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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 28 marzo 2018

Ancora tu! - Andy Fickman

Anni fa avevo molto apprezzato la bella e brava Kristen Bell nella serie televisiva Veronica Mars, che avevo visto quasi integralmente (o del tutto integralmente, non ricordo).
Non l’avevo però più vista, se non per il film Fanboys (ma magari andrò a cercarmi perlomeno Veronica Mars - Il film), ragion per cui l’ho vista con piacere in Ancora tu!, film che peraltro presenta un cast molto ricco, essenzialmente disposto a coppie femminili: Kristen Bell e Odette Yustman (vista a sua volta in Cloverfield) per le giovani, Jamie Lee Curtis (Un pesce di nome Wanda, Quel pazzo venerdì) e Sigourney Weaver (Alien, Ghostbusters, Avatar, Galaxy quest) per le più attempate.
Quanto ai maschi, essenzialmente fungono solo da contorno per la scena di tali due coppie.

Ed ecco la trama sintetica di Ancora tu!, film diretto da Andy Fickman, regista specializzato in commedie per famiglie: Marni Olivia Olsen ha vissuto un liceo da incubo: pallida, esile, brufolosa, con l’apparecchio ai denti, era costantemente tiranneggiata da Joanna, reginetta del liceo e capitano delle cheerleader della scuola, nonché ovviamente molto popolare tra i ragazzi e tra le ragazze… a differenza di Marnie.
Ora Marni è cresciuta ed è una professionista di successo, appena promossa al ruolo di vicepresidente dell’agenzia di New York di un’importante azienda di pubbliche relazioni. Senonché, il ritorno in città per via del matrimonio del fratello la riprecipita improvvisamente in quegli anni… giacché il fratello Will si sposa proprio con Joanna, che peraltro sembra non ricordarsi affatto di Marni, forse perché è molto cambiata.
Un’altra rivalità però si accende: la zia di Joanna, Ramona, l’unica sua parente ancora in vita, è la vecchia amica e rivale della madre di Marnie, Gail.

Ancora tu! essenzialmente funziona, si sarà capito, come una doppia coppia di poker: quando una rivalità è “in funzione”, gli altri fungono da sfondo o da mediatori, e viceversa.
Va da sé che l’obiettivo di Marni sarà quello di aprire gli occhi del fratello su che persona sia veramente la sua fidanzata. Ma l’obiettivo di un po’ tutti, in generale, sarà far pace col proprio passato.

Tutto ciò, ovviamente, tra una gag e l’altra, tra una battuta e l’altra, col film che ha un ritmo discretamente veloce e che non rallenta mai, forse per evitare che lo spettatore si distragga da quelli che sostanzialmente sono contenuti di basso profilo.

Ma tant’è, Ancora tu! è un film di intrattenimento leggero per famiglie, e così va preso: in tal senso, l’ottimo cast e la buona vivacità ne fanno un film di valore sufficiente.
Ma non aspettatevi molto di più se non questo, e ovviamente la bellezza dei protagonisti (delle protagoniste).

Fosco Del Nero



Titolo: Ancora tu! (You again).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Andy Fickman.
Attori: Kristen Bell, Odette Yustman, Jamie Lee Curtis, Sigourney Weaver, Betty White, Kristin Chenoweth, Christine Lakin, Victor Garber, Patrick Duffy.
Anno: 2010.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

martedì 27 marzo 2018

La mia vita è un disastro - Gurinder Chadha

Come al solito mi ritrovo a vedere un film che mi ero segnato per qualche motivo, senza ricordarmi però perché me lo ero segnato…
… e stavolta la domanda è davvero opportuna, giacché La mia vita è un disastro, per usare un eufemismo, non è proprio il mio tipo di film, né conosco la regista Gurinder Chadha (Matrimoni e pregiudizi) o alcun attore protagonista.
Anche se dovrei dire attrice, visto che è un film al femminile, e assolutamente adolescenziale.

Andiamo subito a tracciarne la trama: la vita disastrosa di cui al titolo è quella di Georgia Nicolson, ragazzina vivace ma un po’ complessata, soprattutto nei confronti delle ragazze rispetto a lei più carine, femminili e popolari, come Lindsay… che per l’appunto si accalappia subito Robbie, nuovo iscritto alla scuola di cui Georgia si era invaghita a prima vista, insieme al di lui fratello, che viene “assegnato” a Jas, la migliore amica di Georgia.
Gli ingredienti sono quasi tutti qui: ad essi occorre aggiungere solo la famiglia di Georgia, soprattutto i vivaci genitori Connie e Bob, che peraltro, in un modo o nell’altro, avranno una forte influenza sul dispiegarsi degli eventi.

Se dovessi indicare un film di riferimento, direi Mean girls (che poi è uno dei pochi del filone che conosco, per cui non ho molti altri film da indicare), dal quale La mia vita è un disastro prende diversi elementi, che peraltro sono già cliché per conto loro: lo scontro tra protagonista strana e top model della scuola, un ragazzo come premio in palio, delle amiche a sostegno della protagonista, una del gruppo che si infiltra tra le amicizie della top model, uno sbandamento della protagonista, e poi il recupero finale.
In effetti, i due film si somigliano un po’ troppo…

Schema di fondo a parte, il problema di La mia vita è un disastro è il livello del film, nel senso che il target è davvero basso-adolescenziale, e con basso-adolescenziale intendo che potrà piacere solo a delle ragazzine in cerca di svago leggero: non c’è un protagonista di spicco, non vi è un dialogo che brilli in qualche modo, come abbiamo visto non vi è una trama che regga il tutto… e come se non bastasse non vi è nemmeno molta bellezza visiva.
Non regge il gioco nemmeno la presunta bizzarria della protagonista, dipinta come un po’ strana: ma per essere interessanti non basta essere un po’ strani… e peraltro Georgia è definita strana, ma non lo è poi molto, attratta com’è da bei ragazzi, musica e party, gruppo di amiche: non è una gran stranezza.

Insomma, La mia vita è un disastro è un film davvero scarsino… che offre appena un poco di vivacità, e nient’altro.
E torniamo alla domanda: chissà perché me lo ero segnato… ma va bene così, è esplorando che si trovano i tesori.

Fosco Del Nero



Titolo: La mia vita è un disastro (Angus, thongs and full-frontal snogging).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Gurinder Chadha.
Attori: Georgia Groome, Alan Davies, Karen Taylor, Aaron Johnson, Steve Jones, Eleanor Tomlinson, Manjeeven Grewal, Georgia Henshaw.
Anno: 2008.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

martedì 20 marzo 2018

Shaun - Vita da pecora - Mark Burton, Richard Starzack

I due registi dietro al film d’animazione Shaun - Vita da pecora, Mark Burton e Richard Starzack, mi erano completamente ignoti, non avendoli mai recensiti… tuttavia lo stile visivo del film, con la sua tecnica del  claymation, ricordava da vicino un altro film che avevo visto anni fa, ossia Wallace & Gromit - La maledizione del coniglio mannaro

… e difatti dietro i due titoli vi è lo stesso nome: Nick Park, regista di Wallace & Gromit e regista della serie televisiva Shaun - Vita da pecora, da cui poi è stato tratto il film oggetto della recensione di oggi.

Si tratta di un progetto britannico, cosa abbastanza evidente nel tipo di humour all’inglese, per l’appunto, che in questo caso è humour elusivamente visivo, giacché il film non contiene alcun dialogo, ma al massimo qualche scritta qui e lì, su giornali o cartelloni pubblici.

Va da sé che si tratta di una scelta opinabile, che ad alcuni spettatori risulterà gradita mentre ad altri no.
Di mio, dico che la mancanza di dialoghi non inibisce in partenza la bontà di un film, ma certamente rischia di renderlo meno valido se non colmata da qualche altra qualità: la bellezza visiva, per esempio, o l’aspetto contemplativo, una fortissima simpatia, o un umorismo visivo assai ben sviluppato.

Shaun - Vita da pecora punta tutto su questi ultimi due fattori… ma non riesce a fare centro del tutto.

Il film è sì simpatico e caruccio, visivamente sempre gradevole, ma gli manca qualcosa a livello di coinvolgimento… e qua torniamo ai rischi dell’assenza di dialoghi.

Ad ogni modo, ecco in grandissima sintesi la trama, che peraltro è tutto sommato assai semplice: la pecora Shaun, così come le sue colleghe pecore, è un po’ annoiata al solito tran tran della vita della fattoria, così un bel giorno decide di prendersi una vacanza. Insieme alle sue amiche pecore fa addormentare il fattore…
… con esiti però imprevedibili: la roulotte in cui il fattore dormiva finisce in città, sbatte e l’uomo perde la memoria, per la gran disperazione di tutti gli animali della fattoria (tranne i maiali, che si danno alla bella vita in assenza del boss).
Shaun e le altre pecore dovranno così recarsi in città, trovare il fattore e fargli tornare la memoria.

Ribadisco: Shaun - Vita da pecora è carino, simpatico, ben realizzato, a tratti divertente e a tratti tenero, ma si tratta di un film assai semplice, probabilmente più adatto al pubblico infantile o alle famiglie che non a spettatori adulti.
O, magari, a spettatori adulti che cercano un film d’animazione ben realizzato e affatto complesso per passare un po’ di tempo in tranquillità.

Fosco Del Nero



Titolo: Shaun - Vita da pecora (Shaun the Sheep Movie).
Genere: animazione, fantastico, comico.
Regista: Mark Burton, Richard Starzack.
Anno: 2015.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 14 marzo 2018

La ricerca della felicità - Gabriele Muccino

Da sempre sono un fan di Will Smith e l’ho visto in tante sue partecipazioni, finora sempre gradite, quale più quale meno: da Willy il principe di Bel Air Io sono leggenda, da Man in black Io, robot, da Hancock ad After Earth, da Hitch La leggenda di Bagger Vance.

Beh, probabilmente ci voleva la regia di Gabriele Muccino per rendermi un film di Will Smith noioso.
Sottolineo peraltro che, proprio sapendo di tale regia, nonché del polpettone drammatico che il film pareva essere dalla trama sommaria, il programma era di non guardarlo.
Me lo sono guardato perché il film mi era stato segnalato come film con contenuti esistenziali…

… che però non vi sono, per cui alla fine della fiera la mia sensazione originaria è stata confermata.

Comunque, giacché il film l’ho visto, ora ne faccio la recensione, a partire dalla storia del film, che peraltro si basa sulla vera storia di Chris Gardner, imprenditore statunitense milionario che ha attraversato un periodo di grande povertà e difficoltà, che è poi quello che inquadra il film di Muccino: siamo a San Francisco nel 1981, e seguiamo le vicende di Chris (Will Smith), della moglie Linda (Thandie Newton; The chronicles of Riddick, Rocknrolla) e del figlio Christopher (Jaden Smith, il vero figlio di Will Smith, che poi ritroveremo, più grande, in After Earth), una famiglia piuttosto disagiata in quanto a mezzi economici. Lui si è imbarcato in una poco lucrativa vendita di macchine mediche, mentre lei fa i doppi turni dove lavora per poter pagare i conti… con le difficoltà che non fanno bene alla coppia, che infatti a un certo punto si divide, con lei che se ne va a New York e lui che si lancia in una nuova sfida: superare un periodo di stagista non retribuito per poi essere assunto come broker in una importante azienda.

Il film, suddiviso in parti, cui lo stesso narratore-Chris dà un titolo, racconta per l’appunto le difficoltà vissute da padre e figlio, e soprattutto la grande determinazione del primo, che va avanti nonostante tutto.

La ricerca della felicità è un film essenzialmente triste, che salta da una tristezza all’altra, da una difficoltà all’altra. E che, anzi, ad esse aggiunge la classica beffa, visto che al protagonista non ne va bene una neanche per sbaglio.
Curiosamente, proprio quando le cose stanno per prendere una piega positiva, il film si conclude, rendendo evidente che l’intenzione del regista era proprio raccontare le difficoltà affrontate, e non dipingere un lieto fine.

Ora, di mio non sono portato ai drammi, specialmente se caricati ed emozionalizzati a bella posta, e certamente non vado alla ricerca di storie, che siano film o libri, con energie molto pesanti e avvilenti, motivo di fondo della mia valutazione assai bassa.

Anzi, se devo esser sincero mi spiace anche che Will Smith si sia prestato a un film di così basso profilo, e questo al di là della realizzazione tecnica, che è l’ultima cosa che guardo in un film… film che non mi stupisce peraltro che abbia avuto successo: intanto c’era la famiglia Smith in campo, fattore non da poco, e poi la gran parte delle persone ama drammi e psicodrammi, per cui nulla di strano.

In conclusione, se volete guardarvi un film di Will Smith meglio riuscito, provate con uno di quelli citati in apertura di articolo.
Se invece vi interessa un film con contenuti esistenziali, vi consiglio, sempre rimanendo su Will Smith, il bellissimo La leggenda di Bagger Vance.
Se, invece, volete proprio guardarvi un film di Gabriele Muccino, non so che dirvi. Magari migliorerà in futuro: tutto è possibile.

Fosco Del Nero



Titolo: La ricerca della felicità (The pursuit of happyness).
Genere: drammatico.
Regista: Gabriele Muccino.
Attori: Will Smith, Thandie Newton, Jaden Smith, Cecil Williams, Kurt Fuller, Brian Howe, James Karen, Dan Castellaneta, Takayo Fischer, Kevin West.
Anno: 2006.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

martedì 13 marzo 2018

Ernest e Celestine - Vincent Patar, Benjamin Renner

Continua il filone di film d’animazione: per un bel po’ di tempo non ne avevo guardato, per cui se ne erano accumulati tanti da vedere.
Gli ultimi tre esemplari erano stati Il gigante di ferro, The congress e La bottega dei suicidi, mentre oggi tocca a Ernest e Celestine.

Si tratta di un film d’animazione franco-belga… e la cosa depone bene, giacché la scuola d’animazione francese è all’avanguardia in Europa: meno tecnologica e spettacolaristica della cugina d’oltreoceano, ma in compenso spesso più profonda e tendente all’elemento artistico-espressivo.

Ernest e Celestine, diretto dal duo Vincent Patar e Benjamin Renner, sceneggiato dallo scrittore Daniel Pennac sulla base degli originali libri per bambini della disegnatrice Gabrielle Vincent, rispetta in pieno tali premesse, risultando originale, creativo e gradevole.

Ecco la sua trama sommaria: orsi e topi sono nemici giurati, e si evitano a vicenda. I primi vivono in alto, in una città molto grande, mentre i secondi vivono in basso, in una città più piccola, a dimensione di topo, nei paraggi delle fogne.
L’antipatia e il timore tra le due specie si sono nutriti di generazione in generazione: i topi hanno paura di essere uccisi e mangiati dagli orsi, mentre gli orsi (soprattutto le orse) hanno disgusto dei topi e hanno paura che contagino loro qualche brutta malattia.
Tutto ciò continua fino a che l’orso Ernest e la topina Celestine si conoscono e, in qualche modo bizzarro, fanno amicizia.

Date tali premesse, è chiaro che il film, dietro la trama fiabesca e leggermente avventurosa, va a parlare di diversità e di accettazione, ma anche della possibilità di affetto e amore in ogni caso, sottolineando che le barriere se le mettono gli individui e basta, non essendoci per conto loro.
No pregiudizi, dunque, e sì all’amore… tra orsi e topi, ma anche tra uomini e animali, e tra gli uomini in generale.
Ci tengo però a fare una precisazione: quando si parla di superamento delle diversità, si intende su un piano orizzontale: ossia, io sono giallo, tu sei rosso, ma la cosa non ci importa e facciamo amicizia comunque; oppure, a me piace il calcio, a te piace il baseball, ma ciò non è un ostacolo e facciamo amicizia comunque; ancora, io mangio ramen, tu mangi spaghetti, e va benissimo e facciamo amicizia comunque. 
Il piano verticale invece afferisce al livello dell’evoluzione, della persona come individuo singolo e di un popolo come gruppo; anche su questo piano vi sono differenze e vi sono persone e popoli più o meno avanti nell’evoluzione (negarlo è semplicemente infantile). Chi si fa fautore dell’incontro tra i popoli, come me ad esempio, lo deve fare sul primo piano, e non in maniera indiscriminata (ossia senza discernimento) sul secondo. Farlo in maniera indiscriminata e senza discernimento significa far entrare nel proprio suolo nazionale genti ancora avvezze alla schiavitù, allo sfruttamento di donne e bambini, a violenze di ogni tipo. Ricordatevi sempre di questi due piani quando si parla di immigrazione… ma in realtà di qualsiasi cosa della vita, dal cibo ai film.

Torniamo ad Ernest e Celestine: abbiamo buone emozioni e buoni propositi, dunque, che sono accompagnati da un’animazione leggera e delicata in stile acquerello, con tanti toni pastelli ugualmente delicati e gradevoli.

Merita un commento anche la colonna sonora: davvero bella, quasi tutta nella lingua originale francese, la quale dà un tocco di antico alla storia, che sembra in effetti sospesa nel tempo.
Quel che è tradotto, però, ossia le canzoni di Ernest sul marciapiede, è ugualmente delizioso.

Per il resto, non c’è molto altro da dire: Ernest e Celestine scivola via in modo lieve e scorrevole, e arriva alla sua fine lasciando un sorriso dolce sul volto dello spettatore.
Ancora una volta, la scuola d’animazione francese si dimostra all’avanguardia in Europa; l’Italia purtroppo è ben lontana in tale settore, per non dire quasi del tutto assente. Peccato.

Fosco Del Nero



Titolo: Ernest e Celestine (Ernest & Celestine).
Genere: animazione, fantastico, commedia.
Regista: Vincent Patar, Benjamin Renner.
Anno: 2012.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 6 marzo 2018

Hunger games 4 - Il canto della rivolta - Parte 2 - Francis Lawrence

Dopo essermi visto il primo Hunger games, il secondo Hunger games - La ragazza di fuoco e il terzo Hunger games - Il canto della rivolta - Parte 1, era inevitabile che approdassi anche a  Hunger games - Il canto della rivolta - Parte 2.

Finora le mie valutazioni sui vari film sono state altalenanti, sulla sufficienza o poco più a seconda del film in questione… vediamo se il gran finale ha sollevato il valore medio dell’intera opera.

Come prima cosa, vediamo la trama sommaria di questo quarto e ultimo film, diretto da Francis Lawrence come il secondo e il terzo: la guerra civile è ormai scoppiata, e i vari distretti si sono sollevati contro Capitol City: da un lato abbiamo la resistenza, guidata da Alma Coin  (Julianne Moore; Il grande Lebowski, Evolution, Boogie nights - L’altra Hollywood, I figli degli uomini) e ispirata dalla Ghiandaia Imitatrice Katniss Everdeen (Jennifer LawrenceIl lato positivo), e dall’altro lato abbiamo il Presidente Snow (Donald Sutherland; I pilastri della terra, Istinct) con il suo esercito di “pacificatori”.
E intorno il solito bailamme di personaggi: alcuni sopravvissuti dai precedenti giochi e scontri, come Peeta Mellark (Josh HutchersonUn ponte per Terabithi, Viaggio al centro della Terra) e Gale Hawthorne (Liam Hemsworth) e altri nuovi protagonisti.
In generale, il film vede lo spostamento finale dell’azione dall’arena dei giochi all’arena cittadina di guerra civile, con i vari nodi che vengono al pettine.

Vediamo i punti di forza e i punti deboli del film.
Tra i punti di forza, spicca un ritmo decisamente serrato, che non dà tregua né ai protagonisti della storia né allo spettatore. E pure i momenti non frenetici hanno una certa tensione emotiva, per cui è difficile annoiarsi durante la visione del film.
Ancora, il cast è ottimo: tutti gli attori sono messi al posto giusto… il che sembra una cosa semplice e scontata, ma non lo è affatto: si veda l’esempio di Divergent, film di genere simile (e, anzi, in parte scopiazzato da Hunger games).
Visivamente, Il canto della rivolta - Parte 2 è assai d’impatto, e in taluni frangenti proprio spettacolare: una scena tra tutte, quella del piazzale all’interno di un cerchio di palazzi invaso da un inquietante liquame nero.

Veniamo ora ai punti deboli del film… e ce ne sono diversi.
Intanto, prosegue la sensazione, ininterrotta fin dal primo film, che il tutto proceda in modo frettoloso. Questo è un difetto tipico dei film conversioni di saghe letterarie, che evidentemente hanno difficoltà a riportare in video l’interezza dei romanzi da cui sono tratti, e inevitabilmente perdono qualcosa per strada.
Alcuni episodi, e alcuni comportamenti di personaggi, risultano poco credibili, minando l’efficacia interna della storia.
D’accordo, Hunger games è un film di fantascienza, però fino ad ora ci si era inseriti nel filone distopico… l’improvvisa comparsa di zombie (pur mascherati da esperimenti statali denominati “ibridi”) è stata del tutto fuori contesto.
Il finale è davvero debole, sia riguardo alla caduta del Presidente (alla doppia caduta del Presidente, dovrei dire), sia riguardo alla storia personale di Katniss. Si poteva fare davvero molto meglio.

Nel complesso, il film si dimostra opera di sufficiente valore, ma, un po’ come tutto il resto della saga, non riesce mai a salire di livello per raggiungere lo stato di eccellenza.
E alla fine la saga di Hunger games è una discreta opera, orientata al grande pubblico, fatto peraltro evidente nel massiccio ricorso ad effetti speciali e scene drammatico-emotive, ma che non fa mai il salto di qualità. L'impressione comunque è che la saga, nella sua interezza, abbia un maggior valore dei singoli film presi per conto loro.

Non fa mai il salto, e anzi proprio non se ne occupa, anche dal punto di vista dei contenuti interiori… anche se, proprio in questo film, e curiosamente nel giro di un paio di minuti, fanno capolino alcune frasi che sembrano estratte da un testo di Gurdjieff o dintorni.
Eccole qui, e con esse chiudo la recensione.

“La vita non è mai stata nostra.”

“Non era una vita vera, perché non avevamo alcuna scelta.”

“Ho momenti in cui sono presente, ma altre volte è come se fossi sonnambulo.”

Fosco Del Nero



Titolo: Hunger games 4 - Il canto della rivolta - Parte 2 (The hunger games - Mockingjay - Part 2).
Genere: fantastico, drammatico, sentimentale.
Regista: Francis Lawrence.
Attori: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Julianne Moore, Woody Harrelson, Stanley Tucci, Liam Hemsworth, Philip Seymour Hoffman, Donald Sutherland, Wes Chatham, Elden Henson, Robert Knepper, Gwendoline Christie, Michelle Forbes, Eugenie Bondurant,Natalie Dormer, Elizabeth Banks.
Anno: 2015.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

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