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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 29 agosto 2017

Mission - Roland Joffé

Mi ero segnato il film Mission in quanto mi era stato segnalato come film con contenuti esistenziali…
… probabilmente da qualcuno che non ha la minima idea di cosa sia un film con contenuti esistenziali, e che ancora continua a confondere religione e storia, o peggio dramma e sofferenza, con il percorso evolutivo.

Ciò al di là del film in questione, film del 1986 pluripremiato su tanti fronti, dagli Oscar ai Bafta.

Vediamo subito la trama di Mission: siamo nel Sud America del 1750, e siamo nel bel mezzo di beghe politiche tra Spagna, Portogallo, Chiesa Cattolica e Ordine dei Gesuiti.
Geograficamente ci troviamo in piena foresta, alle Cascate dell'Iguazú, al confine tra Argentina, Brasile e Paraguay, zona contesa da Spagna e Portogallo nella quale i gesuiti avevano installato alcune missioni presso i luoghi dove vivevano gli indios Guaranì.

Ciò peraltro è fatto storico non solo come sfondo, ma anche come singoli eventi, giacché effettivamente in quella zona vi è stato un conflitto tra i Guaraní e un esercito ispano-portoghese, schieramenti che si contrapposero tra il 1754 e il 1756.
Tuttavia, ho letto che il regista si è preso molte libertà, e anzi tante cose non aderiscono ai fatti storici, in primis quello affatto marginale per cui nella realtà i gesuiti obbedirono, se ne andarono e non restarono a combattere accanto ai nativi... in pratica il contrario di quello che eroicamente propone il film.

Ma, si sa, Hollywood pretende spettacolarizzazione, e pretende un dualismo netto tra buoni e cattivi, cosa che Mission offre in pieno, con tanto di figura redenta, quella di Rodrigo, ex schiavista convertitosi al cattolicesimo grazie alla figura di padre Gabriel, fondatore di una prospera missione nella zona dei Guaranì, nella quale andrà a operare anche Rodrigo.
Zona prospera, ma contesa, si diceva, e politicamente pericolosa…

Essenzialmente Mission è un film drammatico, che anzi propone dramma e melodramma puro: esattamente il genere di storia che di solito evito, perché semplicemente mi annoia e non ha che contenuti ed energie basse.

Difatti, il film non parla d’altro che di violenza, imposizioni e manipolazioni: sia quella sottile dell’evangelizzazione, che quella meno sottile degli intrighi politici, che quella più grossolana della violenza armata.

Il tutto proponendo una contrapposizione davvero ridicola, specie perché storicamente inventata: il buon missionario gesuita che rimane tra la popolazione locale (che canta canti in perfetto latino, altra cosa quantomeno improbabile), e l’altro missionario, questo più avventuriero, che organizza un esercito di resistenza.

Quanto di più americano e occidentale e cattolico abbia mai visto…
… per di più, all’interno di un film lungo due ore pesante e noioso.

Ottimamente fatto, intendiamoci, curatissimo e con un ottimo cast (Robert De Niro, Jeremy Irons, Liam Neeson), ma pur sempre prodotto artefatto e dalle emozioni-energie basse, da cui la mia valutazione scarsa.

A chi piace…

Fosco Del Nero



Titolo: Mission (The mission).
Genere: drammatico, storico.
Regista: Roland Joffé.
Attori: Robert De Niro, Jeremy Irons, Ronald Pickup, Liam Neeson, Aidan Quinn, Cherie Lunghi, Ray McAnally, Charles Low, Monirak Sisowath.
Anno: 1986.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

martedì 22 agosto 2017

Ralph Spaccatutto - Rich Moore

Sono un grande fan dei film di animazione, anche se a dire il vero preferisco di gran lunga quelli di scuola asiatica (leggi giapponese) o anche europea (leggi francese e dintorni) che non quelli di scuola americana (leggi statunitense), decisamente più popolari, diciamo così.

Più popolari, ma spesso molto ben fatti e anche divertenti, per cui ogni tanto me ne concedo qualcuno, ed è questo il motivo della recensione di Ralph Spaccatutto, film d’animazione diretto nel 2012 da Rich Moore.

La scenografia è intrigante, specie per chi è stato appassionato di videogiochi, giacché ci troviamo all’interno di una sala giochi, che diventa sorta di luogo virtuale in cui i vari videogiochi sono collegati tra di loro tramite una sala comune, sorta di “uscita” del videogioco.

Ed ecco che così si vede un po’ di tutto: Sonic the hedgehog, Mario Bros, i lottatori di Street Fighter, etc.
Il protagonista del film è però Ralph Spaccatutto, il cattivo del videogioco Felix Aggiustatutto Jr., il cui protagonista buono è per l’appunto Felix, il quale col suo martello magico aggiusta all’istante tutto quello che Ralph ha distrutto.

Sì dà il caso eprò che Ralph si è stufato di fare il cattivo, anche perché con la scusa che lui è il cattivo non lo invitano mai alle feste e non gli fanno mai assaggiare le torte, cosa che non manca di notare durante il 30esimo anniversario del videogioco, effettivamente uno dei più anziani della sala giochi. 

Dopo uno scambio di accuse con uno dei personaggi del videgioco, Ralph ne esce deciso a conquistarsi una medaglia, per far vedere a tutti che anche lui può essere buono e utile.
Ed è così che si infila nel videogioco Hero's duty, il quale però è al di sopra delle sue possibilità manesche, e finisce poi in un altro videogioco, Sugar rush.
Nel primo conoscerà la coraggiosa e ruvida Sergente Calhoun, e nel secondo la vivace e tenera Vanellope von Schweetz… nonché Re Candito

Ma mischiare i vari protagonisti dei vari videgiochi non è cosa saggia, come ci si accorgerà ben presto, in un bailamme davvero vivace e a tratti divertente.
Anche se è quel divertimento un po’ terra terra da famiglie occidentali che non hanno molta voglia di pensare o che non sono in grado di recepire una bellezza più profonda, diciamo così.

Ma, anche con queste limitazioni, Ralph Spaccatutto è un discreto film d’animazione, che certo non può reggere il confronto con prodotti come La città incantata (Giappone), Azur e Asmar (Francia) o Nighmare before Christmas (Usa), e peraltro nemmeno con film di due gradini sotto, ma che almeno fa sorridere per alcuni tratti.

Fosco Del Nero



Titolo: Ralph Spaccatutto (Wreck-it Ralph).
Genere: animazione, comico, fantastico.
Regista: Rich Moore.
Anno: 2012.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 16 agosto 2017

Il sale della terra - Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado

Un amico mi aveva consigliato il film-documentario Il sale della terra, ed eccolo qui recensito dopo appena nove-dieci mesi.

Il film è per metà girato con camera da presa, e per metà costituito dalle fotografie del protagonista della storia Sebastiao Salgado, un uomo che ha viaggiato tutta la vita, fotografando mezzo pianeta… e forse anche qualcosa in più.

Ecco la sua storia in breve: Sebastiao Salgado, brasiliano figlio di un possessore di una tenuta agricola, inizia a studiare economia, ma poi lascia il settore per dedicarsi alla fotografia, di cui si era innamorato nel frattempo. Sostenuto dalla moglie Lelia Wanick, evidentemente anche lei avventurosa, i due investono in costose apparecchiature fotografiche, e poi viaggiano per il mondo.

Anche se a dire il vero è più lui che viaggia, soprattutto dopo la nascita di Juliano Ribeiro Salgado, che peraltro è co-regista del film insieme a Wim Wenders.

Sebastiao viaggia e fotografa, dunque, e in grande stile: reportage, mostre, servizi televisivi, libri, e infine anche film a quanto pare.
E per tutto il mondo: America Latina, Africa, Vicino Oriente e Asia centrale, Siberia e Antartide, dedicandosi dapprima alle condizioni umane, specialmente alle condizioni umane difficili per via della povertà, della fame, dello sfruttamento, della guerra, e poi passando man mano agli animali e alla natura.

Egli stesso diventa una sorta di simbolo della natura e del fatto che ogni territorio, anche quello più maltrattato come era stata la facenda della sua famiglia per via del disboscamento, può tornare a vivere e a rifiorire.

Anzi, a dirla tutta ciò che del film-documentario mi ha maggiormente toccato è proprio questo: il fatto che basta la volontà per ridare vita a intere foreste, come ha fatto Sebastiao, su idea di sua moglie Lelia, con la sua terra di famiglia e il suo Istituto Terra, poi divenuto luogo pubblico e simbolo di come la natura può riprendersi i suoi spazi e la sua vitalità se le si dà il tempo e la possibilità.

Per il resto, documentario interessante, anche se giocoforza un po’ lento e a tratti anche un po’ noioso, un po’ per il ritmo non sostenuto, un po’ per il bianco e nero di tutte le fotografie.

Fosco Del Nero



Titolo: Il sale della terra (The salt of the Earth).
Genere: documentario, naturalistico, geografico, storico.
Regista: Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado.
Attori: Sebastiao Salgado, Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado, Hugo Barbier, Jacques Barthélémy, Lélia Wanick Salgado.
Anno: 2014.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

martedì 15 agosto 2017

Rango - Gore Verbinski

Rango è stata una bellissima sorpresa.
Il fatto di averlo trovato in una classifica dei migliori film d’animazione di tutti i tempi non era prova di nulla, giacché nella medesima classifica vi era il mediocre, noioso e infantile Frozen, ma Rango, viceversa, meritava il posto assegnatogli… e forse anche qualcosa in più.

Parto subito con la trama del film: Rango è un camaleonte che vive in una teca, con l’unica compagnia di alcuni elementi decorativi, che ha eletto a suoi amici e colleghi di set cinematografico, giacché sogna di fare l’attore.
Un incidente d’auto però lo catapulta nel Deserto del Mojave, nella zona della California, dove intraprenderà un importante viaggio.
Anzi, "il viaggio".

Il primo personaggio che incontra, l’armadillo Carcassa, dà la chiave di lettura del film, che è un film introspettivo e di ricerca interiore.
Il secondo personaggio, l’iguana Borlotta, lo introdurrà invece nella trama vera e propria della storia, all’interno del villaggio di Dust (“polvere” in italiano).

In tale villaggio, un villaggio western con tutti i crismi, Rango conoscerà una pletora di personaggi, tra tartarughe, aye-aye, topi, serpenti a sonagli, e sauri vari, ovviamente suddivisi in buoni e cattivi.
L'obiettivo di Rango, che diviene presto lo sceriffo del villaggio, è quello di ritrovare l’acqua perduta, dal momento che il villaggio rischia di scomparire per la siccità (l'acqua perduta può facilmente simboleggiare qualcos'altro che ha perduto l'essere umano, e infatti il film sotto traccia si riferisce spesso alla conoscenza, alla coscienza e al percorso individuale di ricerca).

Detto della trama, e del genere cinematografico, un’animazione comica ma anche “sostanziosa”, diciamo due parole sul regista, quel Gore Verbinski capace di girare sia film fantastici, brillanti e avventurosi come I pirati dei Caraibi - La maledizione della prima luna, o come questo stesso Rango, sia horror ben riusciti come The ring… un tipo poliedrico, dunque.

Tornando a Rango, questo è il mio commento sintetico: il film scorre via che è un piacere, la sceneggiatura è interessante, i personaggi sono originali e accattivanti, l’umorismo è brillante e a tratti fulminante, come sono ugualmente brillanti molti dialoghi.
Persino il commento musicale è eccellente, originale esso stesso.

In una parola, Rango è ciò che dovrebbero essere tutti i film di animazione. O meglio, non tutti tutti, ma quelli di genere commedia-comico: non banali, non piatti, e con una certa profondità.
Rango, difatti, mostra alla perfezione come un film, perfino un film d’intrattenimento, perfino un film dalla forte valenza umoristica, possa avere un certo spessore, risultando assai significativo, e quindi anche didattico (per piccoli e grandi, cosa affatto trascurabile). 

Unico neo, a mio avviso: il film risulta meno divertente nella ultima parte, in cui però in compenso c’è più azione.

In chiusura di recensione, faccio seguire alcune frasi prese dal film, che ne mostrano l’aspetto “profondo”, e direi perfino esistenziale, giacché potrebbero essere benissimo tratte da qualche testo di genere spiritual-evolutivo.

“Chi sono io?
Potrei essere chiunque.”

“Devo andare dall’altra parte.
[…] È la mia missione.
Egli mi aspetta. Lui.
[…] Siamo niente senza l'illuminazione.”

“- Il mio posto non è questo.
- Sarà pure vero… però sei qui.”

“Ti aiuterò a trovare quello che cerchi… e forse anche di più.”

“- La ricerca della conoscenza è irta di asperità.
- Ma io voglio solo trovare acqua.
- Se vuoi trovare acqua, devi prima trovare polvere.”

“Tutti dobbiamo compiere il nostro viaggio.
Ci rivedremo dall'altra parte.”

“Il tuo destino ti attende.”

“Certe volte devi scavare a fondo per trovare quello che cerchi.”

“Non so se hai scelta.
Nessuno può tirarsi fuori dalla propria storia.”

“Ognuno vede quello che vuole vedere.”

“Per soddisfare i bisogni della collettività l’eroe deve rinunciare a se stesso.”

“Ricordate che in ognuno di noi alberga il vero spirito.”

“Pronto, c’è nessuno?”

“Chi sei tu?”

“Chi sono io?
Non sono nessuno.”

A proposito dell’ultimo tema, il non essere nessuno, o meglio l’essere il vero spirito, o ancora la rinuncia a se stesso, proprio quando Rango “non è più nessuno”, egli arriva “dall’altra parte”… e poi perde i sensi. Dopo di che, illuminato su alcune cose che non aveva compreso in precedenza, ritorna indietro ad aiutare coloro che si era lasciato alle spalle... un po' come accade ai maestri: dopo il risveglio, tornano indietro ad aiutare il resto dell'umanità.

Aggiungo anche un altro elemento: durante una sorta di rituale "religioso" una ruota viene portata in alto ed elevata al cielo come se fosse l'ostia della comunione; in ciò, il cerchio del sole va a coincidere con essa sullo sfondo del cielo. Il che è giusto: la stessa ostia è un simbolo solare, per cui l'evento sceneggiato è simbolicamente perfetto, tanto più che la stessa ruota è un noto simbolo evolutivo-spirituale-archetipo: la ruota del karma, la ruota dei tarocchi, etc. D'altronde, lo stesso film aveva parlato chiaramente di illuminazione, a proposito di sole e di eventi spirituali.

In conclusione, Rango è un gran film, che ha ottenuto un buon successo e discreti riconoscimenti, ma meno di quanto si sarebbe aspettato: d’altronde, soltanto un mago può riconoscere un altro mago, per dirla con Ursula Le Guin.
A proposito di maghi, bianchi e neri, il rettile protagonista del film somiglia in modo inquietante a un altro rettile di nostra conoscenza, che attualmente detiene un incarico di governo nel nostro amato paese.

Fosco Del Nero



Titolo: Rango (Rango).
Genere: animazione, commedia, comico, avventura, western.
Regista: Gore Verbinski.
Anno: 2011.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

martedì 8 agosto 2017

La ragazza del dipinto - Amma Asante

Sono arrivato a La ragazza del dipinto, come spesso mi capita, per vie traverse: questa volta, guardandomi la filmografia di una delle protagoniste del film Il luogo delle ombre: Gugu Mbatha-Raw, per la precisione, che nell’altro film era un personaggio secondario, mentre in questo è la protagonista centrale.

Ed ecco subito la trama sommaria de La ragazza del dipinto, film girato nel 2013 da tale Amma Asante, regista mai sentita, e basato su un personaggio storico e raffigurato in un dipinto: tale Dido Elizabeth Belle, raffigurata in un ritratto nel 1779 insieme a sua cugina Lady Elizabeth Murray… e così abbiamo anche l’ambientazione storica e in parte anche umana, giacché ci muoviamo tra la nobiltà inglese e le linee di sangue miste, come suggerisce il nome esotico della protagonista.

La piccola Dido Elizabeth Belle Lindsay è la figlia naturale del capitano Sir John Lindsay e di una donna di colore di identità sconosciuta, e già morta.
Il capitano chiede che venga allevata in seno alla famiglia, e col rango di sangue che le spetta, nonostante il suo colore mulatto, cosa evidentemente assai sconveniente nell’Inghilterra di fine 800, in cui peraltro esisteva ancora la schiavitù, argomento che ci collega allo zio di Dido,  William Murray, conte di Mansfield e primo giudice della Corte Suprema inglese, incaricato di effettuare un’importante pronuncia proprio legata a un caso di schiavitù.

Più avanti negli anni, con Dido ormai ragazza in età maritabile, come peraltro la cugina Elizabeth, essa conosce due giovani: il primo è il figlio del vicario di Hampstead, John Davinier, e il secondo è Oliver Ashford, un giovane nobile, i due in qualche modo entrambi attratti dalla ragazza.

Tutto ciò in mezzo a presentazioni, corteggiamenti, proposte di matrimonio, regole di etichetta… ma anche questioni sociali, scandali, sentenze giudiziarie, principi etici, e fatti realmente accaduti.

Insomma, La ragazza del dipinto è a metà via tra un film drammatico, un film sentimentale e un film storico, anche se la seconda componente è quella che prende il sopravvento.

L’ambientazione, come spesso capita in questi casi, è molto bella a vedersi, e lo stesso i costumi.
Anzi, gli scenari cittadini ma anche delle tenute di campagna sono davvero suggestivi.

Il film in sé, però, è un po’ troppo melodrammatico, strappalacrime e amor cortese per i miei gusti, e anche la contrapposizione buoni-cattivi, pur se in piccolo, è assai banale.
Tra l’altro, a chi è stato fatto fare il cattivo della situazione? A Tom Felton, ossia Draco Malfoy di Harry Potter… a proposito di cose scontate.

In effetti, nel film non c’è molto oltre quanto detto: bellezza estetica, buoni sentimenti e basta… vedete voi se vi basta.
Per conto mio, ne esce fuori un’insufficienza… che però potrebbe diventare sufficienza qualora siate appassionati di scenografie e costumi inglesi di fine Settecento.

Fosco Del Nero



Titolo: La ragazza del dipinto (Belle).
Genere: sentimentale, drammatico.
Regista: Amma Asante.
Attori: Gugu Mbatha Raw, Tom Wilkinson, Sam Reid, Sarah Gadon, Miranda Richardson, Penelope Wilton, Tom Felton, James Norton, Matthew Goode, Emily Watson.
Anno: 2013.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 1 agosto 2017

La memoria del cuore - Michael Sucsy

Credo che mi fossi segnato il film La memoria del cuore guardando la filmografia di Rachel McAdams al momento di recensire il film Un viaggio inaspettato, film che non mi aveva entusiasmato ma in cui la suddetta attrice mi aveva colpito in positivo per la sua poliedricità: quando un attore sa muoversi bene tanto in film drammatici quanto in commedie tendenti al comico (ad esempio Mean girls, o 2 single a nozze, o Sherlock Holmes, o Midnight in Paris), allora vuol dire che è un buon attore, e non solo un caratterista di una specifica parte.

Sta di fatto che, così come non mi aveva affatto entusiasmato Un viaggio inaspettato, è stato lo stesso anche per La memoria del cuore.
E non perché il film sia mal fatto o mal recitato, ma semplicemente perché la sceneggiatura è tutto sommato trascurabile.

Ecca in sintesi la trama del film, che peraltro è tratto da una storia vera (quella dei coniugi Kim e Krickitt Carpenter): Paige Thornton (Rachel McAdams) e Leo Collins (Channing Tatum) sono una giovane coppia, sposatasi dopo una relativamente breve conoscenza.
Entrambi si occupano di arte, lui di musica e lei di scultura, sono felici, hanno buoni amici e così via: a parte il fatto di non esser ricchi, hanno tutto per essere felici.

Se non che la vita si mette in mezzo e combina loro uno scherzo assai pesante: per via di un brutto incidente in macchina Paige ha un’amnesia selettiva, e non si ricorda niente fino agli anni dell’università. Quindi, per farla breve, si ricorda la famiglia, le sue vecchie amiche, il suo ragazzo di allora, e inoltre sembra come tornata alla personalità di allora, ma non si ricorda niente del marito, che invece esce “pulito” dall’incidente e si ricorda tutto.

Paige tra l’altro non si ricorda nemmeno perché aveva tagliato i ponti con la famiglia, la quale dal canto suo sarà felicissima di quanto avvenuto, giacché per essa, soprattutto per il padre, questa sembra una seconda possibilità donata dal cielo.
E pazienza per il di lei marito, che peraltro loro nemmneo conoscevano, appunto perche Paige si era distaccata da tutto il suo passato.

Se la famiglia è felice, ovviamente lo è meno il marito Leo, il quale lotterà un po’ con la situazione, ma poi…

La memoria del cuore è evidentemente un film drammatico-sentimentale, che cerca di giostrarsela con una trama certamente non nuova, affrontata da altri film, e che evita di ricorrere al finale più banale… pur non discostandosene troppo.

Film ben confezionato, ma per l’appunto c’è poco oltre alla bella confezione e alla patinatura luccicante: film sentimentaloide di svago e basta.

Anzi, a dirla tutta uno di quei film che mi chiedo perché vengano prodotti, inflazionando un mercato reso così supermediocre… e soprattutto mi chiedo come mai tali film abbiano in rete valutazioni buone o anche solo sufficienti, dal momento che un film deve partire da un’idea di valore, da un perno centrale che meriti di essere raccontato.
Altrimenti è solo mercificazione e non arte, al massimo una banalità ben eseguita come La memoria del cuore.
Ad ogni modo, chiudo la recensione con una citazione interessante, l’unica del film:

“Un momento d’impatto e quel potenziale di trasformazione può avviare reazioni a catena molto più complesse di quanto potessimo prevedere.
Spingendo alcune particelle ad avvicinarsi, creando un legame più forte di prima.
Mentre altre sembrano allontanarsi, ruotando velocemente in spazi lontani, arrivando dove non avresti mai creduto di trovarle.
Questa è la cosa importante: non potete, per quanto proviate, controllare il modo in cui vi condizioneranno: dovete solo lasciare che le particelle che si sono allontanate arrivino dove vogliono, e aspettare fino alla prossima collisione."

Fosco Del Nero



Titolo: La memoria del cuore (The vow).
Genere: sentimentale, drammatico.
Regista: Michael Sucsy.
Attori: Rachel McAdams, Channing Tatum, Scott Speedman, Jessica Lange, Sam Neill, Jessica McNamee, Jeananne Goossen, Joey Klein, Joe Cobden.
Anno: 2012.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

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