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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

lunedì 28 ottobre 2013

Mary Poppins - Robert Stevenson

Avevo ovviamente già visto Mary Poppins, il classico della Disney del 1964, e diverse volte… ma stavolta l’ho guardato con occhi nuovi.

In effetti, come tutti i grandi classici della letteratura e del cinema, Mary Poppins può essere visto in diversi modi, e ha diversi livelli di lettura.

Il più semplice è ovviamente quello della storia-fiaba piena di magia e buoni sentimenti, mentre un altro ha un sapore più esistenzial-esoterico… laddove la parola "esoterico" non vuol dire nient’altro che "nascosto", "non palese", al di là che poi gli autori del film vi abbiano messo certi significati apposta o che la cosa sia stata frutto della mera ispirazione.

A proposito degli autori, il regista è Robert Stevenson, regista di altri film culto degli anni "60 come Un maggiolino tutto matto e Pomi d'ottone e manici di scopa, mentre la storia è stata tratta dal romanzo di Pamela Lyndon Travers (che era uno pseudonimo, mentre il nome anagrafico era Helen Lyndon Goff)…

… che non mi ha sorpreso, a posteriori, essere stata studiosa di zen, buddhismo, sciamanesimo, teosofia, nonché allieva diretta del mistico Georges Ivanovitch Gurdjieff: come sempre, nella vita nulla è casuale e tutto torna sempre.
Peraltro, la conversione cinematografica è stata decisamente più sentimentale e caramellosa di quanto l'autrice avrebbe voluto (in effetti fu vera e propria battaglia tra lei e Walt Disney), come peraltro sarebbe stato lecito attendersi da una studiosa di tematiche evolutive messa di fronte alla macchina americana del cinema.

Ma torniamo al film, sintetizzando innanzi tutto la trama di fondo: siamo a Londra nel 1906, e il signor Banks è alle prese con il solito problema delle tate dei suoi figli, i quali, essendo particolarmente vivaci, le hanno fatte scappare una dietro l’altra.
Si decide dunque a mettere un annuncio sul Times, alla ricerca di una tata particolarmente autorevole, ignorando e strappando l’annuncio scritto dai due bambini, Jane e Michael, alla ricerca invece di una tata particolarmente gentile.
Tra la sorpresa generale, si presenta per l’annuncio Mary Poppins, decisamente corrispondente al profilo tracciato dai due bambini… pure troppo, tanto che la vita non solo dei due pargoli ma dell’intera famiglia Banks, servitù compresa, sarà letteralmente capovolta.

Mi sorprende sempre notare come i film con un certo messaggio-energia dietro rimangano nella storia, quand’anche il loro significato profondo non sia visibile al grande pubblico… ma alla fine non c’è nulla di strano, perché nella vita conta l’energia delle cose, e quella passa a livello inconscio, al di là di quanto è compreso a livello conscio. 

La prima cosa che colpisce di Mary Poppins è il contrasto tra la cultura maschilista-classista-scientista-ottusa-capitalistica del signor Banks e dei suoi colleghi banchieri e l’energia femminile-amorevole-creativa-intuitiva-generosa di Mary Poppins (la quale, tuttavia, per certi versi è anche maschile, poiché porta autorità, forza e disciplina... ma in modo equilibrato e centrato).
Ovviamente la seconda prevale, senza neanche che vi sia una vera battaglia.

Stringi, stringi, Mary Poppins racconta l’arrivo di una figura particolarmente carismatica ed energetica che influenza ed eleva tutti coloro che si ritrova intorno, portandoli all’evoluzione personale, che essi siano volenti (come i due bambini) o nolenti (come il signor Banks).

Una volta assolto il suo compito, la donna se ne va, lasciando molto più amore e gioia di quanti ne avesse trovati al suo arrivo, e persino parzialmente dimenticata, o comunque amata nel modo della personalità egoica che pensa a sé (i due bambini vogliono che resti con loro per non sentirsi abbandonati, ma dopo pochi minuti già non ci stanno più pensando, presi dal loro "nuovo" papà), mentre solo lei è capace di amare in modo più animico, ossia in modo incondizionato (alla fine guarda i membri della famiglia che, ritrovate unione e felicità, già si sono dimenticati di lei e neanche la salutano).

A proposito del padre: una volta "aggiustato" da Mary Poppins, l'uomo diventa il papà che i due bambini avevano sempre desiderato avere, disponibile e affettuoso. Così come egli aggiusta l'aquilone con cui va a giocare coi bambini, così egli è stato aggiustato dalla tata-maestro. Peraltro, l'aquilone vola in alto nel cielo, proprio come accade all'essere umano quando evolve: questo è un simbolo nel simbolo (gioia, leggerezza, elevazione verso l'alto).

Alcune frasi, sparse qua e là nel film, peraltro, lasciano intravedere una certa saggezza-consapevolezza di fondo… che spesso si associa alla semplicità, alla presenza, alla centratura e all'amore, all’opposto delle contorsioni della mente e dell'inconsapevolezza (a proposito di Gurdjieff e di lavoro su di sé).

"Punto primo: che sia buona e paziente. Io non mi arrabbio mai.
Punto secondo: sempre allegra. Lo sono sempre.
Punto terzo: dovrà giocare. Son certa che i bambini troveranno i miei giochi molto divertenti.
Punto quattro: sempre gentile. Io sono gentile, ma anche severissima."

"Non giudicare mai le cose dal loro aspetto, nemmeno una valigia."

"Una cosa bella è una gioia sempiterna."

"In tutto ciò che devi far il lato bello puoi trovar."

"Mary Poppins: praticamente perfetta da ogni punto di vista."

"Dipende dal punto di vista: in tutto ciò che devi far, il lato bello puoi trovar."

"Trovar ch'è dolce lavorar."

"Lo sai che il troppo stroppia."

"Fo quel che mi va e lo fo per benin."

"Non ho intenzione di dar spettacolo di me stessa."

"Perché devi sempre complicare le cose quando sono semplicissime?"

"Com'è bello passeggiar con Mary; Mary ti sa rallegrar.
Anche quando è un giorno dei più neri, Mary il sole fa spuntar.
E' tanto bello passeggiarle accanto, che non puoi fare a meno di cantar.
Se Mary è accanto a te, ti senti un re; il cuor ti batte in petto e fa bang bang.
Com'è bello passeggiar con Mary; un suo sorriso il sole fa spuntar."

"Vogliate controllarvi, per favore."

"Contegno, composti."

"Povera bestiolina; diamole una mano."

"Che effetto ti fa aver vinto la corsa?"
"Diventare ricca e famosa?
Vedersi fotografata per i giornali?
E per giunta essere così bella?"

"Probabilmente non vi sono parole per esprimerlo."

"Mary Poppins, tu non ci lascerai mai, vero?"

"State svegli ad aspettar che la notte scenda giù. Che la luna salga su. State svegli ad aspettar.
Tutto il mondo dormirà, mentre svegli noi starem, ed insieme sognerem, sogneremo ancor così di veder spuntar il dì."

"Preoccuparsi non serve a niente."

"Che devo far, rido da morir.
Che devo far, se il mondo mi fa sbellicar."

"A volte una persona che amiamo, anche se non per colpa sua, non vede più in là del suo naso."

"A volte le cose più piccole sono le più importanti."

"Date, date, date anche voi.
Bastan due penny dati di cuor.
La vecchietta è sempre laggiù; dona, dona, due penny anche tu.
Va' da lei con tanto amor; dona, dona, dona di cuor."

“La mano puoi dare alla felicità.”

"Cancaminin, cancaminin, spazzacamin, allegro e felice, pensieri non ho.
Cancaminin, cancaminin, spazzacamin, la sorte è con voi se la mano vi do.
Chi un bacio mi dà felice sarà.
Tu penserai che lo spazzacamin si trovi del mondo al più basso gradin;
io sto fra la cenere, eppure non c'è nessuno quaggiù più felice di me."

"Prima di tutto vorrei mettere benin chiaro una cosa... io non spiego mai niente."

"A volte l'uomo si crede un gigante, e sogna già ciò che ai posteri dirà. Ma prima ancora di riuscir il successo a carpir, vede il miraggio svanire, la fiamma che si spegne, e ahimè si accorge che ha lottato invano."

"Le persone praticamente perfette non si lasciano confondere dai sentimenti."

Simpatica, poi, la scena della banca in cui, relativamente ai due penny del piccolo Michael, vien messo in bocca ai cinici banchieri che, se li metterà in banca, i suoi soldi “saran sicuri nei forzieri e null’altro dovrai far che affidarti a noi banchieri”, laddove fidarsi del banchieri e del mondo capitalistico-finanziario è stato il motto pubblicitario dell'ultimo mezzo secolo, che ora sta finalmente rivelando la sua essenza fittizia e illusoria.

In chiusura, due cose doverose: splendide interpretazioni di Julie Andrews e Dick Van Dyke (ma anche dei due bambini: non avrebbero potuto esser scelti bambini migliori per quelle due parti), com'è splendida la colonna sonora, le cui musiche sono praticamente entrate nella memoria collettiva. A tal proposito, una delle canzoni s'intitola Stay awake, ossia "Rimani sveglio"; immagino che pure questo non sia casuale.

Fosco Del Nero



Titolo: Mary Poppins (Mary Poppins).
Genere: fantastico, commedia, musicale.
Regista: Robert Stevenson.
Attori: Julie Andrews, Dick Van Dyke, Karen Dotrice, Ed Wynn, David Tomlinson, Matthew Garber, Elsa Lanchester, Reta Shaw, Arthur Malet, Jane Darwell, Glynis Johns, Arthur Treacher, Reginald Owen.
Anno: 1964.
Voto: 9.
Dove lo trovi: qui.



venerdì 25 ottobre 2013

Re per una notte - Martin Scorsese

Re per una notte non è certamente uno dei film più famosi di Robert De Niro (attore), né di Martin Scorsese (regista), però è un film che, nonostante il flop al botteghino, nel tempo si è conquistato una fama positiva un po’ di nicchia, soprattutto per la sua (amara) critica alla società moderna.

E, in particolare, all’arrivismo e alla cultura televisivo-mediatica.

Ecco in breve la trama del film: Rupert Pupkin (Robert De Niro) è un 34enne convinto di essere un comico di talento, e che sogna ad occhi aperti il successo televisivo.
Tanto aperti che spesso nella sua visione distorce la realtà, tanto che una breve chiacchierata coll’affermato showman Jerry Langford (Jerry Lewisdiventa nella sua mente una solida amicizia, nonché la concertazione di un suo numero televisivo.

Fallito il piano A, il tenace Pupkin si dedica al piano B: pur di diventare “re per una notte”, e apparire nello show di Langford, rapisce il suddetto presentatore grazie anche alla collaborazione di Marsha, ragazzotta un po’ squilibrata innamorata di Langford.
Il ricatto è semplice: se l’emittente televisiva non manderà in onda un suo spezzone di dieci minuti, Langford morirà.

Un espediente un poco originale per ottenere fama e successo, ma il baldo Pupkin è pronto a tutto, carcere compreso, pur di essere “re per una notte”.

Il film sulle prime sembra una commedia, vivace e scanzonata, ma pian piano assume i contorni di un film drammatico-psicologico, che punta il dito verso l’ansia di successo e di celebrità della società odierna.

Delle persone da un lato e dei mezzi di comunicazione dall’altro, poco interessati al talento e molto alla notizia, specie a quella un po’ distorta e morbosa.

In questo senso, il film assume decisamente i contorni di una critica sociale…

… che di mio condivido nella sostanza, ma che non ho amato nella forma, provando una certa antipatia per praticamente tutti i personaggi messi in campo, cosa che certamente non rende troppo gradevole la visione di un film.

Re per una notte di Martin Scorsese se ne esce da Cinema e film con un’insufficienza, dunque, ma tenete presente che è motivata da un fattore personalissimo, mentre il film in sé potrà certamente piacere a molti… se si supera lo stile comunicativo un po’ da squilibrato paranoico del baldo Rupert Pupkin.

Fosco Del Nero



Titolo: Re per una notte (The king of comedy).
Genere: drammatico, commedia.
Regista: Martin Scorsese.
Attori: Robert De Niro, Sandra Bernhard, Diahnne Abbott, Jerry Lewis, Lou Brown,Liza Minnelli, Shelley Hack, Ed Herlihy, Victor Borge, Frederick De Cordova.
Anno: 1983.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 21 ottobre 2013

Dr. Creator - Specialista in miracoli - Ivan Passer

Dr. Creator - Specialista in miracoli è stata proprio una bella scoperta, che non ti aspetteresti da un film del 1985 che non è certamente entrato nella storia del cinema, ma che ha lasciato in coloro che lo hanno guardato invariabilmente un buon ricordo.
Così in me. 

Harry Wolper (Peter O'Toole; Lawrence d’Arabia, L’ospite d’onore) è uno scienziato un po’ bislacco, ma indubitabilmente dotato, come dimostra il premio nobel per la medicina. L’uomo è tanto brillante quanto orientato al passato, tanto che il suo sogno è di far rivivere la moglie morta trent’anni prima, di cui ha conservato alcune cellule, che andrebbero impiantate in un ovulo.
Si offre di collaborare al suo sogno Meli (Mariel Hemingway; Manhattan), ragazza giovane e vivace, così come collaborerà l’assistente Boris Lafkin (Vincent Spano; Good morning Babilonia, Oscar - Un fidanzato per due figlie), ragazzo alla disperata ricerca della sua donna ideale…
… che egli avrebbe individuato in Barbara Spencer (Virginia Madsen; Dune, The number 23, Scuola di zombi), anch’essa studentessa-ricercatrice.
I quattro, unitamente ad altri personaggi secondari, daranno vita a una commedia godibile, assai brillante nei dialoghi, non scontata nella sua evoluzione, e che avrebbe probabilmente meritato un maggior successo.

Anche perché le interpretazioni degli attori protagonisti (i tre giovani erano tutti enfant prodige del cinema di allora, mentre Peter O'Toole fa parte della storia del cinema) sono di buona fattura anch’esse, così come la colonna sonora del film. 

Un film che è proprio di quelli che piacciono a me: per fare una bella storia non servono effetti speciali, e nemmeno una sceneggiatura da fine del mondo, ma “semplicemente” un buon cast e dei buoni dialoghi… e ovviamente una bella energia-atmosfera di fondo.
A ciò si aggiungano anche dei contenuti dalla valenza esistenziale: la visione di fondo della vita, la spiritualità, attaccamento e distacco, solitudine e contatto con l'esistenza, un amore più rarefatto ed elevato rispetto a quello comune.

Che Dr. Creator - Specialista in miracoli certamente ha, tanto che mi permetto di consigliare il film di Ivan Passer agli appassionati di commedie brillanti, di commedie sentimentali… nonché di personaggi un poco bislacchi, come il Dr. Creator interpretato dal bravo Peter O'Toole
Nel caso, buona visione.

Chiudo con alcune citazioni del film.

"Una cosa che non mi piace è che qua in ospedale ci sono troppe macchine: stiamo perdendo di vista la visione globale."

"Fa' che io mi avvicini a te, mio Dio."

"Si dice che quando finalmente la scienza riuscirà a spiare oltre la cresta della montagna, scoprirà che la religione era seduta là da sempre."

"L'amore è fatto soprattutto di calma e tenerezza: è come una luce meravigliosa, che ti fa vedere cose che gli altri non vedono."

"Ci sono quattro miliardi di esseri umani su questa Terra. Nonostante ciò io mi sento solo."

"Se non sarà oggi, prima o poi sarà.
Ciò che conta è essere pronti."

Fosco Del Nero



Titolo: Dr. Creator - Specialista in miracoli (Dr. Creator).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Ivan Passer.
Attori: Vincent Spano, Peter O'Toole, Mariel Hemingway, Virginia Madsen, Karen Kopins, Kenneth Tigar, David Ogden Stiers, John Dehner, Elsa Raven.
Anno: 1985.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 14 ottobre 2013

Nirvana - Gabriele Salvatores

Nirvana è uno di quei rari casi di film italiani originali e innovativi… tanto che non ha avuto praticamente seguito, nonostante il buon successo sia di pubblico che di critica, e nonostante l’essere diventato in relativamente pochi anni una sorta di film culto di fantascienza.

In cabina di regia c’è Gabriele Salvatores (Marrakech express, Puerto escondido, Denti), mentre davanti alla camera da presa una buona parte degli attori o personaggi italiani più in voga all’epoca, da Diego Abatantuono a Stefania Rocca, dal sempre bravissimo Sergio Rubini ad Amanda Sandrelli, passando per Claudio BisioUgo ContiPaolo Rossi, Luisa Corna, Silvio Orlando, Bebo Storti, etc, seppur questi altri in ruoli minori.

Anche se le star del film sono straniere: l’“immortale” Christopher Lambert (Highlander, Subway) ed Emmanuelle Seigner (moglie del regista Roman Polanski, che l’ha diretta in vari film tra cui La nona porta).

Tuttavia, anche se i nomi più famosi a livello internazionale sono stranieri, i due attori che più mi sono piaciuti nel film sono Sergio Rubini e Stefania Rocca… mentre il personaggio di Diego Abatantuono fa una gran tenerezza.

Ma andiamo al film, datato 1997: in un prossimo futuro, c’è una grande metropoli, con varie periferie fortemente ghettizzate: Marrakech, Shangai Town, Bombay.
Un uomo, Jimi, programmatore di videogiochi della Okosama Star, si trova alle prese con due casi, che si intersecheranno. Da un lato un virus che colpisce il videogioco che ha appena creato e che a giorni sarà immesso nel mercato mondiale, Nirvana, il cui protagonista, Solo, a causa del suddetto virus acquisisce coscienza di sé e capisce di essere solamente un file all’interno di un gioco (il che analogicamente simboleggia la condizione dell'uomo comune, che a un certo momento aumenta la sua consapevolezza, prende coscienza di sé e si rende conto che la realtà che credeva solida e tangibile non lo è così tanto). Dall’altro la ricerca dell’ex compagna Lisa, che ha amato tanto ma che tempo prima se n’era andata all’improvviso e senza motivo.
Tali ricerche porteranno Jimi a conoscere prima Joystick e poi Naima, esperti di hackeraggio, oltre che vari altri personaggi secondari.

Nirvana, come tutti i film o libri di un certo spessore, ha diversi livelli di lettura: può essere guardato come un film di fantascienza con una storia vivace e originale. Oppure si possono osservare i temi che tratta: i livelli di coscienza, la separazione tra realtà e finzione, tra veglia e sonno, i ricordi e il momento presente.
In effetti, in Nirvana c’è parecchio su cui riflettere, che Gabriele Salvatores ce lo abbia messo in modo calcolato o sulla “semplice” scia di un’ispirazione dell'esistenza.

Tanto che il film ricorda grandi film del genere fantascienza-cyberpunk, come Blade runner e Strange days, per certi versi lo stesso Matrix, o Il tredicesimo piano ed Existenz (questi ultimi tre usciti dopo), e in generale scrittori del settore come Philip Dick o William Gibson.

Preciso tra l’altro che avevo già visto Nirvana da ragazzino-adolescente, e mi piacque anche all’epoca, anche se, ovviamente, lo vidi in modo più semplice, da appassionato di tematiche fantastiche, ma non ancora da appassionato di tematiche esoteriche… ammesso che vi sia molta differenza tra le due cose.

Ad ogni modo, come dico sempre, il tempo non intacca un prodotto di buona fattura, e Nirvana è uno di questi buoni prodotti.

Chiudo la recensione con alcune citazioni tratte dal film, dal sapore evidentemente esistenziale (ancora una volta: che siano state messe apposta oppure no).

"L'amore è ben altro che amore e dipendenza.
L'amore è amore e basta; non devi aspettarti niente in cambio."

"Inutile negarlo: mi ero perso.
Adesso sto scivolando."

"Non abbiamo ancora iniziato a volare."

"Non so cosa ci faccio qui.
Non so neanche chi sono io.
Non mi ricordo niente."

"Solo adesso comincio a chiedermi chi sono."

"Tutto questo è già successo."

"La vita che ti sei scelto... chi ti dice che sia vera?
Guardati intorno: avrai sicuramente un sacco di belle cose, una bella casa... ma se tutto quello che vedi non esistesse?"

"Sai qual è l'unica cosa che non posso fare qui dentro?
Smettere di giocare."

"Se riesci a smettere di giocare vuol dire che sei libero."

"Forse quello di cui ho bisogno è essere costretta a tenere gli occhi aperti."

"Ascoltami bene, Maria: io e te non esistiamo.
Tutto quello  che ci circonda non esiste.
Zio Nicola, la pizza, il vino, la casa, sono un'illusione. Noi due siamo personaggi di un gioco."

"A volte penso che sarebbe bello sciogliermi nell'acqua, sparire lentamente in questo tepore. Un giorno arriverai, vedrai la vasca piena d'acqua, toglierai il tappo e l'acqua scorrerà via nel fondo... e io con lei."

"Ci vuole uno con un livello di coscienza superiore."

"Noi siamo parte di un gioco. 
C'è gente che ci prova gusto a farci andare l'uno contro l'altro: si divertono con noi."

"Vuoi dire che continuate a farlo sognare?"

"Tu sei quello che mangi."

"Devi essere come l'acqua, che arriva e si adatta alle cose. Ma poi prende e scivola via."

"Devi cercare di creare il vuoto dentro di te. 
La devi finire di pensare. 
Svuota la testa dai pensieri."

"Forse qualcosa o qualcuno mi aveva davvero condotto per mano in questa storia.
Forse qualcuno aveva deciso fin dall'inizio.
Bisognava chiudere un cerchio."

"Quando mi cancelli cosa divento?"
"Un fiocco di neve che non cade in nessun posto."

Altri dettagli: uno dei protagonisti si chiama "Solo", come è solo chi percorre il cammino della consapevolezza (ma anche come uno dei protagonisti di Guerre stellari, la nota saga fantascientifica sulla "forza"), che culmina per l'appunto nel nirvana, mentre un altro protagonista si chiama "Joystick", e richiama per l'ennesima volta nel film il concetto del gioco (e la dualità tra realtà e finzione).
Viene mostrato un unico documento identificativo contenente: nome e cognome, carta d'identità, conto corrente, tessera sanitaria e le eventuali limitazioni imposte alla persona.
Ancora: a un certo punto viene aperta una porta su tre meditanti... con le mascherine sul volto (senza che vi sia un motivo apparente per la cosa).

Un'ultima considerazione, assai concreta. In un certo momento Solo cerca di convincere Maria che le loro esistenze sono illusorie: in verità, gliene fornisce una prova inoppugnabile. La donna, tuttavia, rifiuta la rivelazione, preferendo continuare a portare avanti la sua vita ingannevole: questo episodio simboleggia la condizione psichica dei più, i quali preferiscono continuare a dormire... e addirittura se la prendono con chi cerca di risvegliarli. 
 Ecco il dialogo tra i due.
"Chi mi dice che quello che ho visto è vero?"
"È tutto vero, Maria. È la tua vita che è falsa."
"Perché mi fai questo? Lasciami stare, ti prego."

Viceversa, Solo riesce a ottenere di essere cancellato: l’ego illusorio viene cancellato, e difatti alla fine del film i due protagonisti dicono che “Abbiamo vinto”. La vittoria si ottiene con la sparizione dell’ego/personalità/maschera. Oppure quando la personalità, pur non ancora svanita, riesce a smettere di giocare: in questo caso, come dice il film, essa è diventata libera, per quanto ancora immersa nel mondo di sogno. 
Maya da un lato e nirvana dall’altro, per l’appunto.

Fosco Del Nero



Titolo: Nirvana (Nirvana).
Genere: fantastico, fantascienza, surreale.
Regista: Gabriele Salvatores.
Attori: Christopher Lambert, Sergio Rubini, Stefania Rocca, Amanda Sandrelli, Diego Abatantuono, Emmanuelle Seigner, Haruhiko Yamanouchi, Silvio Orlando, Antonio Catania, Claudio Bisio, Paolo Rossi, Ugo Conti.
Anno: 1997.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 7 ottobre 2013

The big kahuna - John Swanbeck

"The big kahuna" nel gergo americano dei venditori significa “il grande colpo”, ma data la natura della pellicola, introspettiva ed esistenzialistica, ho il sospetto che l’aggettivo si riferisca soprattutto allo sciamanesimo kahuna.

Se nel corso del film questo sospetto è dubbio serpeggiante, il finale il dubbio lo toglie, dal momento che, in buona sostanza, il film termina con una voce fuori schermo che dà allo spettatore alcuni consigli di vita da vera e propria crescita personale.
Anche nel mezzo, comunque, ogni tanto fa capolino qualche concetto interessante; per esempio, il principio speculare, la presenza o la missione di vita, seppur citati sempre molto alla lontana.

Ma torniamo al film: The big kahuna non è un film normale, e lo si percepisce quasi subito: la scenografia è poverissima, l’intero film si svolge praticamente dentro un’unica stanza e lo stesso cast è ridottissimo, con praticamente solo tre attori.

Due molto famosi, e peraltro in formissima in quesa pellicola, Danny De Vito (I soldi degli altri, Man on the moon, Anything else) e Kevin Spacey (K-Pax, American beauty, L’uomo che fissa le capre), e uno più giovane e meno noto, Peter Facinelli.

I tre sono rispettivamente Larry, Phil Bob, tre venditori di un’azienda che produce lubrificanti industriali mandati a una convention a Wichita, per cercare di risollevare le sorti dell’azienda, puntando soprattutto un potenziale grosso cliente.

Senza cambi di scena e senza azione, va da sé che il film si regge totalmente sui dialoghi…
… e che, per reggersi su di essi, deve trattarsi di dialoghi brillanti, se non proprio profondi.

The big kahuna riesce in buona parte nel suo intento, soprattutto grazie alla vivacità di Kevin Spacey, che peraltro è anche produttore del film, anche se il capitolo “profondità” poteva riuscire meglio.

In questo senso, il film mi ha ricordato un film simile come struttura, ossia povero di attori e sceneggiatura, ma ricchissimo di verve nei dialoghi, ossia Sleuth - Gli insospettabili, che però, se simile come struttura, aveva natura molto diversa come anima.

Parlando in generale, posto che di un film apprezzo soprattutto la componente dei dialoghi, della freschezza e dello humor, gradisco decisamente questo tipo di prodotti, specialmente se, come nel caso di The big kahuna, hanno anche un intento educativo.
Chi, però, cercasse azione, o almeno un cambio di scena, forse sarebbe meglio che virasse su qualcos’altro.

In conclusione di recensione, ecco alcuni frasi tratte dal film, durante o alla fine:

"Per questo c'è speranza: perché ci sono persone come me, vigili."

"Brindo alla profonda esperienza religiosa che si vive nel far bene il proprio lavoro."

"Dio ha creato le donne per fare da specchio, così un uomo può vedere che asino è.
Un uomo non sa assolutamente com'è la sua anima. Non ha la minima idea di che aspetto abbia la sua anima fino a che non scruta negli occhi della donna che ha sposato."

"Non so perché, ma ho sempre avuto la sensazione ossessionante di avere una sorta di missione sulla Terra."

"Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo."

"Non perde tempo con l'invidia.
A volte sei in testa, a volte sei indietro.
La corsa è lunga, e alla fine è solo con te stesso."

"Non ha importanza se cerchi di vendere Gesù, o Buddha, o i diritti civili, o come arricchirsi nel settore immobiliare senza rischiare un soldo. Questo non fa di te un essere umano. Semmai fa di te un agente vendite.
Se vuoi parlare con qualcuno sinceramente, da essere umano, chiedigli dei suoi figli, scopri quali sono i suoi sogni; solo per saperlo, per nessun'altra ragione.
Perché appena cerchi di prendere le redini di una conversazione, per pilotarla, non è più una conversazione: è un pistolotto, e tu non sei un essere umano, sei un venditore, un piazzista."

Fosco Del Nero



Titolo: The big kahuna (The big kahuna).
Genere: commedia.
Regista: John Swanbeck.
Attori: Dany De Vito, Kevin Spacey, Peter Facinelli.
Anno: 1999.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

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