Dopo Parasite e The host, ecco il terzo e credo ultimo film di Bong Joon-ho recensito nel blog: Snowpiercer.
Dico “terzo e credo ultimo” giacché il regista sudcoreano, nonostante un indubbio talento, soprattutto per la parte visiva delle sue opere, tende, come sovente fa il cinema orientale, al grottesco e al melodrammatico… senza contare che la sceneggiatura ha più buchi di un noto formaggio svizzero.
Andiamo con ordine, partendo dalla genesi: Snowpiercer è tratto da un fumetto francese, Le Transperceneige, di genere fanta-politico-distopico. La vocazione occidentale e internazionale dell’opera è visibile anche nel cast scelto per metterla in scena, fatto di attori hollywoodiani con l’eccezione dei due attori feticcio di Bong Joon-ho, ossia il maturo Song Kang-ho e l’allora piccola Ko Ah-Sung.
Peraltro, la scelta stessa degli attori non può esser stata casuale, giacché, nel ruolo di dissidente anziano del regime distopico si è posto John Hurt, già protagonista di Orwell 1984, nel ruolo di capo del suddetto regime si è posto Ed Harris, l’uomo-Dio nella luna di The Truman show (da ricordare anche A beautiful mind) e come dissidente giovane si è messo Chris Evans, giovane supereroe de I Fantastici 4 e di tanti altri titoli del genere (di mio, l’ho visto anche in London, Sushine e Push).
Anche il resto del cast è composto di attori hollywoodiani di non primissima fascia, ma di buona qualità: la brava e mutevole Tilda Swinton (The beach, Il ladro di orchidee, Il curioso caso di Benjamin Button, Doctor Strange), la super-caratterizzata Octavia Spencer (La forma dell'acqua - The shape of water, The help), il vivace Jamie Bell (Billy Elliott, The eagle) e il sempre bizzarro Ewen Bremner (Trainspotting, Perfect sense). Un cast non top, dunque, ma ampio e di buon livello.
Il problema di Snowpiercer, tuttavia, non è il cast, ma proprio la sceneggiatura, che imbarca acqua su più fronti.
Leggiamo la trama sommaria del film: nel 2031 il mondo è preda di un’era glaciale che ha quasi eliminato l’umanità. Gli unici sopravvissuti sono coloro che si trovano a bordo del Snowpiercer, un lungo treno ad alta tecnologia, capace di generare da sé l’energia che gli serve e dunque autosufficiente. Esso si muove in un binario che percorre tutta la Terra, lunghissimi ponti compresi.
Il creatore di tale meraviglia tecnologia è il potente Wilford, il quale, manco a dirlo, vive nella parte agiata del treno, quella davanti, mentre nella coda vivono le classi sociali meno importanti, le quali sono sfruttate e anzi spesso vilipese, allo scopo di farle rimanere al loro posto.
Tale convivenza sfocia inevitabilmente ogni tanto in qualche sommossa… e per l’appunto ne sta preparando una Curtis, il nuovo leader dei rivoltosi, giacché il precedente, Gilliam, è ormai piuttosto anziano, oltre che disabile.
Curtis e i suoi compagni hanno un piano: arrivare fino alle prigioni e liberare Namgoong Minsu, specialista in sistemi di sicurezza, il quale dovrebbe sapere come aprire man mano le porte del treno fino ad arrivare alla sua testa, dove vive Wilford.
Snowpiercer, come gli altri film che ho visto di Bong Joon-ho, alterna molta bellezza visiva, frutto di una fotografia eccellente, e anche alcuni momenti di forte intensità scenica, a molti altri momenti grotteschi, tendenti al sanguinolento o semplicemente insensati. In effetti, tutta la storia è priva di senso, dal treno che da anni gira su binari su cui nessuno fa manutenzione e che in teoria dovrebbero in tanti punti essere divenuti inservibili o invasi da rocce, frane o altro, alla convivenza forzata in ambienti ridotti… senza contare la “soluzione alimentare” che s’è trovata per nutrire tante persone viventi in un ambiente relativamente piccolo.
Pure i passatempi oziosi delle classi agiate non hanno alcun senso, come non ne ha la condotta poliziesca, ovviamente stupida, dei guardiani dei vari settori.
Insomma, globalmente parlando Snowpiercer è piuttosto pacchiano come storia ed eventi. La fotografia è ottima; la recitazione buona, pur nello stile un po’ grottesco che a quanto pare piace al regista; gli effetti speciali dicon la loro; la caratterizzazione dei personaggi è un po’ naif, e parimenti sono un po’ leggeri i dialoghi, i quali peraltro sono ciò che rivela la natura di un film e il progetto che gli sta dietro: l’obiettivo di Snowpiercer era di intrattenere il largo pubblico in modo spettacolaristico e di porre in evidenza alcune tematiche (disuguaglianza sociale, inquinamento, energia), per quanto in modo leggero, un modo per l’appunto adatto al largo pubblico.
A meno che il film non avesse un altro obiettivo, dal momento che, a proposito di narrazioni distopiche, Snowpiecer propone molti degli elementi dell'agenda mondialista.
Per esempio:
- la sottomissione totale dell'essere umano "comune",
- il dominio da parte dell'élite dominante,
- la visione dell'umanità come di parassiti da diminuire di numero e da controllare a livello psichico,
- un forte senso di autoritarismo/controllo,
- propaganda e dominio diretti soprattutto alle nuove generazioni,
- bambini e sangue umano considerati come cibo per l'élite,
- scarafaggi e insetti vari dati come cibo al popolo comune,
A proposito del cannibalismo, a un personaggio, a un certo punto, dice: "Sai cosa non sopporto di me? Che conosco il sapore degli uomini... e i bambini sono più buoni".
Siam davvero molto vicini a certi ambienti occulti.
Rimanendo sul prodotto eminentemente cinematografico, con Snowpiercer, Bong Joon-ho è incappato nel terzo strike, per cui credo che da qui in avanti lo ignorerò… a meno che non legga di un suo importante cambio di passo “interiore”, dal momento che a livello visivo-esteriore il regista coreano sa già il fatto suo.
Fosco Del Nero
Titolo: Snowpiercer (Seolgug-yeolcha).
Genere: fantastico, distopico.
Regista: Bong Joon-ho.
Attori: Chris Evans, Song Kang-ho, Ed Harris, John Hurt, Tilda Swinton, Jamie Bell, Octavia Spencer, Ko Ah-Sung, Kenny Doughty, Ewen Bremner.
Anno: 2013.
Voto: 5.5.
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