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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 23 gennaio 2024

Poveri milionari - Dino Risi

Visto Poveri ma belli e il seguito Belle ma povere, era giunto il momento, con qualche decennio di ritardo, del terzo film della saga, ossia Poveri milionari.

In cabina di regia c’è sempre Dino Risi, mentre l’anno di produzione si sposta dal 1957 dei primi due film al 1959: una distanza comunque breve, testimonianza del buon successo riscosso all’epoca dai film in questione.

I protagonisti sono sempre quelli, con un’eccezione: abbiamo le due coppie maschili e femminili, Romolo e Salvatore da un lato, Anna Maria e Marisa dall’altro lato… ma non c’è più Giovanna-Marisa Allasio, di fatto sostituita di fatto da Alice-Silvia Koscina

Nel cambio, devo dire che ci si perde abbastanza, sia come presenza scenica, sia come funzionalità della storia.

Ma ecco la trama di Poveri milionari, film, come i suoi predecessori, sui temi sentimenti-gioventù-denaro: le due coppie si sono finalmente sposate, per quanto il viaggio di nozze a Firenze cominci in modo disastroso per via di disguidi con i treni.
Romolo ha un lavoro e ha appena preso una casa, mentre Salvatore è in difficoltà e perciò viene momentaneamente ospitato dall’amico nella casa nuova… una casa alquanto incompleta per problemi di ristrutturazione.

Le cose cambiano all’improvviso quando Salvatore, dopo una botta in testa, perde la memoria e viene accolto e accudito da Alice, giovane e ricca imprenditrice, che di fatto ne fa il suo fidanzato nonché il Direttore Generale dei grandi magazzini di cui è proprietaria… che non sono altro che il posto dove lavora Romolo.

Romolo è disperato per le 300.000 lire che Salvatore gli doveva rendere, e che ora dispera di rivedere, mentre Marisa è disperata perché teme di aver perso il suo marito-innamorato.

Va così avanti, per un po’, questa sorta di commedia degli equivoci dal tono molto leggero e disimpegnato, com’erano peraltro anche i due precedenti film.
Se Poveri milionari ha il merito di aver introdotto degli elementi nuovi, laddove Belle ma povere risultava quasi una replica di Poveri ma belli, è pur vero che rimane distante dal primo film, il quale resta nettamente il più bello ed efficace del trittico.

Fosco Del Nero



Titolo: Poveri milionari.
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Dino Risi.
Attori: Maurizio Arena, Renato Salvatori, Memmo Carotenuto, Sylva Koscina, Lorella De Luca, Alessandra Panaro, Fred Buscaglione, Gildo Bocci, Roberto Rey, Marco Tulli, Ughetto Bertucci, Mimmo Poli, José Jaspe, Mimo Billi
Anno: 1959.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui



martedì 16 gennaio 2024

Belle ma povere - Dino Risi

Belle ma povere è il seguito di Poveri ma belli, entrambi diretti da Dino Risi: se mi ricordavo perfettamente il primo film, personaggi, trama e persino molti dei dialoghi, non mi ricordavo niente del secondo, segno che probabilmente non lo avevo mai visto.

Girati nello stesso anno, il 1957, sono il secondo la diretta prosecuzione del primo, con la trilogia che è chiusa da Poveri milionari, il quale ugualmente non credo di aver mai visto e che dunque costituirà una prima visione… a distanza di appena sessantaquattro anni.

Ecco la trama di Belle ma povere: Romolo (Maurizio Arena) e Salvatore (Renato Salvatori) si sono fidanzati con Annamaria (Alessandra Panaro) e Marisa (Lorella De Luca), ossia le rispettive sorelle, e ora sono alle prese con la questione del futuro. Entrambi sono chiamati, un po’ dalla vita e un po’ dalle ragazze, a mettere la testa a posto, a smettere di bighellonare e farsi una buona posizione trovandosi un buon lavoro.
In questo, Romolo sembra esser messo meglio dell’amico, il quale tuttavia si fa preferire in quanto a carattere e a limpidezza.

A complicare le cose, oltre che le rispettive famiglie, anche la rediviva Giovanna (Marisa Allasio), sempre bellissima ma ora alle prese con un nuovo fidanzato, Franco (Riccardo Garrone), il benestante proprietario di una gioielleria.

Belle ma povere è caruccio, ma staziona diverse spanne sotto il suo predecessore: rispetto a Poveri ma belli, il suo successore perde in qualità, pur rimanendo vivace e movimentato. 
Se il primo film era memorabile, e non a caso inserito nelle classifiche dei migliori film italiani di tutti i tempi, il secondo non propone niente di nuovo rispetto al precedente film… se non variazioni su temi già affrontati, ma con un livello qualitativo inferiore.

I personaggi del film rimangono comunque simpatici, pur ognuno con i suoi evidenti difetti… ma, d’altronde, ci si era affezionati a loro già da Poveri ma belli.

Visto Belle ma povere, è ora il momento di chiudere il cerchio vedendo anche Poveri milionari… pur se non mi aspetto altro che altre variazioni sul tema.

Fosco Del Nero



Titolo: Belle ma povere.
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Dino Risi.
Attori: Maurizio Arena, Renato Salvatori, Marisa Allasio, Riccardo Garrone, Lorella De Luca, Sandra Panaro, Memmo Carotenuto, Gildo Bocci, Nino Vingelli, Ughetto Bertucci, Alessandra Panaro, Giorgio Gandos, Roy Ciccolini, Giancarlo Zarfati.
Anno: 1957.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 9 gennaio 2024

Una serie di sfortunati eventi - Mark Hudis, Barry Sonnenfeld

Conoscevo solamente di nome la saga di romanzi Una serie di sfortunati eventi, la quale aveva già dato luogo a un film, intitolato Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi, che però non mi pare di aver mai guardato.

Mi sono invece orientato sull’omonima serie televisiva in quanto mi ispiravano sia il cast che lo stile generale… senza contare che uno dei due produttori era Barry Sonnenfeld regista, decenni addietro, di film apprezzatissimi come La famiglia Addams, Men in black e Amore con gli interessi. Insomma, gli ingredienti parevano ottimi.

Quanto al cast, si prende la scena di protagonista, seppur di protagonista cattivo, Neil Patrick Harris, indimenticabile nella serie tv How I met your mother, mentre la figura/voce narrante è affidata a Patrick Warburton, attore non particolarmente noto che mi ricorda comunque un’altra sit-com, ossia Seinfeld, cui aveva partecipato come attore secondario in svariati episodi.

L’intero prodotto è peraltro cosparso di attori provenienti da varie serie televisive: Max Greenfield (Veronica Mars), Morena Baccarin (Firefly e V- Visitors), Sara Rue (Perfetti... ma non troppo, The Big Bang theory), Nathan Fillion (Firefly)… per non parlare della comparsata di Cobie Smulders, coprotagonista di How I met your mother insieme allo stesso Neil Patrick Harris, il quale figura anche come produttore di Una serie di sfortunati eventi. E ovviamente non sto citando tutti.

Ma andiamo alla trama sommaria di Una serie di sfortunati eventi, serie composta di tre stagioni e di 35 episodi, dalla durata molto variabile (dai 35 ai 60 minuti): Violet, Klaus e Sunny Baudelaire sono tre fratelli, due ragazzini e una bambina piccola, che hanno perso tutto in un solo colpo. La loro casa è andata a fuoco e i genitori sono morti nell’incendio; di conseguenza, vengono affidati a un tutore, il Conte Olaf, il quale tuttavia si rivelerà un individuo spietato a caccia solamente della loro dote, bloccata sino alla maggiore età dei ragazzi.

L’uomo, loro lontanissimo parente, mostra sin da subito la sua “compagnia di attori” e col tempo rivelerà la sua antica appartenenza a una sorta di loggia segreta, della quale facevano parte anche i genitori Baudelaire, la quale tuttavia è implosa dall’interno a causa di uno scisma, generando due fazioni contrapposte in lotta tra di loro (tipo Templari e Assassini, ma in modo più umoristico e grottesco).

Il simbolo di tale confraternita, che ricorda molto sia l’occhio che tutto vede, nonché vari altri elementi della storia (come la mela salvifica porta da un serpente ai due orfani), suggerisce una componente di tipo massonico, sulla quale tuttavia non ci focalizziamo, per badare invece alla serie tv come prodotto d’intrattenimento. Su tale argomento, dirò solo che, nella sigla d'apertura, si vedono, uno dopo l'altro nel raggio di un paio di secondi, l'occhio in cima alla piramide, l'occhio rettiliano e un simbolo che ricorda molto il 666: alquanto improbabile che siano presenze casuali.

Se il cast è notevole, ampio, variegato e qualitativamente sostenuto, la sceneggiatura è garantita dalla serie di libri, che non avrà avuto un grande successo per caso. Scenografie e colori si fanno notare, dal momento che il prodotto è molto curato, come si fanno notare in positivo le varie canzoni inserite in vari episodi: alcune sono notevoli e davvero orecchiabili, a cominciare dalla sigla, ottimamente resa in italiano (cosa che non era scontata), per proseguire con la canzone di “presentazione” del Conte Olaf nel primo episodio, anch’essa a suo modo memorabile.

Rimarchevole anche la varietà di situazioni e il trasformismo di Harris-Olaf.
Inoltre, Una serie di sfortunati eventi ha il pregio di utilizzare un linguaggio ricercato e preciso, risultando così anche educativa; lo so che a molti spettatori di fascia bassa non piace la ricercatezza linguistica, ma di mio la considero un pregio. Anche l’aspetto dell’intelligenza e della cultura è posto in bella evidenza, altro elemento meritorio.

La sigla introduttiva, per quanto esagerata nei concetti, si dimostra discretamente sincera, nel preannunciare effettivamente degli eventi sfortunati e tragici: la lista di personaggi che muoiono, e in modo truce, una volta giunti a fine serie è effettivamente lunga.

In rete ho letto che la serie è una sorta di mix tra lo stile di Wes Anderson e quello di Tim Burton: effettivamente il paragone calza piuttosto bene… pur se si dovrebbe aggiungere un referente anche per canti e balletti, componente piuttosto importante dell'opera.

Nel complesso, ho molto apprezzato Una serie di sfortunati eventi, serie tv che probabilmente mi rivedrò in futuro… ciò che è praticamente un sigillo di garanzia.

Fosco Del Nero



Titolo: Una serie di sfortunati eventi (A series of unfortunate events).
Genere: serie tv, commedia, grottesco, musicale.
Ideatore: Mark Hudis, Barry Sonnenfeld.
Attori: Neil Patrick Harris, Patrick Warburton, Usman Ally, Louis Hynes, Malina Weissman, Matty Cardarople, John DeSantis,  Sara Canning, Patrick Keating, Catherine O'Hara, Alfre Woodard, Mary Black, K. Todd Freeman, Presley Smith, Will Arnett, Cobie Smulders, Kitana Turnbull, Avi Lake, Sara Rue, Tara Strong, Cleo King.
Anno: 2017-2019.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 2 gennaio 2024

La fiera delle illusioni - Guillermo del Toro

Ho oramai visto molti film diretti da Guillermo del Toro: La fiera delle illusioni, per la precisione, è l’ottavo dopo, nell’ordine di visione: Il labirinto del faunoLa spina del diavoloHellboy, Hellboy 2Crimson PeakPacific Rim e La forma dell’acqua - The shape of water.
 
Ogni volta spero che il regista ritorni ai fasti qualitativi dei suoi primi film, a cominciare dal bellissimo Il labirinto del fauno, ma è ormai da un po’ che vengo deluso: purtroppo, anche La fiera delle illusioni, nonostante diversi punti a favore, non fa eccezione.

Partiamo dalla trama del film (il quale è il remake di un omonimo film del 1947, anch’esso ispirato al romanzo Nightmare Alley di William Lindsay Gresham): nella prima scena Stanton Carlisle butta il corpo di un uomo in un buco di un pavimento di una casa che poi brucia. Le scene successive seguono lo stesso Stanton nelle sue peripezie, che lo conducono a una fiera di paese, tra attrattive e illusioni varie. L’uomo dapprima dà una mano come tuttofare e poi si specializza come mentalista, apprendendo il mestiere dal vecchio Pete.

Nel frattempo, si innamora della bella e giovane Molly e a un certo punto le chiede di andar via con lui, per metter su un numero da mentalista di maggior profilo e successo rispetto al livello della fiera.
I due vanno così a vivere a Buffalo e, sulle prime, ottengono un discreto successo: il desiderio di strafare di Stan, tuttavia, nonché la sua attrazione per i soldi, creano delle frizioni tra i due.

La fiera delle illusioni si fa notare subito per il cast dall’ottimo pedigree: Bradley Cooper, Cate Blanchett, Willem Dafoe, Ron Perlman… tutti attori piuttosto caratterizzati, diciamo così.
Anche la scenografia fa il suo dovere: su versante tecnico il film va, e probabilmente i più lo apprezzeranno.

Tuttavia, mi duole constatare ancora un vola che quel senso del grottesco-surreale-immaginifico che un tempo aveva Guillermo del Toro è divenuto via via un senso del tragico-pesante-sanguinolento... non so se per una sua tendenza o se per venire incontro alle richieste del pubblico o dei suoi produttori. Nel caso specifico, se la prima parte del film risulta discretamente interessante, la seconda fa parecchio acqua e, di fatto, si regge interamente sul desiderio di vendetta di un personaggio che si sarebbe offeso per un commento (dopo aver provocato esso stesso per primo) e che da lì avrebbe messo su un inganno colossale. Davvero pochino.

Il finale stesso del film, che forse avrebbe voluto essere una sorta di risultato karmico da “contrappasso in vita”, non colpisce affatto e anzi sembra una trovata atta a colpire lo spettatore meno smaliziato e più facile.

Peccato, perché ne La fiera delle illusioni c’era un buon potenziale (non so quanto rispondente e fedele al romanzo originario), il quale però è stato sprecato e mal direzionato strada facendo… almeno, per quanto ho valutato io.

A questo punto, forse lascerò perdere Guillermo del Toro per sempre.

Fosco Del Nero



Titolo: La fiera delle illusioni (Nightmare Alley).
Genere: drammatico, grottesco, sentimentale.
Regista: Guillermo del Toro.
Attori: Bradley Cooper,  Rooney Mara, Cate Blanchett, Toni Collette, Willem Dafoe, Richard Jenkins, Ron Perlman, David Strathairn, Mary Steenburgen, Holt McCallany, Jim Beaver, Romina Power, Paul Anderson.
Anno: 2021.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.



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