Slide # 1

Slide 1

Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

Slide # 2

Slide 2

L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

Slide # 3

Slide 3

Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

Slide # 4

Slide 4

Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

Slide # 5

Slide 5

Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

venerdì 28 gennaio 2011

Il grande sonno - Howard Hawks

Il grande sonno è il secondo film di Howard Hawks che recensisco, dopo Susanna.
Se nel primo c’erano Cary Grant (Susanna, Operazione sottoveste, Scandalo a Filadelfia) e Katharine Hepburn (anche lei in Susanna e Scandalo a Filadelfia), nel secondo ci sono Humphrey Bogart (Sabrina) e Lauren Bacall (L’amore ha due facce).

Il titolo si riferisce all’ultima frase del romanzo di Raymond Chandler da cui è tratto, frase tuttavia mai citata nel film, che in sostanza è un giallo-noir-poliziesco dalle tinte cupe e malinconiche, ma anche venato da un certo umorismo, ugualmente cupo e malinconico.

Ecco la trama: Philip Marlowe è un investigatore privato, ed è stato contattato dal ricco e vecchio miliardario Sternwood per scoprire chi sta ricattando la figlia minore Carmen, a quanto pare per debiti di gioco.
Sarà però ben presto la maggiore, Vivian, ad attrarre le attenzioni di Marlowe, sia per attrazione personale sia per un losco giro di contrabbando e sale da gioco.
Il tutto con tanto di sparatorie, cazzotti e omicidi.

Come detto, alla trama da film giallo-noir fa da contraltare un certo umorismo, anch’esso nero, con Humphrey Bogart splendido (e serissimo) interprete.
L’atmosfera del film è da classico, e non a caso nel 1967 Il grande sonno è stato inserito tra i film da preservare nella Biblioteca del Congresso degli Usa.

Alcune scene sono memorabili, come quella della telefonata alla polizia in cui Humphrey Bogart e Lauren Bacall duettano alla grande, o quella in cui gli stessi due attori si lanciano in vivaci metafore sui cavalli.

Al contrario, il film appare piuttosto sempliciotto nelle scene d’azione, tra cazzotti e pistole.

Ma chiedere delle scene d’azione all’avanguardia a un giallo-noir del 1946 sarebbe forse un po’ troppo… accontentiamoci dunque del fatto che Il grande sonno, pur con la sua vetusta età e pur con certe ingenuità estetiche rimanga ancora un film che vale la pena vedere.

Fosco Del Nero



Titolo: Il grande sonno (The big sleep).
Genere: giallo, poliziesco.
Regista: Howard Hawks.
Attori: Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Dorothy Malone, Martha Vickers, John Ridgely, Peggy Knudsen, Charles D. Brown, Regis Toomey, Charles Waldron, Bob Steele, Elisha Cook Jr.
Anno: 1946.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 26 gennaio 2011

Vai e vivrai - Radu Mihaileanu

Radu Mihaileanu non è un regista particolarmente prolifico, visto che al suo attivo ha appena quattro film (più il quinto in uscita).
Tra questi quattro, però, un paio di film importanti, come Train de vie o Il concerto, che ho recensito di recente, apprezzandolo molto tanto quanto il più risalente e celebre Train de vie.

Ho deciso dunque di provarci anche con Vai e vivrai, film del 2005 e ambientato tra Sudan e Israele (e in Francia in piccola parte).

Vai e vivrai è la storia di Shlomo, un bimbo etiope che la madre, pur di far sfuggire alla povertà e ai pericoli dei campi profughi dell’Africa, fa passare per ebreo, consegnandolo a un’altra donna, che ha da poco perso suo figlio e che si presterà all’inganno a fin di bene.

Difatti, israeliani e statunitensi, all’interno dell’Operazione Mosè (1984), stanno portando gli ebrei etiopi in Israele, offrendo loro prospettive di vita decisamente migliori.

Tuttavia, la finta madre muore di malattia poco dopo il trasferimento, e Shlomo è costretto ad affrontare tutto da solo, non riuscendo a nascondere preoccupazione e aggressività.
Finirà che sarà dato in adozione a una famiglia israeliana... di sinistra e non praticante, mentre Shlomo, che neanche è ebreo, protrae a lungo la sua finzione religiosa.

Vai e vivrai, come d’abitudine di Mihaileanu, propone molti paradossi: in Sudan è una fortuna essere ebrei, e c’è gente che si finge tale.
In Israele il finto ebreo viene dato in adozione a una famiglia non ebrea, ma lui continua a fingere di appartenere a quella religione, e tutto questo mentre gli ebrei israeliani (che a quanto pare in Africa erano più fortunati dei conterranei cristiani) discriminano e perseguitano gli ebrei non puri come Shlomo, giungendo al paradosso degli ebrei razzisti verso i presunti non ebrei, cosa che rende chiaramente l’idea di quanto folle possa diventare l’essere umano quando gli è stata riempita la testa di nozionismo su religioni, razze, culture, etc.

Ad ogni modo, a differenza degli altri due film citati, Vai e vivrai perde l’aspetto giocoso-ironico del regista, rimanendo un film esclusivamente drammatico, e peraltro privo sia di dialoghi ficcanti sia di personaggi interessanti.

Il tutto, anzi, rischia di annoiare parecchio lo spettatore, visto che il film manca di potere di intrattenimento e anzi, visto che accompagna il suo protagonista dall’infanzia fino al matrimonio, risulta sfilacciato e non organico.

Alla fine della fiera, Vai e vivrai di Radu Mihaileanu si limita ad essere una pellicola di denuncia di un particolare momento e caso storico, ma senza assurgere al livello di film di livello; meglio dunque orientarsi nel caso su Train de vie o su Il concerto, ben più ispirati.

Fosco Del Nero



Titolo: Vai e vivrai (Va, vis et deviens).
Genere: drammatico.
Regista: Radu Mihaileanu.
Attori: Yaël Abecassis, Roschdy Zem, Moshe Agazal, Sirak M. Sabahat, Moshe Abeba.
Anno: 2005.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 24 gennaio 2011

Cambia la tua vita con un click - Frank Coraci

In questi ultimi giorni sono stato poco bene, e, come sempre quando sto poco bene, mi sono rimpinzato di libri e film.
Questa volta più di libri, a dire il vero, ma non ho trascurato anche un paio di film, ovviamente leggeri perché la testa già mi fumava di suo e non volevo aggravare la situazione…

A casa mia, comunque, leggeri non significa stupidi o di qualità infima, e difatti, pur desiderando delle commedie umoristiche, ne ho scelto un paio promettenti: una era la già recensita Racconti incantati, l’altra era invece Cambia la tua vita con un click.

In entrambe, il protagonista è Adam Sandler, ma per il resto i due film sono molto diversi: più delicato e per famiglie Racconti incantati, più sboccacciato Cambia la tua vita con un click.

Peraltro, è proprio quest’ultimo a vantare il cast più notevole: oltre ad Adam Sandler (Zohan, 50 volte il primo bacio), ci sono anche Kate Beckinsale (Underworld, Pearl Harbor), Christopher Walken (Il mistero di Sleepy Hollow, La donna perfetta, Batman il ritorno), David Hasselhoff ed Henry Winkler (questi ultimi due rimasti nella storia dei telefilm rispettivamente con Baywatch ed Happy days).

Ma ecco una breve sintesi di Cambia la tua vita con un click: Michael Newman è un giovane architetto desideroso di fare carriera e di ottenere una promozione al lavoro.
Il suo capo, però, da lui pretende risultati e tempo, tempo che egli deve giocoforza sottrarre alla famiglia (moglie e due figli).
Un bel giorno, però, uno strano commesso di nome Morty gli offre un telecomando col quale potrà andare avanti a suo piacimento, nonché tornare indietro a vedere vecchie scene della propria vita.
Sembra l’inizio di un sogno, ma in realtà…

L’idea di un telecomando con cui mettere pausa nella vita reale, o comunque avvantaggiarsi nella stessa, pare promettere spunti e gag a ripetizione, e in effetti Cambia la tua vita con un click mantiene la sua promessa di essere una commedia umoristica pendente dal lato del film comico.

Tuttavia, da un lato l’umorismo è spesso terra terra, piuttosto che essere ironia di qualità, e dall’altro lato abbastanza presto il film si muta quasi in drammatico, mostrando sprazzi di tristezza utili a coltivare poi la morale di fondo del film, che è: “il vero senso della vita è il presente e dobbiamo goderci quello”.

Una morale ottima, per l’amor del cielo, ma sta di fatto che mi aspettavo qualcosa di più da Cambia la tua vita con un click di Frank Coraci (non a caso, un regista che non ha mai diretto capolavori), e persino nonostante la presenza di David Hasselhoff tra gli attori principali...

Il film ha comunque avuto degli ottimi incassi nei cinema Usa, e persino due nomination agli Oscar (fatto che dà ragione a coloro che sviliscono il valore delle celeberrime statuette): in definitiva, Cambia la tua vita con un click non è certo un film pessimo, ma nemmeno un film da ricordare per l’eternità.

Fosco Del Nero



Titolo: Cambia la tua vita con un click (Click).
Genere: commedia, fantastico, comico.
Regista: Frank Coraci.
Attori: Adam Sandler, Kate Beckinsale, Christopher Walken, David Hasselhoff, Henry Winkler, Julie Kavner, Sean Astin, Jonah Hill, Nick Swardson.
Anno: 2006.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 21 gennaio 2011

Il gufo e la gattina - Herbert Ross

Dopo essermi visto un film abbastanza recente di Barbra Streisand (L’amore ha due facce), nome a dir poco celeberrimo negli Usa ma che personalmente associavo solo a Francesca Cacace della sit-com La tata (per il fatto che era la sua eroina e la citava in continuazione), sono anche andato a vedermi uno dei suoi film più risalenti, tanto risalente da vederla per la prima volta giovane: il film in questione è Il gufo e la gattina di Herbert Ross (Provaci ancora, Sam, Il segreto del mio successo).

Al tempo pensavo che il personaggio di Francesca considerasse Barbra Streisand il suo idolo in quanto donna bruttina, sgraziata e tuttavia di personalità… e invece la ragione stava nel fatto che i due personaggi, quello di Francesca Cacace e quello che a quanto pare Barbra Streisand recitava spesso, erano molto simili: entrambi non bellissimi ma comunque attraenti, appariscenti e un po’ ignoranti.

Almeno, tanto è Doris, il personaggio de Il gufo e la gattina: seducente, semplice, sguaiato, a tratti quasi erotico.

Ma andiamo alla trama del film, piuttosto semplice a dire il vero: un bel giorno Doris e Felix (George Segal) si conoscono, per quanto in modo non particolarmente simpatico: lei è andata nel cuore della notte nell'appartamento appartamento di lui a lamentarsi della delazione nei confronti del suo avere clienti in camera… visto che Doris, modella e attrice fallita, per arrotondare ogni tanto si concede agli uomini.

Dal canto suo, Felix è uno scrittore fallito, ma pur non concedendosi agli uomini non pare di lei più felice (nonostante il nome).
I due, peraltro, quella notte inizieranno uno strano rapporto, forse in sintonia vibrazionale per la medesima insoddisfazione di vita.

I due film che visto della Streisand sono l’uno agli antipodi dell’altro, e non solo perché nel primo l’attrice era molto ben coperta (molto opportunamente, forse) mentre nel secondo gira di fronte alle telecamere in mutandine e reggiseno, ma anche per l’aspetto intellettuale e quello emotivo.

L’amore ha due facce è intellettualmente arguto ed emotivamente vivace e positivo, mentre Il gufo e la gattina al contrario è intellettualmente terra terra ed emotivamente triste e deprimente.
L’unico suo vantaggio è che in questo film Barbra Streisand è più giovane e bella… un vantaggio di un certo conto, lo ammetto, ma dovendo consigliare uno dei due certamente il mio indice non indicherebbe Il gufo e la gattina.

Fosco Del Nero



Titolo: Il gufo e la gattina (Owl and pussycat).
Genere: commedia, sentimentale, drammatico.
Regista: Herbert Ross.
Attori: George Segal, Barbra Streisand, Allen Garfield, Robert Klein, Tom Atkins, Roz Kelly, Barbara Anson, Jacques Sandulescu.
Anno: 1970.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 19 gennaio 2011

Racconti incantati - Adam Shankman

Personalmente, e mi è già capitato di sottolinearlo, non sono un grande amante dei classici film per famiglie in stile Disney, e non solo perché la Disney (nata da un massone di alto grado, ricordiamocelo) ha la spiacevole abitudine di inserire ogni tanto nelle sue produzioni destinate al pubblico più giovane dei fotogrammi che, sempre ogni tanto, la portano a patteggiare una certa penale per evitare un pubblico processo per satanismo e corruzione di minori, ma, molto più semplicemente (sono una persona semplice, io), perché trovo i suddetti film spesso banali e noiosi.

Racconti incantati, per l’appunto film Disney, è stato per questo una piacevole sorpresa, che mi sono tentato essenzialmente per la presenza in esso di Adam Sandler, un buon attore che raramente, pur privilegiando il genere umoristico-brillante, partecipa a produzioni di scarso valore (come il divertentissimo e fuori di testa Zohan).

Tra l’altro, ci ho ritrovato anche Courtney Cox, ossia la Monica di Friends,che rivedo sempre con piacere (sia Friends, sia Monica).
Ma andiamo subito alla trama di Racconti incantati: Skeeter Bronson lavora come tuttofare nel grande albergo di Nottingham (e con Richard Griffiths ci ho ritrovato anche Zio Vernon di Harry Potter), che lo aveva rilevato proprio da suo padre, costretto a vendere per evitare il fallimento.

Il talento e il savoir faire di Skeeter però sono sprecati come tuttofare, ed egli spera di assurgere prima o poi alle alte cariche promesse da Notthigham a suo padre al momento della cessione.
Per il momento, però, egli deve occuparsi dei figli di Wendy, sua sorella, occupata nel mentre in colloqui di lavoro in un altro stato.
Al momento delle fatidiche storie della buonanotte ai bambini, tuttavia, qualcosa di magico e bizzarro comincia a succedere, e la realtà e la fantasia si mescolano in modo irresistibile.

Ok, è un film per famiglie.
Ok, è tutto sommato innocuo e non certo grandemente innovativo.
Ok, non vi sono dietro personaggi caratterizzati in modo eroico, e anzi, ora che ci rifletto, rispecchiano tutti degli stereotipi, tanto che il finale del film è facile da leggere anche solo dopo pochi minuti di film.

Purtuttavia, Racconti incantati ha qualcosa di speciale, che non a caso ne ha decretato un buon successo negli Usa e nel resto del mondo (in Italia, invece, come molte delle cose belle è passato sotto silenzio, ma forse i cinema italiani erano troppo pieni di film su cinepanettoni o roba simile): un misto di leggerezza, di ironia e di buoni sentimenti che di mio ho trovato veramente ben amalgamato.
Le numerose varianti fantastiche (fantasy, fantascienza, gladiatori, etc), inoltre, aggiungono al film vivacità e mutevolezza.

Insomma, Racconti incantati non passerà forse alla storia del cinema, ma è un ottimo esempio di buon film di intrattenimento.

Fosco Del Nero



Titolo: Racconti incantati (Badtimes stories).
Genere: commedia, surreale.
Regista: Adam Shankman.
Attori: Adam Sandler, Courteney Cox, Keri Russell, Guy Pearce, Russell Brand, Richard Griffiths, Jonathan Pryce, Lucy Lawless, Teresa Palmer.
Anno: 2008.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 17 gennaio 2011

9 - Shane Acker

Con 9 la categoria dei film di animazione si arricchisce di un’unità.
Il film è stato diretto da Shane Acker nel 2009, e vanta alcuni dati interessanti: si basa su un precedente cortometraggio candidato al premio Oscar, è prodotto da quel genio di Tim Burton, e probabilmente non a caso utilizza la stessa tecnica da questi usata per Nightmare Before ChristmasLa sposa cadavere.

Da sottolineare come 9 non sia mai uscito nei cinema italiani, finendo direttamente in vendita tra i dvd.

Ma passiamo subito alla trama: in un futuro imprecisato l’umanità ha fatto progressi tecnologici enormi, tanto da avere inventato delle macchine intelligenti capaci in pratica di fare tutto il lavoro al posto degli uomini.
Un bel giorno, però, le macchine si sono ribellate, e ne è derivata una guerra che le ha viste prevalere.

A rimanere sul pianeta, dunque, sono le macchine… ma anche dei piccoli esserini, grandi grosso modo quanto il palmo di una mano ma dai comportamenti molto umani.
Curiosamente, ognuno di essi porta disegnato un numero, da 1 a 9.
Il protagonista del film è proprio 9.

Dal punto di vista estetico e tecnico il film è impeccabile: piacevole alla vista e molto ben disegnato, tanto nelle immagini fisse quanto nelle scene di movimento.

Tuttavia, a mio avviso 9 non decolla da un duplice punto di vista: da un lato la trama di fondo è decisamente poco originale, visto che l’idea di un futuro ipertecnologico in cui l’uomo avrà problemi con le macchine è stata usata e riutilizzata fino allo sfinimento.

Dall’altro, dialoghi e personaggi sono piuttosto banali e stereotipati, non brillando né per originalità né per capacità di coinvolgere lo spettatore (anzi, a proposito dei personaggi, ho avuto l’impressione che i nove siano stati ispirati dalla figura esoterica dell’enneagramma, sia per il numero, sia per la loro configurazione, sia perché i nove tipi alla fine sono diverse declinazioni di un’unica fonte, quella umana, per l’appunto…).

Il voto finale è dunque solo più che sufficiente, una media tra la componente tecnica-visiva decisamente buona e quella emozionale decisamente meno buona: 9 è un film di animazione che vale la pena vedere, ma senza attendersi un capolavoro come La città incantata, Azur e Asmar o il già citato Nightmare Before Christmas.

Fosco Del Nero



Titolo: 9 (9).
Genere: animazione, fantascienza, drammatico.
Regista: Shane Acker.
Anno: 2009.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 10 gennaio 2011

El concursante - Rodrigo Cortés

Il film di oggi è decisamente particolare, e potrebbe senza dubbio essere definito un film scomodo: parlo di El concursante, diretto da Rodrigo Cortés ed uscito in Spagna al cinema tre anni fa… per rimanerci molto poco e per poi essere boicottato (il sito è stato oscurato e nel resto del mondo non se ne è mai saputo niente).
Personalmente l’ho trovato segnalato online e visto sottotitolato su Youtube.

Già il nome della produzione lascia intendere che vedremo qualcosa di scomodo al potere costituito: Nephilim (non sto a spiegare il perché, qualora ne abbiate voglia leggetevi Sitchin o Icke).

L’argomento del film è ugualmente scomodo: sistema bancario, signoraggio, tasse.
Il tutto è esposto in modo abbastanza chiaro e dietro una storia recitata, peraltro molto ironica, ma il messaggio è lanciato chiaramente, da cui il motivo dell’oscuramento di cui sopra (la cosa fantastica è che ci illudiamo di vivere in regime di libertà, quando in realtà chi controlla i mezzi di informazione ci fa sapere solo quello che vuole).

Lasciamo da parte le polemiche e veniamo dritti dritti alla trama di El concursante (che in italiano sarebbe Il concorrente, qualora ne venisse fato un doppiaggio): Martin Circus è un giovane uomo di successo e felice: ha un bel lavoro come professore universitario di economia, una bella fidanzata e delle belle prospettive.
Un bel giorno, però, egli ha la sventura di vincere cinque milioni di euro in premi in un quiz televisivo... e che si tratti in realtà di una sventura lo scoprirà presto, visto che le tasse sulla vincita minacceranno di divorarlo senza che lui ne abbia colpa alcuna.

A causa del problema tasse, egli si avventurerà così nella scoperta di come funziona il sistema economico-finanziario-monetario, scoprendo che in realtà è una grande truffa ai danni dei cittadini, i quali ne escono inevitabilmente perdenti, mentre a vincere è sempre il banco (un po’ come nei casinò e nelle lotterie… guarda caso sempre gestiti a livello statale).

Il giudizio su El concursante è ambivalente: come documentario informativo ha il suo valore e ne consiglio la visione (il discorso sulle tasse cambia ovviamente da paese a paese, ma quello sulla creazione del denaro e sul sistema bancario è il medesimo).

Come film, risulta divertente e ben strutturato (anche se, trama alla mano, tratterebbesi di un film drammatico), con una voce narrante, quella del protagonista, che accompagna con ironia lo spettatore per tutta la durata della storia, la quale, ne sono sicuro, si farà ricordare a lungo anche per via di un paio di personaggi vivaci (l’avvocato di Martin, per esempio, o l’economista-conferenziere).

Fosco Del Nero



Titolo: El concursante (El concursante).
Genere: drammatico, commedia.
Regista: Rodrigo Cortés.
Attori: Leonardo Sbaraglia, Miryam Gallego, Fernando Cayo, Chete Lera, Myriam Maeztu, Luis Zahera.
Anno: 2007.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 7 gennaio 2011

Gentlemen broncos - Jared Hess

Continuo a non capire perché vengano prodotti film del genere, perché qualcuno li citi online, ma soprattutto perché io continui a guardarmeli.

Gentlemen broncos è uno spettacolo osceno da ogni punto di vista: la sceneggiatura fa schifo, gli attori fanno schifo, la colonna sonora fa schifo, le pettinature fanno schifo… è imbarazzante dall’inizio alla fine, e francamente voglio sperare che faccia parte di qualche collana del tipo “Come non girare un film - Con esempi pratici”.

Ad onor del vero, l’introduzione di Gentlemen broncos è piuttosto originale, con le copertine di fantascienza in stile anni 50 dedicate ai vari attori protagonisti, e sembra preludere a una produzione indipendente innovativa e brillante…

… che impressione sbagliata!

I protagonisti sono imbarazzanti fin da subito… e tutti fastidiosi, col prosieguo del film che non presenta miglioramenti e con la situazione che anzi va peggiorando.
Se ci si provasse a bella posta a mettere insieme così tanti personaggi fastidiosi non ci si riuscirebbe.

Ma vediamoli questi personaggi allora: il protagonista principale è Benjamin (Michael Angarano, che forse qualcuno ricorderà come il figlio di Jack nella sit-com Will & Grace), il quale è affiancato da sua madre Judith (Jennifer Coolidge, che forse qualcuno ricorderà come la madre focosa di American pie).
Completano il triste cast Tabatha e Lonnie (quest'ultimo ha dato un nuovo significato alla parola "inguardabile"), due amici di Benjamin appassionati di cinema, i quali metteranno su schermo un romanzo scritto dal ragazzo, il quale ha l’ambizione di diventare uno scrittore di fantascienza come il suo eroe Ronald Chevalier, col quale peraltro arriverà ad avere un piccolo contenzioso…

Gentlemen broncos di Jared Hess è un orrore di film; troppo tardi peraltro ho scoperto che era stato giudicato come uno dei peggiori film dell’anno (mi chiedo come mai).

L’unica scena che mi è piaciuta è il momento in cui la madre consegna al figlio le copie dei suoi testi depositate nel corso degli anni per tutelare il suo talento… che non c’è, e difatti la morale del film è “credi in quello che fai a prescindere da tutto il resto”.

Morale eccellente, intendiamoci, ma film inqualificabile.
Gli metto 2.5 e non 2 perché almeno non ci sono Christian De Sica e Massimo Ghini.

Fosco Del Nero



Titolo: Gentlemen broncos (Gentlemen broncos).
Genere: commedia, surreale.
Regista: Jared Hess.
Attori: Michael Angarano, Jennifer Coolidge, Jemaine Clement, Halley Feiffer, Hector Jimenez, Josh Pais, Clive Revill, Suzanne May, John Baker, Edgar Oliver, Sam Rockwell, Robin Ballard.
Anno: 2009.
Voto: 2.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 5 gennaio 2011

Nel paese delle creature selvagge - Spike Jonze

La recensione odierna non è per me semplicissima, ma, come sempre, riporterò le mie impressioni per offrire ai lettori il maggior numero di informazioni possibile.
Primo punto: il film recensito è Nel paese delle creature selvagge, diretto da Spike Jonze nel 2009.

Per chi non lo ricordasse (o non lo avesse mai saputo), Spike Jonze è il regista dell’a suo modo geniale Essere John Malkovich (film quantomeno bizzarro che mi era piaciuto abbastanza, pur non avendomi fatto impazzire dalla gioia).

È un regista, peraltro, assai poco prolifico, che ha rifiutato ingaggi molto importanti per dedicarsi, e a lungo, ai progetti di suo gradimento.
Ad esempio Nel paese delle creature selvagge (su cui ha lavorato per sette anni!), tratto da un libro illustrato molto noto nei paesi anglosassoni, Where the wild things are di Max Sendack, ma praticamente sconosciuto da noi.
Come sconosciuto è rimasto il film Nel paese delle creature selvagge, che ha avuto veramente poco successo al cinema, mentre negli Usa, al contrario, ha incassato abbastanza.

Ad ogni modo, il suddetto (e amatissimo) libro io non lo ho mai letto, per cui non ne sarò influenzato nella recensione.

La prima cosa che si nota, e in modo fortissimo, è un senso di malinconia e tristezza che pervade tutto, dall’espressione del bambino protagonista, al commento sonoro (molto scarno, per la verità), alla scenografia.

La seconda è un senso di noia che accompagna il ritmo lento del film, che si vivacizza solamente dopo un quarto d’ora, passando al “vero” film, quello immaginifico…

… ma rimanendo comunque lento e noioso.

A tratti, a dire il vero, il film sembra promettere il cambio di passo grazie a qualche intuizione (soprattutto estetica per la buona fotografia), ma il tutto rimane una promessa, forse per via di quello che pare sia stato un final cut di compromesso tra le intenzioni del regista e le preferenze dei produttori (tra cui Tom Hanks).

Il risultato finale, e sarò come sempre sincero, è un film abbastanza inutile, senza personaggi interessanti (antipatici, persino, a partire dal protagonista) senza dialoghi interessanti, senza spiegazioni, senza bellezza (se si eccettua qualche panorama suggestivo, ma allora tanto vale guardarsi un documentario del National Geographic) e in definitiva senza senso.

A parere oramai formato, ho poi scoperto che anche la critica è rimasta piuttosto tiepida verso un film che dall’altra parte dell’oceano era molto atteso, ma che non ha avuto molti consensi (e neanche un premio vinto, per quello che valgono i premi).

Insomma, forse vale la pena guardarsi Nel paese delle creature selvagge se si è fan del libro o se si vedono tutti i film di genere fantastico mai prodotti, ma non attendetevi un capolavoro irresistibile.

Fosco Del Nero



Titolo: Nel paese delle creature selvagge (Where the wild things are).
Genere: fantastico, drammatico.
Regista: Spike Jonze.
Attori: Max Records, Catherine Keener, Mark Ruffalo, James Gandolfini, Catherine O'Hara, Lauren Ambrose, Chris Cooper, Forest Whitaker, Paul Dano.
Anno: 2009.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 3 gennaio 2011

Il concerto - Radu Mihaileanu

Ragazzi, io sono fatto così: assegno un'insufficienza al pubblicizzatissimo Inception (o ad altri film di cassetta come L’apprendista stregone o Scontro tra titani), ritenendolo banale e noioso, mentre assegno 7 o 8 a film come Ogni cosa è illuminata, Parnassus o Il concerto, che è proprio il film oggetto dell’articolo presente.

Intendiamoci, non stiamo parlando dell’ultimo arrivato, dal momento che Il concerto è un film di Radu Mihaileanu, regista del cult Train de vie, e che il film ha già ricevuto dei premi (David di Donatello, Nastro d’Argento, Premio Cesar); tuttavia, non è certo un film ultrapubblicizzato e commerciale, e difatti l’incasso in Italia non è stato notevole, tutt’altro…

Peraltro, la sua idea di fondo non è probabilmente tra le più originali, visto che in sostanza il film racconta il riscatto sociale del suo protagonista, tema visto e rivisto in letteratura e cinema, ma è comunque originale nel tema di fondo e nei modi.

Il tema di fondo è la musica classica, e i modi sono da commedia umoristica, tanto umoristica da essere paradossale e grottesca.

Ecco il sunto de Il concerto di Radu Mihaileanu: trent’anni fa Andrei Filipov (Aleksei Guskov) era un brillante direttore d’orchestra, la cui carriera però è stata interrotta d’ufficio dal regime russo di Breznev in quanto egli si era rifiutato di espellere dalla sua orchestra i musicisti ebrei.

Lui e i suddetti musicisti da quel momento in poi avevano trovato le strade sbarrate, finendo per fare tutti dei lavori qualunque per tirare avanti.
Andrei Filipov, ironia della sorte, è passato alle pulizie dello stesso teatro di cui dirigeva l’orchestra, il Bolsoj.

Al quale, un bel giorno, arriva un fax del parigino Théâtre du Châtelet, proponendo che l’orchestra russa suoni da loro di lì a qualche settimana.
La pazza idea di Andrei, che ha casualmente intercettato il fax, è quella di nasconderlo ai suoi superiori e presentarsi a Parigi con la sua orchestra di trent’anni prima…

Come era stato anche in Train de vie, e negli altri (pochi, purtroppo) film di Radu Mihaileanu, la componente etnica è fondamentale, ed è uno spunto per ridere delle varie caratterizzazioni: tra ebrei, russi, rumeni, zingari e francesi, ce n’è veramente per tutti i gusti, e quella che è nata come un’ingiustizia intollerabile (la discriminanza religiosa) diventa motivo di divertimento e rivincita sociale (anche questo, come fu in Train de vie).

Il tutto in un melange linguistico e di gag veramente appassionante, col film, lungo quasi due ore, che fila via che è un piacere, e che peraltro, e questa è la prima volta che mi capita in migliaia di film visti, termina con ben tredici minuti consecutivi di musica e senza alcuna scena recitata, eppure non annoiando, ma anzi commuovendo.

Ottimi i due protagonisti principali, Aleksei Guskov e Mélanie Laurent, ma convince in generale tutta la truppa (credo che questa sia proprio la parola giusta), così come, ancora più in generale, tutto il prodotto, che, si evince facilmente, è fatto con passione, e non costruito a tavolino con l’idea del profitto dietro.

Insomma, se ancora non si fosse capito, vi consiglio caldamente Il concerto di Radu Mihaileanu.

Fosco Del Nero



Titolo: Il concerto (Le concert).
Genere: commedia, musicale.
Regista: Radu Mihaileanu.
Attori: Aleksei Guskov, Mélanie Laurent, Dmitri Nazarov, François Berléand, Valeri Barinov, Miou-Miou, Lionel Abelanski, Alexander Komissarov, Anna Kamenkova Pavlova.
Anno: 1998.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte