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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

venerdì 26 settembre 2014

Broadway Danny Rose - Woody Allen

Broadway Danny Rose era uno dei pochi film di Woody Allen che non avevo ancora visto. Forse perché non mi ispirava la trama, o semplicemente perché il film è considerato tra i film minori del geniale regista americano.

In effetti, il film non è strepitoso, né nell’originalità della sceneggiatura né nella brillantezza dell’umorismo, ma si difende bene, con il suo bianco e nero confortante e i suoi contenuti quasi teneri.

Tra l’altro, per una volta Allen, che nel film recita anche, come era sua abitudine fino a un certo punto, non attacca su di sé paranoie e turbolenze psicologiche, e anzi recita la parte della persona più equilibrata e serena del film, persino premurosa e altruista, circondata invece da personaggi un po’ bislacchi.

Ecco la trama di Broadway Danny Rose: il film ha una cornice, sotto forma di un gruppo di uomini i quali, riuniti intorno al tavolo, si raccontano a vicenda aneddoti della vita di Danny Rose, scalcinato manager artistico alle prese con artisti di seconda e terza fascia, che comunque, con grande diligenza, egli cerca di piazzare al meglio…

… ottenendo anche buoni risultati con alcuni, come il cantante Lou Canova, che insieme alla sua amante Tina Vitale lo metterà in crisi tra un problema e l’altro.

Come quasi tutti i film di Woody Allen del tempo, anche Broadway Danny Rose rispecchia il suo genere dominante, ossia la commedia psicologico-sentimentale, se può essere definita così.

Rispetto ad altri film, come ad esempio Amore e guerra La dea dell’amore, c’è in campo meno umorismo, ma in compenso più tenerezza, nonché un maggior distacco, dato anche dal contorno del film, tanto la cornice narrativa, quanto il bianco e nero visivo.

Il film tutto sommato è semplice, visto che ha appena tre protagonisti, ma comunque scorre con buona piacevolezza, e la sua semplicità di fondo è parzialmente attenuata dagli sbalzi narrativi permessi dalla cornice degli uomini che raccontano quanto successo al simpatico Danny Rose.

Nel complesso, Broadway Danny Rose mi è piaciuto: non è tra i migliori film di Woody Allen in assoluto, ma si difende comunque bene, ed è un esempio di cinema e di regista di qualità, come al giorno d’oggi è difficile trovare.

Fosco Del Nero



Titolo: Broadway Danny Rose (Broadway Danny Rose).
Genere: commedia.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, Mia Farrow, Nick Apollo Forte, Sandy Baron, Milton Berle, Michael Badalucco, Sheila Bond, Morty Gunty.
Anno: 1984.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 24 settembre 2014

Le due torri - Il signore degli anelli 2 - Peter Jackson

Dopo aver recensito La compagnia dell’anello, nella versione estesa, passiamo a Le due torri, anch’esso in versione extended, questo capitolo lungo ben 3 ore e 30 minuti.

Avevamo lasciato Frodo e Sam in viaggio verso Mordor, dopo che la compagnia si era sciolta alla fine del primo film.
Con la divisione della compagnia in vari sottogruppi, il film si suddivide anche come punti di vista, risultando in questo senso più dinamico del predecessore. Difatti, abbiamo Gandalf da una parte, Frodo e Sam da un’altra, il trio Aragorn-Legolas-Gimli da un’altra ancora, Peregrino Tuc e Meriadoc Brandibuck anche loro da soli e Boromir morto (lui sta dalla parte peggiore, devo dire).

Così, mentre il primo episodio era ambientato prevalentemente nella Contea, a Gran Burrone, nelle Miniere di Moria e ovviamente lungo il cammino, questo secondo film è ambientato prevalentemente a Rohan, al Fosso di Helm, a Osgiliath, nella Foresta di Fangorn, e poi per la strada fino al Nero Cancello di Mordor, senza contare qualche puntatina a Isengard, come peraltro fece anche il primo film.

I personaggi sono ovviamente gli stessi: da una parte le forze del bene, tra uomini, elfi e nani, pur con le loro divergenze, cui si uniscono poi i barbalberi, e dall’altra le forze del male, tra Sauron, Saruman, orchi e uruk-hai, nonché certi gruppi umani (gli uomini son posti sempre a metà strada tra il bene e il male).

Siamo ovviamente in pieno fantasy… anche se all’interno della storia qualche messaggio e qualche simbolo fa capolino, cosa che non sorprende sapendo che Tolkien era un fervente credente, tanto che i suoi romanzi sono stati spesso interpretati secondo ottiche esistenziali. E anche spirituali, in particolar modo con l’avvicinamento allo gnosticismo.

Di mio, non pretendendo sostenere nessuna tesi in particolare, mi limito a riportare alcuni dialoghi e scene interessanti, fermo restando che il film lo si può guardare anche come film di mero intrattenimento… e intrattenimento di qualità, dato il livello della sceneggiatura, della scenografia, della fotografia, della recitazione, della colonna sonora, dei costumi, degli effetti speciali. Anche se questo secondo film, a onor del vero, concede qualcosa al primo, di cui è quasi una prolunga, e al terzo, di cui è l'anticipazione; diciamo che Le due torri è un episodio di sistemazione-preparazione-congiunzione.

Veniamo ora ai contenuti “interessanti”.
Una delle prima frasi del film è questa, del mago bianco corrotto Saruman:
“Chi ora ha la forza di opporsi agli eserciti di Isengard e di Mordor? Di opporsi al potere di Sauron e di Saruman e all’unione delle due torri? Insieme, mio signore Sauron, regneremo su questa terra di mezzo”.
In sole tre proposizioni abbiamo quindi il "sauro-rettile" di Sauron, il “l'uomo-man” di Saruman, la dualità delle due torri, il luogo di mezzo di gnostica memoria, l’occhio che tutto vede sullo sfondo, ovviamente di stampo rettile. E mi perdoni chi non capisce di cosa si sta parlando.

Andiamo avanti, con il progetto del "sauro" per il mondo. Ce lo rivela ancora una volta Saruman: 
“Il vecchio mondo brucerà tra le fiamme dell’industria. Le foreste cadranno. Un nuovo ordine sorgerà”.
Ci mancava l’aggettivo “mondiale” ed era perfetto… ma si è capito lo stesso.

E, dopo una scena di un giuramento col sangue (che segna un vincolo energetico), segue una frase di completamento: 
“Dobbiamo solo rimuovere coloro che si oppongono a noi”.

Passiamo ora da Saruman a Gandalf, dopo la sua rinascita.
Qua Gandalf parla in modo piuttosto chiaro di reincarnazione, o comunque di richiamo nella materia. 
“L’oscurità mi ha avvolto e ho errato fuori del pensiero e del tempo; le stelle compivano il loro giro e ogni giorno era lungo come una vita terrena. Ma non era la fine: ho sentito la vita in me, di nuovo. 
Sono stato mandato qui a terminare il mio compito.”
A proposito di tale rinascita: essa parte dalla terra, poi passa dall'acqua e dalle fiamme, e infine si conclude in cielo, in aria: praticamente è l'ordine degli elementi dal più denso e greve a quello più rarefatto (dal primo chakra al quarto chakra, in riferimento ai vortici energetici).

Sempre a proposito di reincarnazione, sempre Gandalf: “Per trecento vite degli uomini ho vagato su questa terra”. 
O parlava di reincarnazione, e di 300 vite diverse, o di una vita lunga oltre 20.000 anni... interessante in ambo i casi.

Il mago dice ai suoi amici guerrieri: “Una fase del vostro viaggio è terminata, un'altra inizia”. A indicare che l'esperienza terrena è fatta di un percorso generale ma anche di singole componenti, di singole fasi. Una porta è al contempo un punto d'arrivo, il termine di qualcosa, e un punto d'avvio di qualcos'altro.

Sempre Gandalf: “Non è ancor così potente da essere immune dalla paura. Il dubbio lo corrode più che mai”. L'uomo sta parlando di Sauron, ma il principio vale in generale. L'unico modo per essere immuni dalla paura è coltivare la forza interiore: quando l'essere umano è perfettamente centrato, la paura scompare, e così il dubbio.

Ora passiamo dalla rinascita di Gandalf alle sue guarigioni. Ecco cosa dice a Theoden dopo averlo liberato dal demone maligno che lo aveva invaso: “Respira di nuovo l’aria libera, amico mio”.
La scena dell'“esorcismo” (ossia, dalla liberazione da un demone-entità che aveva invaso la persona: è un vero e proprio esorcismo) è certamente una delle due più belle e significative di questo film.

Subito dopo, il mago dice al re: “Le tue dita riconoscerebbero meglio la tua forza se afferrassero la tua spada”. Il che vuol dire che l'essere umano diviene consapevole della sua forza interiore se sguaina la sua spada... anch'essa una spada interiore. Ossia: la forza aumenta semplicemente coltivandola. Per diventare più forti occorre impugnare la spada della forza.
Ma c'è di più: la suddetta spada ha un pomello a forma di cuore, generato da due cavalli che si guardano in viso: la dualità ricondotta all’unità-cuore-anima.

Ancora Gandalf, stavolta parlando di Frodo:
“Deve terminare il suo compito da solo".
Un altro riferimento al fatto che il percorso è un percorso in solitaria, nonostante a volte si abbiano dei compagni di viaggio.

Sentiamo anche Gollum, che dice di Sauron: “Tra poco sarà pronto a fare la guerra, l'ultima guerra, che ridurrà tutto il mondo nell'ombra”.
Ridurre l'umanità nell'ombra dell'inconsapevolezza, dell'addormentamento, delle tenebre, dell'ignoranza spirituale, è esattamente l'obiettivo dei gruppi di potere oscuri. Il film ha avuto molto successo, oltre che per ragioni eminentemente cinematografiche, perché il largo pubblico ha percepito questo elemento "spirituale" di fondo.

Un'altra scena particolarmente bella a mio avviso è quella in cui i barbalberi invadono Isengard.
La scena è bella perché simboleggia il ritorno della natura, la quale non si fa sottomettere e distruggere dall'uomo: anche se sembra inerte e addormentata, prima o poi si risveglia... e allora per l'uomo distruttore sono guai.

Altro dialogo interessante, questo tra Eowyn e Aragorn.
“– Non temo né morte, né dolore. 
– Cosa temi, mia signora? 
– La gabbia. Stare dietro le sbarre finché l’abitudine e la vecchiaia le accettino, e ogni occasione di valore sia diventata un ricordo o un desiderio.” 

Altro dialogo ancora, ma stavolta tra Aragorn e l'elfa Arwen.
“– Dormi?
– Io sto dormendo: questo è un sogno.” 
A proposito dello stato di veglia e della questione addormentamento-risveglio (presente tanto nello gnosticismo quanto in tutte le altre tradizioni esoterico-esistenziali... senza andare troppo lontano, negli stessi Vangeli, i quali sono un monito continuo al vegliare e al non dormire).

Veniamo ora a Sam e Frodo.
Il primo dice: “Noi non dovremmo nemmeno essere qui”. 
Il secondo risponde: “Ma ci siamo”. 
Ciò a dire: non importano le nostre aspettative o quello che pensiamo avrebbe dovuto succedere (aspettative, ego, giudizio, lamentela) ma il momento presente che occorre affrontare di volta in volta.

Segue il breve monologo finale di Sam, il quale sintetizza il viaggio suo e di Frodo e in generale il viaggio dell’esistenza di ogni creatura vivente. 
“È come nelle grandi storie, quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericoli, e a volte non volevi sapere il finale, perché come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte?
Ma alla fine è solo una cosa passeggera quest’ombra: anche l’oscurità deve passare… arriverà un nuovo giorno, e quando il sole splenderà sarà ancora più luminoso.”
Tutto passa, dunque, anche il periodo più oscuro: prima o dopo la notte finisce e giunge l'alba: vale a livello fisico e vale a livello coscienziale, vale per le singole persone e vale per gli interi popoli.

Poco più avanti, Frodo dice all'amico: “C'è del buono in questo mondo: è giusto combattere per questo”. Si tratta della situazione dell'umanità attuale: in giro vi sono ancora tante storture e tanta inconsapevolezza, ma anche tanta bellezza e tanto amore... e vale la pena darsi da fare per diminuire il primo fattore, per aumentare il secondo.

Riferiti alcuni dialoghi, facciamo ora una panoramica finale sulla storia: è l’eterna lotta tra il bene e il male, in cui vi sono entità maligne, in cui esiste la magia, in cui la natura e ogni cosa è viva, in cui esiste l’evoluzione spirituale (Gandalf che passa da grigio a bianco, illuminatosi dopo aver superato una prova, e divenuto anche guaritore e capace di scacciare le influenze maligne: ricorda qualcuno?), ma anche l’involuzione spirituale (Gollum, preda dei suoi attaccamenti terreni, e che è "diviso al suo interno", per riprendere ancora una volta i Vangeli), in cui si presta attenzione ai segnali della natura e delle stelle, in cui si fanno giuramenti col sangue, in cui si marchia la terra col sangue o si tracciano simboli vari (Isengard, per esempio, è praticamente al centro di un pentacolo), in cui si fanno maledizioni e benedizioni aventi un valore fattivo…

… praticamente, secondo alcune dottrine spirituali ed esoteriche, è esattamente la realtà in cui viviamo.

Giacché ci sono, ne approfitto anche per sottolineare la presenza di una razza umana che vive a lungo per eredità genetica, nonché la differenza di alimentazione tra gli orchi (solo carne), Gollum (carne e pesce), gli uomini di guerra (molta carne e molto alcol), gli hobbit (di tutto), gli elfi (pan di via e, nell'iconografia tradizionale, vegetarianesimo), Gandalf il Bianco (apparentemente niente... ma comunque la progressione alimentare/coscienziale è chiara).

Chiudo il post con un’altra citazione, questa breve, che indica la domanda metafisica per eccellenza, che si fa Theoden e che praticamente coincide con il processo dell’autoindagine dell’advaita vedanta: “Chi sono io?”.

Bene, detto tutto, a presto con nuove recensioni; tra le quali, ovviamente, ci sarà anche Il ritorno del re, il terzo e ultimo episodio della trilogia.

Fosco Del Nero



Titolo: Le due torri (Lord of the rings - The two towers).
Genere: fantasy.
Regista: Peter Jackson.
Attori: Elijah Wood, Viggo Mortensen, Orlando Bloom, Sean Astin, Ian McKellen, Liv Tyler, Cate Blanchett, Karl Urban, Christopher Lee, David Wenham, Brad Dourif, Miranda Otto, Ian Holm, Billy Boyd, Dominic Monaghan, Sean Bean, John Rhys-Davies, Bernard Hill, John Noble, Andy Serkis, Hugo Weaving.
Anno: 2002.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 17 settembre 2014

Harry Potter e il calice di fuoco - Mike Newell

Harry Potter e il calice di fuoco è il quarto film della saga di Harry Potter, dopo Harry Potter e la pietra filosofaleHarry Potter e la camera dei segreti ed Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.

Il testimone alla regia è passato da Chris Columbus ad Alfonso Cuaròn, fino a Mike Newell, che con questo episodio porta avanti il processo di maturazione dei personaggi e della storia in generale, già iniziato con l’episodio diretto da Cuaròn, dando al tutto una luce decisamente più matura, se non proprio drammatica ed orrorifica. 

Tra l’altro questo è l’episodio in cui torna Lord Voldemort, e il modo in cui si arriva al nuovo scontro tra i due protagonisti, dopo le scaramucce dei primissimi film, è decisamente emozionante e coinvolgente.

Ma ecco la trama sintetica di Harry Potter e il calice di fuoco: giunti al quarto anno della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Harry, Ron, Hermione e tutti i loro colleghi sono alle prese con un’accattivante novità: quell’anno la scuola inglese ospiterà altre due scuole, le affascinanti ragazze francesi di Beauxbatons e i rudi ragazzi bulgari di Durmstrang, nonché il Torneo Tre Maghi, che diventerà per l’occasione “Quattro Maghi” proprio “grazie” ad Harry. 

Questo episodio è un capolavoro, certamente è all’altezza, se non al di sopra, del secondo e del terzo film, coi quali forma il trio di film più riusciti della saga, la quale purtroppo è scaduta nel finale con le pellicole di David Yates

Il quarto episodio è certamente il più cupo e serio tra quelli prodotti finora, ben lontano dai colori vivaci e i toni magici dei primi due… ma occorre dire che la serietà della trama (studenti che rischiano la vita e ritorno di Voldemort) è ben bilanciata da alcune situazioni e alcuni personaggi, in primis il brillante Malocchio Moody.

Come per le precedenti conversioni cinematografiche, anche questa trascura parte della trama del libro corrispondente, cosa forse inevitabile, pur in una pellicola lunga circa 140 minuti, per via della grande lunghezza e densità del romanzo.
Ma la cosa non si nota, tanto che Harry Potter e il calice di fuoco è piaciuto sia al pubblico che alla critica.

Un bravo dunque a Mike Newell per questo prodotto al contempo così appassionante, maturo ma anche divertente.
L’unico neo, dal mio punto di vista, sono alcune reazioni emotive non ben giustificate, e trattate nel film un po’ troppo frettolosamente… ma parva res alla fin fine.
Nel caso, buona visione.

Fosco Del Nero


ADDENDUM del 24/08/20: come nel caso dei precedenti film rispetto alle cui recensioni originali avevo parecchio da aggiungere dopo la mia ultima visione, ho optato per un addendum piuttosto che per la riscrittura totale della recensione stessa. In tal modo, chi è interessato alla sola recensione cinematografica può leggersi quella, e chi è interessato ai simbolismi presenti nel film può leggersi l'addendum.

I Mangiamorte: il nome dice tutto; da un lato c'è la vita e dall'alto lato c'è la morte; da un lato c'è il rispetto per qualsiasi creatura vivente e dall'altro lato c'è la distruzione; da un lato c'è la compassione e dall'altro lato c'è la crudeltà; da un lato c'è l'amore e dall'altro lato c'è la paura. Questa è la scelta che deve compiere ogni essere umano; non è possibile non scegliere e si sceglie in ogni istante.
Tale scelta/principio è applicabile a ogni cosa della propria esistenza, dal cibo all'intrattenimento, e non è solo una questione di "morale", ma di vero e proprio "progresso spirituale".

Le scuole di Durmstrang e di Beauxbatons: il simbolismo non poteva essere più chiaro. La prima è l'energia solare maschile, l'energia yin, la seconda è l'energia lunare femminile, l'energia yang... e non a caso quando compaiono gli elementi opposti ne sono immediatamente attratti: le ragazzine di Hogwarts stravedono per i maschi bulgari, e i ragazzini stravedono per le signorine francesi.
Non a caso, le due energie maschile e femminile... si uniscono nel ballo che la scuola organizza (e in cui, per la cronaca, suona quello che era uno dei miei tre gruppi preferiti quando ero adolescente, i Pulp).
Tutta l'esistenza materiale si basa su questo principio, e non a caso il Tao è uno dei simboli spirituali più famosi di tutti i tempi.

Il labirinto: rappresenta la mente, l'ego dell'essere umano: in esso non si incontreranno mai mostri esteriori, ma si incontreranno solo le proprie paure e i propri desideri. Come Silente evidenzia, si può uscirne vincitori, ma si può anche perdere sé stessi... esattamente come può accadere nella vita, che si può conquistare a livello di energie interiori (e quindi di percorso evolutivo) o nella quale ci si può perdere, presi nelle spire della materia.
Non a caso, la mente spesso è stata rappresentata proprio dal labirinto.
Dice Silente: "Nel labirinto non troverete draghi o creature degli abissi. Invece affronterete qualcosa di molto più impegnativo. Vedete, le persone cambiano nel labirinto. Trovate la coppa, se potete, ma siate molto cauti: potreste perdere voi stessi lungo la strada".

Rito magico: Harry partecipa suo malgrado a un rito magico, in cui viene usato il suo sangue. Da sempre il sangue è utilizzato nei riti magici, di un segno o dell'altro, in quanto contiene l'essenza energetica delle creature.
Quando si tratta di magia nera, in particolare, il sangue, la violenza e la paura sono sempre presenti.

Scontro frontale: nel film si assiste a un vero e proprio scontro frontale tra le rispettive bacchette ed energie di Voldemort ed Harry Potter. Si tratta del classico scontro tra bene e male, quello rispetto al quale tutti sono chiamati a compiere una scelta.
Dice Silente: "Momenti bui e difficili ci attendono. Presto dovremo affrontare la scelta tra ciò che è giusto e ciò che è facile".



Titolo: Harry Potter e il calice di fuoco (Harry Potter and the goblet of fire).
Genere: fantasy, drammatico.
Regista: Mike Newell.
Attori: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Michael Gambon, Ralph Fiennes, Brendan Gleeson, Alan Rickman, Bonnie Wright, Robert Pattinson, Jason Isaacs, Tom Felton, Stanislav Ianevski, Timothy Spall, David Tennant, Eric Sykes,Robbie Coltrane, Maggie Smith, Miranda Richardson, James Phelps, Oliver Phelps.
Anno: 2005.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 15 settembre 2014

Come lo sai - James L. Brooks

Quest’oggi vi propongo una commedia, metà commedia sentimentale e metà film comico-brillante: Come lo sai, diretta nel 2010 da James L. Brooks, già regista di discrete commedie come Qualcosa è cambiato o Spanglish, ma in realtà più autore di sit-com televisive che non regista di cinema.

I protagonisti sono Paul Rudd (Ragazze a Beverly Hills, Nudi e felici, 40 anni vergine, un paio di stagioni di Friends), Reese Witherspoon (Cruel intentions, Pleasantville, Election), Owen Wilson (2 single a nozze, Haunting, Il treno per Darjeeling, Io & Marley, I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou), con una parte da comprimario per Jack Nicholson (Shining, Le streghe di Eastwick, L’ultima corvè, Qualcosa è cambiato).

Ecco in sintesi la trama: Lisa è un’atleta semiprofessionista, che però per la prima volta viene esclusa dalla nazionale di softball statunitense,cosa che la costringe a riorganizzare la sua vita, che prima ruotava intorno allo sport.

Cerca quindi un nuovo lavoro, e pure un nuovo ragazzo.
Conosce più o meno nello stesso periodo Matty, a sua volta atleta di baseball di successo e multimilionario, e George, giovane uomo d’affari in crisi con la sua società, che poi è la società di suo padre.

Tutto il film, messo rapidamente da parte il softball e i progetti di vita di Lisa, ruota intorno alla relazione di Lisa con l’uno e con l’altro ragazzo, il primo disincantato e leggero, e il secondo super-premuroso e tenero.

Essenzialmente Come lo sai è una commedia sentimentale a cui viene lasciato molto spazio sia all’aspetto sentimentale che a quello umoristico, complice anche la verve comica di tre degli attori protagonisti (tutti tranne Reese Witherspoon, ma pure lei tende decisamente da quel lato).

Purtroppo, però, la storia sentimentale è banalotta e prevedibile, mentre dal punto di vista comico il film non ha un suo perché, preso com’è dalle espressioni facciali di Owen Wilson, di Jack Nicholson e di Paul Rudd, i tre maschietti del film, che peraltro spesso danno l’impressione di calpestarsi i piedi vicenda.

Insomma, Come lo sai di James L. Brooks non mi ha convinto affatto, tanto che vi consiglio altre commedie sentimentali umoristiche piuttosto che questa. Per esempio, a me avevano divertito molto Tutte pazze per Charlie, così come Zohan – Tutte le donne vengono al pettine, oppure la francese Una top model nel mio letto.

Fosco Del Nero



Titolo: Come lo sai (How do you know).
Genere: commedia, comico, sentimentale.
Regista: James L. Brooks.
Attori: Paul Rudd, Reese Witherspoon, Owen Wilson, Jack Nicholson, Kathryn Hahn, Yuki Matsuzaki, Shelley Conn, Mark Linn-Baker, Domenick Lombardozzi.
Anno: 2010.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 11 settembre 2014

Amori e disastri - David O. Russell

Non mi ricordo perché mi ero segnato il film Amori e disastri; forse per la presenza in esso di qualcuno degli attori protagonisti, ma sta di fatto che me lo sono segnato e me lo sono visto.

In sintesi, come suggerito dal titolo, Amori e disastri è una commedia di tipo sentimentale parecchio tendente al comico, tanto che è impossibile prendere seriamente qualsivoglia rapporto interpersonale presente in essa… e gli incroci abbondano.

Partiamo dalla figura di Mel (Ben Stiller; I TenenbaumTropic thunder, Zoolander, Duplex - Un appartamento per tre, Ti presento i miei), giovane uomo che sembra avere tutto dalla vita, compresa una moglie appassionata, Nancy (Patricia Arquette; Medium, Una vita al massimo), e un figlio appena nato. 

Tuttavia, egli sente un vuoto interiore, qualcosa che manca, tanto che decide di scoprire chi sono i suoi veri genitori, visto che è stato adottato.
In questa missione è assistito da Tina (Tea Leoni; Hollywood endingAmori e disastri, Jurassic Park 3), psicologa giovane e sexy, per quanto un po’ imbranata, che accompagnerà i due sposi in un viaggio on the road alla ricerca del genitore giusto… visto che i primi tentativi non vanno proprio bene bene, compresi alcuni scambi di persona e alcuni arresti.

Il gruppo aumenta poi di volume quando si aggiungono Tony e Paul, una coppia di omosessuali di cui uno dei due è un ex ragazzo liceale di Nancy. E se contiamo che Mel prova un qualche interesse per Tina e che Nancy subisce le attenzioni di ritorno di Tony… e che la famiglia di sangue di Mel è composta da due ex hippy produttori casalinghi di droghe il cui figlio adolescente è uno squilibrato un poco fuori di testa, le cose si complicano alquanto.
E si complicheranno ancora di più quando la famiglia adottiva di Mel, al contrario di stampo ebreo-psicanalitico, si unirà al party.

Amori e disastri è esattamente quello che sembra: una commediola senza pretese, che si gioca su equivoci, fraintendimenti e qualche prurito qui e lì (in effetti, è un po' il genere di Woody Allen, tra turbe mentali, flirt e gag umoristiche, però abbassato di livello).
Stringi stringi, il film non è nulla di che: c’è ogni tanto qualcosa che fa sorridere, ma parva res, tanto che si può tranquillamente evitare di vederlo per indirizzarsi su commedie più ispirate.

Ma, qualora foste dei patiti di qualcuno degli attori presenti, buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Amori e disastri (Flirting with disaster).
Genere: commedia, comico, sentimentale.
Regista: David O. Russell.
Attori: Ben Stiller, Patricia Arquette, Tea Leoni, Alan Alda, Lily Tomplin, George Segal, Mary Tyler Moore, Josh Brolin, Glenn Fitzgerald.
Anno: 1996.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 8 settembre 2014

La compagnia dell’anello - Il signore degli anelli 1 - Peter Jackson

Di recente ho avuto voglia di rivedermi la trilogia de Il signore degli anelli, che avevo visto prima dell’apertura di questo blog, e così eccoci qui con La compagnia dell’anello (la versione estesa che dura mezza giornata), il primo film di Peter Jackson, corrispondente all’omonimo primo libro di J.R.R. Tolkien.

Va detto innanzi tutto che il film, seppur per larghi tratti fedele al romanzo originario, in molti punti se ne discosta, un po’ per l’esigenza di semplificare una trama molto ricca, un po’ per idee del regista.
Abbiamo così personaggi scomparsi, scene sparite, scene introdotte, tempi ristretti o dilatati secondo l’abbisogna, etc.

Rimane comunque il fatto che questo primo film della trilogia ispirata al noto capolavoro fantasy racconta della compagnia che viene a formarsi per accompagnare lo hobbit Frodo, il portatore dell’anello, fino a Mordor, luogo dove egli ha l'obiettivo distruggerlo.

Oltre a Frodo (Elijah Wood; Sin City, Ogni cosa è illuminata), fanno parte del gruppo anche gli altri hobbit Samvise Gamgee (Sean Astin; I Goonies, 50 volte il primo bacio), Peregrino Tuc (Billy Boyd), Meriadoc Brandibuck (Dominic Monaghan; Lost, Flash forward), gli uomini Aragorn (Viggo Mortensen; La promessa dell’assassino, Carlito's way) e Boromir (Sean Bean; Il trono di spadeThe island, Equilibrium), l’elfo Legolas (Orlando Bloom; La maledizione della prima luna, La maledizione del forziere fantasma), il nano Gimli (John Rhys-Davies), e il mago Gandalf il grigio (Ian McKellen; X-Men, Lo hobbit - Un viaggio inaspettato).

Con lo scenario che, nel seguire i vari personaggi protagonisti, passa dalla Contea degli hobbit alla fortezza di Isengard, da Gran Burrone alla Breccia di Rohan, dalle Miniere di Moria al Bosco di Lothlórien.

Nel tragitto, sono tanti i personaggi incontrati: l’elfa Arwen (Liv Tyler; Innocenza infranta, Io ballo da sola), l’elfo Elrond (Hugo Weaving, ossia l’Agente Smith di Matrix, presente anche in V per vendetta, Cloud Atlas... peraltro tutti e tre film parecchio significativi), l'elfa Galadriel (Cate Blanchett; The gift – Il dono, Le avventure acquatiche di Steve Zissou), il mago oscuro Saruman (l’immarcescibile Christopher Lee; Il mistero di Sleepy Hollow, The wicker man, Star wars 2 - L'attacco dei cloni), Gollum (realizzato in computer grafica, ma su movimenti reali) e ovviamente Bilbo Baggins (l’altrettanto immarcescibile Ian Holm; Alien, Brazil, Il pasto nudo, Existenz, Il quinto elemento, La vera storia di Jack lo squartatore), protagonista de Lo hobbit, da cui tutto è cominciato.
Ah, e ovviamente ci sono anche tanti orchi cattivi…

Commentare La compagnia dell’anello non è semplice… o meglio, da un altro punto di vista è semplicissimo, ma si rischia di incorrere nel banale: la trama è quella di Tolkien, dettaglio più dettaglio meno, la scenografia è maestosa, la fotografia incantevole, gli effetti speciali ben dosati, il cast di attori notevole e perfettamente in parte, da Elijah Wood, che sembrava nato per fare quel personaggio, agli innamorati (nel film) Viggo Mortensen e Liv Tyler, altrettanto belli e perfetti.

Da un lato, dunque, il film è uno spettacolo per gli occhi, oltre che per il cuore, ma da un altro lato è anche profondo, raccontando l’eterna lotta del bene e del male, e occhieggiando anche a tematiche esistenziali, a partire dal nome della Terra di Mezzo, che ricorda molto il "Luogo di mezzo" dello gnosticismo, con cui il romanzo sembra avere vari punti in comune… e in questo senso non sorprende sapere che Tolkien era una persona molto interessata ad argomenti spirituali.

La "Terra di Mezzo" peraltro è rappresentata proprio come luogo di mezzo nel percorso evolutivo: c'è brava gente, gente socievole e pronta ad allegria e gozzovigliamenti, ma non ci sono ancora maestri, persone esistenzialmente evolute: non a caso, da lì in pochi si mettono in cammino per la via. Solo i Baggins, evidentemente più pronti (spiritualmente) degli altri... e infatti dagli altri hobbit essi sono visti come individui parecchio strani (tanto quanto, al giorno d'oggi, sono viste come strane le persone che tendono a spiritualità, meditazione, vegetarianesimo, natura e principi naturali, etc).

Senza cercare di metter su una "recensione esoterica", vediamo qualche altro spunto meritevole.
Continuiamo con gli hobbit: il loro essere "a metà strada" si vede anche da quanto mangiano e da quello che mangiano, ossia tutto in modo indiscriminato. La loro tendenza al piacere fisico è evidente, e non è frenata dalla saggezza, che ancora non hanno, pur essendo di base brave persone: ecco come mai pensano al cibo persino quando, seguiti di notte dagli Spettri, accendono tranquillamente un fuoco per cucinare pancetta e pomodorini, col risultato che gli Spettri li scorgono. Le tentazioni della carne e della materia.

A proposito degli Spettri, essi sono antichi uomini che hanno ceduto alle lusinghe dei richiami terreni (Mammona) e sono divenuti infine dei mostri non senzienti, schiavi "né vivi né morti", per dirla con Aragorn. Che analogia con la massa umana, anch'essa da sempre attirata dalle conquiste e dai desideri materiali.

C'è un personaggio che nel film è tentato da tali conquiste e poteri, e anzi son due a ben guardare: il primo è l'elfa Galadriel, la quale nella sua prova dell'ego ci regala una delle scene più belle del film (che mi pare ci sia solo nella versione estesa), quando nella sua tentazione emana luce e fiamme, ma poi si ricompone, più forte di prima dopo la prova superata (come capita sempre nella vita, peraltro).

L'altro è lo stesso Gandalf, il quale infatti teme l'anello sin dall'inizio della storia: sa che ne sarebbe tentato e lo evita come la peste. Conosce il suo grado di sviluppo interiore e sa di non avere ancora la maestria di un maestro.
Difatti, in quella che è probabilmente la scena più bella del film, quando nelle Miniere di Moria blocca l'enorme demone urlandogli "Tu non puoi passare", egli non riporta una vittoria completa, ma solo parziale. Il demone non riesce a passare, evidentemente perché l'uomo gli ha posto una soglia per lui invalicabile, ma lo trascina con sé negli abissi (anche questa è una metafora di un certo rilievo).
Quegli abissi che Gandalf sapeva di dover affrontare, e infatti voleva evitare le Miniere di Moria (miniere, profondità, oscurità, interiorità), finendoci solo per mancanza di alternative. C'è dunque la vittoria sul demone, ma c'è ancora del lavoro interiore da fare... ancora più in profondità, quella profondità in cui Gandalf è stato mandato con la forza.
Era ancora Gandalf il Grigio, per l'appunto (tanto grigio che, conoscendo la sua condizione incompleta, aveva paura di essere tentato dal potere dell'anello e non lo voleva portare), mentre Gandalf il Bianco verrà dopo un ulteriore lavoro interiore.

Qualche altro spunto interessante.
Intanto, nel film è presente il concetto di ere-epoche: non si parla di ere spirituali o energetiche, ma il riferimento è abbastanza chiaro, dal momento che vien detto chiaramente che in alcune il male-inconsapevolezza prende il sopravvento, mentre altre sono più nobili. Questa è una sapienza antica che riguarda il genere umano... nonché i tempi attuali.

Bilbo fa 111 anni: il numero non pare casuale, e probabilmente intendeva rappresentare un numero maestro legato al percorso evolutivo e alla forza interiore.

A proposito di Bilbo e dell'anello, il mago ammonisce di non metterlo mai, poiché avrebbe attirato i servi di Sauron. L'anello è una metafora delle energie basse: quando le si indossa, esse attirano i demoni, i servitori delle forse infere. Dà un lato sembra che nell'anello vi sia potere, ma dall'altro esso costituisce una maledizione: una metafora davvero concreta.

Quando la compagnia si avvia, Frodo chiede a Gandalf dove bisogna andare per Mordor: "Mordor è a sinistra o a destra?".
"A sinistra", gli risponde Gandalf: sembra una precisa allusione alla cosiddetta "via della mano sinistra", ossia la via dell'ego e delle energie basse.

Più avanti, il mago dice: "Seguiremo questa direzione a ovest delle Montagne Nebbiose per quaranta giorni". Si va ancora a sinistra (verso le zone infere), nella zona delle Montagne Nebbiose (nebbia, inconsapevolezza, quindi ancora ego), per quaranta giorni (il periodo delle prove da superare, ben noto nell'esoterismo).

Un ultimo commento: l'anello è stato forgiato sul Monte Fato, e sul Monte Fato va riportato per essere sciolto. Ugualmente, l'uomo nasce con un "fato" sulle spalle, e a quel fato va dato compimento: il debito/compito karmico va sciolto esattamente come l'anello, e ciò è un percorso che si fa da soli (a Frodo vien spesso detto che è solo e che deve fare conto solo sulle sue forze), per quanto ogni tanto lungo la via si possono avere dei compagni di viaggio.
Sempre a proposito di destino, vien ben evidenziato che non serve a nulla lagnarsi di quanto è successo, ma si può solo decidere come impiegare, al meglio o al peggio, tempo ed energie sulla base di quello che è successo.

In chiusura di recensione, ecco qualche frase interessante che si è sentita nel film.

"Molto di ciò che era si è perduto."

"Uno stregone non è mai in ritardo, né in anticipo: arriva precisamente quando intende farlo."

"Tu hai scelto la via del dolore."

"Non puoi nasconderti; io ti vedo."

"Devi fidarti di te stesso.
Affidati alle tue forze."

"Non abbiamo altra scelta: dobbiamo affrontare le lunghe tenebre di Moria."

"Lui odia e ama l’anello… come odia e ama sé stesso."

"Molti di quelli che vivono meritano la morte, e molti di quelli che muoiono meritano la vita. 
Tu sei in grado di valutare, Frodo?
Non essere troppo ansioso di elargire morte e giudizi. Anche i più saggi non conoscono tutti gli esiti."

"Portare l'anello del potere vuol dire essere soli."

"Tu sei il portatore dell’anello. Questo incarico è stato affidato a te."
"Vorrei che l'anello non fosse mai venuto da me. Vorrei che non fosse accaduto nulla."
"Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi. Ma non spetta a loro decidere. Possiamo solo decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso."

"Tu non puoi passare!"

"Ci sono altre forze che agiscono in questo mondo, a parte la volontà del Male."

"Dobbiamo proseguire, non possiamo indugiare."

"Tu hai una scelta da fare: innalzarti al di sopra di tutti i tuoi padri, o cadere nell’oscurità con i resti della tua stirpe."

Detto ciò, con La compagnia dell’anello è tutto: vi saluto e vi do appuntamento alla prossima recensione, magari proprio al seguito Le due torri.

Fosco Del Nero



Titolo: La compagnia dell’anello (Lord of the rings - The fellowship of the ring).
Genere: fantasy.
Regista: Peter Jackson.
Attori: Elijah Wood, Viggo Mortensen, Orlando Bloom, Ian McKellen, Ian Holm, Christopher Lee, Liv Tyler, Sean Bean, Cate Blanchett, Sean Astin, Billy Boyd, Dominic Monaghan, John Rhys-Davies, Andy Serkis, Hugo Weaving, Marton Csokas.
Anno: 2001.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

sabato 6 settembre 2014

Il volo dei draghi - Jules Bass, Arthur Rankin Jr.

Di recente ho recensito il film d’animazione The hobbit, ovviamente basato sull’omonimo romanzo di J.R.R. Tolkien (che anni fa ho recensito qui nel mio blog sui libri: Lo hobbit).
Il film era stato girato nel lontano 1977 dal duo Jules Bass-Arthur Rankin Jr.

Essendomi piaciuto, sono andato a vedermi un altro loro film d’animazione, anch’esso di genere fantasy, Il volo dei draghi, anch’esso tratto da un romanzo: il meno conosciuto Il drago e il George di Gordon R. Dickson… che ho letto letto anni fa e che mi era piaciuto discretamente. 
Vediamo se il film è meglio o peggio del libro.

E andiamo subito alla trama: il mondo della magia è in crisi, perché l’uomo crede sempre meno ad essa e sempre di più alla scienza. 
Allora Carolinus, il mago verde, uno dei quattro grandi maghi, convoca i suoi tre fratelli e propone loro di creare un mondo a parte, invisibile all’uomo comune, in cui racchiudere il potere della magia residuo, che altrimenti andrebbe sempre più scemando fino a scomparire.

Due fratelli buoni acconsentono (Solarius, il mago blu, e Lo Tae Zhao, il mago giallo), ma il cattivo Ommadon, il mago rosso, ha un altro piano: distruggere i suoi fratelli e conquistare il mondo, in modo da essere l’unico mago rimasto e quindi virtualmente invincibile.

Per contrastare questo piano Carolinus mette insieme tre eroi: il giovane drago Gorbash, il cavaliere Orrin Neville-Smythe e lo scienziato Peter Dickinson, giunto da un altro tempo e un altro luogo. Ad essi si uniranno poi altri avventurieri, Arak il lupo, Giles l'elfo e Danielle l'arciere, tutti uniti contro il cattivo Ommadon e le sue creature infernali.

Purtroppo, Il volo dei draghi mi ha annoiato parecchio: il tratto grafico è infantile e piatto, la storia ugualmente piatta e banale, i personaggi assolutamente stereotipati, mentre il finale fa proprio ridere, e non in senso positivo.

Tanto che il film, ahimé, si guadagna la palma di uno dei peggiori film fantasy che abbia mai visto, animazione e non. 
Tra lo scontato e il soporifero, dunque non ve lo consiglio affatto.

Fosco Del Nero



Titolo: Il volo dei draghi (The flight of dragons).
Genere: animazione, fantasy.
Regista: Jules Bass, Arthur Rankin jr.
Anno: 1982.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 3 settembre 2014

Harry Potter e il prigioniero di Azkaban - Alfonso Cuarón

Eccomi nuovamente qui con un film di Harry Potter, saga che mi sto rivedendo dal primo film all’ultimo.

Se i primi due film (Harry Potter e la pietra filosofale ed Harry Potter e la camera dei segreti) erano stati affidati a Chris Columbus, regista specializzato in film per l’infanzia, cosa che si vede largamente nei colori vivaci e nel tono leggero, pur tra attentati omicidi e cattiverie di vario tipo, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban è stato viceversa affidato ad Alfonso Cuaròn, regista dal curriculum decisamente più povero, che tuttavia è riuscito a confezionare un episodio filmico eccellente, certamente uno dei più belli della saga, se non il più bello, al contempo portando le avventure di Harry Potter e colleghi su un piano decisamente più adolescenziale e meno infantile…

… e anzi lo stacco col precedente episodio è forse anche troppo netto, pur nella crescita adolescenziale dei protagonisti, che passano tutto d’un botto dalla categoria “bambini” alla categoria “adolescenti”.

I protagonisti sono sempre gli stessi, anche se in questo film il cast è arricchito da David Thewlis nei panni di Remus Lupin e da Gary Oldman (il Dracula più convincente di tutti i tempi) nei panni di Sirius Black.

Ma andiamo alla trama sintetica di questo episodio, tratto come gli altri dall’omonimo romanzo: Harry Potter si appresta a cominciare il suo terzo anno ad Hogwarts e già una nuova minaccia incombe su di lui; il pericoloso mago Sirius Black è scappato dalla prigione di Azkaban, fuggendo in qualche modo ai terribili dissennatori, e pare che stia dando la caccia al piccolo Harry. Sembra, difatti, che proprio lui sia il responsabile della morte dei suoi genitori, avendoli traditi presso Voldemort, e che ora voglia completare l’opera iniziata tanti anni prima.

In questo episodio il cattivo non è dunque Voldemort, e rispetto ai due precedenti vi è una contrapposizione bene-male inferiore. Persino il duello a distanza con Draco Malfoy è ridotto ai minimi termini, così come l’antipatia con Severus Piton e persino le partite di quidditch, col film che si concentra molto di più sulla caratterizzazione dei tre protagonisti: Harry, Ron ed Hermione, con quest’ultima che inizia a prendere il largo rispetto ai suoi colleghi, soprattutto per la bravura di Emma Watson.

I dualismi riprenderanno comunque dal prossimo episodio, lasciando a questo il compito di approfondire personaggi e tematiche interiori, nonché di far fare loro nuova esperienza “da maghi”.

Nonostante molti spunti del romanzo siano stati messi da parte per questioni di tempo, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban è davvero eccellente… tanto che sorprende come mai gli ultimi film della saga siano stati assegnati a un regista mediocre come David Yates che l’ha parzialmente rovinata.


ADDENDUM del 23/08/20: rivisto il film e deciso di includere nella recensione alcuni elementi simbolici di qualche interesse, ho scelto di lasciare la recensione com'era, e di aggiungere un addendum conclusivo, composto di alcune considerazioni e di alcune citazioni.

Il primo elemento interessante, che salta facilmente all'occhio, è il parallelismo tra i dissennatori e i volador; entrambi sono creature non appartenenti al mondo materiale che si nutrono delle energie umane. La caratterizzazione visiva dei dissennatori è talmente tanto simile all'iconografia dei demoni descritti da Castaneda che un'ispirazione in tal senso è praticamente scontata.

Dopo che Harry ha subito un attacco di un dissennatore, ed è ancora scioccato, l'insegnante di difesa contro arti oscure dà a Harry del cioccolato da mangiare.
Si tratta di una cosa notoria nell'esoterismo: quando si è preda di energie basse come la paura, o in generale quando si è psichicamente instabili, la cosa più pratica che si può fare per "staccare" la corrente rispetto alle energie più sottili è mangiare, perché questo mette in moto il corpo fisico e le sue energie pesanti. Si cambia proprio registro: dal mondo sottile-spirituale al mondo fisico-materiale.

Nel film c'è una prigione ch'è considerata inespugnabile... e da essa solamente una persona è riuscita a fuggire. Elemento narrativo a parte, sembra proprio il concetto centrale della matrix: in pochi riescono a fuggirne, mentre i più ne rimangono prigionieri.
Si tratta di un facile simbolo della prigionia-addormentamento collettiva.

Passiamo all'episodio del molliccio, che prende la forma che fa più paura a chi ha davanti. Per depotenziarlo occorre renderlo ridicolo (con l'incantesimo "riddikulus"): questo è un esercizio psico-animico vero e proprio, non a caso utilizzato tale e quale in certe discipline.

Parlando di incantesimi, al protagonista vien suggerito di difendersi dai dissennatori con l'incantesimo "expecto patronum", il quale in pratica genera uno scudo energetico-spirituale-luminoso oltre il quale il dissennatore non può andare.
Tale scudo è l'aura, e il dissennatore è la creatura maligna-demonica che non riesce a penetrare in un campo energetico troppo vibrante per la sua natura.

Abbiamo poi un medaglione che porta indietro il tempo, sorta di modo per guadagnare l'eternità e per vincere così Cronos diventando a-temporali...
... o per rivivere il passato e predisporre un destino migliore.
Ambo le interpretazioni sono esistenzialmente interessanti.

Chiudo con alcune frasi tratte dal film, sufficientemente auto-esplicative di per sé stesse, specialmente la prima... e specialmente nel periodo storico in cui stiamo vivendo e in cui alcuni vedono quello che sta capitando, mentre altri proprio non ce la fanno.

"Ma i babbani non ci vedono?"
"I babbani? Loro non vedono niente."

"I dissennatori sono creature malvagie."

"La felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce."

"Sapeva vedere la bellezza negli altri, perfino e forse particolarmente quando una persona non riusciva a vederla in sé stessa."

"Quelli che ci amano non ci lasciano mai veramente."

Fosco Del Nero



Titolo: Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (Harry Potter and the prisoner of Azkaban).
Genere: fantasy, commedia, drammatico.
Regista: Alfonso Cuaròn.
Attori: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Gary Oldman, Alan Rickman, David Thewlis, Emma Thompson, Timothy Spall, Michael Gambon, Warwick Davis, Robbie Coltrane, Julie Christie, Tom Felton.
Anno: 2004.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 1 settembre 2014

Predators - Nimrod Antal

Predators è in sostanza il terzo capitolo della saga, dopo l’originale Predator e il seguito Predator 2, a cui vanno poi aggiunti i cross-over Alien vs. Predator e Aliens vs. Predator 2, che hanno mischiato la serie alla serie di Alien.

Si fa così un salto dal primo film del 1987 a questo terzo del 2010, e da Arnold Schwarzenegger ad Adrien Brody, quest’ultimo tuttavia decisamente meno abituato a film d’azione od orrorifici, venendo da produzioni come Il pianista, The village, Il treno per il Darjeeling, Detachment - Il distacco… ed essendo peraltro tuttora il più giovane attore ad aver vinto il premio Oscar come miglior protagonista.
Brody, peraltro, si è ingrossato per l’occasione, passando da un fisico da intellettuale snello ad un fisico da guerriero muscoloso.

Ad affiancarlo in Predators un cast viceversa molto meno ambizioso: tra gli altri protagonisti gli unici a me noti erano il volto di Danny Trejo, attore feticcio di Rodriguez (che infatti è produttore del film), e Topher Grace, ex protagonista della sit-com That 70's show.
Da citare anche una comparsata di Laurence Fishburne, ossia il Morpheus di Matrix… cosa che probabilmente il regista si sarebbe potuto risparmiare soprattutto per come compare in scena, e che distoglie immediatamente lo spettatore dal contesto scenico.

Anche il regista è essenzialmente sconosciuto: Nimrod Antal, il quale aveva alle sue spalle appena un paio di film trascurabili, tutti di genere action.

Il prodotto finale, nonostante le premesse non eccellenti (un regista non eccelso, un protagonista apparentemente fuori ruolo, un cast non blasonato, un produttore tendenzialmente splatter) è discreto: non porta innovazioni al genere fanta-horror o alla saga di Predator, ma si distingue comunque per una buona tensione lungo tutta la durata del film, cosa non da poco, nonché per un avvio davvero al fulmicotone, che porta lo spettatore subito nel mezzo della storia (esempio che andrebbe citato nei vocabolari per spiegare l'espressione "in medias res").

Ecco in sintesi la trama di Predators: sette persone si risvegliano mentre stanno precipitando col paracadute sopra una giungla, del tutto ignare di come sono finite in quella situazione.
Sono tutti molto ben armati, e parlando tra di loro scoprono di essere tutti o soldati, o agenti speciali, o mafiosi, o killer, o assassini… insomma, pur non ricordandosi perché sono dove sono, possono supporre di non essere finiti lì per puro caso.
Dopo i primi avvenimenti, scoprono anche il motivo: una caccia, in cui loro sono prede, e gli alieni-predator sono i cacciatori. In pratica nulla di nuovo rispetto ai precedenti film, con la variante delle prede “scelte” e del pianeta alieno.

E non c’è nient’altro da dire su Predators, se non che la parte più debole è quella in cui compare “Morpheus”, mentre il resto scorre via piuttosto bene.
Nel caso, buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Predators (Predators).
Genere: horror, azione, thriller.
Regista: Nimrod Antal.
Attori: Adrien Brody, Alice Braga, Topher Grace, Danny Trejo, Laurence Fishburne, Walton Goggins, Mahershalalhashbaz Ali, Oleg Taktarov.
Anno: 2010.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui .

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