Di Makoto Shinkai, ormai uno dei registi giapponesi di animazione più famosi in assoluto, ho visto ormai diverse cose, e tutte mi hanno impressionato per la bellezza visiva: vidi per primo il lungometraggio breve 5 centimeters per second (bellissimo da vedere, non irresistibile come storia), per secondo il mediometraggio Il giardino delle parole (come sopra: (bellissimo da vedere, non irresistibile come storia), per terzo il lungometraggio Your name (bellissimo da vedere, coinvolgente anche come storia) e per quarto il corto Someone's gaze (bellissimo da vedere e toccante come storia… per quanto sul solito tema della lontananza, evidentemente assai caro al regista, che però dovrebbe iniziare a occuparsi d’altro se vuole salire di livello).
Segue oggi Viaggio verso Agartha, che cronologicamente è il terzo lavoro del regista nipponico, di cui ora mi manca solo la visione di Oltre le nuvole, il luogo promessoci, il suo esordio.
Parlare de Viaggio verso Agartha è tutto sommato facile: esteticamente è bellissimo, e anzi forse è il lavoro che meglio fa risaltare i colori, gli spazi aperti e i cieli sconfinati che Shinkai si diletta a tratteggiare. E quando dico bellissimo intendo bellissimo, non è un modo di dire: il 7 di voto sta tutto in tale bellezza visiva, e anche uditiva, se ascoltate la versione del film originale.
Difatti, avevo dato un’occhiata (anzi, un’orecchiata) alla versione doppiata in italiano, e mi si erano drizzati i capelli in testa: evitatela come si trattasse di una malattia contagiosa e guardatevi il film originale con i sottotitoli… che peraltro io gusto di più in generale quando si tratta di prodotti nipponici, quand’anche vi fosse parallelamente un ottimo doppiaggio italiano.
Con l’audio italiano, il voto del film scende a 3, perché è scandaloso.
Con l’audio giapponese, il voto del film sta sul 7, ed è motivato dalla meraviglia visiva.
Quanto alla sceneggiatura, Makoto Shinkai zoppica ancora, e forse non è un caso che il suo film più valido, contando anche trama, personaggi, coinvolgimento generale, sia a mio avviso il suo ultimo, Your name: evidentemente egli è migliorato col tempo ed ha iniziato a curare altro oltre che la realizzazione tecnica.
Vi dico in due parole cosa non va dei contenuti de Viaggio verso Agartha: in generale, è tutto stereotipato, e anzi il film prende a piene mani da altri film d’animazione celebri, soprattutto dello Studio Ghibli.
Ecco un breve elenco: abbiamo l’animale-demone in stile Principessa Mononoke, il ragazzo guerriero che salva la ragazza indifesa in stile La città incantata, il gatto super-intelligente e super -affiatato con la protagonista in stile Kiki - Consegne a domicilio, una casa campagnola in stile Totoro (ma questo è il nome), i giganti di pietra in stile Laputa - Castello nel cielo.
Ci mancava qualcosa preso da Lupin III - Il castello di Cagliostro ed eravamo al completo.
Un’altra cosa stona fortemente del film: il guazzabuglio caotico e sconsiderato di termini occidentali.
Altro breve elenco: abbiamo la civiltà mitica (mitica si fa per dire) di "Agarta", i guardiani di pietra chiamati Quetzal Coatl (che c’entra con tali creature il nome della divinità mesoamericana?), i vimana (barche volanti dell’antica cultura indiana), la parola latina “clavis”, gli arcangeli di biblica memoria (che peraltro non sono affatto angeli, ma uomini-messaggeri), e ancora abbiamo Finis Terrae (peraltro recitato male come “finis terra”), nome preso in prestito dal Portogallo… e altro ancora: Ade, Shambala, etc. Davvero un minestrone privo di costrutto.
Persino gli spiriti-demoni che escono dal sottosuolo e dall’ombra mi pare di averli incontrati in qualche storia nel passato, anche se ora non mi ricordo dove.
Ciliegina sulla torta: a un certo punto appare una schermata con, in rapida successione: Cesare, Napoleone, Hitler, Stalin, Alessandro Magno, Gengis Khan.
Insomma, si sarà capito: Viaggio verso Agartha è un grande collage di elementi presi altrove…
… ma perché prendere altrove quando si può creare in proprio?
Ecco perché un prodotto che come valore tecnico sarebbe da 9-9.5 scende a “solo” 6.5.
Badate bene: la visione vale il costo del biglietto per quanto è magnificente, ma non attendetevi una storia brillante o personaggi originali, e nemmeno una forte coerenza interiore nella trama, perché non li troverete.
Ad ogni modo, confido che Makoto Shinkai abbia imparato molto rispetto ai suoi primi lavori come questo Viaggio verso Agartha … e mi auguro per lui un lungo avvenire fatto di opere più vicini a Your name, o ancora più belle e profonde, giacché il trend è in miglioramento.
Fosco Del Nero
Titolo: Viaggio verso Agartha (Hoshi o ou kodomo).
Genere: anime, animazione, fantastico.
Regista: Makoto Shinkai.
Anno: 2011.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.