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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 28 dicembre 2011

Kyashan - La rinascita - Kazuaki Kiriya

Avevo già visto una volta Kyashan - La rinascita, il colossal di fantascienza giapponese basato sulla precedente serie animata; questa è dunque la seconda volta che lo vedo, il che lascia intendere che la prima mi abbia soddisfatto.

Ne avevo ricavato la sensazione di un prodotto curatissimo dal punto di vista estetico, in cui la fotografia era veramente spettacolare e le scene di azione ugualmente curate, anche se un po’ lento nel suo incedere. Fatto peraltro tipico dei film orientali, da un lato attutito dalle scene d’azione, ma dall'altro lato acuito dalla durata di 140 minuti.

Ma andiamo subito a vedere la trama di Kyashan - La rinascita, film diretto nel 2004 da Kazuaki Kiriya: in un futuro iper-tecnologico la Federazione Asiatica vince la guerra in corso contro la Federazione Europea, estendendo così la sua già grande influenza. Ne deriva, però, un governo dittatoriale, che provoca numerose ribellioni al suo interno.
Un altro problema è quello dell’inquinamento: in un mondo post-nucleare e super-industrializzato la salute è diventata la priorità principale (beh, dovrebbe esserlo comunque, a dirla tutta), tanto che anche la ricerca scientifica si è da tempo messa al lavoro per consentire una vita più lunga.
Interessata a tali ricerche scientifiche, specialmente a quelle del dottor Kotaro Azuma, è anche la macchina militare, interessata però a generare dei soldati dal nulla grazie a una cellula capace di riprodursi da sola.
Il progetto tuttavia sfugge di mano al suo creatore e porta alla nascita dei Neosapiens (altrimenti detti Shinzo o Neoroidi, il cui simbolo curiosamente somiglia molto alla svastica nazista), sorta di nuova genia umana che desidera vendicarsi sulla "vecchia" umanità, colpevole di aver cercato di eliminare i primi non appena “nati”.
Ad essi si opporrà Kyashan, a sua volta super-guerriero, colui che da vivo era stato Tetsuya, il figlio di Azuma morto in guerra.

Il genere del film è dunque chiaramente fantastico, pendente decisamente dal lato del drammatico, con qualche venatura di sentimentale, dato l’amore tra Kyashan stesso e Luna, nonché tra il dottor Azuma e la moglie Midori, da tempo malata e motivo delle ricerche del marito.

I notevoli effetti visivi, uniti a un accompagnamento musicale praticamente da camera rendono Kyashan - La rinascita un’esperienza sensoriale notevole, benché, come detto, piuttosto pesante in alcuni tratti.

Il risultato e il giudizio finale sul film è positivo, ma con qualche riserva: interesserà probabilmente ai patiti dell’anime originale, o ai patiti del cinema nipponico, così come a quelli della fantascienza un po’ alternativa, o a chi apprezza molto fotografie curate ed effetti speciali… mentre non lo consiglio a chi non sopporta i film un po’ lenti e concettosi.
Nel caso, buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Kyashan - La rinascita (Casshern).
Genere: fantascienza, drammatico, guerra.
Regista: Kazuaki Kiriya.
Attori: Yusuke Iseya, Akira Terao, Kumiko Aso, Kanako Higuchi, Fumiyo Kohinata, Hidetoshi Nishijima, Mitsuhiro Oikawa,Susumu Terajima, Hiroyuki Miyasako, Jun Kaname.
Anno: 2004.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 26 dicembre 2011

L’uomo dei sogni - Phil Alden Robinson

Da svariati anni avevo a casa il film L’uomo dei sogni, che però non avevo mai visto perché a sensazione mi sembrava un po’ noioso.
L’ho visto solo di recente, dopo molto tempo, e devo dire che ho fatto bene.

Andiamo subito a dare uno sguardo alla trama, che poi è il motore centrale del film: Ray Kinsella è un coltivatore dell’Iowa, e vive con la sua famiglia, moglie e figlia piccola, in una grande fattoria.
Un bel giorno, egli inizia sente una voce, che gli dice: “Se lo costruisci, lui tornerà”.
Sulle prime l'uomo non comprende a cosa la voce si riferisca (ma già il fatto di sentire una voce che ripete sempre la stessa cosa non è un buon segno…), poi ha una visione di un campo da baseball al posto di buona parte della sua piantagione di mais.
In accordo con la moglie, pur senza sapere dove lo porterà quel gesto irrazionale ed economicamente insensato, decide di costruire il campo…
… sul quale poi si materializzano otto giocatori di baseball, e precisamente gli otto giocatori coinvolti nel celebre scandalo dei Black Sox (caso reale in cui alcuni giocatori si vendettero una partita importante, venendo poi squalificati a vita).
Il viaggio mistico di Ray continuerà insieme ad altri personaggi, l’ex scrittore Terence Mann e l’ex dottore Archibald Graham (il primo ex perché ha smesso di scrivere, e il secondo ex perché ha smesso di vivere).

Se la trama è chiaramente di genere fantastico-surreale, il focus del film è la contrapposizione tra realtà materiale e intuizione, tra la routine di vita e il coraggio di fare quello che il nostro istinto ci dice di fare al di là delle convenzioni sociali e delle aspettative altrui.

Insomma, metaforicamente il campo da baseball ci sta parlando di sogni e di possibilità di vita, ed educando in tal senso.
In questo senso, reputo L’uomo dei sogni di Phil Alden Robinson (tratto dal libro di William Patrick Kinsella) un film più importante nel significato di quanto lo sia dal punto di vista registico, laddove comunque segna qualche punto a suo favore per via di una sceneggiatura originale e interessante fin dal suo avvio, benché dal ritmo un po’ lento e priva di personaggi memorabili.

Il film, pur non troppo famoso (almeno, qua da noi è quasi misconosciuto, forse ostacolato anche dal tema del baseball, sport veramente poco praticato nelle nostre latitudini) ha ricevuto svariati riconoscimenti: tre candidature agli Oscar, qualche premio minore vinto, ma soprattutto l’inserimento da parte dell’American Film Institute nella lista dei migliori film fantastici di sempre.

Fosco Del Nero



Titolo: L’uomo dei sogni (Field of dreams).
Genere: commedia, fantastico, surerale.
Regista: Phil Alden Robinson.
Attori: Kevin Costner, Burt Lancaster, Ray Liotta, James Earl Jones, Amy Madigan, Frank Whaley, Timothy Busfield, Gaby Hoffmann, James Andelin, Dwier Brown, Gaby Hoffman.
Anno: 1989.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 21 dicembre 2011

Ricomincio da capo - Harold Ramis

Oggi recensisco uno dei film cui sono più affezionato in assoluto, interpretato da un attore che a sua volta è uno dei miei preferiti in generale: parlo rispettivamente di Ricomincio da capo e di Bill Murray.

Dietro la macchina da presa, invece, c’è Harold Ramis, sarebbe a dire uno degli altri acchiappafantasmi con cui Bill Murray ha condiviso il set di Ghostbusters, una delle commedie fantastiche più riuscite di tutti i tempi.

Nomi importanti, dunque, a cui si affianca una trama altrettanto importante e originale, tra l’altro ripresa dal remake italiano È già ieri (dal canovaccio identico ma assai differente nello stile e nei singoli episodi).

Ecco la sintesi del film a grandi linee: Phil Connors è un noto meteorologo televisivo il quale, pur decisamente controvoglia, deve recarsi per lavoro nella cittadina di Punxsutawney per assistere alla cerimonia annuale in cui una marmotta locale predirebbe il tempo dei mesi successivi.
La ricorrenza e l’atmosfera da festa di paese sono tuttavia assai indigeste al metropolitano e cinico Phil, a cui la sorte assegnerà un destino quasi da contrappasso dantesco: rivivere all’infinito il cosiddetto “giorno della marmotta” a Punxsutawney. Infatti, indipendentemente da come egli ha finito la giornata precedente, in quella teoricamente successiva egli si sveglia nel letto dell’albergo all’inizio del medesimo giorno.

Ciò da un lato gli dà la possibilità di sperimentare e vivere quella giornata in ogni modo possibile, mentre dall’altro lo conduce alla depressione e alla disperazione, con tanto di tentativi di suicidio... mai riusciti visto che egli inevitabilmente finisce per risvegliarsi nell'amena cittadina.
Finché…

Va da sé che una trama così originale offre numerosi spunti e possibili situazioni, che il film sfrutta ottimamente (ma le possibilità erano veramente infinite), consegnandoci dei personaggi credibili (Phil, i colleghi Rita e Larry, etc) dei dialoghi spesso ispirati, una morale di fondo brillante e stimolante.

Morale che è possibile anche sintetizzare in modo semplice nel concetto di flessibilità, di possibilità e di risultati di vita in base alle nostre azioni precedenti, nonché nel dare sempre il meglio di noi stessi divenendo continuamente persone migliori...
... ma che potrebbe sfociare persino nel campo metafisico-esistenziale: una intelligenza superiore offre all'essere umano un numero illimitato di occasioni per comprendere il vero senso delle cose...  spunto che è molto vicino alla dottrina della reincarnazione, alla ruota del karma e all'apprendimento interiore che sblocca il ripetersi delle medesime energie.

Come già detto, personalmente da molti anni adoro Ricomincio da capo, e lo rivedo ogni tanto.
In Italia il film di Harold Ramis (che compare anche in un cameo) purtroppo è poco conosciuto, mentre è un classico nei paese anglosassoni, tanto che il suo titolo originale, "Groundhog day", è diventato un’espressione comune per intendere una giornata o qualcosa di estremamente ripetitivo.

Nel 2006 è il film è stato scelto tra i miglior film di tutti i tempi e inserito nel National Film Registry del congresso degli Stati Uniti.

Insomma, se non avete ancora visto Ricomincio da capo, fatelo al più presto: non è una perdita di tempo come studiare le liriche francesi.

In conclusione, evidenzio alcune frasi dal sapore esistenziale: non so se tali frasi e l'insieme del prodotto avessero una genesi "metafisica", ma delle due è l'una: o chi ha prodotto il film aveva una certa intenzione, al di là del comparto narrativo, oppure si è trattato più semplicemente e spontaneamente di ispirazione.

"E se non ci fosse un domani?
Oggi non c'è stato."

"Sono un Dio, sono immortale."

"Solo Dio può fare un albero."

"Mi sono ucciso tante di quelle volte che credo di non esistere più."

"A me piacerebbe avere tante vite e tante emozioni."

"A dispetto del mio domani e di ciò che accadrà, sono un uomo felice perché ti amo."

"Tutto ciò che è diverso è bello."

"Sai che giorno è oggi?
Oggi è domani."

"Ieri è passato."

"Tu sei qui. "

Fosco Del Nero



Titolo: Ricomincio da capo (Groundhog day).
Genere: fantastico, surreale, commedia, sentimentale.
Regista: Harold Ramis.
Attori: Bill Murray, Andie MacDowell, Brian Doyle-Murray, Chris Elliott, Stephen Tobolowsky, Marita Geraghty, Rick Overton, Robin Duke, Harold Ramis.
Anno: 1993.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 15 dicembre 2011

La città dei bambini perduti - Jean Pierre Jeunet, Marc Caro

La città dei bambini perduti, film altrimenti chiamato semplicemente La città perduta, è il terzo film di Jean Pierre Jeunet che recensisco sul sito, dopo Il favoloso mondo di Amelie e Una lunga domenica di passioni, film che ho molto apprezzato, ognuno a suo modo.

La città dei bambini perduti è stato scritto e diretto in coabitazione con Marc Caro, ma l’impronta di Jeunet si vede comunque, a cominciare dal cast di attori, molti già visti proprio ne Il favoloso mondo di Amelie, Una lunga domenica di passioni, Delicatessen, etc.

Se i due film già recensiti raccontavano una storia d’amore, seppur vista con degli occhiali surreali, questo terzo film, che in realtà li precede essendo datato 1995, sfocia nettamente nel genere fantastico, con addirittura derive cyberpunk.

Ecco in sintesi la sua trama: Krank è un uomo concepito in provetta da uno scienziato con l’obiettivo di realizzare l’uomo più intelligente del mondo. Il risultato è stato invece una persona che invecchia in modo rapidissimo perché non riesce a sognare.
Egli, allora, aiutato in ciò dai suoi fratelli (dei cloni anch’essi concepiti in provetta e tutti uguali tra di loro), rapisce dei bambini per impadronirsi dei loro sogni.
Il problema è che tali bambini sognano solo incubi, per il semplice fatto che hanno paura di lui e del posto in cui sono finiti.
Un giorno Krank rapisce Denrée, il fratellino di One, uomo con non tanto cervello ma con molta forza (di lavoro faceva proprio il forzuto circense), che si mette subito alla sua ricerca, aiutato dalla piccola Miette, bambina decisamente adulta e sveglia, con cui intesserà un’amicizia tenera e affettuosa.
I due quindi si dirigono verso la "città dei bambini perduti", nonostante l’opposizione di alcuni personaggi come le sorelle siamesi Octopus.

La città dei bambini perduti inizia con un bizzarro incubo di un bambino, e, tornati alla realtà, prosegue con una situazione ancora più bizzarra, mostrandoci un cervello in salamoia (tale Irvin), uno scienziato pazzo, sei cloni identici e una principessa nana.

Per fortuna la presenza dei soliti attori del "clan Jeunet" aumenta un poco il senso di familiarità, aiutato in questo, curiosamente, anche dal Salvatore de Il nome della rosa, l’indimenticabile gobbo fuori di testa che proclamava "Penitenziàgite!" e che qui è nelle vesti di protagonista principale.

L’atmosfera è certamente più curiosa rispetto a Il favoloso mondo di Amelie o a Una lunga domenica di passioni, certamente più vicino in questo al visionario Delicatessen.

La città dei bambini perduti non presenta dialoghi arguti e vivaci come nei film già recensiti di Jeunet, ma in compenso propone dei personaggi decisamente memorabili, nonché una scenografia che anch’essa non faticherà a rimanere nella memoria dello spettatore.

A mio avviso siamo una spanna sotto i film prima citati, ma ciononostante La città dei bambini perduti è un film originale e curioso che a mio avviso vale la pena vedere.

Fosco Del Nero



Titolo: La città dei bambini perduti (La cité des enfants perdus).
Genere: fantastico.
Regista: Jean Pierre Jeunet.
Attori: Ron Perlman, Judith Vittet, Dominique Pinon, Daniel Emilfork, Jean-Claude Dreyfus, Rufus, Serge Merlin, Jean-Louis Trintignant.
Anno: 1995.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 12 dicembre 2011

Come sposare una figlia - Vincente Minnelli

In alcune recensioni ho già citato Come sposare una figlia, film del 1958 di Vincente Minnelli che avevo già visto anni fa e che mi era rimasto impresso per la delicata ironia di cui è pervaso, un umorismo ben superiore alle tante commedie pacchiane e terra terra che abbondano nei cinema e nelle televisioni di questi tempi.

Peraltro, era stata la prima volta che vedevo su schermo Sandra Dee, personaggio icona della femminilità e delle buone maniere (che poi avevo rivisto nell’altrettanto ispirato Una sposa per due).

Da sottolineare anche che questo è il terzo film di Vincente Minnelli che passa su Cinema e film, dopo Una fidanzata per papà e Qualcuno verrà.

Ma andiamo subito alla trama: Jimmy e Sheila Broadbent ospitano a Londra la di lui figlia di primo letto, Jane, una diciassettenne cresciuta negli Stati Uniti e quindi ben lontana dalla cultura londinese.

Parlando tra di loro, nonché con l’impicciona Mabel Claremont (interpretata da Angela Lansbury, ossia La signora in giallo di televisiva memoria), Sheila ha l’idea di organizzare il debutto in società di Jane, inserita negli ambienti in della capitale inglese a forza di balli e ricevimenti.

I quali, a dirla tutta, annoiano a morte Jane, soprattutto nella persona del ricco e viziato David Fenner (personaggio contemporaneamente insopportabile e divertente!)… fin quando a uno di questi balli la giovane non conosce David Parson, di cui si invaghisce. Il ragazzo però non va molto a genio alla matrigna…

In sostanza Come sposare una figlia è un commedia sentimentale, con la parte dell’umorismo prevalente rispetto a quella dei sentimenti, che alla fine non sono che il pretesto per mettere su una storia divertente, ambientata in un contesto in e dai toni umoristici aggraziati ed efficaci.

Si tratta anzi, lo dico senza mezzi termini, di una qualità di umorismo che raramente si incontra nei prodotti cinematografici odierni, che si è un po’ perso per strada a favore di azione, effetti speciali o comicità decisamente più pacchiana.

Come ho sottolineato altre volte, è un peccato che film di decenni fa di buon valore siano stati letteralmente dimenticati, e che vadano pescati nell’archivio del cinema per puro caso.
Trama leggera e scorrevole, personaggi ben caratterizzati e ottimi dialoghi: voto 7.5.

Fosco Del Nero



Titolo: Come sposare una figlia (The reluctant debutante).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Vincente Minnelli.
Attori: Sandra Dee, Kay Kendall, Rex Harrison, John Saxon, Angela Lansbury, Diane Clare, Peter Myers.
Anno: 1958.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 5 dicembre 2011

Una lunga domenica di passioni - Jean Pierre Jeunet

Finora un solo film di Jean Pierre Jeunet è passato su Cinema e film, e sarebbe a dire il noto Il favoloso mondo di Amelie.
Questo tuttavia non è l’unico film del regista francese che ho visto, tanto che oggi gli segue un altro film che vidi per la prima volta svariati anni fa: datato 2004, porta il titolo di Una lunga domenica di passioni.

Protagonista: ovviamente Audrey Tautou, visto che Jean Pierre Jeunet è uno di quei registi che tende a trascinarsi appresso in ogni sua produzione i suoi attori feticcio.
Come ad esempio Dominique Pinon, incontrato ne Il favoloso mondo di Amelie, in Delicatessen, in Una lunga domenica di passioni, in La città dei bambini perduti e persino in Alien 4!

Già, perché Jeunet è un regista piuttosto versatile, che salta dalla commedia all’horror al drammatico, anche se comunque lo accompagna un certo gusto del surreale che personalmente adoro.

Ecco la trama di Una lunga domenica di passioni: Mathilde e Manech, giovani innamorati, si sono conosciuti da bambini in un piccolo paesello francese, ma sono costretti a separarsi diciottenni per via delle seconda guerra mondiale, che si porta via il giovane.
Giunta la notizia della sua morte, Mathilde non ci crede, perché in quel caso il suo cuore avrebbe saputo del tragico evento, e dunque comincia una ricerca spasmodica di notizie su Manech e la trincea in cui era finito, soprannominata Bingo Crepuscolo.
Salta così fuori di tutto tra i vari personaggi appartenenti a quello sparuto e sfortunato gruppo e coloro che hanno circondato la loro vita, col mosaico che va pian piano ricomponendosi.

Jean Pierre Jeunet ha un’invidiabile capacità di tratteggiare i personaggi: chi vedrà il film non potrà non ricordarsi degli stessi Mathilde e Manech, dello zio Sylvain, di Germain Pire, di Tina Lombardi, di Elodie.

In questo senso, sono memorabili le recitazioni dei due protagonisti Audrey Tautou e Gaspard Ulliel (quest’ultimo ha anche vinto un premio per questo film), così come di Marion Cotillard (Amami se hai il coraggio, Nine, Inception, Big fish) e Ticky Holgado (Il favoloso mondo di Amelie).
Da citare anche la partecipazione di Jodie Foster (Il silenzio degli innocenti, Contact).

Quanto al genere, siamo di fronte a un meticcio in piena regola: lo sfondo è storico-bellico, e descritto persino in modo cruento, ma la storia è una storia d’amore, che prende il via da un casolare di campagna degno di una fiaba.
E peraltro sembra proprio di stare dentro una fiaba, un po’ per i personaggi ottimamente caratterizzati da Jeunet, un po’ per il surrealismo dell’intera storia.

In questa direzione gioca un ruolo importante anche l’occhio, visto che la fotografia del film è veramente molto bella.

In definitiva, Una lunga domenica di passioni di Jean Pierre Jeunet è un film che a mio avviso vale veramente la pena vedere, e che ha qualcosa da insegnare relativamente all'amore, alla fiducia, all'intuizione, alla determinazione e alla forza interiore, qualità che la protagonista incarna in modo deciso, e che possono essere d'insegnamento a chi guarda.

Fosco Del Nero



Titolo: Una lunga domenica di passioni (Un long dimanche de fiançailles).
Genere: commedia, storico, guerra, sentimentale, drammatico.
Regista: Jean Pierre Jeunet.
Attori: Audrey Tautou, Gaspard Ulliel, Dominique Pinon, Ticky Holgado, Chantal Neuwirth, Marion Cotillard, Jodie Foster, Albert Dupontel, François Levantal, Julie Depardieu.
Anno: 2004.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

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