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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

domenica 28 settembre 2008

Notre Dame de Paris - Luc Plamondon, Riccardo Cocciante

Oggi inauguro una nuova categoria: i musical.

E non potevo che farlo con quello che probabilmente è il più bel musical di sempre: Notre Dame de Paris, scritto da Luc Plamondon (libretto e testo canzoni) e Riccardo Cocciante (musica), opera che debutta in teatro proprio a Parigi nel 1998.

Il successo travolgente dell’opera, ovviamente tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, porterà poi i due autori a realizzare le numerose versioni-traduzioni che sono state poi messe in scena letteralmente in tutto il mondo.

Circa 15 milioni il numero stimato di spettatori nelle rappresentazioni in tutto il globo.

Nella stessa Italia il successo è stato travolgente, e ciò a dispetto di una scarsa predisposizione popolare al genere, che anzi proprio Notre Dame de Paris ha rilanciato.
La colonna sonora è semplicemente strepitosa, con pezzi del calibro di Il tempo delle cattedrali, La fede dei diamanti, La strega, La parola Febo, Bello come il sole, Bella, Ali in gabbia, occhi selvaggi, La cavalcatura, Un mattino ballavi, Dio ma quanto è ingiusto il mondo, Balla mia Esmeralda.

E che dire del cast, veramente strepitoso?
Lo riporto integralmente (perlomeno i “titolari” della prima edizione) per dovere di riconoscimento artistico:
- Esmeralda: Lola Ponce.
- Quasimodo: Giò Di Tonno.
- Gringoire: Matteo Setti.
- Frollo: Vittorio Matteucci.
- Febo: Graziano Galatone.
- Clopin: Marco Guerzoni.
- Fiordaliso: Claudia D’Ottavi.

Io ho il dvd dello spettacolo di Notre Dame de Paris andato in scena all’arena di Verona… semplicemente spettacolare, per musica, suoni, immagini e recitazioni.
Non potete non vederlo.

Fosco Del Nero



Titolo: Notre Dame de Paris.
Genere: musical.
Autori: Luc Plamondon, Riccardo Cocciante.
Attori: Lola Ponce, Giò Di Tonno, Matteo Setti, Vittorio Matteucci, Graziano Galatone, Marco Guerzoni, Claudia D’Ottavi.
Anno: 1998.
Voto: 9.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 24 settembre 2008

Kirikù e la strega Karabà - Michel Ocelot

A volte nella vita capitano delle liete sorprese, e Kirikù e la strega Karabà è una di queste.

Kirikù e la strega Karabà è un film d’animazione prodotto in Francia nel 1999, e ambientato in un imprecisato villaggio africano.

In esso vi è un serio problema: la cattiva strega Karabà, che pare averlo preso di mira.
In poco tempo, infatti, la strega ha bloccato la sorgente d’acqua, ha privato le donne dei loro gioielli e ha divorato tutti o quasi gli uomini.
Non a caso, nel villaggio sono rimasti solo vecchi e donne… oltre che il nuovo arrivato Kirikù, che già parla pur essendo ancora nel ventre materno e che, appena uscito, inizia a compiere una prodezza dietro l’altra.
In poco tempo, Kirikù salva la vita allo zio (l’ultimo uomo rimasto al villaggio), salva molti bambini del villaggio dall’essere rapiti dalla strega Karabà e fa tornare l’acqua alla fonte.
La strega inizia dunque a odiarlo.
Ma Kirikù non si ferma qui, e vuole a tutti i costi capire perché la strega Karabà è cattiva…

Kirikù e la strega Karabà è una favola bellissima, dai contenuti limpidi e cristallini.
E persino con dei contenuti educativi che si muovono tra ottusità della folla (che non riesce a vedere al di là del proprio naso e ragiona sempre per preconcetti e convinzioni personali), cattiveria della strega (che a sua volta ha subito violenza in passato), illuminazione del nonno (un saggio non a caso posto in posizione meditativa su una piccola piramide). Tutti concetti assai saggi e didattici, tanto per i piccoli quanto per i grandi.

La medesima grafica dell’animazione, in certi casi semplice e spartana, si rivela azzeccatissima al contesto, e comunque riesce a farsi piacere.
Pure la colonna sonora del film, curata da Youssou N’Dour, è decisamente all’altezza.

Il risultato finale è un breve film di animazione poetico e profondo, adatto sia ai piccini che agli adulti (ma - sorpresa - Kirikù e la strega Karabà ha avuto molti problemi a livello di distribuzione, perché - che scandalo - le donne del villaggio sono ritratte proprio come vivono davvero nei villaggi, ossia a seno nudo).

Leggiamo ora qualche frase estratta dal film, dal sapore educativo come lo è il film in generale.

"Il saggio della montagna spiega le cose così come sono, mentre la strega ha bisogno che noi crediamo alle sciocchezze.
Ora nessuno può andare verso la montagna."

"Nonno, io sono piccolo e vorrei essere grande."
"E quando sarai grande vorrai essere piccolo. Oggi tu sei piccolo e sei potuto entrare dove nessun altro avrebbe potuto. Rallegratene. Domani, quando sarai grande, non dimenticarti di rallegrarti di essere grande."

"Nonno, puoi darmi un amuleto contro la strega?"
"No, la tua forza è nella assenza di amuleti. La strega conosce il mondo degli amuleti e si prende gioco degli uomini che si credono protetti e non diffidano più. Invece lei non sa cosa fare davanti all'innocenza nuda e cruda e un'intelligenza sempre vigile e viva."

"Non ho più male... com'è strano non sentire più nessuna sofferenza.
Sono libera."

Consigliatissimo.

Fosco Del Nero



Titolo: Kirikù e la strega Karabà (Kirikou et la sorcière).
Genere: animazione, commedia, etnico, fantastico, musicale.
Regista: Michel Ocelot.
Anno: 1999.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 21 settembre 2008

Phenomena - Dario Argento

Non sono un grande fan di Dario Argento, sebbene sia un appassionato di film horror (più in passato, in realtà)… ho comunque avviato Phenomena, suo noto film del 1985, con la speranza di dovermi ricredere sul regista italiano.

Purtroppo, però, non c’è stato niente da fare: Phenomena non mi è piaciuto per niente.

E questo nonostante la sua protagonista fosse una delle mie attrici preferite: Jennifer Connelly (Labyrinth - Dove tutto è possibileA beautiful mindDark CityRequiem for a dream), protagonista di uno di film più belli di tutti i tempi, non a caso considerato un film culto: Labyrinth.

In questo Phenomena, Jennifer Connelly interpreta Jennifer Corvino (cambiare il nome di più di due lettere no?), spedita dal padre Paul Corvino, noto attore, in un rinomato collegio della Svizzera.

Peccato che in questo collegio inizino a sparire ragazze… e che gli attacchi di sonnambulismo di Jennifer la portino sempre in posti poco opportuni (per esempio sul luogo di un delitto durante il suo svolgimento).
Aggiungiamoci il bizzarro rapporto della ragazza con gli insetti, che sembrano volerla proteggere, e il piatto è servito.

L’entomologo John McGregor aiuterà la giovane a capirci qualcosa di più… anche se alla fine sarà la di lui scimmia a “risolvere” definitivamente il caso.

Niente di che, devo dire: qualche allusione a un cattivissimo serial killer, qualche scena di sangue, qualche inseguimento, qualche bizzarria (gli insetti, il bambino mostruoso).

Nulla di sufficiente a far dire che si tratti di un ottimo horror.
Nemmeno buono.
E nemmeno horror a dire il vero, giacché tecnicamente trattasi di un thriller con una sola venatura di mistero (il rapporto Jennifer-insetti).

Insomma, Phenomena di Dario Argento a mio avviso è di molto sopravvalutato.

Fosco Del Nero



Titolo: Phenomena (Phenomena).
Genere: thriller, horror.
Regista: Dario Argento.
Attori: Jennifer Connelly, Donald Pleasence, Daria Nicolodi, Dalila Di Lazzaro, Fiore Argento, Fulvio Mingozzi, Federica Mastroianni, Patrick Bauchau, Mario Donatone.
Anno: 1985.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 16 settembre 2008

Non c’è due senza quattro - E. B. Clucher

In passato, quando volevo guardarmi un film di Bud Spencer e Terence Hill, finivo per sceglierlo dallo stesso minilotto di film. Questi: I due superpiedi quasi piattiNati con la camicia, Chi trova un amico trova un tesoro, Pari e dispari e  Altrimenti ci arrabbiamo, essenzialmente in quest’ordine.

Non amando troppo l’ambientazione western e nemmeno quello esotico, finivo sempre sul genere metropolitano.

C’è un altro film della loro filmografia, però, che merita di essere incluso nella mia lista top, ed è proprio Non c’è due senza quattro.

Ecco in breve la trama: lo stuntman Elliot Vance e il sassofonista galeotto Greg Wonder sono stati assoldati da un’agenzia specializzata in sosia per sostituire per una settimana i due cugini miliardari Bastiano e Antonio Coimbra de la Coronilla y Azevedo, i quali sono stati presi di mira per via di un certo accordo economico, che evidentemente non piace a qualche rivale in affari.
Dunque, mentre i sosia, due uomini decisamente alla mano e dai gusti popolari, si fanno vedere in giro al posto dei due veri miliardari, e magari subiscono i tentativi di omicidio a loro diretti, i miliardari possono concludere il loro accordo in santa pace.
Va da sé che i sosia porteranno parecchio scompiglio, sia nel palazzo di famiglia, sia nei locali di Rio de Janeiro che vanno a frequentare, sia tra i sicari incaricati di dar loro una lezione o di ucciderli… per non parlare degli autisti, forse i più sconvolti di tutti.

C’è da notare qualcosa.
Intanto, questo è il film di Bud e Terence più sexy in assoluto, tra donne mezze nude, ballerine di locali, manate su sederi (in una scena parlano pure con un sedere in primo piano), etc.

Secondo punto: fondamentalmente, non si tratta altro che del classico canovaccio della commedia degli equivoci, reinterpretato ovviamente in salsa Bud & Terence.

Ancora: dietro alla macchina da presa c’è E.B. Clucher, che li aveva diretti in alcuni tra i loro film di maggior successo, come I due superpiedi quasi piatti, Lo chiamavano Trinità e Continuavano a chiamarlo Trinità, e la cosa non è certo un caso.

Ultima cosa: alcune scene sono irresistibili, come quella dei quattro che ridono assieme a tavola.
Per non parlare del fatto che Bud Spencer effemminato è impagabile.

In conclusione, Non c’è due senza quattro non scalza dai primi due posti I due superpiedi quasi piatti e Nati con la camicia, ma si gioca il gradino più basso del podio con Pari e dispari e Chi trova un amico trova un tesoro.

Fosco Del Nero



Titolo: Non c’è due senza quattro.
Genere: commedia, comico, azione.
Regista: E.B. Clucher.
Attori: Bud Spencer, Terence Hill, April Clough, Nello Pazzafini, Harold Bergman, C.V. Wood Jr, Dary Reis, José Van de Kamp, Fernando Amaral, Roberto Roney.
Anno: 1984.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 15 settembre 2008

I Tenenbaum - Wes Anderson

I Tenenbaum è un film strano, tanto nel genere quanto nella trama.

Intanto, il cast di attori è piuttosto ricco, e agli ordini del regista Wes Anderson infatti vi sono:
- Gene Hackman (Il braccio violento della legge, Superman) nei panni di Royal Tenenbaum, uomo abituato al denaro e a manipolare gli altri).
- Anjelica Huston (Morticia in La famiglia Addams), Etheline Tenenbaum, che ha lasciato il marito e in pratica ha cresciuto i figli da sola.
- Ben Stiller (Tutti pazzi per Mary, Ti presento i miei, Starsky & Hutch), Chas Tenenbaum, giovane esperto di finanza, nonché vedovo e padre di due ragazzi alquanto stressato.
- Luke Wilson (Charlie's angels, Alex & Emma), Richie Tenenbaum, ex campione di tennis innamorato di sua sorella minore (che però non è proprio sua sorella, visto che è stata adottata).
- Gwyneth Paltrow (Sliding doors, Shakespeare in love), Margot Tenenbaum, la sorella di cui sopra, enfant prodige della sceneggiatura teatrale ma preda di profonde depressioni,
- Owen Wilson (Haunting - Presenze, Ti presento i miei, Starsky & Hutch), Eli Cash, vicino di casa dei Tenembaum e amico intimo di Richie, scrittore professionista con un piccolo problemino di droga.
- Bill Murray (Ghostbusters, Ricomincio da capo, S.O.S. fantasmi, Lost in translation), psicanalista e uno dei tanti uomini di Margot.

Già il cast di attori e attrici indica un prodotto di un certo livello.
E I Tenenbaum è un prodotto di livello, benché il suo essere meticcio tra commedia e drammatico e la sua forte dose di sarcasmo e cinismo lo renda un film particolare, che non è detto che piaccia a tutti.

Da parte mia, ho trovato le vicende della famiglia Tenembaum coinvolgenti e divertenti, con il film che è molto curato tanto nella fotografia, quanto nella recitazione, quanto nel dialoghi, spesso pungenti.

Insomma, per me I Tenenbaum è un bel film.
Se voi, però, non avete voglia di stare a sentire i dilemmi esistenziali dei vari personaggi protagonisti (e la storia in pratica si basa su questo), forse è meglio che vi orientiate su un altro film.

Fosco Del Nero



Titolo: I Tenenbaum (The Royal Tenenbaums).
Genere: drammatico, commedia.
Regista: Wes Anderson.
Attori: Gene Hackman, Anjelica Huston, Gwyneth Paltrow, Luke Wilson, Ben Stiller, Owen Wilson, Bill Murray, Danny Glover, Seymour Cassel.
Anno: 2001.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 11 settembre 2008

Il mistero di Sleepy Hollow - Tim Burton

Il mistero di Sleepy Hollow è il secondo film di Tim Burton che recensisco, e segue Beetlejuice - Spiritello porcello, che pur non essendo malvagio è certamente meno valido di questo secondo film.

Forse Il mistero di Sleepy Hollow è il film più caratteristico di Burton, giacché mescola, e in modo sapiente, i tre elementi principali cari al regista statunitense: lo stile gotico, l’ironia e la componente horror-grottesca.
Se ci si bada, è più o meno la stessa combinazione di un altro capolavoro di Burton, Nighmare before Christmas, nonché di La sposa cadavere, Edward mani di forbice, e pure del bellissimo corto Vincent.

Ma passiamo a Il mistero di Sleepy Hollow, e in particolare al suo cast di attori e attrici.
Il protagonista indiscusso è Johhny Depp (La nona porta, La maledizione della prima luna), attore di rara bravura che in questo film dà veramente il meglio di sé nei panni dell’investigatore newyorkese Ichabod Crane.

Crane, mente acuta votata alla logica e alla razionalità, è un giovane uomo che crede solo in quello che è visibile e documentabile, ma il suo approccio illuminista sarà duramente scosso dal soggiorno presso Sleepy Hollow, piccolo centro di campagna cui nel 1799 è mandato per punizione dal suo superiore a causa della sua pignoleria sul lavoro.

Quale il motivo del suo turbamento?

Semplice: la piccola comunità è stata scossa da diversi omicidi, tutti eseguiti con la stessa modalità: testa staccata dal corpo e poi trafugata.
Autore dei delitti: il Cavaliere senza testa.

O, almeno, tutti gli abitanti di Sleepy Hollow ne sono convinti, mentre il baldo Crane (che è tanto arguto quanto pavido, cosa che causa una serie pressoché infinita di svenimenti) intende provare che sono tutte dicerie popolari.

Nel corso della sua indagine, Crane conosce la giovane e bella Katrina (Christina Ricci; SireneLa famiglia Addams, Anything else), la cui personalità ambigua alla fine si rivelerà decisiva per le indagini… e anzi più invischiata di quanto non sarebbe sembrato all’inizio.

Tra gli altri attori protagonisti, da segnalare Miranda Richardson (la Regina Mab di Merlino), Casper Van Dien (belloccio noto soprattutto per il film Starship troopers), Christopher Walken (La zona morta), Ian McDiarmid (l'imperatore Palpatine di Star wars), Richard Griffiths (lo zio di Harry Potter!) e Jeffrey Jones (Howard e il destino del mondo… il film con il papero che arrivava da un altro pianeta e salvava la Terra da alcuni mostri).

Che dire de Il mistero di Sleepy Hollow?

Intanto, non si può non sottolineare la scelta dei colori, veramente fantastica: alcuni sono stati tagliati, mentre altri amplificati, in modo da rendere il paesaggio lugubre e d’atmosfera.
Alla scene di Sleepy Hollow peraltro fanno da contraltare quelle dei ricordi da bambino di Ichabod Crane, veramente bellissime, in cui viceversa i colori sono vivi e vivaci.

Quanto a trama, colonna sonora e regia, c’è veramente poco da dire, visto che siamo di fronte alla produzione di un maestro, e si vede veramente in ogni dettaglio.
Il film infatti si rivela appassionante e godibile.
Consigliatissimo dunque.

Fosco Del Nero



Titolo: Il mistero di Sleepy Hollow (Sleepy Hollow).
Genere: fantastico, horror, grottesco.
Regista: Tim Burton.
Attori: Christina Ricci, Johnny Depp, Christopher Walken, Casper Van Dien, Miranda Richardson, Marc Pickering, Christopher Lee, Richard Griffiths, Jeffrey Jones.
Anno: 1999.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

martedì 9 settembre 2008

American beauty - Sam Mendes

American beauty è un film che giustamente è salito agli onori della cronaca, tra Oscar, premi vari e discussioni sulle tematiche sociali da esso rappresentate.
In sostanza, il film rappresenta una sorta di manifesto (critico) della società americana, tanto linda fuori quanto devastata al suo interno da problemi di varia natura, tanto da apparire ipocrita nel suo ottuso perbenismo. Insomma, parliamo di "sepolcri imbiancati”, come disse qualcuno tempo fa... anche se nel film c'è più di quanto sembri a prima vista, o comunque esso si fa leggere secondo diversi livelli di sguardo.

Ma partiamo dagli interpreti di questi intenso film: il protagonista principale, nonché voce narrante (poco utilizzata, comunque), è Lester Burnham (Kevin SpaceyK-PaxThe life of David Gale,  The big kahunaUn sogno per domaniIl negoziatoreI soliti sospettiSeven), un padre di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi, oberato dalle responsabilità e poco stimato, e con buoni motivi, dalla moglie e dalla figlia.
La moglie è Carolyne (Annette BeningA proposito di HenryMars Attacks!), una donna votata all’immagine sociale e al successo professionale.
La figlia è Jane (Thora BirchThe hole), un'adolescente ribelle che cerca un punto di riferimento.

Nel film rivestono un ruolo fondamentale nella trama anche Ricky Fitts (Wes BentleyHunger games, Interstellar), bizzarro compagno di scuola di Jane che stringerà un rapporto sia con Lester che con Jane stessa, il colonnello Frank Fitts (Chris CooperIl ladro di orchideeInterstate 60Seabiscuit - Un mito senza tempo), padre di Rick, un uomo apparentemente tutto d’un pezzo ma in realtà assai fragile, e Angela (Mena SuvariAmerican school, American pie), che fungerà da deus ex machina della vita di Lester, risvegliandone l’ardore… e non solo a livello attrattivo giacché l’uomo si invaghisce di lei, ma anche e livello umano, visto che Lester modifica in modo spettacolare il suo approccio alla vita.
Un doverosa citazione anche per Peter Gallagher, il Sandy Cohen di O. C. - Orange County, che in American beauty interpreta Buddy Kane, un personaggio secondario, benché anch’esso importante per l’evoluzione degli eventi.

Il film ha molto da dare e da dire, tanto che si fatica a cominciare da qualche parte.
Comincio allora dicendo che raramente il titolo di un film è stato così azzeccato, visto che il film è molto americano e al contempo propone molta bellezza.
Sinteticamente, poi, dirò che la fotografia è ottima, le recitazioni convincenti, la trama sorprendente e che sono numerose le scene o le frasi che si fanno ricordare a lungo.

Tra le prime, la scena dei petali che cadono dal soffitto, quella della busta di plastica o il finale stesso.

Tra le seconde, le seguenti.

"È una cosa stranissima: mi sento come se fossi stato in coma per circa vent'anni e ora mi stessi risvegliando."

"Tutto quello che deve capitare capita, presto o tardi."

"È una gran cosa quando realizzi di avere ancora l’abilità di sorprenderti."

"Quando vedi una cosa del genere, è come se Dio ti guardasse fisso, solo per un secondo.
E se stai attento puoi ricambiare lo sguardo."

"È stato il giorno in cui ho capito che c'era tutta un'intera vita dietro ogni cosa, e un'incredibile forza benevola che voleva che sapessi che non c'era motivo di avere paura mai"

"A volte c’è così tanta bellezza nel mondo che non riesco ad accettarla, e il mio cuore sta per franare."

"Oggi è il primo giorno del resto della tua vita."

"Hai paura?"
"Io non ho mai paura."

"Quell'istante non è affatto un istante: si allunga per sempre, come un oceano di tempo."

"Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppo: il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta, e dopo scorre attraverso me come pioggia... e io non posso provare altro che beatitudine per ogni singolo momento della mia stupida, piccola vita.
Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro; ma non preoccupatevi, un giorno l'avrete."

Ogni ulteriore commento sarebbe riduttivo: se non avete ancora visto American beauty, guardarlo è senza dubbio un'ottima idea. Se lo avete già visto, invece, potrebbe essere una buona idea riguardarlo facendo caso al contrasto tra le lotte dell'ego (successo, fama, immagine di sé, giudizio altrui) e la resa (visione della bellezza, serenità interiore, accettazione, fiducia).

All'interno di tale contrasto, interessante notare i due approcci alla vita: uno (quello della moglie) molto mentale e orientato a successo, autostima e pensiero positivo e l'altro (quello del marito) che a un certo punto molla gli ormeggi, qualunque attaccamento o aspettativa, e diviene un emblema della serenità interiore. Non a caso la prima comincia un rapporto con "Il re dell'immobiliare", mentre il secondo si avvicina a Ricky, l'unico personaggio del film davvero centrato e capace di vedere la bellezza del mondo.

Fosco Del Nero



Titolo: American beauty (American beauty).
Genere: drammatico, psicologico, esistenziale.
Regista: Sam Mendes.
Attori: Kevin Spacey, Thora Birch, Annette Bening, Mena Suvari, Chris Cooper, Wes Bentley, Sam Robards, Peter Gallagher.
Anno: 1999.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 5 settembre 2008

La febbre - Alessandro D'Alatri

Ultimamente ho recensito diversi film italiani, da Ovosodo a N - Io e Napoleone, da L'uomo perfetto a L'ultimo bacio.
Tutti buoni film (l'ultimo è quello che mi è piaciuto di meno), peraltro, segno che quando ci mettiamo d’impegno siamo bravi anche noi.

Oggi è giunto il turno di un altro film italiano, dal taglio tuttavia leggermente diverso dai precedenti: La febbre.
Se si tiene conto del fatto che il suo protagonista è Fabio Volo, personaggio originale e fuori dalle righe, si capirà che non poteva uscire fuori che un film altrettanto fuori dalle righe.

Fabio Volo è Mario Bettini, un giovane provinciale alle prese con i tipici problemi della sua età: il lavoro che manca, i soliti amici, la ragazza che si vorrebbe…
A un certo punto gli si prospetta un’occasione d’oro: un posto fisso al comune, generato da un vecchio concorso cui il padre (Cochi Ponzoni del duo Cochi e Renato), nel mentre morto, lo aveva fatto partecipare.
Mario però è indeciso su cosa fare: lui non è un tipo da posto fisso, come gli dice l’amico Bicio (il bravo Thomas Trabacchi), anche se mamma, fratello e amici gli dicono di accettarlo al volo.
Lui accetta, trovando però un ambiente che non è esattamente il suo ideale, colpa soprattutto del suo capo Cerqueti, il suo capo, persona falsa e invidiosa, che gli metterà decisamente i bastoni tra le ruote.
Ad alleggerire il suo carico, il collega Eugenio Faoni, prossimo alla pensione e persona disponibile e generosa.
In due parole, la vita di Mario, che sembrava essersi messa a posto con il lavoro fisso, si complica: il lavoro è sofferenza, con gli amici insorgono tensioni per via del loro progetto di aprire un locale, spunta fuori una ragazza meravigliosa (Valeria Solarino) che però deve partire in America di lì a poco…

La febbre, film tra commedia e drammatico arricchito da molte scene dal sapore onirico-surreale (un po’ in stile Il favoloso mondo di Amelie, anche se in maniera più tenue), è in sostanza un film sul coraggio e sulle scelte: nella vita bisogna seguire i propri istinti o le aspettative altrui?
Lottare per trovare una propria strada o adattarsi a quella che sembra la sistemazione più conveniente?
La domanda è difficile, ma Mario le darà una risposta inequivocabile: occorre seguire la propria vocazione interiore... è una risposta che tutti faremmo bene a tenere presente ed è una risposta che dà al film un valore persino didattico.

In definitiva, La febbre, film piacevole, coinvolgente, ben recitato e dal forte sapore di esperienza di formazione, è senza dubbio un film di buon valore.

Fosco Del Nero

p. s. Se l’invidia fosse febbre, tutto il mondo ce l’avrebbe.



Titolo: La febbre.
Genere: commedia, drammatico, surreale.
Regista: Alessandro D'Alatri.
Attori: Fabio Volo, Valeria Solarino, Thomas Trabacchi, Arnoldo Foà, Cochi Ponzoni, Vittorio Franceschi, Julie Depardieu, Massimo Bagliani.
Anno: 2005.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 3 settembre 2008

L’ultimo bacio - Gabriele Muccino

Dico subito che in generale ho un’opinione pessima di Gabriele Muccino (regista dell'inguardabile Come te nessuno mai) e che la mia stessa memoria de L’ultimo bacio, che avevo visto una volta qualche anno fa, non era molto positiva.

Devo tuttavia ammettere che questa seconda visione mi ha lasciato un’impressione migliore, e che anzi il film non mi è dispiaciuto, seppure alcune cose non mi abbiano convinto.

La prima cosa de segnalare di questo film è il cast, veramente molto ricco: abbiamo Giovanna Mezzogiorno (Il viaggio della sposa, La finestra di fronte, La bestia nel cuore), Stefano Accorsi (Jack Frusciante è uscito dal gruppo), Martina Stella (all’esordio cinematografico), Sabrina Impacciatore (N - Io e Napoleone), Marco Cocci (Ovosodo), Regina Orioli (Ovosodo, La guerra degli Antò), Claudio Santamaria (Almost blue), Giorgio Pasotti (Volevo solo dormirle addosso), più i senior Stefania Sandrelli (Io la conoscevo bene) e Sergio Castellito.

La mia sensazione è che questo cast di attori e attrici sia al contempo il punto forte e il punto debole del film.

Forte perché alcune recitazioni sono ottime (la bella e brava Giovanna Mezzogiorno su tutti) o semplicemente perchè la semplice di alcuni attori impreziosisce il film (Martina Stella, Marco Cocci, Regina Orioli).

Debole perché L’ultimo bacio si regge proprio grazie ai virtuosismi degli attori stessi, lasciando l’impressione che, per esempio, se ci fosse stata qualcun'altra al posto della Mezzogiorno la pellicola sarebbe stata ben poca cosa.
Alcune parti inoltre non convincono: la Sandrelli per esempio pare un punto debole della recitazione

Ma veniamo al film in sé e per sé.
L’ultimo bacio racconta lo spaccato di vita di diversi personaggi, ma soprattutto di diverse coppie, tutte più o meno in crisi, da Carlo e Giulia (Accorsi e Mezzogiorno) ai genitori di lei, a Livia e Adriano (Impacciatore e Pasotti). Si aggiungano poi Alberto (Cocci) e Paolo (Santamaria), il primo refrattario alla sola parola “coppia” e il secondo scottato da una recente esperienza sentimentale il cui ricordo ancora lo opprime.

Il focus della storia è incentrato però su Giulia e Carlo, e sulla sbandata che quest’ultimo, poco dopo la notizia della gravidanza di lei, prende per una diciottenne, Francesca (Stella).

L’ultimo bacio è un film fortemente drammatico, e si dipana tra amori falliti, tradimenti e sofferenze connesse.
In effetti, esso tratta quella che io ritengo essere una delle cose più tristi della vita umana: i rapporti interpersonali che decadono e si corrompono.

Ma vi è un secondo concetto che fa da perno alla storia: il vero coraggio è di chi va via da una situazione difficile e non desiderata o di chi rimane e la afffronta?
Nel film i vari personaggi prendono ognuno una delle due strade… ma entrambe lasciano nello spettatore una sensazione di tristezza e di disagio.

Qualche dubbio sulla coerenza interna di alcuni personaggi, i cui comportamenti appaiono a volte non in linea con il profilo psicologico che di loro era stato tracciato.
In definitiva, L’ultimo bacio è un film non eccelso, ma che si fa guardare e che fa anche riflettere, come detto impreziosito dalla presenza di alcuni attori.

Fosco Del Nero



Titolo: L’ultimo bacio (L'ultimo bacio).
Genere: drammatico, sentimentale.
Regista: Gabriele Muccino.
Attori: Giovanna Mezzogiorno, Stefano Accorsi, Martina Stella, Stefania Sandrelli, Sabrina Impacciatore, Giorgio Pasotti, Regina Orioli, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Silvio Muccino, Sergio Castellitto, Vittorio Amandola, Luigi Diberti.
Anno: 2000.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte