Con
Il ritorno del re ho terminato di rivedere le vecchie serie filmiche cui tenevo di più: l’esalogia di
Star wars, l’eptalogia di
Harry Potter e la trilogia de
Il signore degli anelli.
La quale, detta così, sembra nettamente la meno imponente delle tre, tuttavia, contando che ho visto le tre versioni estese di 3 ore e 10, 3 ore e 30, e 4 ore e 20 minuti, fa un totale di 11 ore, mica robetta…
Ad ogni modo, riprendiamo le fila del discorso, dopo le recensioni de
La compagnia dell’anello e de
Le due torri: avevamo lasciato i buoni vincitori al
Fosso di Helm, e li ritroviamo ora nella programmazione dello scontro finale con
Sauron, tutt’altro che sconfitto, pur senza la forza di
Isengard e di
Saruman, entrambi caduti.
Questo terzo film si presenta decisamente meno dinamico degli episodi precedenti: dopo il viaggio de La compagnia dell’anello e le battaglie de Le due torri, qua abbiamo i primi 50 minuti lenti e rilassanti, con l’azione che riprende da lì in poi, non risparmiandosi fino alla fine della pellicola e della trilogia. In compenso, il grosso della parte finale del film è tutto un combattimento... risultando con ciò discretamente noiosa.
Stavolta le ambientazioni principali sono Isengard, Rohan, Gran Burrone, Minas Tirith, e ovviamente Mordor e il Monte Fato, destinazione finale del viaggio di Frodo e del fido compagno Sam.
Credo che la trama del film e dell’omonimo romanzo di J. R. R. Tolkien sia nota a tutti, per cui non mi dilungo oltre il necessario, sottolineando invece come ancora una volta il film è uno spettacolo per i sensi: ambientazioni meravigliose, fotografia splendida, effetti speciali (quasi) impeccabili, colonna sonora d’eccellenza.
Non è un caso infatti che si tratta del film con più premi Oscar vinti: ben diciassette statuette, nonché l’unico film fantasy ad aver vinto il premio generale come miglior film. Certamente, gli Oscar spesso lasciano il tempo che trovano, ma comunque è un bel riconoscimento, anche perché il film ha fatto incetta di premi praticamente ovunque.
Giustamente: tra la bellezza visiva, l’incedere della trama e la ricchezza emotiva, il film non ha un solo punto debole, se non forse, per i puristi di Tolkien, le numerose divergenze dal libro, che peraltro avevano caratterizzato anche i due film precedenti.
Come nel caso delle recensioni dei primi due film, anche stavolta riporto qualche frase interessante e qualche concetto altrettanto interessante, che va ad allungare la lista di cose “particolari”, che fanno propendere per una storia dallo sfondo esistenziale, cosa peraltro già abbondantemente evidenziata nelle due precedenti recensioni.
Intanto (e non è roba da poco), abbiamo Gandalf che completa le tre consegne di Gesù: dopo la predicazione della buona novella (primo film) e lo scacciare i demoni (secondo film), arriva ora la guarigione (di Pipino, nel terzo film).
Abbiamo ancora l’occhio che tutto vede, nonché vari simboli degli occhi sparsi in giro.
Abbiamo ancora maledizioni e benedizioni.
E abbiamo certi nomi sospetti: Mithrandir, Nimrodel, Valar, Monte Fato.
Ci tengo peraltro a evidenziare quella che forse è la scena più intensa del film, la quale mi pare sia presente solo nella versione estesa: il momento in cui un emissario di Mordor esce dal cancello per parlamentare con i rappresentanti degli uomini, ossia il mago Gandalf, il re/guerriero Aragorn, l'elfo arciere Legolas, il nano Gimli e un paio di hobbit.
L'orco tira fuori la cotta argentata che era stata di Frodo e la getta addosso al gruppo, come prova del fatto che l'hobbit è stato catturato, torturato e ucciso. È una menzogna, ma nel gruppo scende la disperazione, sia perché la missione di Frodo sarebbe fallita, sia perché il loro amico avrebbe sofferto moltissimo.
È una menzogna e una prova al tempo stesso: l'elegante e imperturbabile Legolas (il corpo emotivo, la dolcezza) non riesce a dire o fare niente, il sapiente Gandalf (il corpo mentale, la conoscenza) piange... mentre il guerriero Aragorn (il corpo fisico, la volontà) reagisce e taglia la testa al mostro bugiardo: quando emozioni e sapere non servono, occorre la forza/volontà, e questa è la prima simbologia.
La seconda è che non si cede alla paura e il demone viene affrontato.
La terza è che gli si taglia la testa, ossia la mente, fonte di inganni.
Interessante anche la scena, verso la fine, in cui Gandalf (potere sapienziale-spirituale) incorona Aragorn (potere terreno-secolare): praticamente abbiamo un Papa che incorona un Imperatore, in senso più simbolico che storico, ovviamente (ossia abbiamo l'energia più sottile che elegge l'energia più densa, come dovrebbe essere sempre, sia fuori di noi che dentro di noi).
Altra scena, ancora più finale della precedente: la scena della nave che passa attraverso uno stretto simile alle Colonne d'Ercole e si allontana. Sembra proprio un passaggio tra le due dualità e, infatti, arriva a fine storia, dopo la vittoria. Non per nulla, poco dopo vien detto: "Non si può essere sempre divisi in due. Dovrai essere saldo per molti anni"; tale frase pare riecheggiare tanto Gesù che Buddha nel loro insistere sulla unità in luogo della dualità-polarità, e sulla centratura in luogo dell'instabilità.
Giacché ci sono, cito anche il simbolismo dell'esercito di fantasmi che, finalmente assolto il proprio debito karmico, spezza la maledizione e può finalmente proseguire il proprio percorso (i debiti vanno sempre pagati, fosse anche in altre vite; s'illude chi spera il contrario).
Passiamo ora alle frasi interessanti.
"Ci sono cose, ora, in movimento che non possono esser disfatte."
"Una cosa ho imparato sugli hobbit: sono un popolo audace."
"Avventato, forse... lui è un Tuck."
"Dalle ceneri la fiamma sarà risvegliata; una luce dall'ombra spunterà.
Rinnovata sarà la lama che fu spezzata; il senza corona di nuovo re sarà."
"La vecchia saggezza era stata abbandonata: i re costruivano tombe più splendide delle dimore dei vivi, e consideravano i vecchi nomi della propria stirpe più cari dei nomi dei loro figli. Sovrani senza discendenti stavano in vecchi saloni meditando sull'araldica, o in alte gelide torri ponendo domande alle stelle, e fu così che il popolo di Gondor andò in rovina: la stirpe dei re si estinse, l'albero bianco appassì, il comando di Gondor fu passato a uomini inferiori."
"Cavalieri di Roan, giuramenti avete prestato: adesso manteneteli tutti."
"Casa è alle spalle, il mondo avanti, le strade da seguire tante."
"Nell'ombra il mio viaggio va, finché luce nel cielo sarà.
Nebbia e ombra, oscurità... tutto svanirà."
"Non piangere per coloro per cui è giunta l'ora."
"Metti da parte il ramingo: diventa ciò che sei nato per essere."
"Respingeteli, non cedete alla paura.
Restate ai vostri posti, combattete."
"Non temete l'oscurità.
Desti, cavalieri di Theoden."
"Aaaah, paura… la città ne è infestata."
"Padron Frodo… svegliatevi."
"Il viaggio non finisce qui: la morte è soltanto un'altra via.
Dovremo prenderla tutti: la grande cortina di pioggia di questo mondo si apre, e tutto si trasforma in vetro argentato."
"Ci sono luce e bellezza lassù, nessun’ombra può toccarle.
"Amici miei, non inchinatevi a nessuno."
"Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita?
Come fai ad andare avanti, quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indietro?"
“Mio caro Sam, non si può essere sempre diviso in due.
Dovrai essere saldo per molti anni.”
Insomma, siamo sempre in ambito dualità, energia, mondi sottili, reincarnazione, vita dopo la vita, percorso evolutivo. E ancora, forza interiore, luce, bellezza, compassione, veglia: c'è davvero molto, per chi si dà pena di guardare.
A proposito, lo stesso titolo è piuttosto simbolico: "il ritorno del re"... dunque c'è un re che, dopo aver compiuto un difficile percorso, deve ritornare.
Interessante anche la citazione/frase di Gandalf sulle stirpi dei re di Gondor: praticamente sta enunciando da un lato il principio delle caste e dall'altro il principio delle ere energetico/coscienziali.
Tutto questo per coloro che sono interessati a tali simbolismi… per coloro che non lo sono, rimane comunque il bellissimo film che è Il ritorno del re e la trilogia de Il signore degli anelli in generale.
Fosco Del Nero
Titolo: Il ritorno del re (Lord of the rings - The return of the king).
Genere: fantasy.
Regista: Peter Jackson.
Attori: Elijah Wood, Sean Astin, Viggo Mortensen, Cate Blanchett, Ian McKellen, Orlando Bloom, Christopher Lee, Dominic Monaghan, John Rhys-Davies, Andy Serkis, Liv Tyler, Hugo Weaving, Karl Urban, Brad Dourif, David Wenham, Billy Boyd, Sean Bean, Bernard Hill, Miranda Otto, Ian Holm.
Anno: 2004.
Voto: 8.
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qui.