Lo spazio che ci unisce è il quarto film che vedo con protagonista il giovane Asa Butterfield, dopo Hugo Cabret, Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali ed Ender’s game. Devo dire che la media non è troppo incoraggiante: se uno dei quattro mi è piaciuto a dismisura (Miss Peregrine) e uno si è guadagnato la sufficienza (Hugo Cabret), gli altri due sono sprofondati in valutazioni pessime, compreso il film recensito oggi.
La motivazione di tutto ciò probabilmente va ricercata nei nomi dei registi: il primo film è stato diretto da Tim Burton, il secondo da Martin Scorsese, mentre il terzo da tale Gavin Hood e infine il quarto da tale Peter Chelsom, questi ultimi due nomi con pochi e mediocri film alle spalle.
Ma andiamo alla trama sommaria de Lo spazio che ci unisce: siamo in un futuro non troppo lontano, e l’umanità è ora capace di inviare un gruppo di astronauti su Marte perché vi fondi una comunità (anche se non si capisce bene per quale scopo). Sventura vuole che una ragazza del gruppo sia incinta e se ne renda conto solo durante il viaggio, quando ormai è impossibile tornare indietro. Il bambino, per decisione di Nathaniel Stepherd (Gary Oldman; Dracula, Interstate 60, Il quinto elemento, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban) viene così concepito su Marte, ma la ragazza muore nel darlo alla luce; Gardner, questo il nome del bambino, viene così cresciuto dall’equipaggio marziano, soprattutto da Kendra (Carla Gugino; Sin City, Watchmen, Sucker punch). Anche se la sua compagnia preferita è Tulsa (Britt Robertson; The secret circle, La risposta è nelle stelle, Tomorrowland - Il mondo di domani), una ragazza che vive sulla Terra e che non sa di corrispondere con una persona su Marte…
... in effetti Gardner è l’unico essere umano a esser mai nato sul pianeta rosso, e per forza di cose è assai curioso riguardo alla Terra e al vivere sulla Terra. A ciò si aggiunga che la nascita e la vita stessa del ragazzo è stata tenuta segreta dalla NASA alla popolazione terrestre per motivi di immagine e di finanziamenti.
A un certo punto però, per motivi contingenti, per Gardner si profilerà l’opportunità di andare sulla Terra, opportunità che coglierà in pieno nonostante il grande rischio per la salute de suo corpo, non abituato alla gravità terrestre.
Lo spazio che ci unisce ha una sceneggiatura a dir poco traballante: la NASA che spedisce una ragazza incinta su Marte, la nascita di un essere umano marziano che viene tenuta segreta, il suddetto marziano che viene mandato sulla Terra pur sapendo per certo che andrà a morirne, il suddetto ragazzino marziano che riesce a fuggire da NASA e polizia… peraltro correndo in modo goffo, etc. Non c’è una sola cosa del film sensata, o se c’è è una su un centinaio.
Quel che è peggio, per tutto il film si respira un’aria melensa e strappalacrime; laddove mi aspettavo brillantezza e originalità, ho trovato invece banalità da soap opera, che certamente il personaggio schietto e sopra le righe di Tulsa non basta a riequilibrare (anzi, anche questo personaggio si inserisce nell’atmosfera melensa del film).
Ci sarebbe come meritevole l’elemento di originalità dei due adolescenti che comunicano a grande distanza, con mezzo sistema solare a dividerli… se non fosse che l’idea è ripresa dal famoso cortometraggio d’animazione giapponese La voce delle stelle (famosissimo in Oriente, meno da noi).
Insomma, non c’è un solo motivo per vedersi Lo spazio che ci unisce… se non forse la bellezza visiva dei panorami marziani e terrestri e una certa cura per i dettagli estetici; ma è davvero troppo poco.
Fosco Del Nero
Titolo: Lo spazio che ci unisce (The space between us).
Genere: fantascienza, drammatico, commedia, sentimentale.
Regista: Peter Chelsom.
Attori: Asa Butterfield, Britt Robertson, Carla Gugino, Gary Oldman, BD Wong, Janet Montgomery, Lora Martinez-Cunningham, Jenny Gabrielle, Sarah Minnich, John-Paul Howard.
Anno: 2018.
Voto: 4.
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