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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 1 febbraio 2022

Carnival Row - René Echevarria, Travis Beacham

Carnival Row, serie tv di cui nel 2019 è stata prodotta la prima stagione e che è stata confermata perlomeno per la seconda, aveva potenzialmente tutto per piacermi, dall’ottimo cast a una sceneggiatura intrigante, per cui non ho esitato a guardarla.
Trovandovi, alla fine della prima stagione, molti punti di forza ma anche qualche punto debole. Andiamo a vedere quali.

I nomi dei due ideatori, René Echevarria e Travis Beacham, non mi dicevano nulla, e infatti  finora non ho frequentato i loro lidi, per dir così.
Il cast di attori, invece, mi diceva parecchio, e m’ispirava positivamente: il mitico Orlando Bloom (Il signore degli anelli, I pirati dei Caraibi), la bella  Cara Delevingne (Valerian e la città dei mille pianeti, Suicide Squad), la bravissima Indira Varma (Kamasutra, Matrimoni e pregiudizi, Il trono di spade), l’altrettanto bravo Jared Harris (Sherlock HolmesFringe) e altri ancora.
 
Anticipati alcuni dei protagonisti, andiamo alla trama sommaria di Carnival Row: il Patto, una federazione-nazione umana forte e aggressiva, attacca con violenza il Regno di Tirnanoc, dove vivono i Fatati, creature fino a quel momento ritenute fantastiche come fate, fauni, goblin, etc. Lo stato di Burgue, anch’esso umano, cerca di contrapporsi, ma senza esito, e i fatati vengono in buona parte trucidati. Molti però riescono a fuggire e vanno quasi tutti a Burgue, capitale dell’omonimo stato, e in particolare nel quartiere di Carnival Row, divenuto così in breve tempo un centro di malaffare, di prostituzione, di divertimento, per umani e non.
La sempre crescente presenza fatata, nonché i disordini e il diversissimo stile di vita, porta molti cittadini umani a covare rancori verso gli stranieri, tanto che si attiva una forte opposizione che li vorrebbe mandar via dalla città. Il cancelliere è Absalom Breakspear, e si troverà per l’appunto davanti a tale crescente dissenso, poco aiutato in verità dalla moglie Piety e dal figlio Jonah.
Altri fili della narrazione sono quelli dei due vicini di casa, apparentemente male assortiti, la tradizionalista Imogen Spurnrose e il ricco fauno Agreus Astrayton, e soprattutto dei due protagonisti indiscussi della storia, il detective Rycroft Philostrate e la fata Vignette Stonemoss, conosciutisi a Tirnanoc e poi allontanatisi in modo improvviso.

Essenzialmente, Carnival Row procede per contrasti duali: il Patto e il Regno di Tirnanoc, la Città di Burgue e il quartiere Carnival Row, Rycroft Philostrate e Vignette Stonemoss, Imogen Spurnrose e Agreus Astrayton, Absalom Breakspear e Piety Breakspear, Jonah Breakspear e Sophie Longerbane e via discorrendo. La cosa è talmente evidente che non può essere un caso.
Questo non è un problema, mentre lo è la mancanza di elementi di fondo: tanto il prodotto è curato, visivamente parlando, tanto è carente nel fornire dettagli… per esempio sul Regno di Tirnanoc, sul Patto, su altre eventuali nazioni e città, etc. A conti fatti, le motivazioni di fondo delle varie nazioni sono misteriose (almeno per ora) e la stessa la geografia è nebulosa.

L’opera mostra degli altri difetti, ad esempio di credibilità: le dinamiche interne alla famiglia Breakspear non sono credibili, come è un po’ eccessivo il fenomeno della stregoneria, come sono eccessive alcune reazioni emotive (la protagonista verso il protagonista, gli umani verso i non umani, etc).
L’elemento del razzismo e della diversità, che è quanto la serie, in questa prima stagione, rappresenta con tutta evidenza, non è certamente originale come tema, e anzi viene affrontato in modo perfino umoristico: per esempio, i nobili Stonemoss non discriminano il vicino in quanto nero, ma in quanto fauno (ma la sovrapposizione è tuttavia chiara per lo spettatore). Stesso discorso per le diversità tra inglesi, scozzesi e irlandesi, tutte camuffate in svariati modi. Confido che la serie proporrà qualcosa in più rispetto a questo, altrimenti non potrà mai salire di tono, pur con una realizzazione tecnico-stilistica notevole e accattivante; a dirla tutta, l'universo narrativo è davvero convincente ed efficace.

Il fattore produttivo è, per l’appunto, la cosa maggiormente rimarchevole di Carnival Row: la scenografia, la fotografia, i costumi, il trucco, la colonna sonora, alcuni effetti speciali… è tutto rimarchevole e a tratti incantevole. In effetti, la costruzione dell’atmosfera generale è pienamente riuscita, mentre l’inserimento di contenuti (sia micro a livello di storie individuali, sia macro a livello di contesto generale), non lo è del tutto, o almeno ancora no.

Come detto, confido nelle prossime stagioni, fermo restando che il prodotto a me piace già.

Fosco Del Nero


ADDENDUM del 08/11/23: purtroppo, come temevo, la seconda stagione della serie, peraltro girata a diversi anni dalla prima, ha rappresentato una caduta della qualità media piuttosto rilevante. Intanto, perché è diventata molto più evidente la propaganda mondialista: inclusività da malati di mente, sessualità distorta, banalità su razzismo e dintorni, cultura alternativa da salotto televisivo, persino un riferimento a epidemie e covid... tutto quanto purtroppo prevedibile e persino diseducativo (d'altronde, vengono prodotte certe opere proprio per diseducare, specialmente le giovani generazioni, meno sagge e con meno riferimenti rispetto a quelle più esperienziate).
Forse ci si è "lasciati andare", come tematiche e come qualità media inferiore, perché ormai si sapeva che la seconda stagione sarebbe stata quella conclusiva e, come sempre in questi casi, il processo narrativo è stato troppo accelerato: alcuni fili sono stati tirati prematuramente, mentre altri nodi non sono stati mai sciolti per carenza di tempo e di sviluppo della storia; in altre circostanze, invece, si è assistito a "spettacolari" cambi di orientamento di alcuni personaggi... la classica soluzione di chi non sa più cosa scrivere ma intende comunque stupire lo spettatore, confondendo l'originalità e l'imprevedibilità con l'incoerenza (su questo le ultime due stagioni de Il trono di spade hanno, tristemente, molto da dire).
Ci si è comunque ben premurati di evidenziare che la protagonista ha scelto l'amante donna invece che l'amante uomo: dunque, all'interno della bisessualità, l'omosessualità-confusione ha vinto sull'eterosessualità-natura. Bontà loro e di tutti quelli che credono di saperne più della natura-esistenza.
Alcuni personaggi carismatici, nel frattempo, erano stati fatti morire, come i due interpretati da Indira Varma e Jared Harris, e i loro sostituti non sono stati minimamente all'altezza come interesse. 
Il tutto è un'occasione tremendamente sprecata: Carnival Row aveva tutte le carte in regola per essere un'opera dalla grande bellezza e perfino ispirante... mentre ha finito per concludersi in modo mediocre e, peggio ancora, manipolatorio e propagandistico. Pazienza.



Titolo: Carnival Row (Carnival Row). 
Genere: serie tv, fantasy, drammatico.
Ideatore: René Echevarria, Travis Beacham.
Attori: Orlando Bloom, Cara Delevingne, Waj Ali, Leanne Best, Maeve Dermody, Arty Froushan, Jamie Harris, Scott Reid, Anna Rust, Tracey Wilkinson, Indira Varma e Jared Harris.
Anno: 2019-2023.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.



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