
A completare il quadro della famiglia reale, il loro zio, Nizam (Ben Kingsley; Lezioni d'amore, Love guru).

La famiglia sembra molto unita, nonostante le intemperanze del vivace Dastan, ma in realtà in essa c’è una mela marcia, come si vedrà fin dal momento dell’invasione della città santa di Alamut, fatto che farà incontrare Dastan e Tamina, la principessa della suddetta città.

Giacché in apertura ho citato Scontro tra titani, lo utilizzo come metro di paragone per Prince of Persia.
Ebbene, Prince of Persia - Le sabbie del tempo possiede i medesimi pregi dell’altro film, ossia una scenografia molto ben fatta, una serie di scene d’azione d’impatto, ma via aggiunge anche qualcos’altro, e qualcosa non da poco.

L’ambientazione è più esotica, la trama più vivace e interessante, dialoghi e personaggi enormemente meglio caratterizzati.
La presenza di un bel senso dell’umorismo, inoltre, conferisce al tutto un tocco di leggerezza e di divertimento.

Curioso inoltre il fatto che anche in questo film, come nell’altro che lo ha reso celebre, Jake Gyllenhaal sia alle prese con i viaggi nel tempo, benché stavolta in modo decisamente più lineare e meno contorto che in precedenza.

Insomma, in definitiva a mio avviso Prince of Persia - Le sabbie del tempo è un film di buon livello, che merita certamente la visione, soprattutto da parte degli appassionati dei film fantastici (ma anche i generi dell’avventura e amore sono ben rappresentati).
Buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Prince of Persia - Le sabbie del tempo (Prince of Persia: The sands of time).
Genere: fantasy, fantastico, sentimentale, avventura.
Regista: Mike Newell.
Attori: Jake Gyllenhaal, Ben Kingsley, Alfred Molina, Gemma Arterton, Steve Toussaint, Toby Kebbell, Ronald Pickup, Reece Ritchie, Richard Coyle, Selva Rasalingam.
Anno: 2010.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 27 ottobre 2010

Giù al nord - Dany Boon

Nell'ultimo periodo al cinema qua da noi stavano dando Benvenuti al sud, una commedia umoristica sulle differenze di costume tra nord e sud Italia.
Non tutti sanno che il suddetto film è un remake di un film francese relativo alla medesima dicotomia nord-sud… ma a parti invertite.

Nell’originale Giù al nord, infatti, l’impiegato desidera trasferirsi nel sud della Francia, ma viene invece mandato nel meno temperato, inospitale e rozzo nord, ossia nella regione del Pas di Calais (per intenderci, quella tra Parigi e il canale della Manica, l’area di Lille).

L’impiegato suddetto è Philippe Abrams (Kad Merad), un direttore di poste che, per ottenere il trasferimento nell’ambita località meridionale, si finge disabile.
Scoperto, egli viene punito, e inviato al contrario nelle poste di un paesino del nord, tale Bergues.

Contando i luoghi comuni su quelle latitudini (clima freddissimo, gente strana e rozza, lingua incomprensibile), la moglie di Philippe cade immediatamente in depressione, e il marito stesso ci va molto vicino.

Tuttavia, superati i disagi iniziali, l’uomo scopre che vivere al nord non è così male, aiutato soprattutto da suo sottoposto Antoine Bailleul (interpretato dallo stesso regista Dany Boon, già apparso in questo sito per il film Una top model nel mio letto).

Dunque, siamo di fronte a una commedia, peraltro molto vivace, praticamente un film comico.
Il successo di Giù al nord nei botteghini francesi è stato straordinario: con più di 20 milioni di spettatori al cinema, il film è divenuto il secondo film più visto di tutti i tempi in Francia dopo Titanic (il precedente secondo invece era Tre uomini in fuga con Louis De Funès, apparso in questi lidi col folle Le folli avventure di Rabbi Jacob).

Preciso peraltro che non ho visto il remake italiano, preferendo andare direttamente alla fonte (di comicità sul nord-sud italiano ne ho vista tanta, mentre sul corrispettivo francese ero a digiuno), anche perché personalmente adoro l’umorismo francese (in particolare gradisco molto i film di Francis Veber).

Ad ogni modo, Giù al nord mi è piaciuto abbastanza: è un discreto film comico, frizzante e divertente, che inoltre può vantare un’ambientazione per noi decisamente esotica.
Un plauso inoltre va ai doppiatori italiani, alle prese con una vera e propria impresa…

Fosco Del Nero



Titolo: Giù al nord (Bienvenue chez les Ch'tis).
Genere: commedia, comico.
Regista: Dany Boon.
Attori: Kad Mérad, Dany Boon, Zoé Félix, Philippe Duquesne, Anne Marivin, Guy Lecluyse, Patrick Bosso, Zinedine Soualem, Line Renaud, Michel Galabru, Jérôme Commandeur, Stéphane Freiss.
Anno: 2007.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 25 ottobre 2010

Inception - Christopher Nolan

La recensione odierna è dedicata a uno dei film evento degli ultimi mesi: Inception, diretto da Christopher Nolan, già regista di film di buon successo come The prestige, Batman begins, Il cavaliere oscuro, oltre che del più ricercato Memento.

Protagonisti della pellicola sono invece Leonardo Di Caprio (noto soprattutto per Titanic e altri film di cassetta, ma che io preferisco ricordare per l’ispirato The beach), Joseph Gordon-Levitt (si veda il recente 500 giorni insieme, oltre che la serie tv Una famiglia del terzo tipo, che lo ha lanciato, appena adolescente, come “una delle migliori giovani star nel firmamento del cinema indipendente”, almeno secondo il New York Times), Marion Cotillard (Big fish, Una lunga domenica di passioni, Il pianeta verde) e la giovane ma già brava Ellen Page (JunoTo Rome with love, i videogiochi di successo Beyond - Due anime The last of us). Il cast, comprensivo di altri buoni attori, è di livello eccellente.

Insomma, un buon regista, un buon cast di attori, un budget stellare e una trama ambiziosa, almeno quanto la campagna pubblicitaria… tutto ciò ha fatto di Inception un grande film?

Andiamo subito a descrivere in breve la trama: Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) ha un talento un po’ particolare: egli è capace di penetrare nei sogni delle persone e di rubare loro i ricordi e i segreti, per quanto sepolti nell’inconscio... talento che non esita a mettere in pratica tanto per fini personali quanto per “lavoro”. 
Un giorno, però, Saito (Ken Watanabe, Memorie di una geisha), un importante industriale giapponese, gli chiede esattamente il compito opposto, ossia instillare in una persona (l’erede di un impero commerciale suo rivale) una certa idea, che, una volta percepita come propria convinzione, la farà agire in un certo modo (ovviamente favorevole alla sua azienda).

I principali collaboratori di Dom saranno Arthur (Joseph Gordon-Levitt), Arianna (Ellen Page), ed Eames (Tom Hardy; Rocknrolla), mentre il suo principale nemico se stesso, sotto forma di pensieri ossessivi verso la propria ex moglie Mal (Marion Cotillard), morta tempo addietro suicida e sorta di mina vagante (letteralmente) dei suoi sogni.

Il team si imbarcherà dunque in quest’impresa, tra sogni, ricordi, attacchi dell’inconscio ed elementi a sorpresa. Il tutto, con un dubbio perenne, che ha già coinvolto la moglie di Dom, che coinvolgerà Dom stesso, nonché lo spettatore: quale livello è realtà, e quale finzione?

Il regista Christopher Nolan peraltro ha già esplorato la dicotomia tra veglia e sogno, tra realtà e finzione: si pensi a film come Memento (veglia-sonno) o The prestige (realtà-finzione), e a quanto pare tende a tornare sempre su questi punti, per quanto con ambientazioni e trame differenti.

Ad ogni modo, Inception era stato definito da molti come “il nuovo Matrix”, ma, onestamente, tra il primo Matrix e il presente film vi è un abisso e, anzi, Inception delude su diversi livelli (a proposito di livelli). Matrix è un film che, oltre a trama, dialoghi e personaggi importanti, ha un simbolismo molto profondo, laddove invece Inception manca di tutti questi elementi (essendo "solamente" un ottimo film di intrattenimento).

La confusione tra realtà e sogno, come detto, è già stata esplorata, non certo solo da Nolan (mi viene in mente l’eccellente Existenz di David Cronenberg), e per eccellere in questa nicchia occorre dunque proporre un prodotto innovativo e di grande qualità, e che non punti solo agli effetti speciali o al banalissimo dilemma “sogno o son desto?”.

Lo stesso finale è di una banalità sconfortante, e certamente non è sufficiente, a mio avviso, una grande cura di montaggio e fotografia (oltre che, come detto, degli effetti speciali) per fare di un film un gran film.

Forse la mia parziale delusione nasce proprio da questo: da Inception mi attendevo un grandissimo film e invece ho avuto solo un rappresentante del filone realtà-finzione, per quanto ottimamente realizzato dal punto di vista tecnico... che peraltro a tratti, anche per la sua discreta lunghezza, addirittura rischia di annoiare (questo dai commenti che ho captato in sala cinema).

Insomma, per me Inception, film pur curatissimo e per certi versi intrigante, è un'occasione in parte sprecata data la mole di lavoro che c'era dietro; a molti il film è piaciuto e ha fatto un buon bottino di Oscar e premi vari, ma di mio mi attendevo qualcosa di importante anche come contenuti e non solo "massiccio" come apparato tecnico, da cui la valutazione discreta-buona, ma non eccelsa.

In chiusura, aggiungo alcune frasi estratte dal film:

"- Vengono qui tutti i giorni a dormire?
- No. Vengono qui per essere svegliati."

"Il sogno è diventato la loro realtà."

"Scendere è l’unico modo per risalire."

"Niente di tutto questo è reale: tu sei in un sogno."

Fosco Del Nero



Titolo: Inception (Inception).
Genere: fantastico, drammatico.
Regista: Christopher Nolan.
Attori: Leonardo Di Caprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Ellen Page, Tom Hardy, Cillian Murphy, Tom Berenger, Michael Caine, Lukas Haas, Tohoru Masamune.
Anno: 2010.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 22 ottobre 2010

Qualcosa di speciale - Brandon Camp

Mi chiedo come mai vengano ancora realizzati film così insulsi e banali.
Ok, la risposta è semplice: motivi commerciali… il che si traduce con “rifilarci prodotti di scarsa qualità per spremere i nostri portafogli”, magari con la speranza di fondo che ci abituiamo alla mediocrità finendo per accettarla.

Questo è in sintesi Qualcosa di speciale, che di speciale ha solo il titolo e che, a conti fatti, si rivela una commediola sentimentale sciatta e prevedibile oltre ogni dire.

Letteralmente: si sa già cosa sta per capitare e si è in grado di elicitarlo senza difficoltà.

E dire che avevo deciso di vedere questo film proprio per via di uno spezzone che lo faceva apparire originale, profondo e intrigante, ma che, sfortunatamente, si è rivelato costituire l’unico minuto interessante di tutto il film!

Ok, un minuto di qualità è meglio di niente… ma è comunque poco su due ore di storia…

Ed eccola, la storia di Qualcosa di speciale: Burke Ryan (Aaron Eckhart) ha vissuto un paio di anni prima la tragica perdita della moglie in un incidente stradale, e ha cercato di elaborare tale perdita divenendo un trainer di crescita personale, scrivendo libri e tenendo seminari su come superare il proprio dolore e far andare avanti la propria vita.

Un bel giorno, egli incontra Eloise Chandler (Jennifer Aniston, già apparsa su Cinema e film con Vizi di famiglia e con il mitico Friends), che a sua volta diffida degli uomini a causa dell’inaffidabilità del suo precedente fidanzato.
Tra i due sorge una simpatia e le cose andranno avanti.

Il film oscilla tra commedia, amore, psicologia e dramma, non riuscendo però ad essere efficace in nessuno di tali contesti.

Come spunto di sviluppo personale non vale un’acca, come storia d’amore è di una banalità sconfortante, come commedia non fa ridere, e come film drammatico non coinvolge (ammesso che sia una buona cosa farsi coinvolgere da un film drammatico…).

E a risollevarlo non basta certo la presenza della sempre bella Jennifer, peraltro affiancata da un attore, Aaron Eckhart, che a mio avviso non ha né talento, né carisma.

Detto della trama, va detto anche che il film non si distingue nemmeno per fotografia, colonna sonora o dialoghi, piatti anch’essi.

Insomma, Qualcosa di speciale è un film evitabile: loro si potevano evitare di produrlo, ma, giacché ormai lo hanno fatto, perlomeno noi ci possiamo evitare di guardarlo.

Fosco Del Nero



Titolo: Qualcosa di speciale (Love happens).
Genere: commedia, sentimentale, drammatico.
Regista: Brandon Camp.
Attori: Aaron Eckhart, Jennifer Aniston, Martin Sheen, Sasha Alexander, John Carroll Lynch, Judy Greer, Dan Fogler, Frances Conroy, Michelle Harrison, Michael Kopsa.
Anno: 2009.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 20 ottobre 2010

Scontro tra titani - Louis Leterrier

Era da un po’ che non mi guardavo un film fantasy, visto che i vari District 9, Il mondo dei replicanti, Videodrome, I guardiani del giorno, pur film dai contenuti fantastici, non rispondono certo alla categoria.

Ho voluto dunque porre rimedio con Scontro tra titani, film del 2010 e rifacimento dell’omonimo film del 1981.

Occorre dire subito alcune cose.
Intanto, il film (anzi, ambo i film) si discosta molto dal corrispettivo poema epico, mischiando personaggi ed eventi in modo piuttosto libero.
Diciamo dunque che si tratta più di un’ispirazione che non di una trasposizione.

In secondo luogo, il titolo trae in inganno, visto che di titani non c’è manco l’ombra (c’è molto altro in compenso), se si eccettua una breve citazione di pochi secondi in apertura (a quanto pare però bastevole per dedicarle il titolo).

Ancora, il film punta molto, anzi moltissimo, su effetti speciali e azione, in effetti trascurando un poco altri elementi.

Ma andiamo subito dalla trama di Scontro tra titani: Perseo è il figlio illegittimo di Zeus, avuto dal re degli Dei col tradimento in unione a la bella regina Danae, col re Acrisio che per tutta risposta uccide la moglie (chiaramente rea di non aver riconosciuto Zeus trasformato da suo marito).
Il suddetto figlio illegittimo, tuttavia, sopravvive, probabilmente per via delle sue forze di mezzo Dio, e viene allevato da una famiglia di pescatori… che una ventina di anni dopo sarà uccisa da Ade, fratello di Zeus, in un periodo di contrasti tra uomini e Dei.

Sta di fatto che il giovane si trova al centro degli eventi che vedono da una parte la ribelle Argo e dall’altra gli adirati Dei.
Lui, mezzo Dio, è tirato per le maniche da ambo le parti, ma lo sterminio della sua famiglia umana da parte di un rappresentante dell’Olimpo (per quanto il rappresentante meno nobile, ossia il Dio degli Inferi) lo porterà decisamente dal lato degli uomini, di cui diverrà anzi l’alfiere, aiutato anche da alcune anime coraggiose.

In tutto questo bailamme, ci sarà spazio, oltre che per i già citati Zeus, Ade, Perseo e Acrisio, anche per Andromeda, Io, Medusa, Pegaso, le Streghe dello Stige, Caronte, il Kraken, etc.

Scontro tra titani sembra da subito un film in grande stile, con un notevole dispiegamento di effetti speciali, che in effetti, in coabitazione con la scenografia, colpiscono piacevolmente l’occhio dello spettatore (per quanto non in modo originalissimo).
Inoltre, la storia si fa seguire abbastanza bene, peraltro essendo piuttosto lineare (buoni contro cattivi, Perseo contro Ade e mostriciattoli vari).

Tuttavia, vi sono anche diverse aree di criticità.
A cominciare dal fatto che il cast non è di grande livello; tra tutti convince solo Ralph Fiennes nelle vesti scure di Ade (evidentemente, dopo Voldemort, l’attore si è specializzato in ruoli di questo genere).

Ancora, i dialoghi sono piuttosto banali e sciatti.

Inoltre, la trama in diversi punti non convince e risulta troppo semplicistica, se non ingenua: soldati stupidi, la porta del palazzo reale aperta nonostante il momento turbolento, mostri fortissimi che si fanno battere come pivelli, coincidenze clamorose come l’arrivo dei rinforzi al centesimo di secondo, etc).

Senza contare il fatto che Perseo, tra una cosa e l’altra, è costretto letteralmente agli straordinari, e nel giro di poco tempo uccide Medusa, svolazza con Pegaso sopprimendo gargoyle a frotte, elimina il Kraken in modo a dir poco rocambolesco (il Kraken sarebbe un mostro marino di dimensioni bibliche), sconfigge il Dio Ade e poi, visto che gli avanza un po’ di tempo, si tuffa in mare da cica un chilometro di altezza per salvare la principessa Andromeda, nel frattempo caduta.

Ok, è un film di genere fantastico, ma c’è un limite di credibilità a tutto… tanto più che il film è piuttosto grave, privo di sense of humour, e quindi dà anche l’impressione di prendersi un po’ troppo sul serio.

Insomma, il giudizio su Scontro tra titani si è capito: effetti spettacolaristici massicci, ma arte cinematografica o anche solo intellettiva un po’ carente.
In complesso, a mio avviso, meno che sufficiente.

Fosco Del Nero



Titolo: Scontro tra titani (Clash of the titans).
Genere: fantasy, fantastico, drammatico, avventura.
Regista: Louis Leterrier.
Attori: Sam Worthington, Liam Neeson, Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Jason Flemyng, Mads Mikkelsen, Alexa Davalos, Danny Huston, Polly Walker, Pete Postlethwaite, Vincent Regan.
Anno: 2010.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 18 ottobre 2010

I guardiani del giorno - Timur Bekmambetov

I guardiani del giorno è il seguito de I guardiani della notte, con ambo i film che sono stati tratti dagli omonimi romanzi di Sergej Luk'janenko, aventi avuto molto successo, tanto nella madrepatria Russia quanto all’estero.

Il genere narrativo è ampiamente sul fantastico, con l’odierna Russia teatro della faida tra le due opposte fazioni, le forze della Luce e le forze delle Tenebre, con i rispettivi guardiani.

Le due parti portano avanti da molto tempo una guerra silenziosa agli occhi degli uomini normali, ma non certo innocua, come provano anche le scene di stampo orrorifico presenti nel film.

I guardiani del giorno è ambientato tuttavia durante una tregua stabilita delle due fazioni, anche se l’equilibrio è quantomai precario e prossimo a rompersi, soprattutto a causa dell’iniziativa delle forze delle tenebre…

Diverse considerazioni sono necessarie per giudicare questo film.
La prima, inevitabile, è quella relativa alla crescita di letteratura e cinema russi, negli ultimi anni capaci di essere notati in tutto il mondo (a questo riguardo, cito en passant la strepitosa serie televisiva de Il maestro e Margherita).

In particolare, in questo caso abbiamo una produzione ambiziosa, con un budget di un certo livello e un grande dispendio di effetti speciali, peraltro all’interno di un genere, come il fantastico-horror, all’interno del quale è veramente difficile emergere come prodotto di successo, dato il suo essere ormai inflazionato.

In Italia, per riferirci a casa nostra, sarebbe persino difficile concepire una simile produzione.

Peraltro, a livello di ambientazione generale il film fa centro, con l’universo bidimensionale convincente e interessante.

Tuttavia, a mio avviso I guardiani del giorno fa cilecca a livello di trama e personaggi.
La prima è difficile da seguire, forse più adatta a coloro che hanno già letto i libri da cui i film sono tratti, mentre i secondi non sono affatto memorabili, risultando piuttosto delle macchiette stereotipate.

Preciso peraltro che tempo fa avevo visto anche il precedente I guardiani delle notte, ricavandone un’identica impressione (magari me lo riguarderò per una conferma ulteriore).

La mia sensazione, dunque, da grande appassionato e di letteratura e di cinema fantastico, è quella di un’occasione sprecata… almeno a livello cinematografico: non ho avuto finora il piacere di cimentarmi con il libro, cosa che non escludo di fare in avvenire, dal momento che, se ha avuto un notevole successo, probabilmente è per un buon motivo.

Piccola nota di chiusura: I guardiani del giorno mi ha ricordato Nessuna notizia da Dio di Amenabar, per quanto in versione decisamente più dark: in entrambi abbiamo la contrapposizione fantastica e bidimensionale tra luce e tenebre, in entrambi una tregua, e in entrambi un uomo finisce in un corpo di donna.
Somiglianza superficiale, comunque, visto che genere e trama sono del tutto differenti.

Fosco Del Nero

AGGIORNAMENTO del 07/03/24: mi sono rivisto ambo i film, I guardiani della notte e I guardiani del giorno, dopo aver letto gli omonimi libri da cui sono stati tratti. Come avevo supposto anni prima, i film non valgono minimamente i romanzi in questione, assai più efficaci nella narrazione e convincenti nella caratterizzazione dei personaggi. Quel che è peggio, è che sono cambiati fatti e trama, e che l'atmosfera generale è del tutto diversa; anche i protagonisti e i loro rapporti sono largamente modificati, per motivi che francamente non comprendo.
Insomma, tanto i romanzi sono appassionanti, quanto i film sono poco efficaci... e anche un po' pacchiani, nonostante gli sforzi profusi. Col senno di poi, l'unica cosa buona dei film in questione è stata farmi conoscere Verka Serduchka, presente nella colonna sonora del secondo film con una sua famosa canzone.



Titolo: I guardiani del giorno (Dnevnoy dozor).
Genere: fantastico, drammatico, horror.
Regista: Timur Bekmambetov.
Attori: Konstantin Khabensky, Vladimir Menshov, Maria Poroshina, Zhanna Friske, Dima Martynov, Galina Tyunina, Victor Verzhbitskiy.
Anno: 2006.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 15 ottobre 2010

Angel beats! - Seiji Kishi

Di recente ho recensito Kaichou wa maid-sama!, un anime che avevo trovato ai primi posti di una classifica dei migliori anime degli ultimi anni, rimanendone però in parte deluso, tanto da non avere completato la visione di tutta la serie ed essermi fermato ai primi episodi.

Non pago, sono passato a un altro titolo della classifica, sperando di avere maggior fortuna: la scelta è ricaduta su Angel beats!, una serie animata di tredici episodi prodotta nel 2010.

L’idea di base della serie si deve a Jun Maeda, ma ad averla realizzata è stato Seiji Kishi.

Il genere è di classificazione a dir poco difficile: fantastico, commedia, splatter, demenziale, sentimentale, adolescenziale… e stranamente con poco fanservice (per dirla con termini più adatti a chi segue poco le animazioni del Sol Levante: è decisamente castigata, contrariamente alla media delle produzioni ad ambientazione adolescenziale-scolastica) .

Ecco in breve la trama, anch’essa non semplice: Angel beats! è ambientato in una grande scuola, e ha per protagonisti degli studenti, e fin qui nulla di strano.

Tuttavia, si dà il caso che tali ragazzi sono morti, e si trovano in quello che è una specie di purgatorio per giovani adolescenti che sono morti lasciando qualcosa in sospeso.
In esso resteranno, dunque, fino a che non riusciranno a distaccarsi dall’insoddisfazione e dai legami con la vita passata (spesso difficile, peraltro).

Per complicare ancora le cose, nella scuola vi sono due fazioni opposte: quella dei ribelli, appartenenti al “Shinda sekai sensen” ("Fronte del mondo dei morti", anche se poi l’organizzazione cambia spesso nome), e quella dei lealisti.

I primi sono capitanati da Yuri Nakamura, detta Yurippe, ragazza volitiva e vivace.
I secondi fanno riferimento a Kanade Tachibana (detta Angel Tenshi), che poi è anche il Presidente del Consiglio Studentesco.

Il protagonista centrale di Angel beats!, però, è Yuzuru Otonashi, un ragazzo che precipita in mezzo a quel caos senza sapere dove si trova e persino senza avere ricordo della sua vita precedente (mentre gli altri lo hanno perfetto).

A cosa serve quella scuola-purgatorio?
Chi la ha creata?
Meglio combattere il sistema o lasciarsi andare?

Questi gli interrogativi, con la serie che comunque si dimostra più una commedia vivace e ricca d’azione che non un opera di introspezione (in questo secondo senso, vedasi Haibane renmei, che tra l’altro parte da una premessa non dissimile, ma che è a mio avviso molto più riuscito).

Ad ogni modo, Angel beats! ha riscosso un buon successo in Giappone, tanto in versione anime, quanto in versione manga, e persino in versione colonna sonora-cd.
Agli appassionati eventualmente guardarselo (lo trovate sottotitolato in italiano dai sempre lodevoli fanzine).

Fosco Del Nero



Titolo: Angel beats (Angel beats!).
Genere: anime, fantastico, surreale, commedia, comico.
Regista: Seiji Kishi.
Anno: 2010.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 13 ottobre 2010

Videodrome - David Cronenberg

Videodrome è il sesto film di David Cronenberg che passa su Cinema e film, dopo Existenz, Il pasto nudo, La promessa dell’assassino, Il demone sotto la pelle e Spider.

Se sono arrivato a quota sei è evidentemente perché apprezzo Cronenberg, regista geniale e bizzarro.
In particolare, mi riferisco a film come Existenz (che adoro letteralmente) o Il pasto nudo (estremamente simbolico), mentre il suo lavori più recenti, come Spider o La promessa dell’assassino, mi sono piaciuti decisamente meno (sembravano film di un regista normale).

A ogni modo, passiamo subito alla trama di Videdrome, film del 1984: Max Renne dirige una piccola stazione televisiva, Civic Tv, distintasi per trasmettere programmi decisamente audaci, oscillanti sostanzialmente tra sesso e violenza.
Un giorno, Max viene invitato a una trasmissione come ospite, insieme ad altri due personaggi, la bella Nicki Brand e il massmediologo Brian O'Blivion. Max collegherà poi entrambi al misterioso fenomeno di Videodrome, una serie di spettacoli via cavo violenti e feroci.
L’entrata in scena della Cathodic Church (diretta da Bianca O’Blivion, la figlia di Brian), e della Spectacular Optical renderanno il mistero ancora più fitto.

Come al solito, Cronenberg esplora l’ambivalenza tra realtà e irrealtà, passando per alienazione e follia, riempiendo la sua storia di simbolismi di vario tipo.
Sulla sessualità, per esempio, o sulla deformazione del corpo umano. In ambo i sensi, bissando altre pellicole come Existenz, Il pasto nudo o Il demone sotto la pelle.
In questo caso, però, c'è un elemento specifico: l'influenza mediatica sull'essere umano, che nel film arriva a divenire finanche fisica, ma che simbolicamente è psichica nella vita delle folle attuali. Non è un caso che di mezzo vi sia la Cathodic Church (la "Chiesa catodica"), che uno dei protagonisti si chiami O'Blivion, anglicizzazione che si riferisce alla dimenticanza e all'addormentamento delle masse contemporanee e che al protagonista, utilizzato quale cavia del sistema di influenzamento di massa, vengano letteralmente inserite delle cose dentro di lui. 
Delle videocassette, nello specifico, le quali analogicamente corrispondono ai loro contenuti di coscienza, che siano contenuti di violenza, di insensibilizzazione, di indottrinamento... in effetti lo scopo di coloro che stanno dietro al sistema è produrre degli automi obbedienti, e qua entriamo dritti dritti in tematiche che oscillano tra la spiritualità e il cospirazionismo. 
Sul primo versante, possiamo dire che i mezzi di comunicazione di massa, quelli visivi in primis, sono utilizzati per ottundere le coscienze, trascinarle sempre più in basso e addormentarle.
Sul secondo versante, possiamo dire che non si tratta di un fenomeno casuale, ma che è stato portato avanti scientemente da determinati gruppi di potere, intenzionati a instillare certi "comandi" negli spettatori-cavie (magari non diretti, ma indiretti, sotto forma di emozioni e livelli di coscienza).

Torniamo al film: Videodrome è un film  molto interessante per i concetti che propone e, ma non sarebbe neanche il caso di dirlo data la paternità, bizzarro e mutevole; questo secondo elemento, nonché il notevole livello di violenza che lo caratterizza, potrebbe non piacere al pubblico più delicato.

Da un certo punto di vista, esso pare una prova generale per Existenz, assai meglio riuscito, col primo che utilizza le videocassette (oltre che, ovviamente, il corpo umano) come mezzo di fusione tra la realtà e la finzione, e il secondo che invece usa i videogiochi (e ancora una volta il corpo umano).
Nel primo, vengono messe delle videocassette dentro le persone, letteralmente riprogrammandole.
Nel secondo, le persone-coscienze vengono proiettate all'interno di una storia-simulazione, che sembra loro reale ma che non lo è, e nella quale sono in qualche modo spinte ad agire in una determinata maniera.

La mia classifica personale l’ho già fatta; poi, è chiaro che il gusto personale di ciascuno può pendere in altre direzioni. Ciò che è certo è che David Cronenberg è un regista originale, fuori dagli schemi e coraggioso.

Chiudo la recensione con alcune frasi dal valore simbolico-esistenziale, le quali rendono evidenti i contenuti di cui si è detto sopra.

"Apri gli occhi, prendi contatto con la realtà.
Devi svegliarti."

"Viviamo in un'epoca di eccitazioni anormali. Cerchiamo l'eccitazione per l'eccitazione. Ne vogliamo tanta, e la vogliamo in tutto. Ne chiediamo sempre di più: eccitazione emotiva, psicologica, sessuale. Incoraggiarla è un male."

"Lo schermo televisivo ormai è il vero e unico occhio della mente umana."

"La lotta per il possesso delle menti in America dovrà essere combattuta in una video-arena."

"Lo schermo televisivo ormai è il vero e unico occhio dell'uomo. Ne consegue che lo schermo televisivo fa ormai parte della struttura fisica del cervello umano. Ne consegue che quello che appare sullo schermo televisivo emerge come una cruda esperienza per noi che guardiamo. Ne consegue che la televisione è la realtà e che la realtà è meno della televisione."

"La tua realtà è già per metà una video-allucinazione. Se non stai attento diventerà un'allucinazione totale, irreversibile."

"Ma chi c'è dietro, e cos'è che vuole?"
"Vogliamo te, Max, te. Vieni da noi."

"Non tutti guardando le immagini registrate su un nastro vedono le stesse cose."

"Alla fine si è convinto che quello che vede su uno schermo televisivo è assai più reale della vita vera."

"Che cos'è la nostra realtà se non la percezione della realtà."

"Eccoci arrivati dove dovevamo arrivare."

"Stiamo entrando in una nuova era selvaggia.
Dobbiamo prepararci ad essere puri, disciplinati e anche forti, se vogliamo sopravvivere."

"È sempre doloroso rimuovere la cassetta e cambiare il programma."

"Per divenire nuova carte dovrai prima uccidere la tua vecchia natura.
Ma non temere: non aver paura di veder morire la vecchia carne."

"La morte non è la fine di tutto."

Fosco Del Nero



Titolo: Videodrome (Videodrome).
Genere: fantastico, drammatico, surreale.
Regista: David Cronenberg.
Attori: James Woods, Deborah Harry, Sonja Smits, Leslie Carlson, Jack Creley, Peter Dvorsky, Lynne Gorman.
Anno: 1983.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 11 ottobre 2010

Il mondo dei replicanti - Jonathan Mostow

Il mondo dei replicanti è un film dello scorso anno, e precisamente un film di fantascienza, con protagonista principale l’immarcescibile Bruce Willis (già comparso su Cinema e film con L'esercito delle dodici scimmie e Sin City), che come tante altre volte si trova a vestire i panni di un poliziotto.

Indovinate un po'?
Di un poliziotto poco ligio alle regole e pronto ad andare ben oltre per scoprire la verità e farla pagare ai cattivi di turno.

L’indagine stavolta ruota intorno alla morte del figlio del dottor Lionel Canter, l’uomo che ha cambiato la storia dell’umanità inventando i cosiddetti “surrogati”, degli automi esteticamente simili alla versione umana originale, ma notevolmente più belli, veloci, forti, resistenti, etc.

L’obiettivo dell’invenzione era quello di far vivere una vita più piena e sicura al maggior numero possibile di persone, soprattutto quelle fisicamente svantaggiate, ma gli androidi hanno finito per avere un tale successo da sostituire in pratica la vita umana reale.

In effetti, per le strade delle città è raro incontrare veri essere umani, che fisicamente sono chiusi in casa loro e collegati mentalmente al loro surrogato.

Tutto ciò, fino a quando alcune morti considerate impossibili (il surrogato viene distrutto e la persona ad esso collegata muore) non scuotono l’opinione pubblica, fatto che spinge all’indagine l’agente Tom Greer, prima come surrogato e poi come esser umano in carne ed ossa.

Il film si presenta con brame da colossal: la trama è di ampio profilo, effetti speciali e budget pure, e con un’atmosfera da grande opera fantascientifica a metà strada tra Io robot, Minority report e Strange days che promette bene (la trama ricorda più quest'ultimo, ma l'atmosfera più il primo).

Tuttavia, Il mondo dei replicanti non è all’altezza di nessuno di questi tre film, e a mio avviso delude le attese, mancando in esso lo spessore dell’opera importante: l’idea di un futuro senza uomini o con solamente robot-androidi non è certo nuova in letteratura o cinema, e non basta un tema di fondo importante come quello del delineamento dei confini etici della scienza per fare di un film un bel film, se poi questo rimane abbastanza piatto, e magari pieno soprattutto di azione e scene spettacolari (che sanno molto di specchietto per le allodole).

Peraltro, neanche il momento dello svenimento collettivo risulta ormai originale, posto che sa molto di Flash forward, e nemmeno il monoespressivo Bruce Willis risolleva le sorti del tutto (molto meglio ne Il quinto elemento, volendo rimanere nel ruolo dell’ufficiale anarchico in un contesto fantastico).

Insomma, secondo me alla fine della fiera Il mondo dei replicanti è un thriller fantascientifico di non eccessivo valore, che può essere visto, ma senza attendersi un capolavoro memorabile del cinema contemporaneo.

Fosco Del Nero



Titolo: Il mondo dei replicanti (Surrogates).
Genere: fantastico, fantascienza, thriller.
Regista: Jonathan Mostow.
Attori: Bruce Willis, Radha Mitchell, Rosamund Pike, Boris Kodjoe, James Francis Ginty, Ving Rhames, Jeffrey De Serrano, Helena Mattsson, James Cromwell, Jack Noseworthy, Danny Smith.
Anno: 2009.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 8 ottobre 2010

Vizi di famiglia - Rob Reiner

Vizi di famiglia è un film commedia girato nel 2005 da Rob Reiner (regista che ha firmato alcuni grandi film degli ultimi decenni: La storia fantastica, Harry ti presento Sally, Misery non deve morire) con svariati grandi nomi del cinema hollywodiano: Jennifer Aniston (FriendsUna settimana da Dio), Kevin Kostner (Balla coi lupi, Robin Hood principe dei ladri), Shirley MacLaine (Qualcuno verrà, L’appartamento, Voglia di tenerezza), a cui si aggiungono anche i meno noti Mark Ruffalo (Zodiac) e Mena Suvari (American beauty).

Regista e cast di attori qualità, dunque, e anche un’idea di partenza originale, per quanto un po’ audace.
L’intreccio difatti si snoda attorno alle vicende della famiglia Huttinger, e in particolare delle donne della famiglia, madre e figlia, le quali hanno condiviso lo stesso uomo (beh, in momenti diversi almeno), tale Beau Burroughs.

Le loro vicende, peraltro, sono finite prima in un libro e poi in un film, anche se con nomi cambiati… ciò tuttavia non ha impedito alla gente di Pasadena di chiacchierare…

Anni dopo, coi ricordi ormai sbiaditi, entra in scena Sara (Jennifer Aniston), nipote di Katharine (Shirley MacLaine), che si metterà sulle tracce del passato di madre (nel frattempo morta) e nonna, questa tuttora arzilla.

Vizi di famiglia è una commedia che vira sul sentimentale, presentando dilemmi quali matrimonio, libertà, passione.

Nonostante le premesse interessanti, tuttavia, a mio avviso il film non è riuscito: la storia va ben presto verso la banalità, e certamente il finale da “e vissero tutti e contenti” non convince, e anzi appare molto forzato rispetto agli eventi precedenti.

I personaggi risultano molto stereotipati (la Aniston la giovane donna sulla soglia del matrimonio e piena di dubbi, Kostner l’uomo affascinante e distaccato, la MacLaine la nonnina tutto pepe).

Peraltro neanche i dialoghi non aiutano a risollevare le sorti di un film che alla fine della fiera è una commediola senza molte pretese: vedibile, certamente, ma non certo memorabile.

Insomma, secondo me in giro c'è molto di meglio di Vizi di famiglia.

Fosco Del Nero



Titolo: Vizi di famiglia (Rumor has it...).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Rob Reiner.
Attori: Jennifer Aniston, Kevin Kostner, Shirley MacLaine, Mark Ruffalo, Mena Suvari, Kevin Costner, Richard Jenkins, Christopher McDonald, Kathy Bates, Steve Sandvoss.
Anno: 2005.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 6 ottobre 2010

District 9 - Neill Blomkamp

District 9, uscito nel 2009 ed è un film di fantascienza piuttosto sui generis, e per diversi motivi.
Intanto, perché è nato da un cortometraggio, girato nel 2005 dal medesimo regista del film, ossia Neill Blomkamp.

In secondo luogo, perché è stato lanciato e pubblicizzato con una grande campagna virale online, che a quanto pare ha ottenuto buoni frutti, visto che in soli due giorni di programmazione negli Usa il film ha incassato 100 milioni di dollari.

Ancora, nonostante il budget di un certo rilievo, 30 milioni di dollari, il film non è nato con pretesa da colossal del cinema, come tende a testimoniare anche il cast degli attori, tutti sconosciuti al grande pubblico.

Anche lo stile registico si mostra piuttosto originale, alternando parti da documentario a parti da film vero e proprio.

Persino il genere è decisamente meticcio: District 9 inizia come un documentario, con tanto di testimonianza e sintesi degli eventi, poi passa alla fantascienza, dopo alla commedia surreale, dopo ancora al drammatico e infine all’azione.

Ecco in breve la trama: nel 1982 in Sudafrica arriva una grande astronave aliena, e si piazza proprio sulla città di Johannesburg.
Sembra l’inizio di un nuovo Visitors o di un Independence Day, ma la vicenda prende subito un’altra piega rispetto a quella dello scontro umani-alieni: gli alieni, difatti, per un qualche motivo misterioso sembrano inebetiti, incapaci di affrontare la nuova situazione, come se i vari individui avessero perso il riferimento di un comando centrale, e questo tanto a livello di gestione dell’astronave quanto a livello di comportamento sociale.

Stando così le cose, e trattandosi comunque palesemente di una razza intelligente (astronave, armi, tecnologia, linguaggio, etc), per loro viene predisposto un quartiere vicino alla città africana, chiamato District 9.
Il quartiere in cui alloggiamo i cosiddetti “gamberoni” (la loro morfologia appunto richiama quella dei crostacei) diventa però ben presto un ghetto, e gli scontri con gli abitanti della vicina città umana daranno luogo a fenomeni di xenofobia e razzismo.
In questo contesto interviene Wikus Van De Merwe, nominato supervisore del Multi-National United (MNU), l’organo internazionale che si occupa di gestire la difficile convivenza tra umani e alieni.
Tale convivenza, però, subirà un’evoluzione inattesa, soprattutto per lo stesso Van De Merwe…

District 9 si è guadagnato quattro candidature agli Oscar dell’anno, e si è imposto all’attenzione generale come film rivelazione.

I motivi di ambo le cose sono facili da ricercare: il film, che tecnicamente è un film di fantascienza, di fatto affronta il tema del razzismo, e nemmeno in modo velato: si dica, per esempio, che il titolo e la storia stessa del film sono ispirati ai fatti dell’apartheid sudafricano, allorquando in un’area di Cape Town venne costruito il famoso Disctrict 6 per le persone di colore; il senso è chiaro.

Ma lasciamo perdere la storia e occupiamoci solo del film: all’inizio esso non convince nel suo apparato da documentario, e poi diventa anzi ridicolo in quello da commedia; d’improvviso, però, la commedia si muta in tragedia, e allora il film si fa quasi commovente, e dà il meglio di sé proprio in questa fase, la quale alterna momenti di sentimentalismo (con un’inattesa amicizia umano-aliena) a larghe fasi di azione.

Non che io sia un patito dell’azione; anzi, rispetto alla dinamicità dell’azione preferisco decisamente l’originalità della sceneggiatura, l’estetica della fotografia o l’arguzia del dialogo, però a mio avviso è proprio questa ultima parte la più riuscita del film.

Come detto, District 9 non mi ha entusiasmato, ma ha comunque un suo perché, sia per l'originalità sia per il netto messaggio antirazzista, tanto da meritarsi almeno una sufficienza abbondante.

Fosco Del Nero



Titolo: District 9 (District 9).
Genere: fantastico, drammatico, azione, fantascienza.
Regista: Neill Blomkamp.
Attori: Sharlto Copley, Jason Cope, Nathalie Boltt, David James, Louis Minnaar, William Allen Young, Robert Hobbs, Vanessa Haywood.
Anno: 2009.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 4 ottobre 2010

Love guru - Marco Schnabel

Non avevo mai sentito parlare di questo Love guru, film d’esordio del 2008 di Marco Schnabel, fino a che, di recente, non lo hanno nominato due amici.

E, visto che stavo cercando qualcosa di leggero e il trailer sembrava stuzzicante, ho deciso di guardarlo.

Non è stata una grandissima decisione, a dire il vero…

Ma partiamo dalla trama del film, decisamente vivace: Myke Myers è Guru Pitka, guru americano ma educato in India da Guru Tugginmypudha (Ben Kingsley; Lezioni d’amore, il recente Prince of Persia, etc), il quale, intuendo da subito (beh, non era difficile) il problema di autostima alla base del giovane che si presenta dinnanzi a lui, lo destinerà a vita di rinuncia.

Tale vita di rinuncia lo porterà a diventare il “Guru dell’amore”, secondo in tale speciale classifica solo a Deepak Chopra (di cui peraltro in un altro mio sito ho recensito un video: Le sette leggi spirituali del successo), personaggio cui si rivolgono anche molte persone dello spettacolo per avere aiuto nella risoluzione delle loro pene d’amore.

Si rivolgerà a lui anche Jane Bullard (la sempre bellissima Jessica Alba; I fantastici quattro, Sin City, etc), presidentessa di una squadra di hockey su ghiaccio, con l’obiettivo di ridare linfa vitale al suo miglior giocatore, depresso perché abbandonato da sua moglie, e per di più per il suo acerrimo rivale sportivo (interpretato da Justin Timberlake).

Love guru è palesemente un film comico, e anzi sta assai più sul lato della demenzialità che non su quello della commedia.
Myke Myers, protagonista indiscusso della pellicola, è sempre il solito, tutto gag visive e freddure.

La trama di Love guru è peraltro abbastanza semplice, e già esplorata in passato, tanto che alla fine il film si distingue solamente per la sua scenografia di impronta indiana…
… anche se, va da sé, gli appassionati di India, meditazione, yoga e crescita personale forse non saranno molto contenti di questa parodia piuttosto dissacrante.

Personalmente, tuttavia, questo mi interessa poco, e giudico il film in sé e per sé.

E, purtroppo, il film è a mio avviso decisamente insufficiente: non basta mettere su una trama un po’ bislacca, far fare qualche scenetta buffa a un protagonista bizzarro per generare un film comico di qualità.

Rimanendo nel tema demenziale, dunque, molto meglio i vari Fatti, strafatti e strafighe, Scary movie 3, Zohan, Benvenuti a Zombieland, o i notissimi American pie (come dico sempre, anche nel genere demenziale ci sono film di qualità e film scarsi!).

Buona visione comunque, qualora siate magari dei fan sfegatati di Myke Myers.

Fosco Del Nero



Titolo: Love guru (The love guru).
Genere: comico.
Regista: Marco Schnabel.
Attori: Myke Myers, Jessica Alba, Justin Timberlake, Romany Malco, Ben Kingsley, Meagan Good, Omid Djalili, Samantha Bee, Verne Troyer.
Anno: 2008.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 1 ottobre 2010

La storia fantastica - Rob Reiner

Tenetevi forte, ragazzi, perché con il titolo di oggi stiamo tornando abbastanza indietro nel tempo, e peraltro per un film che vale veramente la pena vedere… o rivedere, come è stato nel mio caso.

Il film porta il nome de La storia fantastica, film Disney degli anni ''80 da non confondere con il più conosciuto La storia infinita (tratto dal bellissimo romanzo di Michael Ende), altro film del medesimo periodo.

A differenza del suo collega, La storia fantastica ha avuto meno fortuna, sotto forma di una fama inferiore, nonostante gli ingredienti del grande film per famiglie ci fossero tutti: una principessa perseguitata dalla sorte, Bottondoro (Robin Wright Penn; Forrest gump, La leggenda di Beowulf), un principe senza macchia, Westley (Cary Elwes; Saw - L’enigmista), una coppia di fedeli aiutanti, Inigo Montoya (“mi nombre es Inigo Montoya; tu hai ucciso mi padre, preparate a morir!”) e Fezzik il gigante (“il mio modo fa schifo”), nonché il cattivo di turno, il principe Humperdinck (cinico ma abile).

Tra di loro, temibili pirati, foreste insuperabili, terribili macchine succhiavita, miracoli alchimistici, enigmi mentali, etc.

Come detto, ne La storia fantastica gli ingredienti ci sono tutti, dall’avventura all’amore, alla fantasia: la trama, pur ricalcando i thopos del genere fantasy avventuroso a lieto fine, ha un suo perchè, i personaggi sono veramente in parte (memorabili tanto Westley quanto Bottondoro, tanto Inigo Montoya quanto il gigante Fezzik), e l’atmosfera generale è deliziosa.

In tal senso, difatti, sorprende il fatto che sia il film sia il regista non siano entrati nell’olimpo del cinema; e dire che il talento all’eclettico Rob Reiner non manca, come provano le sue (poche) successive opere, da Misery non deve morire a Harry ti presento Sally, fino ad Alex & Emma.

Ma noi preoccupiamo del nostro, e in particolare di non far mancare questo gioiello dell’avventura fantastica nella nostra cineteca.
Buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: La storia fantastica (The princess bride).
Genere: commedia, avventura, sentimentale, fantastico.
Regista: Rob Reiner.
Attori: Cary Elwes, Robin Wright Penn, Mandy Patinkin, André the Giant, Peter Falk, Chris Sarandon, Billy Crystal, Christopher Guest, Wallace Shawn, Anne Dyson, Margery Mason, Mel Smith, Carol Kane.
Anno: 1987.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

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