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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 2 marzo 2022

Arrival - Denis Villeneuve

La recensione odierna è relativa a un film del 2016, quindi piuttosto recente, di Denis Villeneuve: Arrival (da non confondersi con il film The arrival del 1996).
Peraltro, avevo già recensito Villeneuve su Cinema e film di recente, per Blade runner 2049… e di sicuro lo vedrò almeno una volta in futuro per via del remake di Dune, sperando che ne venga fuori un film all’altezza... più efficace di quanto non sia stato Arrival.

Ma andiamo con ordine: il film è basato sul racconto Storia della tua vita, di Ted Chiang, e propone una trama formalmente di genere fantascientifico, con tanto di razza aliena, ma di fatto basata su elementi interiori, tra riflessione, comunicazione e filosofia.

Ecco la trama sommaria di Arrival: il film comincia riprendendo Louise Banks con la figlioletta Hannah, la quale ha una grave malattia che la porta a morire in giovane età. La scena successivamente si sposta in un altro tempo e in un altro luogo, sempre seguendo la figura di Louise: dodici astronavi aliene scendono su altrettante zone del mondo, scelte in modo apparentemente casuale (quindi non sopra le grandi metropoli allo scopo di distruggerle come in Visitors o in Independence Day) e attendono che gli esseri umani si mettano in comunicazione con loro.

Ogni paese “prescelto” organizza un’equipe di esperti di vari settori e, per l’aspetto comunicativo-linguistico, è chiamata proprio Louise, esperta di fama mondiale (nonostante la giovane età); tra gli altri esperti, da segnalare il fisico teorico Ian Donnelly, mentre la missione è sotto il comando del Colonnello Weber.
Le navi aliene sono soprannominate “gusci”, mentre le creature aliene son dette “eptapodi”, per via delle loro sette gambe.

Arrival, come detto, è un film di fantascienza sui generis: ci sono alieni e nave spaziali, è vero, ma non c’è azione e c’è solo riflessione, persino discretamente concettosa, per quanto in verità ci si perda essenzialmente in chiacchiere pseudo-filosofiche poco convincenti. 

La stessa sceneggiatura del film mostra diversi lati deboli: l’età troppo giovane della linguista per essere un’esperta di fama mondiale (non che la cosa sia vietata, ma appare improbabile); l’aspetto estremamente complicato della comunicazione aliena, che cozza contro il loro enorme livello tecnologico; l’aspetto poco sensato di consegnare un messaggio all’umanità suddiviso in dodici parti legate a dodici nazioni del pianeta, alcune bellicose o comunque in cattivi rapporti le une con le altre; il fatto di conoscere il futuro in anticipo (col solito dilemma temporale per cui lo si conosce ma si agisce per modificarlo… certificando così il fatto che in realtà non lo si conosceva come dato sicuro); l’aver bisogno dell’aiuto umano in un lontano futuro, nonostante il livello tecnologico e culturale immensamente superiore degli alieni; il solito americanocentrismo, per cui i cinesi e i russi recitano la parte dei cattivi (strano che nel gruppo dei cattivi non ci fossero anche la Corea del Nord e l'Iran… ma forse sarebbe stato eccessivo).

Si aggiungano anche delle relazioni umane poco credibili (sia a inizio che a fine film, e non dico niente per chi non lo avesse ancora visto), nonché parecchie riflessioni semplicistiche sulla natura della vita. 
Si aggiunga pure una notevole lentezza generale; il film non decolla praticamente mai.

Vi sono però anche dei lati positivi: una bella fotografia, una bella regia, il tema della comunicazione-incomunicabilità (applicabile anche al contesto umano, a livello macro come a livello micro), nonché la citazione dell’ipotesi linguistica di Sapir-Whorf secondo la quale la lingua che si utilizza è in grado di modificare il mondo mentale e interiore della persona...

... che è una cosa che ho pensato fin da ragazzino, pur non conoscendo la teoria in questione, giacché mi accorsi che quando parlavo in inglese, francese o spagnolo tendevo a processi interiori un poco differenti rispetto all’italiano: d’altronde, se la lingua si è formata in un certo modo, non sarà un caso, ma sarà il riflesso dell’energia-psicologia di un certo popolo e, a sua volta, quel linguaggio influenzerà in una certa direzione.

Ma lasciamo perdere tale concetto e andiamo a concludere la recensione: Arrival di Denis Villeneuve non è un disastro, ma non è nemmeno un gran film; la sensazione è che vorrebbe far sembrare di essere un gran film, colto, impegnato, elegante… ma non lo è, pur avendo comunque degli elementi di bellezza.
Peccato. 

Fosco Del Nero 



Titolo: The arrival (Arrival). 
Genere: fantascienza, drammatico, psicologico.
Regista: Denis Villeneuve.
Attori: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Tzi Ma, Mark O'Brien, Nathaly Thibault, Joe Cobden, Russell Yuen, Julian Casey.
Anno: 2016.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



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