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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 28 settembre 2016

Interstellar - Christopher Nolan

Bentrovati a questo nuovo articolo: oggi siamo in compagnia di Interstellar, film del 2014 diretto da Christopher Nolan.

Cominciamo proprio dal regista, di cui ho già visto Memento, The prestige, Inception: Nolan è un regista indubbiamente dotato, e anzi un vero e proprio esteta della macchina da presa, però i suoi film, nonostante la grande cura visiva, la trama ricercata e spesso nebbiosa e tanti riferimenti e citazioni, non mi hanno mai colpito dentro. Ossia, termino la visione pensando “Ottimo film, davvero ben fatto”, ma senza che il film in questione mi rimanga memorabile.

Diciamo che tra un film concettual-mentale come quelli di Nolan e un film interiore come La leggenda di Bagger Vance, o Bab’Aziz - Il principe che contemplava la sua anima, o Il posto delle fragole, film pur diversissimi tra di loro, tendo decisamente a questi ultimi…
… oppure a film immaginifici come La città incantata o Il castello errante di Howl.

Ma non divaghiamo, e torniamo a Interstellar, lunghissimo film di più di 2 ore e 40 che mi era stato consigliato per i suoi contenuti esistenziali… che in realtà ci sono solo in piccolissima parte.

Partiamo dalla trama: siamo in un prossimo futuro non precisato, con il pianeta Terra che sta divenendo man mano meno abitabile dalla razza umana, per via di un clima sempre più inospitale e di colture sempre meno coltivabili.
Come conseguenza la Nasa sta cercando delle alternative per salvare la razza umana, o sotto forma di trasferimento della popolazione terrestre su un pianeta abitabile, o sotto forma di popolazione ex novo di tale nuovo pianeta qualora il piano A risulti impraticabile.
A dare una mano, inaspettatamente, è un cunicolo spazio-temporale apparso vicino a Saturno, che si suppone aperto da una civiltà aliena che intende dare una mano all’umanità.

Si viene presto a scoprire, tramite il protagonista Cooper (e la sua vivacissima figlia Murphy), che la Nasa ha già spedito 12 uomini verso 12 destinazioni differenti, in missioni che avevano tutta l’aria di missioni suicide, con lo scopo di trovare un pianeta abitabile.
Dai dati spediti indietro, alcuni sono risultati potenziali candidati, e serve ora un pilota (un altro essere umano coraggioso) che voglia pilotare il mezzo per andare a vedere tali candidati… ovviamente passando per il cunicolo spazio-temporale.

E si dà il caso che Cooper (Matthew McConaughey; Contact, Come farsi lasciare in 10 giorni, Dallas Buyers Club) è proprio un ex pilota di mezzi spaziali, poi convertitosi a contadino, e che non veda l’ora di rimettersi in viaggio, nonché di cercare di salvare l’umanità.
Per la gioia della figlioletta Murph (Mackenzie Foy da bambina, Jessica Chastain da grande).

A tali personaggi vanno aggiunti anche Amelia Brand (Anne Hathaway; Il diavolo veste Prada, Havoc - Fuori controllo, Ella Enchanted - Il magico mondo di Ella), il professor Brand (Michael Caine; Sleuth - Gli insospettabili, I figli degli uomini, Hannah e le sue sorelle) e il dottor Mann (Matt Damon; Dogma, Rounders - Il giocatore, I guardiani del destinoWill hunting - Genio ribelle).
Da citare anche le presenze, comunque meno importanti, di Topher Grace (famoso per la sit-com That 70's show), di Wes Bentley (famoso per American beauty, e rivisto di recente in Hunger games) e di John Lithgow (famoso per la sit-com Una famiglia del terzo tipo).

Come detto, Interstellar dura parecchio, ma è una durata che non pesa affatto, dal momento che il film scorre via bene e con un buon livello di coinvolgimento dello spettatore, risultando sempre appassionante, e in tutte le sue diramazioni (presente sulla Terra, viaggio nello spazio, perlustrazione di vari pianeti, piano “metafisico”).
Il cast è di buon livello e quindi su questo aspetto tutto fila liscio, e la regia come detto è di valore.
Anzi, rispetto ad altri film di Christopher Nolan forse questo ha qualcosa in più: Memento è il più originale come trama e montaggio, Inception è quello più “colossal” e dinamico, The prestige è quello più "equivoco", e Interstellar è quello dal respiro più ampio (beh, più ampio di così è difficile). 

Non manca qualche riferimento esistenziale, come i 12 viaggiatori-apostoli diretti verso 12 destinazioni-12 tribù d’Israele (e peraltro si noti che la base spaziale ha 12 sezioni, quasi fosse un orologio, cosa probabilmente simbolica in un film il cui fattore tempo viene spesso distorto).
Inoltre si accenna a dei misteriosi “Loro” che guidano e proteggono l’umanità, pur se tale argomento non viene esplorato, e anzi a fine film praticamente svanisce per motivi che non preciso per questioni di trama.

Interessanti anche alcune citazioni, pur se giusto un paio in un film di 165 minuti.
Le riporto di seguito a chiusura della recensione, ribadendo ancora una volta che Interstellar è un film che merita senza dubbio la visione, e che non disdegna qualche tematica profonda, oltre che l’esplorazione dell’ignoto.

“L’amore non è una cosa che abbiamo inventato noi.
È misurabile, è potente, deve voler dire qualcosa.
L’amore è l’unica cosa che possiamo percepire che trascende le dimensioni di tempo e spazio.
Forse di questo dovremmo fidarci, anche se non riusciamo a capirlo ancora.”

“L’unico modo che gli umani hanno trovato per andare avanti è lasciarsi qualcosa alle spalle”.

E chiudo con una poesiola buttata lì come per caso, senza alcun nesso con gli eventi della trama, e che parla di tenebre e di luce e di saggezza:
“Non andartene docile in quella buona notte,
i vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno.
Infuria! Infuria 
contro il morire della luce.
Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta,
perché dalle loro parole non diramarono fulmini,
non andartene docile in quella buona notte.
Infuriati! Infuriati
contro il morire della luce.”

Fosco Del Nero



Titolo: Interstellar.
Genere: fantascienza, drammatico.
Regista: Christopher Nolan
Attori: Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine, John Lithgow, Ellen Burstyn, Casey Affleck, Wes Bentley, Mackenzie Foy, David Oyelowo, Matt Damon.
Anno: 2014.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 27 settembre 2016

Il posto delle fragole - Ingmar Bergman

Col film di oggi si va parecchio indietro nel tempo: sessant’anni fa per la precisione, dato che è il 1957 l’anno di produzione de Il posto delle fragole, considerato uno dei capolavori del regista svedese Ingmar Bergman, non a caso vincitore di tanti premi e assai considerato dalla critica.

Ne accenno subito la trama: l’anziano medico e professore Isak Borg (l’eccellente Victor Sjöström) è atteso all’Università di Lund per un’onorificenza alla sua carriera. In origine avrebbe dovuto andarci in aereo, ma cambia idea e vi si reca in macchina, accompagnato dalla nuora Marianne (l’altrettanto eccellente, oltre che bella, Ingrid Thulin).
Tale cambiamento di programma costituisce l’occasione per un viaggio fisico, quello in macchina da Stoccolma a Lund, ma soprattutto per un viaggio interiore, in cui l’anziano uomo ripensa agli eventi salienti della propria vita: il suo innamoramento giovanile per la cugina Sara, il rapporto frastagliato con la moglie Karin, il rapporto un po’ distante col figlio Evald.
Il viaggio fisico, peraltro, sarà occasione di nuove conoscenze, avvenute sotto forma di tre giovani, due ragazzi e una ragazza, cui l’uomo dà un passaggio, nonché sotto forma di coppia di mezz’età, con la cui macchina si è avuto un incidente stradale.

Di Ingmar Bergman avevo già visto l’altro classico, ossia Il settimo sigillo, che mi era piaciuto non solo per la bellezza visiva e la ricercatezza dell’eloquio, ma anche per i numerosi archetipi esistenziali che ogni tanto facevano capolino qua e là, a cominciare dagli arcani dei tarocchi, presenti in misura sufficiente da non lasciare dubbi.
La stessa cosa si è ripresentata ne Il posto delle fragole: il sogno che in pratica apre il film ne propone subito cinque-sei in rapida serie (Carro, Morte, Ruota della Fortuna, Giudizio, e forse anche l'Eremita, e subito appresso la luce del Sole), col resto del film che aggiunge qualcosa ogni tanto.

Tra l’altro, Il posto delle fragole si propone come film altamente onirico, oltre che esistenziale nei contenuti, giacché i sogni di Isak hanno in esso una parte importante: non solo c’è quello di apertura, che sembra accennare a una sua morte a breve (nonché all'inesistenza del tempo e all'impermanenza della vita), ma c’è quello che fa in macchina, mentre guida la nuora, assai intenso, oltre ad altri sogni o ricordi-immaginazioni ad occhi aperti.

Tra sogni, riflessioni interiori e dialoghi, il film risulta essere una sorta di road movie esistenziale, un viaggio-rielaborazione di una certa sofferenza-insoddisfazione interiore, preannunciata ad inizio film e spiegata lungo il suo corso. Col tutto che si muove tra la nostalgia della giovinezza, la freddezza e l’indifferenza della matura età e la serenità, ma anche solitudine, della vecchiaia.

Nel complesso, Il posto delle fragole mi è piaciuto davvero molto: ha un’aria un po’ drammatico-malinconica, è vero, però ha al suo interno anche un’energia di cambiamento e crescita, e persino di crescita in tarda età, simbolo del fatto che non è mai troppo tardi per l’evoluzione delle proprie energie interiori.

Chiudo la recensione con qualche frase estrapolata dal film, utile a dare un’idea dei suoi contenuti esistenziali (persino molto esistenziali, se le si interpreta con occhio da letteratura spiritual-evolutiva).

“Dov'è l'amico che il mio cuore ansioso
ricerca ovunque senza aver mai riposo.
Finito il dì ancor non l'ho trovato
e resto sconsolato.
La sua presenza è indubbia ed io la sento
in ogni fiore e in ogni spiga al vento.”

“Sono morto pur essendo vivo.”

“Ti sei guardato nello specchio, Isaac?
L’hai mai fatto?
Allora ti mostro io come sei.”

“Non puoi capire. Non parliamo la stessa lingua.
Guardati ancora nello specchio. No, non voltare gli occhi altrove.”

“Come professore dovresti saper individuare le cause del dolore.
Ma non ci riesci, perché sebbene tu conosca tante cose, in realtà non sai niente.”

“Non cercare di sottrarti a questa prova.
Tanto sarebbe inutile.”

“Lui dice di essere un morto vivo.”

Fosco Del Nero



Titolo: Il posto delle fragole (Smultronstället).
Genere: drammatico.
Regista: Ingmar Bergman.
Attori: Victor Sjöström, Ingrid Thulin, Bibi Andersson, Gunnar Björnstrand, Jullan Kindahl, Max von Sydow, Folke Sundqvist, Björn Bjelfvenstam, Naima Wifstrand,Gunnel Broström, Gertrud Fridh, Sif Ruud, Gunnar Sjöberg.
Anno: 1957.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 20 settembre 2016

Hunger games 3 - Il canto della rivolta - Parte 1 - Francis Lawrence

Con Hunger games - Il canto della rivolta - Parte 1 mi sono visto il terzo film della saga di Hunger games, in attesa del quarto, uscito qualche tempo fa al cinema.

Devo dire che, nonostante il successo al botteghino strepitoso, continuo ad avere qualche riserva riguardo ai suddetti film: come scritto in recensione il primo Hunger games, per quanto ben fatto, mi aveva in parte deluso, comunque non entusiasmato, risultandomi un po’ forzato e artificioso, mentre il secondo episodio, La ragazza di fuoco, nella sua maggiore tensione scenica mi aveva convinto maggiormente.
Il canto della rivolta - Parte 1, invece, fa un passo indietro, e di nuovo mi tornano i dubbi. 

Come prima cosa, vediamo a che punto eravamo rimasti con la trama: Katniss Everdeen (la bella e brava Jennifer Lawrence, tanto bella e brava che sono arrivato agli Hunger games seguendola da Il lato positivo) si risveglia nel Distretto 13, dopo aver concluso i 75esimi Hunger games, in pratica distruggendo l’arena che li conteneva, e al contempo aver dato il via a tante sommosse in vari distretti.
Presto viene messa al corrente del fatto che il presidente Snow, per rappresaglia, ha distrutto il Distretto 12, condannando alla morte molte migliaia di persone e costringendone altre alla fuga, tra cui sua madre, sua sorella, e il suo miglior amico Gale Hawthorne (Liam Hemsworth).
Quanto a Peeta Mellark (Josh Hutcherson), è detenuto come altri vincitori in Capitol City, usato mediaticamente per screditare i ribelli e accusarli di terrorismo (un “gioco” che fanno in tanti, a quanto pare…).
D’altro canto, anche la presidentessa del Distretto 13, ossia Alma Coin (l’evergreen Julianne Moore) intende fare lo stesso con Katniss, ossia utilizzarla come bandiera della rivoluzione, in modo da spingere altri distretti alla lotta contro la tirannide di Capitol City.

Questa, in breve, la trama sommaria de Il canto della rivolta - Parte 1, film il quale, a differenza dei precedenti due, molto più calati nella natura – quella vera e quella “finta” dei giochi – si presenta viceversa molto più chiuso, claustrofobico e sotterraneo, dato che il Distretto 13, tecnologia e persone, si è trasferito sottoterra per proteggersi meglio da Capitol City.
In questo senso, il tutto sa molto di Zion di Matrix, compresi discorsi pubblici, urla di motivazione e attacchi dall'esterno.

Il problema è che ad Hunger games manca proprio il carisma del grande film, o la profondità se preferite, e in questo consta il suo non essere capolavoro, ma semplice film di intrattenimento di buona fattura, dai tanti effetti speciali e dalla grande bellezza visiva, un po’ bellezza umana e un po’ bellezza della natura.

Anche se a mio avviso vi è un altro elemento che ne ha decretato il successo, il quale forse è persino il principale: la contrapposizione tra dittatura distopica da un lato e società sottomessa prima e poi ribelle dall’altro, che le persone, pur senza studi cospirazionistici alle spalle, percepiscono come importante…
… per il semplice fatto che ci vivono dentro.

In tale senso, Hunger games riecheggia tanti altri successi del settore "distopia": da 1984 di Orwell, a La fattoria degli animali dello stesso Orwell, da Fahrenheit 451 di Bradbury a Il mondo nuovo di Huxley.
Questo quanto ai libri; quanto ai film si possono citare tanti altri casi: oltre a Matrix, i vari MetropolisEquilibriumBrazil, V per vendettaL’uomo che fuggì dal futuroLa fuga di Logan, In timeAeon FluxUltravioletGattacaThe island, The giver - Il mondo di Jonas, e molti altri ancora (talmente tanti e frequenti che la cosa non può essere casuale).

Ancora più in generale, ciò riecheggia la lotta tra bene e male, buoni e cattivi; una lotta praticamente senza tempo.

Comunque, tornando a noi, Il canto della rivolta - Parte 1 mi ha lasciato un po’ tiepido… in attesa de Il canto della rivolta - Parte 2.

Fosco Del Nero



Titolo: Hunger games 3 - Il canto della rivolta - Parte 1 (The hunger game - Mockingjay - Part 2).
Genere: fantastico, drammatico, sentimentale.
Regista: Francis Lawrence.
Attori: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Toby Jones, Willow Shields, Sam Claflin.
Anno: 2014.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 14 settembre 2016

Settembre - Woody Allen

Pensavo di aver già visto tutti i film di Woody Allen, ma me ne mancava uno: Settembre. E forse non solo questo, visto che spuntano come funghi.
Ad ogni modo, me lo sono quindi visto… anche se a dire il vero c’era un motivo se lo avevo lasciato per ultimo…

Difatti, Settembre è uno dei film drammatici di Woody Allen, una specie di psicodramma lungo 80 minuti in cui ogni singola persona ha turbe mentali da seduta psicanalitica e desideri e aspettative regolarmente delusi (oddio, questo accade anche nei suoi film comici, ma almeno quelli fanno ridere).

E con questo la recensione del film potrebbe pure terminare, ma scriviamo qualche riga in più comunque.

Il film è del 1987, ossia il periodo in cui Woody Allen stava iniziando ad introdurre qualche film drammatico in mezzo alla sua filmografia essenzialmente comico-ironica, tanto che nei decenni successivi il dramma è divenuto la regola, e la commedia l’eccezione… purtroppo.

Ma ecco in sintesi la trama di Settembre: siamo in una casa del Vermont, dove si sono riuniti per passare le vacanze alcuni parenti e amici.

Abbiamo la fragile Lane (Mia Farrow; Crimini e misfatti, Hannah e le sue sorelle, La rosa purpurea del Cairo, Ombre e nebbia, Broadway Danny Rose, Una commedia sexy in una notte di mezza estate, Alice… ma soprattutto Rosemary's baby), la di lei vivacissima madre Diane (Elaine Stritch), l’amica Stephanie (Dianne Wiest; Hannah e le sue sorelle, La rosa purpurea del Cairo, Pallottole su Broadway), lo scrittore Peter di cui la giovane donna è invaghita (Sam Waterston; Crimini e misfatti, Urla del silenzio, Interiors), l’uomo maturo Howard che viceversa è invaghito di lei (Denholm Elliott; Una poltrona per due, Camera con vista, Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta, Indiana Jones e l’ultima crociata) e infine Lloyd, l’attuale compagno di sua madre (Jack Warden; Oltre il giardino, Shampoo, Un amore tutto suo, La dea dell’amore, Le riserve).

Questo sestetto si giostra tra reciproci desideri, malcontenti e accuse, spostandosi tra fatti gravi e meno gravi, ma comunque sempre nel segno della tristezza e dei drammi psicologici.
Insomma, del Woody Allen brillante non c’è traccia, mentre sfortunatamente c’è molta traccia del Woody Allen “psicotico”, ciò che rende il film un polpettone per chi ama i drammi umani.
Non io, casomai non si fosse capito.

Fosco Del Nero



Titolo: Settembre (September).
Genere: drammatico, sentimentale.
Regista: Woody Allen.
Attori: Mia Farrow, Dianne Weist, Elaine Stritch, Denholm Elliott, Sam Waterston, Jack Warden, Rosemary Murphy, Dianne Wiest, Ira Wheeler.
Anno: 1987.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

martedì 6 settembre 2016

Sette anime - Gabriele Muccino

Non sono mai stato un grande fan della famiglia Muccino, regista e attore, e anzi finora l’unico prodotto di Gabriele Muccino che avevo visto era l’italianissimo L’ultimo bacio (piaciutomi discretamente, tra l’altro, nonostante una certa fanciullezza d’animo), in cui si agitavano i vari Giovanna Mezzogiorno, Stefano Accorsi, Martina Stella, Stefania Sandrelli, etc.

Non mi sarei pertanto visto Sette anime, nonostante la presenza in esso dell’ottimo Will Smith, attore che apprezzo fin dai tempi di Will il principe di Bel Air, se non mi fosse stato consigliato per i suoi contenuti evolutivo-esistenziali.

Che in realtà non ci sono, e francamente il fatto che vi siano persone che scambiano film drammatici come Sette anime o Gran Torino o Samsara per film evolutivo-esistenzial-spirituali fa notare quanto poco si sia capito del percorso evolutivo e dei principi dell’esistenza.

Ma mettiamo da parte questo discorso e andiamo al film in se stesso: Sette anime è un film drammatico, che racconta anzi a storia di più drammi che in qualche modo confluiscono nella stessa direzione.

Il protagonista principale è Tim Thomas (Will Smith; Io sono leggenda, Hitch - Lui sì che capisce le donne, Men in black, Hancock, After Earth, La leggenda di Bagger Vance… questi ultimi due sì film dai contenuti esistenziali), un giovane uomo dall’aria piuttosto malinconica che va in giro in qualità di agente del fisco a parlare con persone con problemi di debiti al governo per analizzarne la situazione…
… ma in realtà interessandosi a loro in modo decisamente più forte.
Fra di esse, c’è Emily Posa (Rosario Dawson; Sin City, Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: il ladro di fulmini, Guida per riconoscere i tuoi santiMen in black 2), una giovane donna con problemi di cuore, che rischia di morire entro breve tempo se non si trova un donatore compatibile. 

Tra gli altri personaggi di rilievo, da citare Ezra Turner (Woody Harrelson; Benvenuti a Zombieland, A scanner darkly - Un oscuro scrutare, Hunger games, Larry Flynt - Oltre lo scandalo), anche lui con seri problemi fisici per via della sua cecità.

Il tema dei problemi di salute è per l’appunto centrale in Sette anime e nella vita del suo protagonista Tim Thomas, che si intuisce da subito aver attraversato un qualche dramma umano, e la cui storia personale viene descritta man mano grazie a sporadici flashback.

Il film prende e scorre via con buon ritmo, anche grazie alle virtù sceniche di Will Smith e di Rosario Dawson, belli e bravi.
Anche se, a conti fatti, la trama è davvero poco verosimile e anche eccessivamente drammatica, e anzi punta proprio tutto sul fattore dramma e tristezza, cosa in sé affatto positiva (le energie basse sono energie basse anche se le infiocchetti con nastri dorati).

Sette anime, e questo occorre riconoscerlo, è comunque un film di buona fattura, e pertanto si merita una sufficienza.

Fosco Del Nero



Titolo: Sette anime (Seven pounds).
Genere: drammatico, sentimentale.
Regista: Gabriele Muccino.
Attori: Will Smith, Rosario Dawson, Woody Harrelson, Barry Pepper, Michael Ealy, Bill Smitrovich, Elpidia Carrillo, Robinne Lee.
Anno: 2008.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

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