Tekkonkinkreet - Soli contro tutti è stata una vera sorpresa, ed è stata una sorpresa che ho dovuto fermare e riavviare a un certo punto per poterla inquadrare appieno.
Partiamo dalle premesse: il film, del 2006, è un anime, ossia un film d’animazione giapponese, ma non è diretto da un giapponese, bensì da uno statunitense, per quanto giapponese d’adozione, Michael Arias (uno dei produttori di Animatrix, qua al debutto come regista), ed è a sua volta basato sull’omonimo manga disegnato da Taiyo Matsumoto.
Tekkonkinkreet - Soli contro tutti si fa subito notare per due elementi, i quali creano uno strano contrasto tra di loro: il primo è un tipo d’animazione e di caratterizzazione visiva dei personaggi molto stilizzato e minimalista, quasi pacchiano, ma voluto; il secondo è la straordinaria precisione e definizione dei fondali. Fondali e scenografia sono a dir poco impressionanti e ben testimoniano il livello eccellente raggiunto dall’animazione odierna (anzi, il film ha qualche anno sulle spalle).
Il grande dettaglio dell’animazione va a braccetto con l’esplosione di colori che il film regala allo spettatore, tanto negli sfondi di ambientazione quanto nelle sequenze astratte e acquarellate in cui vengono descritti i sogni e le immaginazioni dei protagonisti.
In tutto ciò, si nota con chiarezza l’alto budget di cui ha goduto la produzione.
Passiamo ora alla trama di Tekkonkinkreet, la quale tuttavia, lo dico subito, non è la cosa più importante del film, ma funge solo da cornice: nella babilonica Takaramachi (infatti Babilonia è citata, come il suo sovrano Nabucodonosor), la “Città Tesoro”, vivono due bambini orfani, Nero e Bianco, i quali sono soprannominati Gatti. I due sono dei bulletti piccoli ma innaturalmente agili e forti, che amano la “loro città” e ne vogliono preservare l’equilibrio.
Tale equilibrio rischia di essere compromesso da due apparizioni: la prima è quella del vecchio yakuza detto Topo; la seconda è quella del losco faccendiere chiamato Serpente. Le varie parti in causa metteranno in campo la loro forza, e letteralmente, tanto che risse, violenza, sparatorie e uccisioni sono apparentemente il piatto principale di Tekkonkinkreet - Soli contro tutti.
Apparentemente, per l’appunto, perché il film ha in realtà un significato simbolico, e anzi è pregno di simbolismi visivi, tanti che senza dubbio qualcuno mi sarà sfuggito nel marasma di disegni, dettagli e colori.
La “Città Tesoro” è un posto sovra-temporale, metafisico, su cui infatti aleggia un’aria di indefinitezza e di irrealtà: in essa alcune cose sembrano iper-tecnologiche e futuristiche (statue che si muovono, edifici innovativi, androidi), mentre altre hanno uno stile retrò, forse da anni “60 (le automobili, per esempio).
La città oltre a essere fuori dal tempo sembra anche fuori dallo spazio, nel suo non essere solo città giapponese, ma anche indiana e occidentale. Accanto ai disegni dei draghi stanno statue di Ganesh, e accanto agli yakuza giapponesi stanno uomini d’affari occidentali. Babilonia viene citata non a caso.
Ma il centro del film non è nemmeno questo.
L’essenza di Tekkonkinkreet è l’equilibrio degli opposti e la lotta interiore: i bambini Bianco e Nero sono compagni come il bianco (yang) e il nero (yin) sono i due elementi del Tao, simbolo che infatti compare spesso nell’animazione, tra disegni sulle pareti e magliette. Il primo è luce solare, il secondo oscurità (cosa espressa con pienezza a fine film); il primo è energia attiva, il secondo è energia ricettiva; l’uno serve all’altro, con i due opposti che non vanno mai scissi… altrimenti si creano problemi, che il film indaga sia dal punto di vista interiore, che dal punto di vista della realtà esteriore.
Sottolineo peraltro che l'opera da cui è stato tratto il film è un manga intitolato proprio Black and White, ossia "bianco e nero", a sottolineare il fatto che l'elemento delle due opposte polarità è l'elemento centrale dell'opera.
Che il film abbia una natura simbolica è sicuro: oltre a statue di divinità e a disegni del Tao, si vedono spesso altri simboli, l’occhio soprattutto, e in una scena si scorge la mappa della Città Tesoro, che è una sorta di isola all’interno di un fiume che le scorre intorno… formando piuttosto chiaramente il disegno dell’Occhio di Horus.
La “città” non è dunque una città fisica, ma metaforica e interiore, ed è “tesoro” perché il tesoro va conquistato interiormente. Si parla dunque di percorso interiore e di risveglio, contrapposto all’addormentamento.
La trama del film lo suggerisce essa stessa: teoricamente i “Gatti” e il “Topo” sarebbero nemici, ma in realtà essi amano entrambi la loro vecchia città, e vorrebbero ch’essa rimanesse com’è. A spingere perché essa cambi è invece il “Serpente”, loro nemico comune, il quale vorrebbe trasformarla in un enorme parco giochi: da “città-tesoro” a “parco-giochi”, dunque, da luogo in cui si può trovare un tesoro a luogo di distrazione di massa (di assopimento e addormentamento, fuori di metafora). In un certo momento del film la città viene palesemente descritta come un "inferno", ossia come un luogo di "rieducazione spirituale", mentre in diversi momenti vengono chiamati in causa Dio, l'autorità suprema e il Signore, a conferma di una certa vocazione interiore.
Alcune frasi del film, che riporto a fine recensione, supportano tutto ciò.
Per ora mi limito a dire che il gradimento o meno di Tekkonkinkret, film d’animazione sui generis e certamente poco immediato e leggero, varierà molto a seconda dell’approccio dello spettatore.
La bellezza visiva di città e sfondi vale da sola il prezzo del biglietto. L’animazione, viceversa, potrebbe piacere o meno; io, personalmente, non l’ho gradita affatto, affezionato ad animazioni più eleganti (quali quelle di Hayao Miyazaki).
Nella trama abbiamo molta violenza e nessun sotto-plot; anzi, non c’è nemmeno una trama principale, a dirla tutta.
E poi abbiamo il significato metaforico di fondo, con tanto di numerosi simbolismi e varie frasi interessanti: questo interesserà a una minoranza più “attenta”, a cui certamente non sfuggirà un elemento assai evidente: il tradizionale conflitto tra luce e ombra. Nero si troverà di fronte a tale dilemma e dovrà affrontare le corrispettive energie.
Altri elementi interessanti: una delle prime cose che compare nel film è proprio il simbolo del Tao; uno dei due protagonisti ha una maglia col numero 96 stampato dietro, il quale simboleggia i due elementi contrapposti e capovolti; a inizio film Nero e Bianco incontrano altri due fratelli, che si chiamano invece Alba e Crepuscolo… ancora contrapposizioni, ancora inizio e fine; oltre a elementi giapponesi, indiani e occidentali, si intravedono anche moschee, a citare un’altra religione-cultura; subito dopo che si vede la mappa-Occhio di Horus, connesso al sesto chakra, si parla di sesto senso; il numero 96 è disegnato anche sulla macchina nella quale i due bambini dormono e che usano come quartier generale; sui muri appaiono delle scritte che sembrano anch'esse dei messaggi simbolici, come "trick" o "love" (ossia "trucco-inganno" e "amore": due termini molto adatti a una città metaforica-luogo di apprendimento interiore, dal momento che sembrano descrivere i temi dell'illusione da un lato e del progresso spirituale dall'altro); quando Bianco e Nero si separano, entrambi entrano in una fase di squilibrio, fino a che non si riuniscono... ciò che poi è il messaggio di fondo dell'opera.
Veniamo ora alle frasi estratte dal film, in ordine cronologico da quella di partenza (che già suggerisce una valenza “interiore” della storia nel suo parlare di fuoco e verità) a quella conclusiva (che riferisce dell’armonia raggiunta).
“Come è strano il fuoco: da fuori sembra così calmo e tranquillo, ma dentro è tutto potenza e distruzione. Il fuoco nasconde qualcosa, proprio come le persone.
A volte devi avvicinarti se vuoi scoprire che cosa c’è dentro.
A volte devi bruciarti se vuoi scoprire qual è la verità.”
“Cerca almeno di credere nell’amore.
L’amore nella vita è tutto.”
Bianco a Nero:
“La notte è triste.
Io penso che la notte mi faccia sentire così triste perché il buio mi fa pensare alla morte”.
Nero a Bianco:
“Non preoccuparti: nessuno ci separerà mai."
(subito dopo si vede un arcobaleno: ancora colori e ancora elementi immortali e inseparabili)
“Ormai in questa città non c'è più nessuno che abbia conservato tanta innocenza.”
“Sii felice.
Sii felice.”
“Se parli male degli altri poi ti si secca il cuore.”
“Stai dormendo?”
“Quando facciamo del male a qualcuno, io chiedo scusa a Dio.”
“Noi siamo qui per servire l'autorità suprema.”
“Noi seguiamo i suoi progetti.
Io obbedisco solo a lui.
Che il Signore sia sempre con noi.”
Un tipo chiede a un altro: “Hai visto Nero?”.
L’altro risponde: “È incollato a Bianco, non si stacca da lui”.
“L'inferno è questa città: è questo l'inferno.”
“Non puoi scegliere la tua vita; è lei che sceglie te.”
“Non avere paura.
Seguimi: ti mostrerò la strada.”
“Non farti offuscare la mente: ti condurrà alla morte.”
“Questo è un sogno?”
“È più reale della realtà.”
“Qui pianeta Terra: è l’agente Bianco.
Pronto, mi sentite?
Oggi ho mantenuto la pace su questo pianeta, passo.
Questo pianeta è in pace adesso.
Passo e chiudo.”
Fosco Del Nero
Titolo: Tekkonkinkreet - Soli contro tutti (Tekkon kinkuriito).
Genere: anime, azione, drammatico.
Regista: Michael Arias.
Anno: 2006.
Voto: 7.
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qui.