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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 25 maggio 2016

Vacanze romane - William Wyler

Sono un fan sia di Audrey Hepburn che di Gregory Peck, per cui era solo questione di tempo prima che vedessi Vacanze romane, uno dei film più famosi degli anni “50, divenuto una sorta di classico della commedia sentimentale.

Della prima avevo già visto l’altro classico, Colazione da Tiffany, nonché i meno brillanti Sabrina e Cenerentola a Parigi.
Del secondo, invece, avevo visto l’ispirato Il buio oltre la siepe, che non a caso gli valse l’Oscar, e inoltre l’altrettanto valido L’ultima spiaggia.

Ma veniamo a Vacanze romane, iniziando a tratteggiare la trama per sommi capi: la notizia è nota al largo pubblico: la giovane principessa Anna, nel suo giro delle maggiori città europee, è arrivata a Roma, dove parteciperà a svariati impegni mondani.
Si dà il caso, tuttavia, che la principessa sia stufa della sua vita tutta doveri, formalità e protocollo, e che lo sia tanto da mettere in atto una fuga dal palazzo dell’ambasciata, per godersi almeno per un po’ la vita cittadina. Tuttavia, ha la sventura di farlo di notte, e dopo aver ricevuto un sedativo a seguito delle sue intemperanze.
La ragazza dunque finisce presto addormentata nei pressi dei Fori Imperiali, dove viene trovata dal reporter americano Joe Bradley… che per caso doveva propri intervistarla il giorno seguente, ma che sul momento non si avvede della fortunata coincidenza e che la porta a casa propria in modo disinteressato.
Il disinteresse diverrà però ben presto interesse, tanto che egli ci mette poco a progettare l’articolo dell’anno, aiutato il giorno seguente dal suo amico fotografo Irving, ovviamente anch’egli in incognito rispetto alla sua vera professione.
D’altronde, le bugie le aveva avviate Anna dicendo di essere una ragazza scappata dal collegio…

Vacanze romane segue un copione che definire scontato sarebbe un modo gentile per definire un classico che più classico non si può, e alla fine il film si regge quasi elusivamente sui due attori protagonisti, entrambi capaci di bucare lo schermo e all’apice del loro charme-bellezza-carisma (Gregory Peck al tempo aveva 37 anni, mentre Audrey Hepburn 24).

Tolti loro due… beh, rimane la bellezza di una Roma in bianco e nero… ma tolta anche quella rimane davvero poco, praticamente niente.

E, anzi, va chiuso un occhio sul modo frettoloso e davvero poco credibile con cui procede la trama, che al giorno d’oggi certamente non troverebbe grandi estimatori, per utilizzare un altro eufemismo. 

Stando così le cose, Vacanze romane, più che un grande film, è l’affresco di un’epoca: al contempo la Roma di quegli anni e la Hollywood di quegli anni con due dei suoi attori di punta.

La bellezza non è poca, la simpatia anche, ma siamo abbastanza lontani da una commedia come Colazione da Tiffany, o da un film drammatico come Il buio oltre la siepe.

Fosco Del Nero



Titolo: Vacanze romane (Roman holidays).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: William Wyler.
Attori: Gregory Peck, Audrey Hepburn, Eddie Albert, Artley Power, Hartley Power, Harcourt Williams, Margaret Rawlings, Tullio Carminati, Paolo Carlini.
Anno: 1953.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 18 maggio 2016

L’arte della felicità - Alessandro Rak

Sono sempre felice di vedere un bel film, e da appassionato di film d’animazione non posso che esserlo a maggior ragione quando trovo un bel film d’animazione. Se poi si tratta di un progetto italiano, la cosa mi fa ancora più piacere… considerando l’arretratezza italiana in questo genere narrativo (che per quanto mi riguarda è la cartina di tornasole della creatività e dell'inventiva nel settore del cinema).
Il film di oggi è L’arte della felicità, girato da Alessandro Rak.

Intanto, partiamo dallo stile visivo, che mescola fumetti e animazione… e difatti il regista oltre che essere un regista è anche un fumettista, con tale fattore che caratterizza in modo forte il film, che dà davvero l’idea di essere un fumetto messo su schermo.

Ad esso, e alla cura con cui sono stati trattati fotografia e inquadrature, si aggiunge l’ottimo contributo della colonna sonora, che è davvero ben realizzata, nonché perfettamente in tema con l’atmosfera del film.
Anche il doppiaggio è ottimo.

Andiamo ora a tratteggiare per sommi capi la trama del film: Sergio, un ex musicista, sta affrontando una crisi personale successiva alla morte del fratello maggiore Alfredo, che peraltro non vedeva da dieci anni, da quando si era trasferito in Tibet per seguire il buddhismo e per affrontare una difficile malattia.
La crisi viene affrontata in modo decisamente particolare: Sergio, uomo di mezz’età con i suoi 43 anni, si chiude nel taxi dello zio, ci dorme persino, e inizia a fare il tassista per le strade di Napoli, una Napoli perennemente buia, sotto la pioggia e piena di spazzatura, simboli delle difficoltà interiori dell’uomo (non a caso il sole spunta fuori solo negli ultimi minuti del film, dopo “l’elaborazione del lutto”).

Il taxi di Sergio ospita così un bel po’ di gente: il vecchio proprietario, lo zio, la moglie dell’uomo, altri parenti, nonché viaggiatori comuni: per esempio una bella ragazza, anch’essa triste e confusa, o il conduttore di una trasmissione radiofonica, che si chiama come il film, L’arte della felicità, ed è una stazione radio di genere “esistenziale”, diciamo così, proprio come lo è questo film, che parte da un episodio di vita e dalla tristezza di un uomo per introdurre argomenti discretamente impegnativi, come l’anima, la reincarnazione, il karma, la potenza dei pensieri.

Il tutto sa ovviamente di esperimento, o comunque di progetto originale, il quale è a mio avviso pienamente riuscito: la realizzazione tecnica, seppur non convenzionale, è gradevole alla vista, l’apparato audio pure, mentre contenuti e dialoghi si fanno seguire più che volentieri. Non a caso, L’arte della felicità ha raccolto premi e nomination tra i vari Nastri d'Argento, European Film AwardDavid di Donatello, etc.

In chiusura di recensione, propongo alcune citazioni dai dialoghi del film.

“Dicono che l’anima ritrova sempre la strada di casa. Non importa quanto tempo è passato, non importa se il momento è quello giusto: l’anima torna.
Ma quello che mi chiedo è: qual è la sua casa? Questa città, questa gente? Siamo davvero noi la casa dell’anima? O piuttosto la sua gabbia? E questi pensieri che ci girano in testa forse sono le sue catene…”

“Volete sapere la mia sull’anima?
L’anima non invecchia. È questa la fregatura: che a una certa età ti ritrovi ancora smanioso, non stai nella pelle, ma devi aspettare di tirare le cuoia per ricominciare. Siamo nella ruota della vita, siamo nel samsara, siamo nel circolo vizioso della morte e della rinascita.
Ci siamo dentro da secoli, e non riusciamo proprio a venirne fuori. Sempre le stesse anime riciclate in mille sacchetti diversi. Viviamo mille volte, e mille volte siamo da buttare.
Ah, se almeno potessimo ricordare ciò che siamo già stati…”

“Il karma è un concetto biologico, non è solo un principio mistico. È un concetto biologico molto importante perché secondo il karma abbiamo tre geni, non solo due. Tre tipi di geni: quelli di nostra madre, quelli di nostro padre e quelli della vita precedente. E proseguiamo verso la prossima vita non come anime statiche e immortali, ma come un continuum.”

“- Il fatto è che io non ricordo più chi sono.
- Che vuol dire 'non ricordo'? È come se uno chiedesse 'Scusi, si ricorda che ora è?'. Siamo qui, siamo ora, siamo quello che possiamo.”

“- Questi ricordi mi ossessionano, sono tutto quello che mi resta.
- Veramente? E allora butta nel cesso anche quelli… e vediamo se davvero di te non resta più niente.”

“I pensieri sono fatti della stessa materia dei sogni. Un pensiero felice vale come un pensiero triste. La tristezza te la danno per poco… ma pure la felicità non costa nulla.
Allora, tu che scegli?
Quando rovisto nel passato trovo dolore e morte. Quando cerco nel futuro ansia e illusioni.
Ma quando frugo nel presente, trovo questo presente, questo qui, questo momento, da cui ti scrivo ora, da cui ora tu leggi, questo presente infinito, luminoso.”

Fosco Del Nero



Titolo: L’arte della felicità.
Genere: animazione, drammatico, esistenziale.
Regista: Alessandro Rak.
Anno: 2013.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 11 maggio 2016

Cosa piove dal cielo - Sebastian Borensztein

Mi sono guardato il film Cosa piove dal cielo perché mi era stato segnalato come film con contenuti esistenziali di un certo spessore… che in realtà non vi ho trovato, trovando però una storia gradevole e a suo modo tenera.

Si tratta di una produzione argentino-spagnola, che peraltro nella sua trama riguarda anche l’Italia, giacché il protagonista, Roberto De Cesare (ottimamente interpretato da Ricardo Darin, già visto nell'accattivante Nove regine), è il figlio di un emigrato italiano che vive a Buenos Aires e gestisce un negozio di ferramenta, quello che peraltro era stato di suo padre.

Egli è un uomo talmente tanto schivo e solitario che vien da chiedersi cosa mai gli sia successo per renderlo così… e a tale domanda verrà data una risposta nel corso del film, ricollegandosi in ciò anche all’interesse principale di Roberto, ossia collezionare fatti strani avvenuti in tutto il mondo, e conosciuti tramite articoletti di giornale, che Roberto meticolosamente ritaglia e conserva (e che a volte “visualizza” a vantaggio dello spettatore).

In questa collezione di fatti strani, in qualche modo, finirà anche l’altro protagonista della storia, Jun, un ragazzo cinese che, non avendo più nessuno in patria, ha deciso di emigrare per raggiungere uno zio in Argentina.

Lo zio non lo trova, ma, dopo essere stato maltrattato da un guidatore di taxi, trova Roberto, che nonostante la sua forte tendenza allo stare da solo, decide di dare una mano al ragazzo… pur se tentato praticamente ogni dieci minuti di farla finita con quel “volontariato”.

Praticamente questi due sono gli unici protagonisti della storia, eccezion fatta per poche altre comparse, come la vivace Marì, innamorata da anni di Roberto, ma anche lei tenuta a distanza.

Cosa piove dal cielo oscilla tra dramma e commedia: da un lato racconta eventi difficili, tra povertà, solitudine e guerra, ma dall’altro li affronta con una certa leggerezza, mostrando il lato umano delle cose più che la difficoltà degli eventi.

E, in questo senso, si fa seguire con buon piacere, pur senza offrire molto altro in più, né come estetica, né come dialoghi, né come energia retrostante.
Ma qualcosa di buono c’è, da cui la valutazione sufficiente-più che sufficiente.

Fosco Del Nero




Titolo: Cosa piove dal cielo (Un cuento chino).
Genere: drammatico, commedia.
Regista: Sebastian Borensztein.
Attori: Ricardo Darin, Huang Sheng Huang, Muriel Santa Ana, Enric Rodriguez, Ivan Romanelli.
Anno: 2011.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 4 maggio 2016

Il luogo delle ombre - Stephen Sommers

Ci sono certi film di cui ti invaghisci all’istante, perché magari senti un certo affetto e trasporto per i protagonisti, al di là poi del fatto che si tratti di grandi film o meno.

Per Il luogo delle ombre per me è stato così.
Compreso il fatto che non si tratta di un grande film… ma solamente di un film discreto, arricchito però da alcuni particolari che non sono nemmeno particolari.

Passo subito a raccontare in grande sintesi la trama, precisando come prima cosa che il film è stato tratto dal romanzo omonimo di Dean R. Koontz: ci troviamo a Pico Mundo, cittadina statunitense della California situata nel Deserto del Mojave, vicino a Las Vegas. Il protagonista della storia è Odd Thomas (Anton Yelchin; Cuori in Atlantide, Star trek - Il futuro ha inizio), un ragazzo che ha fama di essere piuttosto strano…
… e a ragione, giacché egli vede i morti, i quali gli suggeriscono delle cose affinché lui risolva problemi, incastri i colpevoli di omicidi, etc.

Fin qui tutto ok. Il problema è che vede anche i cosiddetti "bodach", sorta di spiriti malvagi che appaiono attratti dalla morte e dalla violenza… normalmente poco prima che esse si manifestino.
Un giorno Odd ne vede tantissimi intorno a un personaggio strano, e inizia a indagare, temendo qualcosa di grosso, proporzionato al numero dei bodach, e temendo anche per i suoi amici: la sua fidanzata Stormy (Addison Timlin; The town that dreaded sundown), l’amica Viola (Gugu Mbatha-Raw; L'amore all'improvviso, La ragazza del dipinto), lo sceriffo Wyatt Porter (Willem Dafoe; L'ombra del vampiroSpider-ManC'era una volta in Messico, Existenz, Grand Budapest HotelPlatoon, L'ultima tentazione di CristoAnimal factory).

Tecnicamente Il luogo delle ombre è un film di genere fantastico con degli elementi orrorifici, date le numerose scene con i bodach, senza parlare delle numerose scene semi-orripilanti, tra sangue, sparatorie, bombe, cadaveri, etc.
La trama stessa non risparmia momenti di tristezza.

Tuttavia, ciò che mi ha fatto innamorare de Il luogo delle ombre non è tutto ciò, e nemmeno la vocazione da supereroe del bene del protagonista, quanto la grande dolcezza e tenerezza che si respira nel film, soprattutto per via del rapporto tra Odd e Stormy.

Anche la fotografia fa la sua parte, con riprese ben fatte, luci e colori sempre ok, e anzi spesso accattivanti, altra cosa attraente del film.

Così come è attraente, almeno per me, la forma narrativa della voce fuori campo che introduce lo spettatore nella scena, rappresentata dallo stesso Odd che ci racconta passato e pensieri.

Insomma, Il luogo delle ombre di Stephen Sommers (regista dei fortunati La mummia e La mummia - Il ritorno… ma poi di praticamente nient’altro di rilevante) è un film gradevole, pur senza essere né un colossal né particolarmente innovativo (il protagonista che vede morti e spiriti e cerca di sistemare le cose non è certo idea nuova), che diviene particolarmente gradevole se anche voi prendete in simpatia i due protagonisti.

Nonché se siete interessati a tematiche esistenziali, che il film affronta per quanto in modo indiretto.
Per esempio, i bodach somigliano molto ai volador di Castaneda, e anzi questo da solo è un buon motivo per guardare il film, per coloro che sanno di cosa si tratta, a livello di motivazione personale, diciamo così.
Altro esempio: i bodach sono molto indaffarati intorno ad alcuni esponenti del satanismo, ch'è direttamente citato, a confermare la vocazione spirituale del film, per quanto inserita in un contesto fortemente narrativo.
Ancora, è da sottolineare la missione di altruismo e di servizio agli altri che il protagonista sente dentro di sé, a discapito del rischio individuale, nonché alcune tematiche energetiche come il distacco e il lasciar andare (persino le cose o le persone più care). 
Ancora, viene mostrato il libro de Il mago di Oz, il quale è notoriamente un testo simbolico del percorso evolutivo-spirituale, e la protagonista femminile dice: "Questo è sicuramente il mio libro preferito".
Gli stessi nomi dei protagonisti paiono suggerire qualcosa di destinico: "odd" in inglese vuol dire "strano, particolare", mentre "storm" significa "tempesta"; anche il nome della località, "pico mundo", pare alludere a una realtà di confine.
Inoltre, mi ripeto, il senso diffuso di amorevolezza e tenerezza è ugualmente un fattore meritorio.

Chiudo la recensione de Il luogo delle ombre con alcune citazioni tratte dal film.

"Io credo in un potere superiore e nell'aldilà."

"Ci sono mesi in cui non vedo neanche un bodach. La loro apparizione è segno che stanno per arrivare carneficina e massacro. Non li creano, ma se ne nutrono."

"I bodach sono attratti dal male come api dai fiori.
Sentono l'arrivo della morte e vogliono guardarla.
Ma non la morte naturale; cercano la violenza e il terrore."

"Se qualcuno sta per causare un episodio di violenza di grandi dimensioni, i bodach non se ne andranno fino a quando non sarà versata l'ultima goccia di sangue."

"Io ho un dono, e se non lo uso è come se non lo avessi ricevuto"
 
"La mia dote più strana è che quando cerco qualcuno basta che cominci ad andare in giro a caso, e in pochi minuti lo incontro.
Non so come definire questa capacità; Stormy parla di magnetismo psichico."

"Il tempo è un'immensa onda nera che sembra volerci schiacciare e inghiottire"

"Devi lasciarla andare.
A questo punto deve continuare il suo viaggio."

"Stormy ha sempre detto che la vita non consiste nel correre veloci o con un certo stile.
E' un campo di addestramento; dobbiamo superare ostacoli e ferite per guadagnarci una strada per la prossima vita...
... ma a volte mi sembra che l'addestramento sia eccessivamente duro."

Fosco Del Nero



Titolo: Il luogo delle ombre (Odd Thomas).
Genere: fantastico, sentimentale, drammatico, horror.
Regista: Stephen Sommers.
Attori: Anton Yelchin, Addison Timlin, Willem Dafoe, Leonor Varela, Gugu Mbatha Raw, Nico Tortorella, Patton Oswalt, Ashley Sommers, Matthew Page, Casey Messer, Barney Lanning.
Anno: 2005.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

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