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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

lunedì 31 marzo 2014

Looper - In fuga dal passato - Rian Johnson

Quest’oggi Cinema e film vi propone Looper - In fuga dal passato, film del 2012 diretto da Rian Johnson.

Se il regista non mi dice niente, e in effetti in passato non ha prodotto che un paio di film mai sentiti, dicono certamente molto gli attori protagonisti: uno è l’immortale Bruce Willis (L’esercito delle dodici scimmie, Sin city, FBI – Protezione testimoni, Faccia a faccia, Il quinto elemento, Il mondo dei replicanti e una caterva di altri film), l’altro è il più giovane, ma ormai maturo Joseph Gordon-Levitt (500 giorni insieme, Inception… e che mi ricordo da ragazzino nelle varie serie tv Una famiglia del terzo tipoThat 70's show… e che peraltro si sta lanciando anche come regista, per esempio in Don Jon, in cui recita pure).

Ambientazione: siamo nel 2044, negli Usa. In questi anni vi sono i looper, assassini di professione che uccidono le persone mandate loro dal futuro, per cancellare nel 2044 i cadaveri che altrimenti, con la tecnologia superiore del 2077, sarebbero riconoscibili e rintracciabili.

Ovviamente siamo in piena illegalità, e la stessa macchina del tempo, nel 2044 non ancora esistente, nel futuro è stata dichiarata fuori legge… anche se la malavita la usa lo stesso per i suoi traffici.

Joe è uno di questi looper, chiamati così perché chiudono il loop, ossia il cerchio, quando arriva loro il loro stesso del futuro… che loro ammazzano inconsapevolmente, dando così inizio alla loro “pensione”: da quel momento avranno trent’anni per godersi la vita con i soldi messi da parte e una ricca buonuscita (malavitosa, ma pur sempre una buonuscita).

I problemi iniziano quando l’amico di Joe, Seth, riconosce il se stesso del futuro, che sta canticchiando una canzone che gli ricorda sua madre e l’infanzia, e lo grazia… finendo però per essere braccato dalla mala.
E continuano quando lo stesso Joe (Joseph Gordon-Levitt) si fa scappare il suo io più grande (Bruce Willis). 

Il tutto si trasforma rapidamente in una sequela di possibilità passato-futuro e di eventi che modificano le linee temporali, in stile Ritorno al futuro o Timecop, e decisamente più vicino a quest’ultimo per tipo di film, molto orientato sull’azione e la violenza.

A rendere il tutto più saporito, c’è anche la figura dello Sciamano del futuro, che nel passato è ovviamente ancora bambino… un bambino non troppo normale e che non avrebbe sfigurato in un film horror del tipo Omen – Il presagio.

Inoltre, si aggiunga l'inevitabile relazione amorosa, con la bella Sara, la quale è manco a farlo apposta la madre del bambino “vivace”. 

Looper - In fuga dal passato è un discreto film di fantascienza, che peraltro propone anche questioni etiche: passato-futuro, personaggi pericolosi nel futuro, rapporti tra l’io giovane e l’io anziano, etc.

Certamente il film ambiva a proporsi come colossal di fantascienza, però gli manca qualcosa: una trama più originale e meno battuta, per esempio, e magari un personaggio più convincente di uno spento Bruce Willis, a cui, mi duole dirlo, la sopraggiunta vecchiaia non dona affatto.

Nel complesso, comunque, pur se non capolavoro, Looper - In fuga dal passato si fa guardare.

Fosco Del Nero



Titolo: Looper - In fuga dal passato (Looper).
Genere: fantascienza, psicologico, azione, drammatico.
Regista: Rian Johnson.
Attori: Joseph Gordon-Levitt, Bruce Willis, Emily Blunt, Noah Segan, Piper Perabo, Jeff Daniels, Paul Dano, Summer Qing, Tracie Thoms, Garret Dillahunt.
Anno: 2012.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 28 marzo 2014

Milarepa - Liliana Cavani

Da poco ho letto il libro Vita di Milarepa, traduzione del libro sulla vita del mistico indiano Milarepa scritto dal suo discepolo Rechung nel XII secolo.

Giacché c’ero, avendo saputo che vi era anche un film ispirato al suddetto libro, e peraltro un film italiano, me lo sono guardato.
Il film si intitola semplicemente Milarepa, ed è stato girato da Liliana Cavani nel 1974.
Va precisato, comunque, che il film è solamente ispirato al suddetto libro, ben lontano dall’essere una sua fedele trasposizione.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla trama-cornice: Leo è un giovane tibetologo italiano, che un giorno va a trovare il suo professore, Bennet, e sua moglie, con i quali c’è un rapporto di amicizia oltre che di studio. Tanto che i due lo invitano a partire per il Tibet con loro.

In macchina, però, i tre hanno un incidente piuttosto grave, tanto che la macchina esce di strada e finisce in un fossato.

A questo punto, con i protagonisti più o meno feriti, inizia il racconto di Leo, che si immedesima in Milarepa e racconta la sua vita così come descritta nella biografia citata prima, che Leo aveva appena tradotto.

Leo diviene quindi Milarepa, mentre il professor Bennet diviene il suo maestro Marpa, con la moglie del professore che diventa la moglie di Marpa.

Il film è al contempo fedele e non fedele alla biografia di Rechung.
È fedele nel senso che conserva la storia di fondo e le varie fasi della vita di Milarepa (la vita nel paese e i problemi con i parenti; l’apprendimento della magia nera; la ricerca della conoscenza e del divino). 
Non lo è nel senso che l’ambientazione è decisamente alla mano (riprese nelle montagne dell’Abruzzo con alcuni attori di etnia mongola misti ai tre protagonisti occidentali) e che il tutto è molto semplificato.

Manca inoltre, forse un po’ per carenza di tempo e forse per precisa scelta, la componente di ricerca e di elevazione spirituale, che nel libro è la nota di fondo e che nel film è invece praticamente assente.

Film che rappresentava un progetto originale e anche difficile, ma che non mi ha entusiasmato. 
Sono difatti dell’idea che se si intraprende un progetto-percorso, bisogna andare fino in fondo, al di là del target di pubblico… che forse era scarso all’epoca e che certamente pure oggi non incontrerebbe grandi incassi al botteghino, seppur vi è un maggior interesse per le tematiche spirituali.

Comunque, anche se non mi ha soddisfatto del tutto, ho apprezzato Milarepa per alcune cose, nonché per alcuni dialoghi (che però, anche se ispirati, parevano sempre slegati dal contesto).
In chiusura di recensione, ne cito uno: 
“Evocate il silenzio. Sopprimete ogni pensiero, ogni immagine che si affaccia alla vostra mente con un colpo netto, come si recide un giunco. Siate immobili, siate impassibili. Siate immobili, provate a non vedere con gli occhi e a a non udire con le orecchie. Siate immobili, giungerete a vedere senza occhi, a toccare senza mani, a giungere senza a camminare. Rare sono le parole che hanno potenza. Siete pieni di potenza voi stessi, eppure non lo sapete. L’ignoranza è la diga che tiene insieme il mondo; oltre questa diga non c’è né passato, né presente, né male, né bene. Evocate il silenzio, evocate il vuoto. Nella piccola cavità della mente c’è tutto l’universo. Per l’uomo ignorante la natura rimane cosa morta. Vi sto parlando attraverso il vento. Quello che dice “io sono bravo”, quello diventa bravo. Ma quello che adora una divinità e dice “quella divinità è in alto e io sono in basso”, questo proprio non sa niente.”

Nel caso, buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Milarepa (Milarepa).
Genere: spirituale.
Regista: Liliana Cavani.
Attori: Lajos Balázsovits, Paolo Bonacelli, Marisa Fabbri, George Wang, Marcella Michelangeli.
Anno: 1974.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 26 marzo 2014

Star wars 1 - La minaccia fantasma - George Lucas

Lo sapranno anche i muri, credo: Star wars 1 - La minaccia fantasma è il quarto film girato da George Lucas e dedicato alla saga di Guerre stellari, ma cronologicamente è il primo episodio della suddetta saga, essendo il regista americano andato a ritroso: negli anni “70-“80 ha girato gli episodi 4, 5 e 6, e tra 1999 e 2005 ha girato gli episodi 1, 2 e 3. 
Quest’oggi recensisco per l’appunto il primo episodio, che ovviamente avevo già visto, ma prima di aprire il blog, per cui non era stato ancora recensito, come peraltro i suoi fratellini… che ne approfitterò per vedere in ordine, cosa che non ho mai fatto.

A La minaccia fantasma seguiranno dunque L’attacco dei cloni, poi La vendetta dei Sith e dopo Una nuova speranza, L’impero colpisce ancora e infine, a completare l’esalogia, Il ritorno dello jedi (dico esalogia in riferimento ai film usciti finora, ma il realtà il progetto totale comprende tre trilogie, quindi nove film in tutto).

Dico subito che, nonostante questo primo episodio sia da alcuni considerato il peggiore tra tutti i sei, io lo adoro, e lo considero un degno inizio della saga di Star wars… viceversa, considero nettamente peggiore il secondo. Va da sé, a completare il giudizio di sintesi, che la vera gloria è data dai tre film più vecchi. 

Andiamo subito ad abbozzare la trama de La minaccia fantasma: la Repubblica, organismo che regge le sorti politiche della galassia, è in crisi, tanto che la Federazione dei Mercanti ne approfitta per bloccare e occupare illegalmente il pianeta di Naboo. A quel punto il cancelliere della Repubblica, Finis Valorum (“la fine dei valori”, nome a posteriori molto evocativo) invia due jedi, il maestro Qui-Gon Jinn (il cui nome sembra un misto tra la pratica orientale e la parola araba per "spirito-demone") e il suo padawan Obi-Wan Kenobi (qua dentro c'è il numero "Uno", probabilmente non a caso), come negoziatori, ma il negoziato si tramuta rapidamente in aperta lotta.
I due jedi si troveranno, aiutati dall’autoctono Jar Jar Binks, a dover difendere la regina di Nabu, Padme Amidala, ora in pericolo di vita. Nel mentre, Qui-Gon incontrerà per caso sul pianeta Tatooine il piccolo Anakin Skywalker, che sembra particolarmente dotato di Forza.

La minaccia fantasma mi piace molto per tante ragioni: intanto la trama è serrata dall’inizio alla fine del film e si segue in modo accattivante. In secondo luogo, il cast è ottimo, e le recitazioni anche: Liam Neeson (Haunting - Presenze, Shindler’s list, Scontro tra titani), Ewan McGregor (Trainspotting, Big fish, Moulin Rouge), Natalie Portman (V per vendetta, Closer, Il cigno nero) sono tutti in parte, e anche il piccolo Jake Lloyd fa la sua alla grande.
Anche i cattivi sono carismatici, con il per ora invisibile Darth Sidious e il suo allievo Darth Maul.

Se la sceneggiatura è ottima, lo è anche la scenografia, col film che mantiene un elevato e inalterato fascino per tutta la sua durata. Colonna sonora ugualmente all’altezza.

Il plus del film, però, lo danno i tanti spunti, da vera e propria crescita personale, sparsi un po’ ovunque, nonché la metafora di fondo della lotta tra luce e tenebre, molto più realistica di quanto pensi lo spettatore medio e che costituisce proprio l’elemento principale di successo di questa saga come di altre saghe cinematografiche o letterarie (Il signore degli anelli, Harry Potter, Le cronache di Narnia, etc).
Di seguito vi segno alcuni spunti interessanti.

 Non concentrarti sulle tue ansie, Obi Wan, mantieni la concentrazione solo sul momento presente. 
 Ma il maestro Joda ha detto di porre attenzione al futuro. 
 Ma non a scapito del presente: poni attenzione alla forza vivente.” 

"Ricordati, concentrati sul momento. Percepisci, non pensare, usa il tuo istinto. Che la forza sia con te.” 

 Dove andiamo?
– Tranquillo, la Forza ci guiderà.”

 Io non voglio che le cose cambino.
 Ma tu non puoi impedire che cambino, così come non puoi impedire al sole di tramontare.”

“Arduo da vedere il lato oscuro è.” 

“Dalla tua concentrazione viene la tua realtà.” 

“La paura è la via per il lato oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio, e l’odio conduce alla sofferenza.”

“I midichlorian sono una microscopica forma di vita che si trova in tutte le cellule viventi, e noi siamo simbionti di esse, organismi che vivono insieme con reciproco beneficio. Senza i midichlorian non esisterebbe la vita e noi non saremmo consapevoli della Forza. In ogni istante essi ci parlano, comunicandoci il volere della Forza. Quando imparerai a placare la mente, sentirai che ti parlano.”

Senza contare qualche altro dettaglio, ugualmente sparso qui è là: i problemi iniziano dall'iniziativa della Federazione dei Mercanti, come a dire che tutti i drammi cominciano dall'avidità umana; la parola Padme in sanscrito simboleggia il loto e la saggezza (possibile anche la connessione con l'amigdala, al centro del cervello e quindi connessa essa stessa ai processi cognitivi); mentre Anakin Skywalker ("colui che cammina in cielo", a testimoniare la sua genesi particolarmente fortunata e potente), che ha la più elevata concentrazione di Forza mai registrata, è nato da una madre vergine. Oddio, qua forse i produttori hanno esagerato un pochetto, ma rimane il fatto che Star wars 1 - La minaccia fantasma è un film degno di nota sotto ogni punto di vista: cast, ambientazione, trama, dialoghi.

Fosco Del Nero



Titolo: Star wars 1 - La minaccia fantasma (Star wars: episode I - The phantom menace.).
Genere: fantascienza.
Regista: George Lucas.
Attori: Liam Neeson, Ewan McGregor, Natalie Portman, Jake Lloyd, Pernilla August, Frank Oz, Ian McDiarmid, Ahmed Best, Ray Park, Hugh Quarshie, Anthony Daniels,Kenny Baker.
Anno: 1999.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 24 marzo 2014

Mr. Nobody - Jaco Van Dormael

Non conoscevo il film Mr. Nobody, che mi è stato segnalato da un lettore del sito… strano, visto che il genere era proprio quello che piace a me: connotazione fantastica con contenuti psicologici di una certa rilevanza.

Il film, peraltro, è divenuto in breve tempo (è del 2009) una sorta di film culto del genere fantascienza introspettiva.

Ma andiamo subito a sintetizzare la trama, cosa non facile per Mr. Nobody.

Intanto, diciamo che nome e cognome del protagonista, Nemo Nobody, significano entrambi “nessuno”, rispettivamente in latino e in inglese; che le due iniziali formano l'N.N. inglese, acronimo di "no name", ossia "nessun nome"; e che inoltre la parola "nemo" ribaltata diviene "omen", ossia destino in latino, fatto probabilmente non accidentale in un film che tratta proprio il tema del destino e dei possibili percorsi di vita... e che peraltro sembra riprendere il vezzo palindromico del precedente film Gli amanti del Circolo Polare, in cui due fratellastri divenivamo amanti, come in Mr. Nobody, e avevano anch'essi un nome bifronte: uno era Anna, come in Mr. Nobody, e l'altro era Otto.

Torniamo a noi: Nemo Nobody è un vecchio di 117 anni, che vive nel futuro e che è al centro di una sorta di reality televisivo, col pubblico che ne segue gli ultimi mesi di vita.
Egli, in un futuro molto teconologico in cui si è scoperta una tecnologia per divenire immortali, è l’ultimo uomo mortale rimasto, nonché il più vecchio, da cui la curiosità generale. 
Tanto che sia psicologi che giornalisti ambiscono a ricostruirne le memorie…
… cosa non troppo semplice, visto che il signore, in alcuni momenti lucido e in altri meno lucido, sembra raccontare diverse vite e diversi percorsi, anche molto diversi tra di loro.

In una vita da piccolo è andato a vivere col padre, in una con la madre, in una ha sposato Anna, in un’altra Elise, in un’altra ancora Jeanne. Idem per i lavori, col tutto che procede secondo ramificazioni di vita, in stile Sliding doors, ma senza una suddivisione binaria, bensì con molte più possibilità.

Il film procede a spezzoni e con continui flashback, saltando dal Mr. Nobody 117enne al Nemo 34enne, oltre che 11enne, 15enne e così via.

Protagonista del film è il bravo Jared Leto, intravisto in Ragazze interrotte e in Fight Club, ma visto soprattutto in Requiem for a dream e American psycho, con tutti gli altri attori e attrici a girargli intorno per le varie fasi e possibilità della vita di Nemo.

Mr. Nobody è certamente un film non facile da giudicare: da un lato solletica non poco la fantasia e l’immaginazione dello spettatore, ma dall’altro richiede impegno per seguire i numerosi cambi di tempo e di scenario di vita.

Alla fine della fiera, le possibilità di vita sembrano proprio il motore centrale del film, che invece non pare avanzare una morale o un insegnamento di fondo… cosa che forse non sarebbe guastata, ma che avrebbe probabilmente reso ancora più complicate le cose dal punto di vista della sceneggiatura.

Stando così le cose, Mr. Nobody è un buon film di fantascienza psicologica, molto ben realizzato e accattivante, un eccellente esercizio di stile, che peraltro strizza l'occhio ai principi della fisica quantistica, e che piacerà senza dubbio a una certa fetta di pubblico, ma a cui probabilmente avrebbe giovato, al fine di farne un grande film e non solo un film di nicchia, una maggiore chiarezza ed evidenza a livello degli insegnamenti.
Tra questi, per quanto solamente mostrati e non "discussi", vi sono il vuoto esistenziale e il destino.

Chiudo la recensione con qualche frase estratta dal film, che per l'appunto sembra avvalorare la sua vocazione esistenziale, la quale peraltro potrebbe essa associata anch'essa al titolo del film, giacché esso potrebbe rappresentare anche la meta del percorso evolutivo, ossia la cancellazione dell'ego e la sua mortalità (e, forse non a caso, Nobody è l'ultimo terrestre mortale, mentre gli altri hanno deciso di rimanere sulla Terra all'infinito).

"Uno, due, tre... stai dormendo."

"Devo svegliarmi, devo svegliarmi."

"Come facciamo a distinguere l'illusione dalla realtà?"

"Quando è il tuo turno, l'angelo dell'oblio mette un dito sulla tua bocca e lascia un segno sul labbro superiore: significa che hai dimenticato tutto. Poi devi trovare un papà e una mamma: non è facile scegliere."

"Perché sono io e non qualcun altro?"

"Ricorda... ricorda..."

"Ognuna di quelle vita è quella giusta.
Ogni percorso è il giusto percorso ."

"C'è vita dopo la morte."
"Come puoi essere sicuro che tu esisti?"

"Tu non esisti.
Nemmeno io."

"Arrenditi."

Fosco Del Nero



Titolo: Mr. Nobody (Mr. Nobody).
Genere: fantastico, psicologico, drammatico.
Regista: Jaco Van Dormael.
Attori: Jared Leto, Diane Kruger, Sarah Polley, Ben Mansfield, Daniel Mays, Rhys Ifans, Juno Temple, Natasha Little, Chiara Caselli.
Anno: 2009.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 20 marzo 2014

Tutto può accadere - Bryan Gordon

Il film recensito oggi su Cinema e film, Tutto può accadere, è una commediola degli anni 90, e peraltro dei primissimi anni “90, essendo datata 1991, tanto che ancora si respira sapore di anni “80.

Anno di produzione a parte, ci sono arrivato per la partecipazione in esso di Jennifer Connelly, attrice che si è distinta negli anni, oltre che per la sua bellezza, anche per partecipazioni a film di spessore come A beautiful mindDark CityInnocenza infrantaRequiem for a dream… ma che soprattutto è rimasta nella storia del cinema per il suo ruolo da protagonista, appena adolescente, nel bellissimo e immaginifico Labyrinth - Dove tutto può succedere.

E difatti ogni volta che la vedo ripenso immediatamente a Labyrinth

Curiosamente, il titolo del film recensito oggi ricorda il sottotitolo di Labyrinth: ma se tra Dove tutto può succedere e Tutto può accadere c’è qualche affinità, non ve n’è nessuna nelle due pellicole.

Ecco in sintesi la trama di Tutto può accadere: Jim Dodge è il ragazzo meno affidabile e più sparaballe della città, mentre Josie McClellan è la ragazza più bella e ambita. Tuttavia, non sempre tutto è come sempre, e l’incontro tra i due nell’orario di chiusura di un grande magazzino, decisamente non programmato, farà emergere il meglio di entrambi, tanto che i due avranno la forza di dare un taglio alle loro precedenti vite, entrambe limitate, seppur per diversi motivi.

Per dare un’idea dell’impronta del film, si dica che lo sceneggiatura è John Hughes, lo stesso di Mamma, ho perso l’aereo e Io e lo zio Buck, anch’esse commedie giovanili dal taglio decisamente umoristico.

In questo caso, però, la qualità del film è decisamente inferiore, e, stringi stringi, non c’è nient’altro oltre ai due personaggi principali: il bislacco Jim e la bella Josie.

Trama sempliciotta, caratterizzazioni estreme (anche quelle dei personaggi secondari, come i due rapinatori), e dialoghi non certo da film culto.

Comunque, Tutto può accadere ha perlomeno una certa freschezza, tanto che pur con i suoi evidenti limiti lo si prende in simpatia, ragion per cui la valutazione almeno non sprofonda, seppur non si distingue in positivo.

Fosco Del Nero



Titolo: Tutto può accadere (Career opportunities).
Genere: comico. Regista: Bryan Gordon.
Attori: Jennifer Connelly, Frank Whaley, Dermot Mulroney, Kieran Mulroney, John Candy.
Anno: 1991.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 18 marzo 2014

Una vita quasi perfetta - Stephen Herek

Un mio lettore mi aveva consigliato il film Una vita quasi perfetta… ed eccolo qui.
È un film del 2002 diretto da Stephen Herek (regista che non ha lasciato alcuna traccia degna di nota di sé) e con protagonista Angelina Jolie (che invece l’ha lasciata: Ragazze interrotte, La leggenda di Beowulf, Tomb raider, il discusso matrimonio con Brad Pitt, la recente e brillante operazione di mastectomia…).

Il film mi veniva segnalato inoltre come film denso di contenuti importanti… andiamo a vedere, partendo dalla trama: Lanie Kerrigan è una giovane e platinatissima donna che ha letteralmente tutto: la bellezza, un promettente lavoro come giornalista televisiva, un fidanzato ricco e famoso, etc.
Un bel giorno, però, Prophet Jack, un barbone di Seattle noto per le sue profezie itineranti, fatte per strada, le fa tre previsioni: nella terza, lei muore di lì a una settimana.
Da quel momento Lanie inizia a riconsiderare la sua vita, i suoi affetti, i suoi obiettivi, le sue relazioni, e lo fa in modo deciso. D’altronde, dopo che le prime due profezie si sono avverate in modo inaspettato, inizia ad essere certa anche della terza.
In questo viaggio dentro la nuova sé che sta emergendo, l’accompagna Pete, cameraman con il quale in precedenza aveva un rapporto decisamente ostile e frizzante.

Passiamo ora al commento di Una vita quasi perfetta: tecnicamente il film non si fa notare per nulla, e a dirla tutta pure la storia, soprattutto l’evoluzione e il finale, risulta in discreta parte banale.

D’altronde, il caso non esiste, e se un regista non ha mai sfondato un motivo ci sarà. Angelina Jolie stessa, in questo ruolo così patinato e sugli scudi, pare a tratti finta (oddio, poi dipende dal punto di vista)… anche se va detto che è difficile capire dove finisca la finzione e inizia la realtà.

Il film, però, ha qualcosa di buono, ossia il viaggio introspettivo e di valutazione dell’esistenza da parte della protagonista, che parte da cose effimere, tutte legate all'ego e al riconoscimento sociale, e finisce con cose più sostanziose, legate alla felicità e agli affetti.
Tale viaggio è portato avanti un po’ all’americana, ovviamente, ma comunque è lodevole come intenzione.

In questo senso, Una vita quasi perfetta non è un disastro e anzi sa comunicare qualcosa di valido.
Anche se, tecnicamente, rimane una commedia “made in Usa” per tanti versi un po’ scontata.

Fosco Del Nero



Titolo: Una vita quasi perfetta (Life or something like it).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Stephen Herek.
Attori: Edward Burns, Angelina Jolie, Tony Shalhoub, Stockard Channing, James Gammon. Lisa Thornhill, Christian Kane, Melissa Errico.
Anno: 2002.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 14 marzo 2014

Pomi d’ottone e manici di scopa - Robert Stevenson

Preso dall’entusiasmo della ri-scoperta di Mary Poppins, film che avevo visto molte volte, e sempre con piacere, ma che nell’ultima visione mi ha lasciato qualcosa in più, mi sono affacciato a un altro grande classico del passato, di qualche anno successivo, con peraltro del medesimo regista (Robert Stevenson) e con il medesimo attore protagonista (David Tomlinson, che passa dal banchiere George Banks al mago Emelius Browne): Pomi d’ottone e manici di scopa.

Il film è sempre Disney, come detto il regista è sempre lo stesso, e anche il genere del film in sostanza è il medesimo: una commedia brillante accompagnata da molte canzoni, e da un certo umorismo…
… purtroppo, però, il risultato finale è ben diverso.

Pomi d’ottone e manici di scopa, pur partendo da un’idea interessante, non ha che una minima parte del carisma di Mary Poppins.

Un po’ per la stessa Mary Poppins, visto che Julie Andrews si dimostra ben più carismatica di Angela Lansbury (che per chi non lo sapesse è la notissima Signora in giallo, che peraltro ho già recensito in un altro film di quegli anni: il divertente Come sposare una figlia); un po’ per la colonna sonora, decisamente meno brillante di quella dell’illustre “predecessore”; ma, soprattutto, per l’energia di fondo che anima i due film.

Così come Mary Poppins ha dietro un valore e un’energia di un certo livello, Pomi d’ottone e manici di scopa è invece mero intrattenimento, e la differenza è notevole… e difatti è stata notevole anche la differenza di successo dei due film, pur essendosi conquistato anche il secondo uno spazietto.

Ad ogni modo, accenno ora alla trama per coloro che non conoscessero Pomi d’ottone e manici di scopa, che peraltro si basa su due romanzi di Mary Norton: siamo nell’estate del 1940, in piena seconda guerra mondiale. Il governo britannico decide, per proteggerli, di sfollare i bambini dalle città alle campagne, ed è così che i tre fratelli Paul, Carrie e Charlie vengono dati in custodia a Eglentine Price, bislacca donna che vive nel paese di Pepperinge Eye.
La donna non è strana solo nell’apparenza, ma anche nella sostanza, e presto si rivelerà una strega. Anzi, un’apprendista strega che sta seguendo un corso di magia per corrispondenza... con i tre bambini peraltro assai felici di esser coinvolti nelle sue avventure.

Pomi d’ottone e manici di scopa è un film certamente vivace, che si ricorda facilmente anche per il connubio tra recitazione e animazione, certamente assai innovativo per quei tempi, ma, come detto, non lascia nulla di più di un ricordo simpatico.

Certo, c’è di peggio, ma non so se rivedrò più questo film… mentre è sicuro che Mary Poppins attraverserà altre volte la mia strada.

Fosco Del Nero



Titolo: Pomi d’ottone e manici di scopa (Bedknobs and broomsticks).
Genere: fantastico, commedia, musicale.
Regista: Robert Stevenson. Attori: Angela Lansbury, David Tomlinson, John Ericson, Roddy McDowall, Reginald Owen, Sam Jaffe.
Anno: 1971.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 10 marzo 2014

Il settimo sigillo - Ingmar Bergman

Il settimo sigillo, film del 1957, è considerato il capolavoro di Ingmar Bergman e uno dei capolavori del cinema mondiale.
Esso è la trasposizione cinematografica di una pièce teatrale scritta dallo stesso Bergman e poi ampliata fino a farne un film.

La storia prende le mosse dalla notissima citazione dell’Apocalisse di San Giovanni, in cui si parla di setti sigilli, sette angeli e sette trombe.
Il fatto che secondo alcuni maestri essa si riferisca ai sette chakra del corpo umano mi ha subito messo in allerta su eventuali significati nascosti e simbolici del film, peraltro non insoliti nei film più risalenti (non so, penso a Metropolis, per dirne uno).
Altro elemento palese nel film è la dualità: il bianco e nero generale, il bianco e nero degli scacchi con le loro forze contrapposte, il nero della Morte con il biondo-pallido del protagonista, l'energia maschile da un lato e quella femminile, entrambe ben visibili sia nelle ottave alte che in quelle basse (centratura-protezione e desiderio-violenza per quella maschile; dolcezza-cura e civetteria-manipolazione per quella femminile).

In effetti Il settimo sigillo è una lunga riflessione sulla natura dell’esistenza e sulla vita dell’essere umano… inoltre mi ha colpito la comparsa, di quando in quando, degli arcani maggiori dei tarocchi, sufficientemente numerosi da non lasciare dubbi sulla loro non casualità (la morte, il matto, il carro, la torre, il sacerdote-papa, il giudizio, la luna, l’appeso, gli amanti, l’eremita, etc)… anche se, ad essere onesto, il tutto mi è sembrato più una citazione estemporanea che non la messa in scena di un’essenza esoterica.

Ma andiamo alla trama del film, per chi non lo conoscesse (di mio, lo avevo visto la prima volta molti anni fa, prima di aprire il blog): siamo nella Scandinavia medievale, nel periodo delle crociate. Il cavaliere Antonius Block torna nelle sue terre col suo scudiero scudiero Jons, trovandovi però peste, desolazione e disperazione… nonché tante persone che, atterrite dalla morte incombente, cercando di fare ammenda dei loro peccati, con processioni o con autopunizioni.
A incontrare la Morte, stavolta con la emme maiuscola, è però lo stesso Antonius Block: essa è giunta a prelevarlo, ma lui, per guadagnare tempo, le propone una partita a scacchi, a cui giocano un poco ogni sera.
Con i giorni guadagnati, il cavaliere ha così la possibilità di sistemare qualcosa in sospeso, nonché di conoscere alcuni personaggi come i simpatici attori-giostrai Joe e Mia.

Il settimo sigillo è bello sia da vedere, col suo bianco e nero così netto e forte, sia da sentire, con la sua parlata elegante, nonché qualche bella musica o canzone inserita nel contesto narrativo.
Anche i personaggi principali sono ben caratterizzati e destano interesse e partecipazione.
L’evolvere della storia, tra l’affresco medievale e le tematiche esistenziali, aggiunge ulteriore interesse al film.

Il cui protagonista, peraltro, il cavaliere Antonius Block, è interpretato da Max von Sydow, che più tardi avrebbe raggiunto fama mondiale con L’esorcista (e che io ricordo con grande piacere anche nel bellissimo Al di là dei sogni… tra l’altro, tutti e tre film a contatto col mondo invisibile-spirituale, ognuno a suo modo).
Bravissimo anche Gunnar Björnstrand, presente anche nell'altro grande film di Bergman, ossia Il posto delle fragole (come peraltro anche Gunnel Lindblom e Bibi Andersson, i due bellissimi volti femminili di questo film).

In chiusura di recensione, propongo qualche frase estratta dal film, a cominciare dalla citazione dell'Apocalisse che lo apre.

"Quando l'agnello aperse il settimo sigillo, nel cielo si fece un silenzio di circa mezz'ora, e vidi i sette angeli che stavano dinanzi a Dio, e furono loro date sette trombe."

"Dormire, non fai che dormire."

"Il mio cuore è vuoto come uno specchio che sono costretto a fissare.
Mi ci vedo riflesso e provo soltanto disgusto e paura."

"Non credi che sarebbe meglio morire... perché non smetti di lottare?"

"Voglio che Iddio mi tenda la mano e scopra il suo volto nascosto, e voglio che mi parli."

In conclusione, se non avete mai visto Il settimo sigillo, vi consiglio di colmare la lacuna e guardarlo.

Fosco Del Nero



Titolo: Il settimo sigillo (Det sjunde inseglet).
Genere: drammatico.
Regista: Ingmar Bergman.
Attori: Max von Sydow, Gunnar Björnstrand, Gunnel Lindblom, Bibi Andersson, Bengt Ekerot, Nils Poppe, Inga Gill, Inga Landgré, Maud Hansson.
Anno: 1957.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 7 marzo 2014

The social network - David Fincher

David Fincher è un regista che evidentemente mi va a genio, non solo per il celebre e spettacolare Fight Club, ma anche per gli altri suoi film. Nel blog era già passato, oltre al primo, anche The game - Nessuna regola, e oggi arriviamo a quota tre con The social network, film del 2010 dedicato al fenomeno Facebook e al suo creatore.

Anzi, ai suoi creatori, perché il film, in sintesi, inquadra la genesi del noto social network, comprese le querelle legali in merito all’idea originale.

Il film peraltro parte benissimo, visto che annovera tra i suoi protagonisti, e segnatamente nella parte del principale fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, Jesse Eisenberg, che per il solo fatto di vederlo mi mette di buonumore perché mi ricorda Benvenuti a Zombieland, divertentissimo film umoristico sugli zombie di qualche anno fa (e che ho visto anche nel meno brillante ma particolare Roger Dodger).

Senza contare che l’attore è veramente in parte nel personaggio: da un lato sicuro e fermo, dall’altro ironico, ma conservando sempre la componente da nerd un po' sociopatico che caratterizza il programmatore informatico protagonista della storia.

Tra gli altri attori, figura anche il cantante Justin Timberlake, anche lui già recensito su Cinema e film, precisamente per il discreto film di fantascienza In time.

Ma torniamo a The social network: come detto, il film racconta la genesi di Facebook e la causa legale intorno ad esso, e si muove tra continui flashback: passato-genesi di Facebook e presente-causa legale.

Tutto il film, pur muovendosi tra genialità, intuizioni e capacità tecniche notevoli, ha un sottofondo un po’ agrodolce, del tipo: sì, hai genialità… ma sei felice?

Anche per questa domanda di sottofondo, mai espressa ma palpabile, il film non si dimostra un mero documentario sul fenomeno Facebook, o ancora peggio un film melenso sul successo del sito, ma ha qualcosa di bello sotto.

Non credo sia un caso, peraltro, che abbia ottenuto ottimi risultati al botteghino, e che abbia fatto incetta di premi tra Oscar, Golden Globe, Bafta, Caesar, Nastri d’Argento, David di Donatello e altri ancora.

In definitiva, anche se certi potrebbero pensare a un film di tipo adolescenziale (alla fama e ai soldi che ha portato a dei ragazzini un progetto del genere), mentre altri a un film noioso (un semi-documentario su un fenomeno di internet), The social network di David Fincher non è né l’uno né l’altro, e anzi è un film coinvolgente e appassionante.

Fosco Del Nero



Titolo: The social network (The social network).
Genere: commedia.
Regista: David Fincher.
Attori: Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake, Brenda Song, Rooney Mara, Armie Hammer, Max Minghella, Bryan Barter.
Anno: 2010.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 5 marzo 2014

The gift - Il dono - Sam Raimi

Oggi recensisco The gift - Il dono, un film del 2000 diretto da Sam Raimi, il celebre regista di film di successo come La casa, La casa 2, La casa 3 - L'armata delle tenebre, e tanti altri (anche se su Cinema e film è passato solo col mediocre Drag me to hell).

Se il regista è di “razza”, anche il cast non è male, a dir poco: la protagonista principale è Cate Blanchett (Indiana Jones e il regno del teschio di cristalloIl curioso caso di Benjamin ButtonIl signore degli anelli, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Blue Jasmine), e le girano intorno Keanu Reeves (Le riserve, Matrix, ConstantineA scanner darkly - Un oscuro scrutare,  Dracula), Greg Kinnear (Little miss sunshine, Qualcosa è cambiato), Katie Holmes (indimenticata protagonista della serie tv Dawson’s creek, che ho rivisto recentemente in Non avere paura del buio e in The giver - Il sogno di Jonas), Hilary Swank (I segni del male, The freedom writers) e Giovanni Ribisi (visto tanti anni fa nella sit-com Friends, e poi rivisto in altri film, come il colossal Avatar).

Ecco in breve la trama di The gift - Il dono: Annie Wilson (Cate Blanchett) è una giovane madre di tre figli, lasciatele da marito morto in un incidente sul lavoro. Si guadagna da vivere grazie al suo dono: leggere le carte e avere visioni.
Il suo dono, però, non piace ad alcune persone della cittadina in cui vive, tanto che alcuni la considerano una strega, come ad esempio Donnie (Keanu Reeves), uomo violento la cui moglie Valerie è una cliente di Annie.  
Donnie-Valerie è una delle tre coppie che caratterizza il film.
Le altre due sono Wayne (Greg Kinnear) e Jessica (Katie Holmes), il primo preside della scuola in cui vanno i figli di Annie e la seconda la sua bella e giovane e disinibita promessa sposa; Buddy (Giovanni Ribisi), ragazzo piuttosto squilibrato anch’egli cliente di Annie, e il padre.

Essenzialmente The gift è un film tra il drammatico e il thriller, con la componente fantastica di cui si è detto, nonché un filone sentimentale trasversale.

Il film mi è piaciuto parecchio: buon cast e buone recitazioni, una trama non complicatissima ma che si lascia seguire volentieri fino alla fine, un uso saggio e non smodato degli effetti speciali, e dei buoni dialoghi. 

Anzi, The gift - Il dono di Sam Raimi è la dimostrazione che per fare un buon film non serve chissà cosa come mezzi, ma bastano qualità dietro e davanti la macchina da presa.

Chiudo la recensione con qualche frase interessante presa dal film.

"Chi gioca col diavolo finisce per bruciarsi."

"Segui sempre il tuo istinto."

"Non riesco a penetrare questa specie di muro che ho in testa, o magari nell'anima.
A volte non capisco neanche che differenza c'è tra la mia testa e la mia anima."

"Mi sento ancora sposata."
"Però non lo sei. Lui se n'è andato, devi imparare ad accettarlo."

"Non voglio più scappare dalla realtà."

Fosco Del Nero



Titolo: The gift - Il dono (The gift).
Genere: fantastico, drammatico, thriller.
Regista: Sam Raimi.
Attori: Cate Blanchett, Keanu Reeves, Giovanni Ribisi, Greg Kinnear, Katie Holmes, Hilary Swank, Kim Dickens, Gary Cole, Michael Jeter, Rosemary Harris.
Anno: 2000.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 3 marzo 2014

Pi greco - Il teorema del delirio - Darren Aronofsky

Pi greco - Il teorema del delirio è una pellicola a basso costo prodotta nell’ormai lontano 1997, con nessun attore famoso nel cast e soprattutto con una sceneggiatura piuttosto particolare.

Il film affronta infatti dei temi metafisici, partendo da spunti matematici.
Il protagonista della storia è il matematico Maximilian Cohen, che sta studiando la natura e le ricorrenze numeriche alla ricerca di un ordine di fondo, di uno schema numerico capace di spiegare tutte le cose. 
In particolare, il ricercatore guarda con interesse le spirali da un lato e la borsa dall’altro, certo di poter trovare qualche equazione capace di spiegare e anticipare tutto.
Su questi argomenti, si confronta con Sol Robeson, suo ex professore e ora amico, anche lui in passato impegnato in una ricerca del genere, che poi ha mollato anche per il sopraggiungere di un infarto invalidante.
Le abilità e le ricerche di Cohen peraltro fanno gola a molti, tra società di finanziarie e gruppi religiosi, i primi alla ricerca del profitto e i secondi di Dio. Il problema è che Max ha dei forti disturbi mentali, dovuti a un episodio dell’infanzia in cui ha fissato troppo a lungo il sole, ottenendo così delle emicranie che cura con dosi abbondanti di farmaci.

Realtà e immaginazione si mischiano così in modo difficilmente esplicabile, con lo studioso che finisce per fare delle cose che di razionale hanno poco…

Pi greco - Il teorema del delirio è divenuto una sorta di film di nicchia, di un genere particolare e dallo stile altrettanto particolare, con scelte registico-fotografiche affini allo stato mentale instabile del protagonista, e che possono infastidire visivamente lo spettatore.

Anche la storia è potenzialmente disturbante per vari motivi, pur non eccedendo troppo.

Il finale è ambiguo, e si presta a diverse interpretazioni.

Personalmente, non ho gradito troppo Pi greco - Il teorema del delirio, film da un lato eccessivamente mentale-analitico e dall’altro rumoroso e volutamente smodato nei toni, visivi e uditivi.

E che, soprattutto, stringi stringi non ha quel contenuto metafisico che ogni tanto mette in bocca ai suoi vari protagonisti, che fossero fanatici dei numeri o della cabala.
Ognuno ha i suoi gusti, ma del poliedrico Darren Aronofsky ho preferito altri film, tra cui il delicato e immaginifico L'albero della vita o l'intenso Requiem for a dream.

Fosco Del Nero



Titolo: Pi greco - Il teorema del delirio (Pi).
Genere: psicologico, drammatico.
Regista: Darren Aronofsky.
Attori: Sean Gullette, Ben Shenkman, Mark Margolis, Pamela Hart, Stephen Pearlman, Samia Shoaib, Ajay Naidu, Kristyn Mae-Anne Lao.
Anno: 1997.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

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