Ultimamente non ho visto grandissimi film, oscillando tutti tra il poco meno e il poco più rispetto alla sufficienza… ovviamente a mio personale parere.
Sperando di risalire verso l’alto, mi sono visto un film d’animazione giapponese che prometteva molto bene, dal momento che, essendo di ultima generazione, visivamente si presentava come uno spettacolo per gli occhi: il titolo del suddetto film è Il giardino delle parole, diretto peraltro da Makoto Shinkai, già regista di 5 centimeters per second, film di qualche anno prima non indimenticabile per la trama ma bellissimo (e con bellissimo intendo davvero bellissimo) in quanto ad apparato visivo.
Il giardino delle parole, però, è un film breve, forse neanche ascrivibile alla categoria del lungometraggi, per via dei suoi 45 minuti circa.
Il genere: siamo decisamente sul sentimentale, e sul giovanile, come da tipica tradizione nipponica.
In effetti, pare di esser davanti a un manga animato… e animato molto bene, devo dire: esteticamente, difatti, Il giardino delle parole è bellissimo, e in questo senso non delude affatto le attese.
Inoltre, il film è assai delicato nei toni, cosa che apprezzo, pur essendo caldo nelle emozioni… caldo nonostante tutta la pioggia che casca giù, la quale è quasi un coprotagonista della storia.
Ma ecco in grandissima sintesi la trama del film: Takao Akizuki è uno studente di 15 anni, che vive praticamente da solo con il fratello date le lunghe assenze della madre, e che a scuola non brilla, ma che coltiva un sogno segreto… decisamente originale, a dire il vero, e anzi non mi pare di averlo mai sentito in un altro film e nemmeno in un libro: il ragazzo vuole diventare un calzolaio artigianale, nel senso che è proprio appassionato di scarpe e sta studiando per imparare a crearle per conto proprio.
Tanto che egli, quando piove, diserta la scuola, va in un bel parco sotto un porticato, e si mette a studiare come progettare e creare delle scarpe.
Si dà il caso che il medesimo porticato è il luogo di sosta di un’altra persona: una ragazza, tuttavia nettamente più grande del giovane, di circa 27 anni, che passa il suo tempo lì a mangiare cioccolata e a bere birra.
Il suo nome è Yukari Yukino, e i due in qualche modo bizzarro faranno amicizia.
Il modo in cui faranno amicizia in realtà va a finire in un topos del fumetto/cinema giapponese, e difatti nel prosieguo l’opera non si rivela molto innovativa, e nemmeno particolarmente meritevole: a parte la bellezza visiva, non c’è altro che regga il passo, né i dialoghi né l’originalità dei personaggi, né la trama.
Il tutto anzi sa di estremamente semplice, e anzi si ha un po’ la sensazione che la trama fosse quasi una scusa per sceneggiare il bellissimo parco e i bellissimi giochi di luce della città giapponese.
In questo senso, Il giardino delle parole non è certo un film d’animazione memorabile, ma val certamente la pena vederlo per la bellezza visiva che propone, che da sola gli fa meritare quantomeno una sufficienza larga.
Fosco Del Nero
Titolo: Il giardino delle parole (Kotonoha no niwa).
Genere: animazione, sentimentale.
Regista: Makoto shinkai.
Anno: 2013.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.