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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 28 febbraio 2018

Più forte, ragazzi! - Giuseppe Colizzi

La recensione odierna è dedicata a Più forte, ragazzi!, il sesto film della coppia Bud Spencer-Terence Hill sui sedici che hanno girato insieme, da Dio perdona… io no! a Botte di Natale.

I due sono ancora piuttosto giovani, e si vede, mentre è da notare che questo è il primo film di genere non western: Più forte, ragazzi! ha dunque segnato un cambio di passo, aprendo un nuovo filone in quello della fortunata coppia. Dopo il "western all’italiana", ecco quindi il "filone esotico", con vari film ambientati quando in Africa, quando in Sud America. Sarebbe seguito poi il terzo filone, quello dei "film metropolitani", genere che peraltro è il mio preferito dei tre.

Ma veniamo a Più forte, ragazzi!, film del 1972, segnalando intanto il regista: è colui che ha lanciato la coppia, dirigendo i suoi primi tre film: Dio perdona... io no!, I quattro dell'Ave Maria, La collina degli stivali... secondo opinione assai diffusa i meno belli tra tutta la filmografia della coppia, ma intanto il merito del lancio va a lui.

E passiamo ora alla trama: siamo in Sud America, e precisamente ci muoviamo fra Colombia e Brasile, zona di traffici aerei di Salud e Plata, due amici piloti di velovoli.
I due un bel giorno, partiti con lo scopo di simulare un incidente aereo in modo da intascare i soldi dell’assicurazione, cadono davvero, finendo in una zona della giungla in cui tale Mister Ears fa il bello e il cattivo tempo: tutti lì lavorano per lui, dai piloti fino ai cercatori di pepite, e quelli che si sono ribellati hanno fatto una cattiva fine.
Va da sé che Salud e Plata si metteranno in proprio, sfidando per l’appunto il signore in questione, che dal canto suo manderà i suoi sgherri a regolare i conti.

Il film non è manco iniziato, e già c’è una scazzottata per motivi imprecisati, per cui l’elemento tipico delle botte certamente non manca.
Tuttavia, Più forte, ragazzi! rispetto agli altri film della coppia è un po’ più serio e meno  umoristico-leggero-faceto… evidentemente questa era l’impronta del regista, e senza dubbio è stata l’impronta meno gradita ai fan di Bud & Terence, che viceversa senza dubbio hanno apprezzato di più un regista come E.B. Clucher (Lo chiamavano TrinitàContinuavano a chiamarlo Trinità,  I due superpiedi quasi piattiNati con la camicia).

Inoltre, nel film qualcosa stona: probabilmente la scelta dei tempi, compresi i cambi di ambientazione e di scena, non è efficace.
Anche il commento sonoro a volte sembra inopportuno, nonostante il solito buon contributo degli Oliver Onions-Fratelli De Angelis.

Detto questo, rimane il fatto che Più forte, ragazzi! è un buon film: interessante, particolare, sufficientemente divertente, e peraltro con uno dei migliori personaggi coprotagonisti di tutta la filmografia di Bud & Terence, ossia il Matto, quel Cyril Cusack apparso in produzioni di alto livello come Harold & Maude, Fahrenheit 451Orwell 1984, Gesù di Nazareth… curiosamente, tutti film con un grande significato esistenziale.

Insomma, Più forte, ragazzi! non sarà il miglior film della coppia italiana più famosa di sempre, però ha i suoi meriti.

Fosco Del Nero



Titolo: Più forte, ragazzi!.
Genere: commedia, azione.
Regista: Giuseppe Colizzi.
Attori: Bud Spencer, Terence Hill, Cyril Cusack, Reinhard Kolldehoff, Ferdinando Murolo, Alexander Allerson, Riccardo Pizzuti, Michel Antoine, Antoine Saint-John, Marcello Verziera.
Anno: 1972.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 27 febbraio 2018

Viaggio al centro della Terra - Eric Brevig

Bentrovati nel blog con una nuova recensione, questa dedicata al film Viaggio al centro della Terra.

Si tratta di un film davvero leggero, uscito nel 2008 per mostrare probabilmente le meraviglie della tecnologia 3D… di cui io non ho usufruito, giacché l’ho visto su schermo e dunque lo recensirò come film 2D, come dovrebbe essere peraltro, nel senso che ogni film dovrebbe avere un valore di per sé al di là della componente tecnologia del periodo.

Dal punto di vista “tradizionale”, purtroppo, Viaggio al centro della Terra non offre tantissimo, e anzi si perde nella banalità e nei cliché… praticamente di ogni tipo, e sembra anzi farne collezione.

Ma partiamo dalla trama, col film che porta il medesimo titolo del romanzo di Jules Verne, ma che non ne è la trasposizione cinematografica… quanto una sorta di seguito ipotizzato, giacché le vicende si svolgono nel nostro tempo: il vulcanologo Trevor Anderson (Brendan Fraser; La mummia, La mummia - Il ritorno, Crash - Contatto fisico) non sta attraversando un gran periodo, giacché sembra aver perso il suo lavoro, dopo aver perso recentemente il fratello Max (sparito durante una spedizione), e per di più si è completamente dimenticato della visita della cognata col nipote Sean (Josh Hutcherson; Un ponte per Terabithia, Hunger games)...
… ma la visita del nipote si trasformerà inaspettatamente in un’avventura straordinaria, al centro della Terra, per l’appunto, con i ragazzi che vedranno lava, cristalli, animali estinti da milioni di anni, e inoltre conosceranno la bella Hannah Ásgeirsson (Anita Briem), guida islandese nipote di un famoso ricercatore che sosteneva idee simili a quelle dello scomparso Max.

Il tutto è letteralmente immerso nella prevedibilità… anche se il film non commette l’errore di prendersi sul serio, e anzi rimane sempre leggero, puntando tutto su effetti speciali (esordio alla regia di Eric Brevig, che in altri e famosi film ha curato proprio gli effetti speciali) e su un tono da commedia leggera per l’appunto.

Un po’ pochino, nonostante il film si possa seguire con simpatia, diciamo, e quel pochino peraltro è appesantito da scene che vanno oltre l’improbabile, come quella in cui, a centinaia e centinaia di metri sotto terra in Islanda, il cellulare del ragazzo riceve una telefonata dalla madre… prima di essere inghiottito da un pesce estintosi milioni di anni fa.

Insomma, Viaggio al centro della Terra, film dagli ottimi incassi al botteghino, è esattamente quel che sembra: un film commerciale dall’aria avventurosa e simpatica, che offre bellezza visiva e azione, e buoni sentimenti, ma che non va oltre i luoghi comuni del suo genere. Rinunciabilissimo.

Fosco Del Nero



Titolo: Viaggio al centro della Terra (Journey to the center of the Earth.).
Genere: fantascienza, drammatico, sentimentale, avventura.
Regista: Eric Brevig.
Attori: Brendan Fraser, Josh Hutcherson, Anita Briem, Seth Meyers, Jean Michel Paré, Jane Wheeler, Frank Fontaine, Giancarlo Caltabiano, Kaniehtiio Horn.
Anno: 2008.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 21 febbraio 2018

Il replicante - Mike Marvin

Spesso mi capita di segnarmi qualche film ma di non ricordarmi per quale motivo… sta di fatto che, fiducioso, me lo guardo.

Anche se ogni tanto mi capita di incappare in un film di qualità scadente, ed è il caso del film di oggi, Il replicante, film del 1986 diretto da Mike Marvin e con Charlie Sheen.

Il primo è regista mai sentito, che infatti non ha prodotto nient’altro.
Il secondo è l’attore poi divenuto famoso con la serie demenziale degli Scary movie, oltre che per la sit-com Due uomini e mezzo.

Ma veniamo alla trama sommaria de Il replicante, film che oscilla tra fantascientifico, drammatico e sentimentale: in una non meglio precisata cittadina degli Stati Uniti, all’apparenza molto isolata da altri centri, la banda di giovinastri capeggiata da Packard Walsh (Nick Cassavetes) fa il bello e il cattivo tempo, rubando auto e organizzando corse di macchine, ovviamente truccate (le macchine, non le corse).
L’atmosfera di omertà, la mancanza di capi d’accusa veri e propri, nonché la violenza di Packard, fanno sì che egli sia temuto da tutti.

Il ragazzo peraltro tratta la giovane Keri Johnson (Sherilyn Fenn; Twin peaks, Boxing Helena) come se fosse sua proprietà: la prende e la porta in giro, la picchia, minaccia chi la vuole frequentare, etc…
… e proprio Keri ha un passato oscuro, nel senso che, anni prima, il ragazzo con cui era appartata fu ucciso, e lei tramortita e lasciata illesa a distanza.

Tale equilibrio viene interrotto dalla comparsa di due personaggi: uno è Jake (Charlie Sheen; Scary movie 3, Scary movie 4), un ragazzo dolce e premuroso che intende frequentare Keri, a dispetto del “possesso” di Packard.
L’altro è un misterioso figuro che, in tuta nera e in un’auto sportiva altrettanto nera, porta alla morte i vari membri della banda di Packard, uno alla volta.

Dunque, il commento de Il replicante è facile: la trama è banale e indovinabile fin dalle prime battute.
I dialoghi sono anch’essi banali e pacchiani.
Charlie Sheen mi vien difficile concepirlo come attore “serio”, mentre quella Sherilyn Fenn che pochi anni dopo avrebbe riscosso un successo internazionale con la serie tv I segreti di Twin Peaks si fa notare.

Si fa notare in positivo anche l’atmosfera del film, da tipici anni "80, ciò che forse è la cosa più interessante del film stesso.

Fosco Del Nero



Titolo: Il replicante (The wraith).
Genere: fantascienza, drammatico, sentimentale.
Regista: Mike Marvin.
Attori: Charlie Sheen, Sherilyn Fenn, Nick Cassavetes, Randy Quaid, Matthew Barry, David Sherrill, Jamie Bozian, Clint Howard, Griffin O’Neal, Chris Nash, Vickie Benson.
Anno: 1986.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 14 febbraio 2018

Gods of Egypt - Alex Proyas

Ci sono alcuni registi che seguo con interesse, e Alex Proyas è certamente tra questi.
E non potrebbe essere altrimenti, dopo che ha diretto film come Dark CityIo, robot e Il corvo.

Per cui mi sono deciso di vedere questo suo ultimo lavoro, datato 2016: Gods of Egypt, anche perché il trailer mi aveva incuriosito, parlando di dei e semidei più alti e potenti degli umani…
… il che peraltro riprende alcuni studi storiografici, quelli che danno credito a documenti come il Papiro di Torino e altri, i quali inseriscono presunte divinità come Osiride e Horus nella lista di reali regnanti dell’Egitto, e per tempi lunghissimi, giacché si diceva che tali pseudodivinità avessero anche il dono di una vita assai lunga.

Ma lasciamo perdere le teorie storiografiche, e veniamo al film: Osiride si è deciso ad abdicare in favore del figlio Horus (Nikolaj Coster-Waldau, ossia il Jaime Lannister de Il Trono di Spade), cosa che però non piace affatto a Seth (Gerard Butler; Rocknrolla), fratello di Osiride, che con un vero e proprio colpo di stato prende il potere, uccide il fratello, sconfigge e imprigiona Horus, e gli ruba pure l’amante, la dea Hathor (la bella Elodie Yung).
E non è finita, perché Seth ha progetti ancora più ambiziosi…
A mettersi in mezzo tra lui e i suoi progetti, Horus, privo di occhi e di poteri ma ancora vivo, e soprattutto la coppia umano-terrestre.mortale Bek (Brenton Thwaites; The Giver - Il mondo di Jonas, Oculus - Il riflesso del male) e Zaya (l’ugualmente bella Courtney Eaton).

Ora, a parte l’introduzione intrigante dal punto di vista di ricerche e teorie, il film in realtà non propone niente di particolare (a mi riferisco a Dark City e alla sua costruzione praticamente gnostica), e si limita ad essere un colossal hollywoodiano ricco di effetti speciali, di azione, di sentimenti e di un po’ di umorismo.

In questo senso, non ci si annoia, un po’ per l’enorme bellezza visiva che il film propone, un po’ per la sua grande vivacità.
Anche se il tutto, ad onor del vero, vien ricondotto a una doppia storia d’amore, quella tra i due mortali e quella tra i due dei.

Codeste vicende sono inserite nel contesto dell’Egitto degli dei e della mitologia egizia (ammesso che lo sia), pur con qualche libertà che il regista si è preso, da quel che ho letto.

Ma d’altronde lo scopo del film non credo fosse quello di una fedele riproposizione del mito, tale da soddisfare il più esigente degli egittologi, quanto quello di realizzare un film dinamico, non pesante, visivamente imponente e a tratti divertente… e devo dire che in questo senso il target è stato centrato, da cui la valutazione non esaltante, ma discreta.

Anche se, quando vedo questi film, mi chiedo se dietro non vi sia una ragione ulteriore per la loro realizzazione, come quella di mostrare al pubblico la coesistenza di uomini normali e di superuomini-semidei… cosa di cui hanno parlato praticamente tutte le antiche culture e gli antichi testi storici, per non parlare di impronte e scheletri enormi.
E se dietro la macchina da presa c’è chi ha messo su Dark City, beh, il dubbio viene amplificato.
Difatti, non crediate che ad Hollywood, ossia il settore mediatico più controllato e manipolato tra tutti, le cose succedano a caso.

Chiudo la recensione con una citazione interessante tratta da Gods of Egypt, dal sapore esistenziale:
“Sei stato indolente così a lungo da aver dimenticato che la vita di ogni Dio è un viaggio.
Se ti allontani dal tuo percorso diventi debole”.

Fosco Del Nero



Titolo: Gods of Egypt (Gods of Egypt).
Genere: fantastico, fantasy, mitologico.
Regista: Alex Proyas.
Attori: Nikolaj Coster-Waldau, Gerard Butler, Brenton Thwaites, Chadwick Boseman, Elodie Yung, Courtney Eaton, Geoffrey Rush, John Samaha, Paula Arundell, Alia Seror-O'Neill, Emily Wheaton.
Anno: 2016.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 13 febbraio 2018

La bottega dei suicidi - Patrice Leconte

Quest’oggi vi propongo un film d’animazione, il quale peraltro è un film d'animazione assai particolare: La bottega dei suicidi.

Premessa: si tratta di un film d’animazione francese, il che già depone bene il partenza, dato che l’animazione francese è la più brillante in Europa, l’unica in grado di rivaleggiare con quella giapponese (più matura e fantastica) e con quella statunitense (più tecnologica e umoristica).
Per cosa si distingue invece l’animazione francese? Per un certo senso del grottesco e dello strano, nonché per un sottofondo spesso educativo ed elevante.
Ripenso in tal senso a piccole opere d’arte come Azur e AsmarI figli della pioggia, Kirikù e la strega Karabà.

Ma veniamo a La bottega dei suicidi, diretto nel 2012 da Patrice Leconte, e partiamo con la trama del film: siamo in una non precisata città francese in un non precisato tempo futuro, allorquando la popolazione è immersa nella tristezza, tanto che il numero dei suicidi è elevatissimo.
Il che non stupisce, contando il livello di grigiore e di depressione di cui tutta la città è permeata.
In tale grigiore collettivo, vi è tuttavia un negozio che prospera, paradossalmente il più colorato di tutti: la Bottega dei suicidi, portata avanti dalla famiglia Tuvache: il padre Mishima (che ricorda da vicino Gomez Addams), la madre Lucrèce (Borgia?), e i due figli Marylin (che da grande diventerà una bionda in carne, forse omaggio alla Marylin per eccellenza) e Vincent (che a sua volta è probabilmente un omaggio al Vincent di Tim Burton).
Essi vendono alla gente strumenti per suicidarsi, offrendo a ciascun cliente quanto è più adatto a lui: "Soddisfatto o rimborsato" è  la garanzia di fondo, che loro convertono in "Trapassato o rimborsato".
Tutto sembra procedere come sempre, fino a che la signora Tuvache partorisce il terzo nato della famiglia: Alan, bambino che viceversa è l’emblema della gioia, assolutamente fuori posto in quell’atmosfera così lugubre: città in generale e bottega in particolare.
Egli tuttavia non è solo, e altri bambini, pur in minoranza, sono come lui. Proprio loro si daranno da fare per migliorare le cose in città…

La bottega dei suicidi è un film d’animazione con la classica tecnica bidimensionale, tuttavia i disegni sono assai particolari, e si lasceranno ricordare facilmente.
Altra particolarità del film: non è un musical, ma poco ci manca, visto che sono numerose le scene cantate… alcune davvero memorabili, le quali segnano letteralmente il film: penso per esempio alla canzone in apertura “Contro la crisi e il carovita”, o a quella in chiusura “La ruota del destino”, le quali due peraltro riassumono anche l’essenza del film, dall’apertura un po’ lugubre, ma comunque assai ironica, alla chiusura dolce e amorevole, e quasi in modo commovente, occorre dire.
Non mancano altre scene notevoli, come quella in cui Marylin balla nuda.

Il tutto fa de La bottega dei suicidi è un film in pratica per persone adulte; ragazzi è il minimo, e occorre che siano ragazzi maturi e con una certa sensibilità alla bellezza, altrimenti si perderebbero l’essenza del film; quanto ai bambini, li lascerei da parte, nonostante l’ottusa abitudine occidentale per cui ancora in tanti parificano l’animazione a prodotti per bambini.
Ma sarebbe come dire che i fumetti sono per i grandi e i film per i piccoli, o i libri per i piccoli e gli audiolibri per i grandi; idee del tutto arbitrarie, laddove si tratta semplicemente di differenti strumenti espressivi.

Diciamo qualcos’altro de La bottega dei suicidi: l’incipit è ottimo, per quanto un po’ macabro, giacché proietta subito lo spettatore nel mondo che descrive; se il riferimento a La famiglia Addams è piuttosto facile, lo è anche quello a Tim Burton, perlomeno come genere grottesco e un po’ dark; il progetto è assai originale, ma non vale nemmeno la pena di dirlo da quanto è ovvio; l’ironia è presente in tutta la storia, e la rende gradevole, anche se non tutto il film procede con lo stesso livello di brillantezza… ma d’altronde, sarebbe stato impossibile, giacché alcune scene sono davvero memorabili.

Nel complesso, La bottega dei suicidi è un piccolo gioiello, e nemmeno tanto piccolo, ennesima dimostrazione di quanto il cinema francese sia ora il leader in Europa; e a livello di animazione per lunga distanza.

Giacché ci sono, propongo anche un paio di frasi estrapolate dal film:

"Bella è la vita, senza dolor, viver tranquilli senza che niente ti possa buttar giù."

"Che senso ha l'avidità?
Ho condannato degli innocenti all'aldilà."

"L'amore ti aiuterà, la vita sarà più leggera e la paura sparirà."

Fosco Del Nero



Titolo: La bottega dei suicidi (Le magasin des suicides).
Genere: animazione, grottesco, commedia, musicale.
Regista: Patrice Leconte.
Anno: 2012.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

martedì 6 febbraio 2018

Insurgent - Divergent 2 - Robert Schwentke

Il primo film della serie, Divergent, non mi era piaciuto: la trama era piuttosto banale e infarcita di luoghi comuni, il cast di attori non mi è parso minimamente all’altezza, a cominciare dalla protagonista, e in generale l’aria di Hunger games aleggiava su tutta la produzione, facendo di Divergent una brutta copia al contempo di Hunger Games e dei buoni film del filone distopico.

Mi sono tuttavia visto il secondo perché il sottogenere della distopia mi interessa molto, e poi per dare un’altra chance al film: dal momento che gli incassi sono stati alti, ho pensato che nel mentre gli autori potevano alzato il tiro, elevando quello che era un mix tra un film distopico e un film adolescenziale al rango di film fantastico di valore.

Speranze vane, e anzi il secondo episodio si dimostra ancora più semplicistico, poco plausibile e infantile del primo… e a dirla tutta ci mette pochissime scene a dimostrarlo.

Il cambio di regia, dunque, sembra non aver giocato al prodotto, e anzi era anticipatore delle intenzioni della produzione: dal creativo Neil Burger (Limitless, The illusionistThe lucky ones - Un viaggio inaspettato) al tiepido Robert Schwentke, regista che ha spaziato tra diversi generi… non facendosi notare in nessuno.
E, come sempre, la classe non è acqua.

Ma veniamo alla trama sommaria di Insurgent: dopo aver sventato miracolosamente la completa esecuzione del piano di Jeanine, che prevedeva lo sterminio degli Abneganti e il dominio sugli Intrepidi, Tris, Quattro, Peter, Caleb e Marcus fuggono via.
Il quattro diventeranno però presto tre e due, e Tris e Quattro (che fantasia nei nomi… almeno su questo potevano sforzarsi) si troveranno da soli a vagare per Chicago alla ricerca di alleati.
Passeranno dai Pacifici e dai Candidi, e pure dagli Esclusi… ma nel mentre una nuova diabolica macchinazione di Jeanine spingerà Tris a consegnarsi.

Allora, il discorso è questo: il film (e suppongo il libro prima di lui, anche se per averne la prova certa dovrei leggerlo) è stato realizzato sulla scia del successo degli altri film di genere fantastico-distopico, come Hunger gamesIn time o Maze runner - Il labirinto… e già questo non depone a suo favore.
Ha qualche idea interessante alla base, come la suddivisione della società in quattro classi rigide, ma svolge male il suo compito… o meglio, lo svolge bene per il target di pubblico che evidentemente il film (Divergent prima e ancor di più Insurgent poi) si è prefissato: gli adolescenti, e anzi probabilmente le adolescenti, dato il tenore fortemente sentimentaloide del film.

I dialoghi sono a dir poco infantili.
La trama è forzata in modo a volte surreale.
La storia è prevedibile per larghi tratti.
Ma la cosa forse più clamorosa è che è stata scelta una protagonista assolutamente fuori parte: senza carisma, senza fascino… completamente inadatta poi a svolgere scene d’azione, fatto a dir poco incredibile in relazione a ciò che le hanno fatto recitare.
Che distanza da Hunger games o da Maze runner (che pure loro non sono capisaldi del cinema, ma almeno sono film ben fatti nel loro genere)!

Per quanto riguarda la partecipazione delle star Kate Winslet e Naomi Wattson: hanno fatto quello che è stato loro chiesto, evidentemente, ma certamente non bastava, e anzi la loro presenza non fa che puntare il dito contro la pochezza della storia.

Insomma, se Divergent è stato un film di basso livello, Insurgent scende ancora più in basso.
L’unico problema, se lo si vuol considerare un problema, è che ha incassato molto, perché ha trovato terreno fertile in una generazione evidentemente poco abituata alla bellezza e spinta verso superficialità e qualunquismo.

Ma per fortuna hanno successo anche altri film, il che prova che c’è terreno fertile anche per altro.

Fosco Del Nero



Titolo: Insurgent (The Divergent series: Insurgent).
Genere: fantascienza, fantastico, drammatico, distopia.
Regista: Robert Schwentke.
Attori: Shailene Woodley, Theo James, Naomi Watts, Kate Winslet, Octavia Spencer, Ansel Elgort, Miles Teller, Maggie Q, Keiynan Lonsdale, Jai Courtney, Zoë Kravitz.
Anno: 2015.
Voto: 3.5.
Dove lo trovi: qui.

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