Temo ormai di dover dire che ero un fan di Guillermo Del Toro, e non più che lo sono, visto che i suoi ultimi tre film sono stati tre delusioni piuttosto smaccate: compreso il suo ultimo lavoro, La forma dell’acqua - The shape of water, su bassi livelli tanto quanto Pacific Rim e Crimson Peak (dei tre quest’ultimo è forse il meno peggio, pur con tutti i difetti di sceneggiatura).
Ma andiamo con ordine, partendo dalla trama sommaria de La forma dell’acqua, film del 2017: siamo nel 1962 in piena Guerra Fredda. In un laboratorio governativo a Baltimora si stanno effettuando degli esperimenti segreti, su un soggetto ancora più segreto. Tuttavia, Elisa e la sua collega Zelda, entrambe donne delle pulizie, non tarderanno a scoprire il segreto, ossia una sorta di uomo-anfibio scovato in Sud America dal perfido Colonnello Strickland, con il quale la prima delle due inizierà una sorta di rapporto di amicizia, per poi cercare di portarlo via una volta conosciuti i propositi malvagi di Strickland, aiutata in questo dall’amica Zelda, dal vicino di casa Giles e anche dalla spia russa Hoffstetler/Dimitri.
Partiamo dai punti positivi, giacché ce ne sono: la fotografia è bellissima, con i suoi toni scuri e dark; ugualmente scenografia e ambientazione son molto curate, e letteralmente ci portano in quegli anni (fine “50 e inizio “60).
La colonna sonora è ugualmente molto efficace e d’atmosfera, per quanto alcuni potrebbero giudicarla un po’ invasiva.
Gli effetti speciali son convincenti, ma con Del Toro questo lo si dà per scontato, e comunque La forma dell’acqua non abbonda in tal senso: c’è solo la figura dell’uomo-anfibio.
I lati positivi purtroppo finiscono qui, mentre la lista dei contro è assai più consistente.
La trama è letteralmente risibile, e la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti… a proposito di acqua.
Sul primo versante, abbiamo una donna muta, frustrata e con evidenti problemi psicologici che (anticipazione: chi non vuol sapere smetta di leggere) s’innamora e fa sesso con un uomo-pesce: peraltro, la cosa nella sua bizzarria ricorda troppo Splice, film che lo precede di otto anni e a cui probabilmente il regista si è ispirato (dando per scontato che lo conosca; in caso contrario il difetto non è di originalità, sua e di tutti quelli che hanno collaborato al film, ma di poca conoscenza del settore, cosa parimenti grave).
Sul secondo versante, abbiamo due donne delle pulizie, che nemmeno brillano per arguzia, le quali fanno quello che vogliono all’interno di un sito super-segreto, venendo a conoscenza di cose top secret e organizzando ridicoli piani per trafugare quanto di più importante contiene il suddetto sito super-segreto. Abbiamo poi un bagno che viene riempito completamente d’acqua senza che accada niente se non qualche gocciolio nel piano di sotto. Abbiamo un uomo che si stacca a mani nude delle dita in cancrena. Abbiamo complicazioni inutili tipo liberare la creatura marina in un canale anziché andare un poco più avanti e liberarla direttamente in mare. Abbiamo un super-colonnello dell’esercito che conduce indagini e interrogatori risibili e che si fa gabbare dalle due addette delle pulizie… e altro ancora.
Ma questo forse non è nemmeno il peggio del film: il peggio de La forma dell’acqua è che è un concentrato di luoghi comuni e di concetti da politically correct: i tre buoni sono una muta mutilata, una donna nera e un gay discriminato; i cattivi sono i militari bianchi, tra cui un fascistone dai gusti sessuali pervertiti; c'è un'unione sessuale contro natura. Tutto quanto sa di americanata certificata politically correct e pure mezzo mondialista.
Ecco come si spiegano tutte le nomination e i premi vinti, che dal punto di vista tecnico sono inspiegabili; persino inquietanti se si vuol parlare di buon cinema.
Dimenticavo: anche i dialoghi son piuttosto sciatti, perfettamente allineati con il politically correct dominante.
Un altro appunto sulla poca originalità del film: se il punto centrale della trama ricorda molto Splice (relazione fisica tra un essere umano e una specie ominide), e se l’atmosfera generale ricorda molto il videogioco Bioshock (anche su questo son quasi sicuro che vi sia un’ispirazione dietro), molti elementi del film son presi pari pari da Il favoloso mondo di Amelie: una protagonista caruccia ma non bella (beh, Amelie era più bella a dire il vero), introversa e di poche parole (Amelie parlava un poco di più, ma non molto), originale e fuori dalle righe, che vive da sola, con un vicino di casa ugualmente problematico e introverso, e ugualmente pittore, e ugualmente svantaggiato a suo modo: in Amelie era fisicamente handicappato, mentre qua è omosessuale. Troppe coincidenze in troppi settori: La forma dell’acqua è un lavoro poco originale, banale nei contenuti e sconfortante in tutto il suo contorno.
L’involuzione e la deriva che ha preso Guillermo Del Toro son davvero preoccupanti… anche se io spero sempre che si riprenda, perché evidentemente ha talento, pur se lo sta mettendo sempre più a servizio delle cose sbagliate, forse "indirizzato" in tal senso da produzioni o ingaggi. Anche la sua serie televisiva The strain, di cui ho visto i primi episodi, mi ha deluso e l’ho quindi lasciata perdere.
Fosco Del Nero
Titolo: La forma dell’acqua (The shape of water).
Genere: fantastico, drammatico, sentimentale.
Regista: Guillermo Del Toro.
Attori: Sally Hawkins, Michael Shannon (II), Richard Jenkins, Doug Jones, Michael Stuhlbarg, Octavia Spencer, Lauren Lee Smith, Nick Searcy, Dru Viergever, David Hewlett, Stewart Arnott, Nigel Bennett.
Anno: 2017.
Voto: 4.5.
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