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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 25 aprile 2018

Lanterna Verde - Martin Campbell

Quest’oggi ci dedichiamo a Lanterna Verde, film del 2011 conversione dell’omonimo fumetto.

Siamo nel mondo dei supereroi, per quanto nel mondo di uno dei supereroi meno conosciuti tra tutti: Lanterna Verde, per l’appunto.
Non sono un lettore di albi a fumetti occidentali, per cui non conosco affatto la storia da cui trae origine il film, che andrò a valutare di per se stesso.

E cominciamo dalla trama sommaria: Hal Jordan (il belloccio Ryan Reynolds) è un abile pilota di aerei, tanto abile alla guida quanto irresponsabile e discontinuo come persona, tanto da aver fama di testa calda e da aver collezionato problemi su problemi: nella professione, per esempio, o nella relazione terminata con Carol Ferris (la belloccia Blake Lively), sua ex fiamma e ora collega di lavoro.
A quanto pare, però, il talento da cercaguai di Hal non si limita alle cose normali, ma travalica addirittura i confini della Terra: un bel giorno egli trova un alieno morente, Abin Sur, che gli consegna l’anello delle Lanterne Verdi, dicendogli che lui è stato scelto dall’anello per essere una delle 3600 Lanterne Verdi, sorta di difensori dell’universo dalle forze del male.
La forza del male, per inciso, si è chiama Parallax: una malvagia e potente creatura che lo stesso Abin Sur era riuscito miracolosamente a sconfiggere e confinare, e che adesso ha trovato modo di liberarsi… ferendo a morte il suo rivale, per l’appunto, che prima di morire cerca il suo “erede”… ovviamente finisce sulla Terra, e ovviamente negli Stati Uniti (mai che lo cerchi in Russia o in Messico).

Lanterna Verde ha i classici componenti dei film sui supereroi: un eroe che deve “cambiare passo”, passando da umano fragile e pauroso a eroe affidabile e forte; una storia d’amore da far sbocciare; un cattivo da sconfiggere; la Terra da salvare.

Il film come contenuti sarebbe finito qui… tuttavia me lo ero guardato non per la trama (non mi attirano molto i film con supereroi, azione e spettacolo, malvagi da sconfiggere, etc), bensì perché mi era stato segnalato come film con contenuti esistenziali.
Segnatamente connessi al quarto chakra e al suo colore dominante, il verde per l’appunto.

Alcune frasi del film sembrano corroborare tale collegamento e tali contenuti esistenziali.

“Migliaia di anni fa una stirpe di immortali imbrigliò la forza più potente che esistesse, l’energia verde smeraldo della volontà.
Questi immortali, i guardiani dell’universo, costruirono un mondo da cui mantenere l’ordine nel cosmo: il pianeta Oa.
Divisero l’universo in 3600 settori.
Un anello, alimentato dall’energia della volontà, fu inviato in ogni settore per selezionare una recluta. Per esser scelti dall’anello, si dice che si dovesse essere senza paura.
Queste 3600 reclute costituirono la forza intergalattica di pace conosciuta come Corpo delle Lanterne Verdi.
Di tutte le minacce che il Corpo dovette affrontare la più grave fu Parallax, un’entità costituita dalla paura.”

“La tua volontà trasforma il pensiero in realtà.
Per governare l’anello devi focalizzare la volontà, e creare ciò che vedi nella mente.
Il suo unico limite è la tua immaginazione.”

“La paura è nemica della volontà.
La volontà è ciò che ti spinge ad agire.
La paura è ciò che ti ferma e ti rende debole.”

“L’anello ti ha scelto.
Non lo avrebbe fatto se non avesse visto qualcosa in te.”

Tuttavia il tutto si ferma qui, e anzi sa di casuale, nel senso che la volontà, energeticamente parlando, va connessa al terzo chakra, non al quarto, mentre la paura al primo, il che manda all’aria tutti i presunti simbolismi.
Peraltro la volontà (non intesa come volontà-desiderio ma come volontà-forza interiore) è connessa al corpo fisico come livello superiore, mentre il livello superiore del corpo emotivo è l’amore.
Sarebbe dunque stato corretto confrontare amore e paura, come infatti di solito è nella letteratura di settore, nonché quarto chakra-verde-amore-fiducia e terzo chakra-giallo-volontà-potere.

Senza contare che, sempre nella letteratura esistenziale, vien suggerito di far sparire la volontà dell'ego, e non certo di incrementarla... o meglio, di far sparire la volontà intesa come desideri personali, e di incrementare la volontà come forza interiore, ma qua andiamo sul sottile.
Stesso discorso per la paura: nel film si parla eroicamente e hollywoodianamente di affrontare e sconfiggere la paura che si ha per forza davanti, mentre il percorso evolutivo prevede proprio di farla retrocedere e poi sparire, cosa assai diversa, quasi antipodica.

Insomma, i presupposti contenuti esistenziali-spiritual-evolutivi di Lanterna Verde decadono… e rimane un film mediocre sui superpoteri, che ha qualche momento gradevole, ma che presenta pure una certa frettolosità nell’atmosfera generale (la storia e il mondo delle Lanterne Verdi, l’addestramento, etc, tutto molto veloce e superficiale), nonché qualche falla in sceneggiatura e dialoghi (tutto parecchio stereotipato e prevedibile).
Insomma, se ne può fare tranquillamente a meno.

Fosco Del Nero



Titolo: Lanterna Verde (Green Lantern).
Genere: fantascienza, azione, sentimentale.
Regista: Martin Campbell.
Attori: Ryan Reynolds, Blake Lively, Peter Sarsgaard, Mark Strong, Temuera Morrison, Jenna Craig, Jon Tenney, Mike Doyle, Nick Jandl, Dylan James, Leanne Cochran.
Anno: 2011.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 24 aprile 2018

Segnali dal futuro - Alex Proyas

Il nome di Alex Proyas rimarrà per sempre scritto nella storia del cinema per via di due film: Il corvo, reso celebre dalla morte sul set di Brandon Lee, e Dark City, affascinante affresco fantascientifico che prende a piene mani dallo gnosticismo.

Sono poi seguiti altri film, anche di buon valore, come Io, robot, ma niente che abbia replicato i primi lavori di Proyas.
Che comunque, regista poco prolifico (un film ogni quattro o cinque anni), ogni tanto ci ha riprovato: gli ultimi due suoi tentativi sono stati Segnali dal futuro e Gods of Egypt, e la recensione di oggi si occupa del primo dei due.

Che ho guardato, nonostante la presenza in esso di Nicolas Cage, l’attore di Hollywood che ritengo più sopravvalutato… che probabilmente senza le sue forti parentele e amicizie nel mondo del cinema non avrebbe fatto una grande carriera, e che anzi non l’ha fatta nemmeno così: è vero che tendo ad evitarlo, ma l’unico buon film con lui protagonista che ho visto è stato Il ladro di orchidee.

Ad ogni modo, mettiamo da parte le preferenze personali e andiamo alla trama sommaria di Segnali dal futuro, film che oscilla tra fantascienza, horror, drammatico e psicologico, e che si iscrive nel filone delle storie apocalittiche da fine del mondo: John Koestler è un professore di astrofisica, ateo e cinico, provato nella sua fede interiore dal fatto di aver da poco perso la moglie in un incidente. Egli vive ora solo col figlio Caleb: se il padre è un po’ strano, col suo grugno da depresso cronico, il figlio non è da meno: ha bisogno di un apparecchio per sentire bene, e ogni tanto percepisce bisbigli e voci misteriose.
Proprio come, nello stesso luogo ma cinquant’ann fa, succedeva ad un’altra bambina: Lucinda Embry, bambina che sentiva voci misteriose che le dettavano cose e numeri, e che la mandavano a volte in trance, tanto da farla nascondere nella cantina della scuola a incidere la porta dall’interno con le unghie sanguinanti.
Il giorno in cui verrà aperta la capsula del tempo della scuola elementare che conteneva dei disegni sul futuro fatti dai bambini della scuola, a Caleb toccherà in sorte proprio il disegno di Lucinda, che però non è un disegno, ma una serie di numeri apparentemente senza senso.
Che però John a un certo punto scoprirà essere le date di tutti i maggiori disastri mondiali dei decenni passati (quindi quelli futuri della bambina di cinquant’anni prima), con tanto di preciso numero di morti scritto accanto.
E c’è una data finale a dir poco inquietante…

Il genere del film si è detto: fantascienza apocalittica con forti venature psico-drammatiche, e con inserimenti di poteri paranormali, preveggenza e telepatia.
E, anche qui, le figure “direzionali” che tanto piacciono a Proyas: stavolta, però, le presenze aliene non sarebbero malvagie, bensì benigne.

Il problema, però, è che Segnali dal futuro non si regge troppo bene sulle sue gambe: Nicolas Cage è troppo preso dalla sua espressione drammatica e pesante (pesante anche nel fisico e nel volto, invecchiato davvero male); non vi è nessun attore di spessore a prendersi il peso del film; la trama, dapprincipio interessante e promettente, si perde nella confusione di generi e negli stereotipi dell’uno e dell’altro genere; il film è di una pesantezza unica, e a tratti annoia parecchio; alcuni effetti speciali sono belli, mentre altri pacchiani; ma soprattutto, si ha la sensazione che il film ogni tanto scivoli nel ridicolo involontario, ed è una sensazione davvero pessima per un film che invece vorrebbe segnalarsi come film da un lato teso e dall’altro emozionante.
Lo stesso finale è grandemente deludente e inverosimile.

Insomma, Segnali dal futuro è un film che non merita la visione, e Alex Proyas è un regista che sembra aver già dato il meglio di sé… ma naturalmente spero di essere smentito.

Fosco Del Nero



Titolo: Segnali dal futuro (Knowing).
Genere: fantascienza, drammatico, horror, psicologico.
Regista: Alex Proyas.
Attori: Nicolas Cage, Rose Byrne, Chandler Canterbury, Lara Robinson, Ben Mendelsohn, Terry Camilleri, Adrienne Pickering, Liam Hemsworth, Danielle Carter.
Anno: 2009.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

martedì 17 aprile 2018

Nessuno mi può giudicare - Massimiliano Bruno

Tempo fa avevo steso un forte elogio del film Vita l’Italia, girato da Massimiliano Bruno nel 2012.
Memore di tale buona valutazione, mi sono visto anche il film girato l’anno prima dal regista italiano: Nessuno mi può giudicare.

La medesima paternità si nota non solo in uno stile da commedia leggera e disincantata, ma anche nella presenza di alcuni attori evidentemente di fiducia (Raoul Bova, Rocco Papaleo, etc)…

… tuttavia si notano anche delle differenze, e non sono differenze da poco, che fanno di Nessuno mi può giudicare un film dal valore ben inferiore a quello del suo successore.

Intanto, va sottolineato che mentre di Vita l’Italia Bruno era anche lo sceneggiatore, in Nessuno mi può giudicare viceversa la sceneggiatura è di Fausto Brizzi, dal canto suo regista di film di basso profilo e target come Notte prima degli esami o Maschi contro femmine, nonché di libri sarcastici di livello ugualmente basso.

Magari è solo una coincidenza, ma mentre Vita l’Italia, pur in tutta la sua ironia, si limitava a filmare e denunciare il malessere italiano, Nessuno mi può giudicare fa esattamente l’opposto: filma e propone come “adeguato e ok” qualcosa che è a dir poco irresponsabile proporre come modello accettabile, sarebbe a dire la via facile della prostituzione… dipinta in modo quasi goliardico, come se fosse qualcosa di divertente.

Ok, lo so che non tutti coloro che producono qualcosa in ambito comunicativo (film, libri, trasmissioni televisive, etc) hanno l’intenzione di educare e di agevolare la crescita interiore delle persone, ma chi lo fa ha il dovere-potere di segnalare l’una cosa e chi l’altra… con le persone che poi sceglieranno ovviamente da sé dove vogliono dirigersi.

Detto questo, andiamo alla trama sommaria di Nessuno mi può giudicare: Alice (Paola Cortellesi, decisamente più brava nell’umoristico che non nel serio-drammatico) è una giovane donna ricca e arrogante, che tratta tutti come pezze da piedi. O meglio, non tutti: solo i suoi servitori, gli stranieri e quelli che secondo lei sono cafoni, ossia quasi tutti (oddio, non ha tutti i torti riguardo ai personaggi presentanti nel film).
Un giorno, però, suo marito muore e la lascia, inaspettatamente, piena di debiti e a rischio carcere. Dovendo pensare non solo a sé ma anche a suo figlio, e dovendo mettere insieme decine di migliaia di euro nel giro di pochi mesi per evitare una sicura galera, ricorre al mestiere più antico del mondo, aiutata in questo da Eva, una escort ben avviata e a suo modo talentuosa.
Al contempo, si trasferisce in un fatiscente appartamentino in un quartiere popolare di Roma, dove conosce tutta una pletora di personaggi altrettanto popolari: dal razzista Lionello (Rocco Papaleo) alla coppia terra terra Tiziana-Enzo (Lucia Ocone e Lillo).
E ovviamente c’è Giulio (Raoul Bova), il belloccio del quartiere che, dopo un abbrivio un po’ teso, avvierà un rapporto abbastanza intimo con Alice.

Tutto in perfetto stile da lieto fine… e col tutto che, nonostante sembri fare il contrario, promuove un approccio alla vita materialista e gretto: in fondo va tutto bene così, prostituzione e tradimento, incoerenza e vita da essere umano mediocre.

E della spiritualità, e dei vari maestri della storia, Buddha, Krishna, Osho, ma anche del vegetarianesimo, tutti citati, ci si prende semplicemente gioco, e così il problema della vita è risolto.

Nessuno mi può giudicare è un film antivaloriale, e ciò va detto…
… ma va detto anche che in svariati momento il film regala qualche risata, perché comunque gli attori sono bravi, qualche battuta efficace c’è, e il regista pure ha un suo talento, come detto evidente nel film seguente.

Da segnalare, oltre agli attori principali, anche dei piccoli cameo per Fausto Leali, Riccardo Rossi e Valerio Mastandrea.

Bocciato Nessuno mi può giudicare, proverò col terzo film di Massimiliano Bruno, Confusi e felici… per il quale lui stesso ha scritto la sceneggiatura.

Fosco Del Nero



Titolo: Nessuno mi può giudicare.
Genere: commedia, comico, sentimentale.
Regista: Massimiliano Bruno.
Attori: Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Giovanni Bruno, Hassani Shapi, Valerio Aprea, Pasquale Petrolo, Lucia Ocone, Awa Ly.
Anno: 2011.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 11 aprile 2018

Il cacciatore di giganti - Bryan Singer

Il film recensito oggi è Il cacciatore di giganti, diretto da Bryan Singer nel 2013.

Prima cosa: Bryan Singer è un regista non troppo prolifico, e mai divenuto regista di alto livello, ma che comunque si è segnalato per alcuni buoni lavori, come I soliti sospetti o X-Men, dedicandosi però maggiormente al lavoro di produttore, sia di film che di serie tv.

Secondo punto: il genere de Il cacciatore di giganti.
Siamo in pieno fantasy fiabesco avventuroso, il quale peraltro non parte da una sceneggiatura completamente originale, ma riadatta la fiaba, famosa più nel mondo anglosassone che da noi, di Jack e la pianta di fagioli: quella in cui vi erano dei fagioli magici capaci di far crescere una pianta enorme verso il cielo… con la quale però si avevano più guai che altro.

Ed ecco per l’appunto la trama de Il cacciatore di giganti: siamo nel Regno di Cloister, il quale è governato dal buon Re Brahmwell (Ian McShane; Scoop, I pilastri della terra, Gesù di Nazareth, Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare), padre della Principessa Isabelle (Eleanor Tomlinson; The illusionist, La mia vita è un disastro), per la quale egli ha già programmato un matrimonio con Lord Roderick (Stanley Tucci; Il diavolo veste Prada, Hunger games, Amabili resti), uomo assai più grande di lei che lei non ama.
La giovane però non solo è insofferente a tale decisione del padre, ma anche alle costrizioni della vita di corte, tanto che sovente se ne avventura fuori. In una di tali escursioni, conosce Jack (Nicholas Hoult; About a boy, X-Men - L’inizio, Warm bodies), un giovane contadino non particolarmente portato per gli affari della gestione della fattoria, e più portato a lettura e leggende.
Tanto portato che gli finiranno in mano i fagioli magici della fiaba, i quali genereranno a un certo punto un’enorme pianta slanciata verso il cielo… che collegherà la terra degli uomini con quella dei giganti, i quali già una volta erano scesi giù, erano stato sconfitti a fatica e confinati nelle loro terre sospese nel cielo.
Va da sé che essi scenderanno un'altra volta, e sarà un’altra volta guerra...

La storia già si sa, e quel che non si sa in quanto parte di questa specifica sceneggiatura è facile da indovinare fin dall’avvio.
Come dico sempre: se la sceneggiatura non brilla per originalità, deve brillare allora l’esecuzione tecnica, e anche molto se non si vuole partorire un’opera mediocre e priva di interesse.
Il cacciatore di giganti e Bryan Singer riescono in questa impresa?

Sì e no.

Sì perché il cast è ottimo, e peraltro ad esso si aggiunge finanche il sempre valido Ewan McGregor (Trainspotting, Sogni e delitti, Moulin rouge, Big fish, L’uomo che fissa le capre, Star wars 1 - La minaccia fantasma, The island).
Anche gli effetti speciali sono ben fatti, seppur puntano non tanto all’azione spettacolosa e impressionante, quanto ad accattivarsi il pubblico infantile-familiare che è il destinatario di questo film.
Tra i pro inserisco anche l’incipit, narrato in rima e con una sorta di animazione a descrivere le leggende del passato.

No perché la trama è scontatissima, e non vi è alcun colpo di scena ad attendere lo spettatore.
Anche i dialoghi rimangono a livello di base, e ciò non sorprende, giacché il target è di base esso stesso.
Ciò non è poco, si converrà, e rende il film mediano, mediocre, di non rilevante valore, per quanto innocuo e dal suo punto di vista scorrevole.

Insomma, Il cacciatore di giganti non è affatto un film irrinunciabile, per quanto abbia una sua gradevolezza.

Fosco Del Nero



Titolo: Il cacciatore di giganti (The giants’ slayer).
Genere: fantasy, fantastico, avventura, sentimentale.
Regista: Bryan Singer.
Attori: Nicholas Hoult, Eleanor Tomlinson, Stanley Tucci, Ewan McGregor, Ian McShane, Bill Nighy, Warwick Davis, Ewen Bremner, Eddie Marsan, John Kassir.
Anno: 2013.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 10 aprile 2018

Mune - Il guardiano della Luna - Alexandre Heboyan, Benoit Philippon

Tra i film d’animazione che mi ero riproposto di vedere c’era anche Mune - Il guardiano della Luna, film francese del 2014.

Queste due informazioni ci dicono che il film, essendo recente, ha un buona qualità grafica, e che appartiene alla scuola d’animazione francese, il che da solo è quasi una garanzia di qualità.

Non a caso, per quanto i due registi mi fossero entrambi nuovi, il film non ha deluso su nessuno dei due fronti: quello tecnico e quello contenutistico.

Andiamo subito a disegnare per sommi capi la trama di Mune - Il guardiano della Luna: siamo in un mondo fantastico in cui non vi è l’essere umano ma delle creature del regno animale o minerale appartenenti o al mondo del giorno e della luce o al mondo della notte e dell’oscurità.
Il giorno è portato dal Sole, un astro di piccole dimensioni tirato tramite una serie di ganci dal Tempio del Sole, una sorta di grossa costruzione dalla fattezze animalesche, guidata dal Guardiano del Sole.
Stessa cosa per la Luna: vi è un Tempio della Luna e un Guardiano della Luna.
Si dà il caso che i due guardiani siano ormai vecchi e abbiano deciso di passare la mano: per quanto riguarda il Sole, nessuna sorpresa, visto che viene scelto Sohone, belloccio aitante e sicuro di sé; ma come nuovo Guardiano della Luna non viene nominato Leeyoon, l’allievo teoricamente predestinato, ma Mune, un giovane fauno della notte.
Mune è inesperto e difatti inizierà subito a combinare guai… coinvolgendo anche Sohone, col risultato che tanto il Sole quanto la Luna verranno rubati dal malefico Necross, un vecchio Guardiano del Sole diventato malvagio.
All’avventura per recuperare l’uno e l’altra parteciperà anche Glim, una creatura fatta di cera e quindi non appartenente né al mondo della luce, né a quello dell’ombra (col sole si scioglie, col freddo si pietrifica e perde conoscenza).

Forse Mune - Il guardiano della Luna è il film d’animazione francese più vicino all’animazione americana che abbia visto finora e, infatti, uno dei due registi ha lavorato per la Dreamworks, facendo esperienza negli USA, tuttavia il film mantiene la sua impronta francese e, anzi, va a parare nei pressi di un più vecchio film d’animazione francese, ossia I figli della pioggia: ossia nel tema della dualità e dell’unione degli opposti, ciò che rende il film didattico, per quanto in modo lieve e adatto più ai piccoli che non ai grandi.

Non mancano peraltro altri riferimenti: i grossi templi mobili ricordano un poco Il castello errante di Howl, mentre i piccoli aiutanti del Guardiano della Luna ricordano i pulviscoli di Principessa Mononoke, entrambe opere di Hayao Miyazaki.
Al contrario, Sohone pare il protagonista macho di svariate animazioni statunitensi, mentre il mondo notturno pare avere qualche parentela con le animazioni gotico-grottesche di Tim Burton.

Riferimenti a parte, Mune - Il guardiano della Luna è davvero un bel film, adatti a grandi e piccoli: molto bello visivamente, ispirato, sufficientemente movimentato, nonostante una trama non certamente trascendentale. Ciò che dona in termini di colori e disegni e buone emozioni tuttavia colma ampiamente le eventuali mancanze nella sceneggiatura.

Fosco Del Nero



Titolo: Mune il guardiano della Luna (Mune, le gardien de la lune).
Genere: animazione, fantasy.
Regista: Alexandre Heboyan, Benoit Philippon.
Anno: 2015.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 3 aprile 2018

Aiuto vampiro - Paul Weitz

Finora avevo visto un solo film del regista Paul Weitz, ossia il celeberrimo American pie.
Quest’oggi vado a quota due, con un film di genere a dir poco diverso: Aiuto vampiro.

Il suddetto film, girato nel 2009, è un mix tra genere fantastico, grottesco, azione, horror e sentimentale… un mix forse un po’ eccessivo, e difatti questo è uno dei problemi dell’opera.

Ma andiamo a vedere la trama sommaria di Aiuto vampiro, film tratto dalla saga letteraria di Darren Shan: Darren Shan (Chris Massoglia) è un bravo ragazzo, apprezzato in famiglia, dal volto pulito, e con buone amicizie… tranne Steve (Josh Hutcherson; Hunger games, Viaggio al centro della Terra, Un ponte per Terabithia), ragazzo un po’ problematico, che rischia di portare il primo sulla cattiva strada.
In effetti i due troveranno una strada un po’ difficile, nel momento in cui decideranno di andare a vedere uno spettacolo al “Cirque du freak”, ossia una sorta di circo del grottesco: dall’uomo lupo alla donna barbuta, dai nani alla ragazza scimmia, dalla donna che rigenera gli arti all’uomo che ingoia di tutto, passando per ragni e serpenti.
E anche per vampiri, e vampiri di diversi gruppi, in guerra tra di loro: sta di fatto che Darren verrà “iniziato” da un vampiro buono, tale Larten Crepsley (John C. Reilly; Boogie nights - L’altra Hollywood, MagnoliaChicago), mentre Steve verrà cooptato dal mellifluo Tiny, che desidera portarlo dal lato dei vampiri killer, in omaggio a una non meglio precisata profezia.

Il film, come detto, oscilla con forza da un lato e da un altro: commedia e rapporti familiari e amicali, morte e sangue, bizzarrie e fantasticherie, lotta e assassinio, e in mezzo anche la solita storia d’amore adolescenziale.
Col tutto che sembra una versione grottesca di Twilight.
E che peraltro pare procedere in modo frettoloso, come accade a quasi tutte le conversioni cinematografiche delle saghe letterarie, senza prendersi il tempo necessario per approfondire i molti spunti e personaggi introdotti.

Non il massimo, occorre dire.

Anche se, ad onor del vero, il film ha anche qualche momento di interesse… e persino un ottimo cast: mettendo da parte il protagonista Chris Massoglia, che poteva e doveva essere qualcosa di meglio, abbiamo gli esperienziati John C. Reilly, Ken Watanabe, Willem Dafoe, Salma Hayek… e anche il talentuoso Josh Hutcherson, non a caso di lì a breve chiamato a partecipare al megaprogetto Hunger games.

Con tutto questo, e con uno sfondo che avrebbe potuto generare un prodotto molto più intrigante, purtroppo il risultato finale è piuttosto mediocre, e anzi appare come l’ennesimo progetto legato a una saga vampiresca: ormai il mercato è saturo, e per eccellere nel genere occorre per forza creare qualcosa di livello eccellente.
Peccato.

Fosco Del Nero



Titolo: Aiuto vampiro (Cirque du freak - The vampire's assistant).
Genere: fantastico, grottesco, azione, horror, sentimentale.
Regista: Paul Weitz.
Attori: John C. Reilly, Ken Watanabe, Josh Hutcherson, Chris Massoglia, Ray Stevenson, Patrick Fugit, Willem Dafoe, Salma Hayek, Daniel Newman, Jessica Carlson.
Anno: 2009.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

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