Rivisto il già visto in passato L’uomo senza sonno, nonché il più recente e mai veduto Stonehearst Asylum, avendoli apprezzati entrambi e avendo in generale apprezzato il talento visionario e originale di Brad Anderson, mi son deciso a vedere un terzo film del regista: la scelta è ricaduta su Vanishing on the 7th street… ma non è stata una grandissima scelta. Almeno dal punto di vista cinematografico, ma è stata una scelta interessante dal punto di vista dei contenuti.
Parto dalla trama sommaria e poi procedo col resto.
Siamo a Detroit, quando una sera un improvviso black out fa sparire quasi tutte le persone. Il primo scenario è quello di un multisala pieno di gente: scompaiono tutti tranne il proiezionista Paul, che durante il lavoro stava leggendo un libro con una lampada elettrica da scavatore fissata sulla testa.
In un ospedale in città avviene lo stesso: si salva la sola Rosemary, che al momento del black out aveva un accendino acceso.
Quanto a Luke, egli stava dormendo, e infatti si avvede di quanto successo molto tempo dopo, al risveglio; egli dormiva accanto a delle candele lasciate accese dalla sua fidanzata.
Il ragazzino James, dal canto suo, stava all’interno di un bar alimentato da un generatore indipendente, non intaccato dal black out generale.
L’elemento della luce appare dunque da subito decisivo, e lo sarà sempre di più nella storia, quando si capisce che l’intera città è sotto attacco di misteriose forze delle tenebre, le quali riescono a inghiottire/far sparire chiunque non sia al riparo di un qualche tipo di luce: i corpi spariscono e in terra rimangono oggetti e vestiti. Cosa ne sia di quanti vengono inghiottiti dal buio non si sa, ma i superstiti non intendono scoprirlo di persona… anche perché vedono delle minacciose ombre di persone-creature-demoni sui muri della città e delle case, cosa che ovviamente non risulta molto attraente e anzi parecchio inquietante.
Il problema è che le tenebre stanno guadagnano terreno e la luce diurna dura sempre meno ore, fino a una sorta di notte ininterrotta: sarà possibile salvarsi in queste condizioni?
Abbiamo dunque il contrasto luce-ombra, chiaro fin da subito.
Abbiamo il fatto che col buio si muore e ci si dimentica di se stessi, mentre con la luce si rimane vivi e ci si ricorda di sé: “Io esisto”, dicono i superstiti per farsi forza.
Abbiamo poi che le tenebre, sotto forma di persone perdute del passato, effettuano il loro suadente richiamo ai vivi, cui i protagonisti cercano di resistere: qualcuno ce la fa e qualcuno no, e qua entra il gioco il tema dell'attaccamento.
Lo stesso sottotitolo che figura nella locandina del film, "Stay in the light" (ossia, "Rimani nella luce") pare essere un invito di tipo esistenziale.
Lo stesso sottotitolo che figura nella locandina del film, "Stay in the light" (ossia, "Rimani nella luce") pare essere un invito di tipo esistenziale.
Abbiamo anche, e che ognuno lo valuti come vuole, una foto di un'esplosione atomica con sotto la scritta "new world order" (ciò con tutta probabilità conferma gli interessi del regista).
Detto così Vanishing on the 7th street sembra un film estremamente affascinante, e persino con risvolti esistenziali di grande interesse (non casuali, visto che anche in altri film di Brad Anderson si trovano validi simbolismi)… però devo dire che cinematograficamente il prodotto è piuttosto scadente.
Purtroppo, perché altrimenti il film si sarebbe di diritto inserito nel novero di quei film di nicchia e di grande atmosfera e significato che magari non hanno ottenuto grande clamore di pubblico ma che sono rimasti nella memoria come film culto: penso per esempio a Dark City, a Fight Club, a Il tredicesimo piano, a Existenz, etc.
Vanishing on the 7th street ha una bella fotografia e un bel montaggio; le location possiedono indubitabilmente una certa atmosfera… e il bar in cui i protagonisti si rifugiano, sorta di fortino contro le tenebre esteriori, come atmosfera è un piccolo capolavoro.
A ciò contribuisce anche uno stile visivo onirico e surreale, quasi da produzione degli anni “80-90.
Peccato che tutto sia rovinato da un cast non all’altezza (all'interno del cast, da citare Hayden Christensen, che ha interpretato Anakin Skywalker nella saga di Star wars e che in questo film si chiama... Luke, e probabilmente non è un caso né il nome Luke né il fatto che per questo film sia stato scelto uno dei protagonisti della saga sulla "forza", e quello che più di tutti ondeggiava tra il lato della luce e quello delle tenebre, ciò che è il tema centrale di Vanishing on the 7th street, per quanto assai romanzato), ma soprattutto da dialoghi tra i protagonisti piuttosto forzati: da questo punto di vista sembra di assistere a un romanzo di uno scrittore esordiente.
Le scene e i comportamenti sono ugualmente insensati e poco credibili: idem come sopra.
Insomma, Vanishing on the 7th street mi ha dato la sensazione di essere un’ottima cornice di un quadro scadente, tanto che a mio avviso val la pena vederlo solo se si è interessati all’aspetto esistenziale-metafisico della dualità luce-oscurità: in questo caso la sua valutazione aumenta di un paio di tacche.
Anzi, il film può risultare persino motivante per il viandante spirituale nel suo essere un perfetto simbolo della condizione umana, giacché gli ricorda che quando se ne va la consapevolezza rimane l'addormentamento, che quando se ne va la luce ci si consegna alle tenebre: un simbolo perfetto sia a livello individuale che a livello collettivo di massa.
Il fatto che si sta parlando di consapevolezza (la “luce della coscienza”) è certificato anche dai nomi scelti per i protagonisti, tutti quanti evangelici: Luca, Giacomo, Paolo e Maria (nei loro corrispettivi inglesi, ovviamente). Non a caso, il film termina in una chiesa, sorta di luogo salvifico… e si salvano solamente due bambini, ossia due puri di cuore, cosa che ricorda molto Gesù (una cui statua, non a caso, viene inquadrata nella parte finale del film).
Molto bello anche il fatto che i demoni, le presenze oscure, arretrano con la luce: ciò da solo è un bell’insegnamento.
Altro dettaglio: spariscono solamente gli esseri umani, ma non gli animali: ulteriore conferma del fatto che la questione centrale è data dalla dicotomia tra ego e coscienza umana.
Tuttavia, se volete anche un film cinematograficamente di valore, allora vi consiglio altri lidi… magari quelli citati prima.
Allego alcune frasi tratte dal film, tutte quante piuttosto significative a livello esistenziale.
"Dobbiamo restare nella luce."
"Era come se stessi lottando per respirare: stavo lottando per esistere."
"Questa non è una casualità: c'è un motivo."
"Tutto ciò mi fa ricordare che esisto."
"Io esisto."
"Questo è un nuovo inizio, non una fine."
"È una tempesta passeggera."
Fosco Del Nero
Titolo: Vanishing on the 7th street (Vanishing on the 7th street).
Genere: horror, esistenziale.
Regista: Brad Anderson.
Attori: Hayden Christensen, Thandie Newton, John Leguizamo, Taylor Groothuis, Jacob Latimore, P.J. Edwards, Courtney Benjamin, Arthur Cartwright, Jordan Trovillion, Shawntay Dalon, Pamela Croydon.
Anno: 2010.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.
Genere: horror, esistenziale.
Regista: Brad Anderson.
Attori: Hayden Christensen, Thandie Newton, John Leguizamo, Taylor Groothuis, Jacob Latimore, P.J. Edwards, Courtney Benjamin, Arthur Cartwright, Jordan Trovillion, Shawntay Dalon, Pamela Croydon.
Anno: 2010.
Voto: 6.
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