Oggi siamo qui con Paura e delirio a Las Vegas di Terry Gilliam, film diretto nel 1998 e ispirato al libro Paura e disgusto a Las Vegas di Hunter S. Thompson.
Praticamente da sempre sono un grande fan di Terry Gilliam, in primo luogo per la sua lunga militanza tra i Monty Pithon e in secondo luogo per la sua attività di regista, con film sempre originali e sovente anche didattici.
… che finora era l’unico vero e proprio fiasco, dal mio punto di vista, del regista statunitense-britannico; con oggi lo segue anche Paura e delirio a Las Vegas.
Ma andiamo con ordine, partendo con la trama di Paura e delirio a Las Vegas: siamo nel 1971, e il giornalista Raoul Duke (Johnny Depp) viene incaricato dal suo giornale di scrivere un pezzo sulla gara motociclistica Mint 400, che si svolge nel deserto intorno a Las Vegas. Vi si recherà insieme al Dott. Gonzo (Benicio Del Toro), un corpulento samoano che gli fa da avvocato, oltre che da amico e compare di bevute e di droghe.
Droghe, al plurale, perché i due provano di tutto e di più, rendendo il loro viaggio una sorta di esperienza folle e allucinogena. Va da sé che il servizio salta, ma poco dopo si rende disponibile un altro servizio: un convegno formativo sulle droghe indetto dalla polizia. Il risultato non sarà troppo dissimile...
Durante il loro viaggio, viaggio in ogni senso, incontrano alcuni personaggi, tra cui spiccano un ragazzo autostoppista (Tobey Maguire), una giornalista televisiva (Cameron Diaz) e una pittrice (Christina Ricci).
Questa è la prima cosa che salta all’occhio: il film ha un grande cast di attori, principali e secondari, e probabilmente con i 18 milioni di budget ha pagato gli attori e poco altro.
Tuttavia, il suo essere malriuscito gli ha fatto incassare appena 10 milioni, andando dunque in forte passivo.
Mettendo da parte i numeri, che comunque rivelano qualcosa, occorre dire che Paura e delirio a Las Vegas è, semplicemente, un esperimento mal concepito e realizzato: va bene il gusto per il grottesco, va bene anche l’effetto delle droghe ogni tanto, ma l’intero film è un susseguirsi di follia, e il meno che accade è maleducazione e imbroglio. Senza contare che è riuscito nell’invidiabile intendo di rendere brutti al contempo Johnny Depp, Benicio Del Toro, Tobey Maguire e Christina Ricci: un record invidiabile per un solo film. Tra la sgradevolezza visiva e la parlata sincopata che affligge l’intero film, i personaggi in questione arrivano vicino all’essere insopportabili.
Senza contare che, alla fine della fiera, non c’è una trama, ma solo un lungo viaggio, a metà in acido e a metà in automobile… e a volte le cose si sovrappongono (una delle tante cose diseducative dell'opera).
L’unica menzione positiva riguarda, dal mio punto di vista, qualche accenno interessante che fa il regista a tematiche esistenzial/invisibili, certamente non nuove nei suoi film, che anzi sovente ne son caratterizzati. Le propongo di seguito, pur senza commentarle.
“Mi trovato al centro di un rettiliario del cazzo, e qualcuno stava dando da bere a quei maledetti cosi. Tra non molto ci avrebbero fatto a brandelli.”
Su questo punto, aggiungo quattro elementi: il primo è che nella suddetta scena il protagonista vede i suddetti rettili in una sorta di lago di sangue, mentre fanno sesso orgiastico tra di loro (...). La seconda è che nella storia c’è un personaggio chiamato Lacerta (...). La terza è che in un certo momento uno dei due protagonisti vede l’altro con gli occhi rettiliani e con le corna (...). La quarta è che in un altro momento uno dei due cammina con un’enorme coda da rettile attaccata dietro (...). Un quartetto di elementi certamente non casuale.
“Vitamina C: più ne prendiamo, meglio è.”
“La giusta fine degli anni ''60: Alì battuto da un hamburger umano.”
“Due Kennedy uccisi dai mutanti.”
“Non avvicinarti all'ascensore, è questo che vogliono dai noi: intrappolarci in una scatola di metallo per poi portarci nel sottosuolo.”
“Cosa stavo facendo lì?
Che significato aveva quel viaggio?”
“Puoi correre, ma non puoi nasconderti.”
“Ecco come val il mondo: tutta l’energia fluisce secondo i capricci della grande calamita.”
“Certe persone sono fondamentalmente marce.”
“Sii padrone di te, controllati.”
“Tu sei qui.
Lascia la paura e il disgusto.”
In effetti, pur nel marasma del grottesco e delle follia, nel film vi sono degli elementi interessanti, e il viaggio fisico e psichedelico del protagonista può ben esser rapportato metaforicamente al viaggio esistenziale dell’essere umano, irto di difficoltà, soggetto a manipolazioni e illusioni e allucinazioni (d’altronde, parliamo del regista che ha diretto Brazil, L’esercito delle dodici scimmie e The zero theorem)… ma rimane il fatto che il film è brutto, al di là del suo significato simbolico. Per cui io vi dico ambo le cose e poi vedete voi se vi va di vederlo.
Ultima considerazione, questa davvero poco edificante: nel film è citata la droga adrenocromo (ossia sangue con una reazione adrenalinica in corso), associata ai riti del satanismo e all’estrazione da un corpo umano vivente dopo ch’esso ha provato un’intensa paura, se non proprio terrore… proprio come secondo si dice che avvenga nei circoli satanisti e pedofili (nello stesso film il personaggio che fornisce la suddetta droga è accusato di molestie ai bambini… mentre un altro personaggio, dopo l'assunzione di tale droga, si trasforma in una sorta di Bafometto vivente).
Riguardo all'adrenocromo, nel film vien detto: “C'è un solo modo di procurarselo: dalle ghiandole dell'adrenalina di un corpo umano vivente”.
E anche: “Quello non aveva soldi per pagarmi. Mi ha offerto del sangue umano e ha detto che mi avrebbe fatto viaggiare come mai in vita mia”. L'individuo che ha pagato il protagonista con l'adrenocromo, dal canto suo, vien definito come un “fanatico satanista”.
Il film è divenuto noto, in certi ambienti di ricerca, proprio per tale motivo; ancora una volta, considerando il regista, tali elementi paiono non essere casuali.
In sintesi, in Paura e delirio a Las Vegas vengono tirati in ballo le droghe, Charles Manson, i pipistrelli, i rettili, il bere il sangue umano, i nazisti, la prostituzione, i tunnel sotterranei: difficile ritenere che si tratti di una miscellanea del tutto accidentale.
Se per un verso il film è davvero brutto, per un altro verso sembra un film di denuncia (per quanto meno evidente rispetto a quel ch'è stato
Eyes wide shut, il quale infatti è costato la vita al suo autore).
Fosco Del Nero
Titolo: Paura e delirio a Las Vegas (Fear and loathing in Las Vegas).
Genere: grottesco, drammatico.
Regista: Terry Gilliam.
Attori: Johnny Depp, Benicio Del Toro, Tobey Maguire, Ellen Barkin, Gary Busey, Christina Ricci, Mark Harmon, Cameron Diaz, Katherine Helmond, Michael Jeter, Penn Jillette.
Anno: 1998.
Voto: 4.