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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

venerdì 31 dicembre 2010

L’amore ha due facce - Barbra Streisand

Di recente avevo adocchiato una lista di film online, ritenuti i migliori film di sempre. Posto che l’aveva redatta una donna, tra di essi vi erano svariati film sentimentali, tra cui i già recensiti Mignon è partita e Un amore tutto suo, il primo a mio avviso sufficientemente meritevole e il secondo del tutto mediocre.

Il terzo candidato (e mi sa ultimo) è L’amore ha due facce, film diretto nel 1996 da Barbra Streisand (ogni volta che sento il suo nome non possono non pensare alla sit-com La tata), interpretato dalla stessa Streisand (Funny girl, Mi presenti i tuoi?) e da Jeff Bridges (Il grande Lebowski, La leggenda del re pescatore, Seabiscuit), Mimi Rogers (X-Files, Lost in space, Cruel intentions 2), Pierce Brosnan (Mrs. Doubtfire, 007 Goldeneye, Mars attack!) e Lauren Bacall (Il grande sonno) in parti secondarie.

Il film è sostanzialmente una commedia sentimentale, tuttavia non particolarmente melensa e anzi piuttosto vivace.

L’amore ha due facce racconta la storia di due professori universitari, Gregory Larkin e Rose Morgan (rispettivamente Jeff Bridges e Barbra Streisand), entrambi single nonostante un’età non più giovanissima, e piuttosto delusi dalla sfera sentimentale.
La situazione di partenza è tuttavia differente: lui è affascinante e piacente, mentre lei bruttina e imbranata.

Larkin ha un’idea rivoluzionaria in ambito sentimentale: dolore e incomprensioni sono per lui riconducibili sempre al sesso, per cui basta eliminarlo per essere felici all’interno di una relazione platonica, che difatti propone a Rose, con tanto di matrimonio.
Le cose sembrano andare benino, ma poi…

L’amore ha due facce mi è piaciuto discretamente: è brioso e vivace, e quindi non una commedia sentimentale piatta e scontata, e propone un umorismo soprattutto concettuale, cosa che personalmente gradisco molto.
Alcune battute, in particolare, si rivelano salaci e ficcanti al punto giusto.

Per tutta la durata del film, tuttavia, non sono riuscito a non pensare al fatto che Jeff Bridges fosse poco a profilo, risultando a mio avviso più adatto a parti più veraci (come nei già citati Il grande Lebowski, La leggenda del re pescatore), e che sia lui sia la Streisand fossero un po’ tirati nei loro ruoli da intellettuali imbranati.

Alcuni punti della sceneggiatura peraltro mi hanno convinto poco, specialmente nella parte finale.

L’amore ha due facce rimane comunque, a mio avviso, un film ben fatto e godibile, a metà strada tra commedia sentimentale e commedia umoristica.

Fosco Del Nero



Titolo: L’amore ha due facce (The mirror has two faces).
Genere: sentimentale, commedia.
Regista: Barbra Streisand.
Attori: Barbra Streisand, Jeff Bridges, Lauren Bacall, Mimi Rogers, Pierce Brosnan, Eli Roth, George Segal, Elle Macpherson, Trevor Ristow, Brenda Vaccaro.
Anno: 1996.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 29 dicembre 2010

L’apprendista stregone - Jon Turteltaub

Qualche giorno fa ho pubblicato la recensione di Un amore tutto suo, commedia sentimentale diretta da Jon Turteltaub, regista che senza mezzi termini definivo come autore di pellicole mediocri, senza pretese e destinati al grande pubblico.

Pronto come sono a smentirmi nel caso sia il caso, mi sono visto il suo film più recente, ossia L’apprendista stregone, megaproduzione Disney dal ricco budget e vagamente ispirata al celeberrimo Fantasia, perlomeno nel titolo e nell’idea di base del binomio mago esperto-mago apprendista.

Il mago esperto è Nicholas Cage (un attore che, guarda un po’, ho sempre giudicato a sua volta assolutamente mediocre), mentre il novizio è Jay Baruchel (giovane attore dal curriculum però già discretamente ricco, per quanto di filmetti di basso profilo come Lei è troppo per me). Nel cast anche la nostra Monica Bellucci (Matrix reloaded, Il patto dei lupi, I fratelli Grimm e l’incantevole strega, N - Io e Napoleone), oltre che Alfred Molina (ottimo protagonista di Frida).

Ecco in breve la trama de L’apprendista stregone: Dave ha mostrato fin da bambino di avere qualcosa di strano, tanto da essere preso in giro dai suoi coetanei e da doversi trasferire da scuola a scuola e da diventare poi un giovane in pieno stile nerd, imbranato e dedito allo studio di materie scientifiche.

In realtà, egli è niente di meno che l’incarnazione di mago Merlino, ucciso molti secoli prima da strega Morgana e ricercato da Balthazar Blake per sconfiggere definitivamente la suddetta strega, nonché il suo alleato Maxim Horvath.

Questo è l’incipit, a dire il vero non particolarmente incoraggiante, con la sceneggiatura che non migliora di troppo nel prosieguo del film, prevedibile oltre ogni dire… e anche oltre ogni ragionevole decenza (pensate che il ragazzino senza nessuna esperienza di magia riuscirà a sconfiggere Morgana o no, e magari giacché c’è anche a conquistare la bella di turno?).

Da sottolineare inoltre che, mentre Jay Baruchel e Alfred Molina sono abbastanza in parte, al contrario Nicolas Cage e Monica Bellucci sembra che stiano passando lì per caso (diciamo che questo film non ha aumentato la stima che avevo di loro come attori).

Ad ogni modo, L’apprendista stregone si muove tra avventura, fantastico e umorismo, mantenendo comunque sempre un tono piuttosto leggero e innocuo, non spendendo troppo a discettare né di magia né di scienza, ma lasciandole interagire in un modo che forse si sperava potesse sembrare innovativo.

In realtà il film sembra più che altro un escamotage per tirare fuori un prodotto commerciale, a partire dalla scelta del titolo e del genere fantasy, per proseguire poi con gi attori principali e sceneggiatura piuttosto naif.

Abbastanza spettacolari invece gli effetti speciali, col risultato finale che è il seguente: L’apprendista stregone è un film per famiglie piuttosto innocuo, che non vale certo la pena di rivedere, e forse neanche di vedere.

Fosco Del Nero



Titolo: L’apprendista stregone (The sorcerer's apprentice).
Genere: fantastico, fantasy, commedia.
Regista: Jon Turteltaub.
Attori: Nicolas Cage, Jay Baruchel, Alfred Molina, Monica Bellucci, Teresa Palmer, Toby Kebbell, Peyton List, Robert Capron, Omar Benson Miller, Jake Cherry, Jabari Gray.
Anno: 2010.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 27 dicembre 2010

Mignon è partita - Francesca Archibugi

Mignon è partita è il film di esordio di Francesca Archibugi, regista nota per la sensibilità con cui tratteggia storie e sentimenti di bambini e adolescenti.
Il film ha riscosso da subito un buon successo, tanto di critica quanto di pubblico, tanto da ottenere ben cinque David di Donatello e due Nastri d’Argento nel 1989.

I suoi protagonisti sono i giovanissimi Leonardo Ruta (la voce narrante della storia) e Céline Beauvallet (la Mignon di cui al titolo), mentre completano il cast Stefania Sandrelli, Massimo Dapporto e Francesca Antonelli.

Ecco in sintesi la trama di Mignon è partita: Mignon, quindicenne parigina dall’aria molto sofisticata benché un po’ snob e antipatica, si trasferisce suo malgrado a Roma, presso il ramo “basso” della famiglia Forbicioni.

Nella Città Eterna, tuttavia, non l’attende la felicità, un po’ per lo stile di vita assai differente da quello cui era abituata, un po’ per la grande distanza culturale e umana dai suoi cinque cugini, tra i quali l’unico con cui instaura un rapporto è il tredicenne Giorgio, ragazzino più intellettuale e introspettivo di quanto non farebbe pensare l’età, e che svilupperà presto per lei un certo interesse…

Mignon è partita sta a metà strada tra commedia e film drammatico, oscillando in maniera molto vistosa tra i due estremi; dietro al tono leggero del narrato vi stanno infatti infelicità, tentati suicidi, tradimenti, furti, etc.

La mia impressione, guardandolo, è stata da subito quella di un Il tempo delle mele (celeberrimo film francese di qualche anno prima) all’italiana, quindi un poco più intellettualoide… pure troppo, posto che è assai improbabile che un tredicenne si esprima come Giorgio (beh, a dirla tutta è difficile trovare anche degli adulti che parlano come lui).

Una caratteristica palese del film è quella di avere dei personaggi piuttosto stereotipati: l’adolescente introverso e timido, la francese con la puzza sotto il naso, il ragazzo di borgata bulletto, i genitori assenti (ok, esistono genitori poco presenti in famiglia, ma qua succede tutto senza che padre o madre sappiano o capiscano un accidente).

Si aggiunga inoltre che la recitazione degli attori protagonisti non è a mio avviso trascendentale, e parlo tanto dei piccoli quanto dei grandi (Sandrelli e Dapporto, vincitori di premi mio avviso immotivati per questa pellicola), come non è notevole il resto del film dal punto di vista di fotografia e montaggio.

Niente di buono, quindi?

In realtà non è proprio così, visto che Mignon è partita comunque coinvolge, e al suo termine lascia un sapore agrodolce, nonché un ricordo positivo.
Probabilmente, dunque, la Archibugi non è (era, il tempo coniugatelo pure voi) una regista strepitosa dal punto di vista tecnico, ma comunque abile a tratteggiare personaggi e storie di genere adolescenziale.

Nota positiva per i secondi finali, che assurgono a morale e insegnamento della storia.

Fosco Del Nero



Titolo: Mignon è partita (Mignon è partita).
Genere: commedia, sentimentale, adolescenziale, drammatico.
Regista: Francesca Archibugi.
Attori: Leonardo Ruta, Céline Beauvallet, Francesca Antonelli, Stefania Sandrelli, Massimo Dapporto, Micheline Presle, Daniela Morelli, Jean-Pierre Duriez, Daniele Zaccaria, Lorenzo De Pasqua.
Anno: 1988.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 24 dicembre 2010

Jabberwocky - Terry Gilliam

Con Jabberwocky il numero di film di Terry Gilliam che ho recensito sale a quota otto, dopo i vari Brazil, L'esercito delle dodici scimmie, Tideland, Parnassus, I banditi del tempo, La leggenda del re pescatore e Le avventure del barone di Munchausen.

Con il film di oggi andiamo molto indietro nel tempo, e precisamente nel 1977, per quello che è stato il primo lungometraggio diretto da Terry Gilliam in solitario, ossia senza i suoi colleghi dei Monthy Python, di cui è stato l’unico membro americano.

Per chi non sapesse chi fossero i Monty Python, suggerisco la visione di Brian di Nazareth, in cui si avrà un saggio del loro umorismo, tanto britannico quanto dissacrante.

Jabberwocky, non a caso, è parente stretto delle produzioni dei Monty Python, e piuttosto lontano invece dagli ultimi e più importanti lavori di Gilliam, quelli da Brazil in poi (si pensi a L’esercito delle dodici scimmie o a Parnassus, decisamente più immaginifici che non umoristici).

Abbiamo quindi una commedia, per quanto una commedia surreale, ambientata in un Medio Evo piuttosto barbaro e povero, peraltro flagellato da un terribile mostro che sta spargendo il panico nelle campagne, tanto che in molti stanno cercando rifugio nel castello.
Cosa che fa anche Dennis, figlio di un bottaio e personaggio piuttosto naif (per non dire tonto), inspiegabilmente e follemente innamorato della brutta e antipatica Griselda, e che si trova suo malgrado coinvolto nella caccia al mostro.

Il film in sostanza è una commedia degli equivoci ricca di gag, sia visive che verbali, tutte di sapore molto british, cosa che inevitabilmente risulterà gradita ad alcuni e sgradita ad altri.

A me, a dire il vero, questo tipo di umorismo piace, tanto nei film quanto nei libri (come suo rappresentante cito per esempio Guida galattica per autostoppisti, che mi è piaciuto molto in ambo i sensi), tanto che anche Jabberwocky mi ha strappato risa e sorrisi.

Tuttavia, la sceneggiatura è troppo fragile e troppo poco originale per elevare questo film al rango di film di spessore, e forse non è un caso che nel prosieguo della sua carriera il regista abbia ottenuto grandi risultati in altre direzioni; alla fin fine Jabberwocky rimane dunque una commediola senza pretese, che si lascia guardare ma che non sarà certo ricordata tra i migliori film della storia del cinema.

Fosco Del Nero



Titolo: Jabberwocky (Jabberwocky).
Genere: commedia, comico, storico, fantastico.
Regista: Terry Gilliam.
Attori: Michael Palin, Harry H. Corbett, John Le Mesurier, Warren Mitchell, Max Wall, Rodney Bewes, Terry Gilliam, Deborah Fallender, Terry Jones.
Anno: 1977.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 22 dicembre 2010

Un amore tutto suo - Jon Turteltaub

Ho dei generi cinematografici (ma anche letterari) ben precisi: amo molto il fantastico-fantasy-surreale, oltre che le commedie ironiche e brillanti.
Tuttavia, ogni tanto mi accosto a qualche altro genere per variare, e magari per non perdermi film che qualcun altro ha definito molto belli… addirittura tra i più bei film di sempre.

È capitato così che, per questo motivo, io abbia visto Un amore tutto suo, commedia sentimentale del 1995 diretta da Jon Turteltaub.

Preciso da subito che nella mia memoria non vi era un posto per questo regista, e difatti, andando a vedermi la sua filmografia, vi ho trovato solo film mediocri, destinati per lo più al grande pubblico senza pretese… e probabilmente non a caso, visto che anche Un amore tutto suo, considerato il suo miglior film, non è altro che una commediola sentimentale certo non sgradevole, ma nemmeno imperdibile.

Protagonista principale della storia è Lucy Eleanor Moderatz (Sandra Bullock; Demolition man, Speed, Crash - Contatto fisico), ragazza piuttosto sola per aver perso la famiglia di origine e per non averne una sua, tanto da essere più o meno costretta dal suo datore di lavoro a lavorare nelle feste di Natale.

Lucy è segretamente innamorata di Peter Callaghan (Peter Gallagher; Orange County, American beauty), a cui per coincidenza salverà la vita, fatto che innescherà tutta una serie di equivoci con i familiari di lui, nel frattempo finito in coma.
In breve, si troverà a dover recitare la parte della fidanzata…

Altri attori del cast sono Bill Pullman (Independence Day, Strade perdute), Peter Boyle (che ricordo sempre volentieri per il vivace Quattro pazzi in libertà), la giovanissima Monica Keena (Biancaneve nella foresta nera, Dawson's creek).

Come detto, Un amore tutto suo non mi ha fatto impazzire, e certamente mi attendevo di più, pur conscio del genere “commedia rosa”, da un film inserito nella lista dei migliori venti di sempre (!).

Intendiamoci, è interpretato da buoni attori, è ben curato e strappa qualche sorriso, ma alla fine della fiera rimane pur sempre una commediola sentimentale senza troppe pretese, priva peraltro di dialoghi arguti o di personaggi indimenticabili (per dirne una: nello stesso genere mi era piaciuto di più Scrivimi una canzone, pur sempre una commedia sentimentale, ma più ironica e brillante).

Guardatelo dunque se state cercando quel genere di film, altrimenti virate su qualcos’altro.

Fosco Del Nero



Titolo: Un amore tutto suo (While you were sleeping).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Jon Turteltaub.
Attori: Sandra Bullock, Bill Pullman, Peter Gallagher, Jack Warden, Peter Boyle, Glynis Johns, Michael Rispoli, Ally Walker, Micole Mercurio, Jason Bernard, Monica Keena.
Anno: 1995.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 20 dicembre 2010

Garuda - Monthon Arayangkoon

Credo che Garuda questo sia il primo film thailandese che passa su Cinema e film
... e probabilmente sarà anche l’ultimo.

Anzi, mi chiedo come mai si citino online film talmente brutti che non meriterebbero neanche menzione.
Ok, ora lo sto citando io stesso, ma con tanto di 3 di voto e commento ultranegativo, cosa che vi dovrebbe scoraggiare dal guardarlo, no?
E invece nessuno ha scoraggiato me purtroppo!

Ma cerchiamo di essere almeno un po’ professionali, descrivendo Garuda, film di genere fantastico-fantascientifico diretto nel 2004 da Monthon Arayangkoon (che evidentemente quell'anno non aveva niente di meglio da fare).

La trama di Garuda in breve è la seguente: Pierre Jeanvier è uno scienziato-archeologo francese che fa ricerche in Thailandia.
Egli ha una teoria tutta sua, ma, in quanto non thailandese, gli vengono bloccati i lavori.
Stesso destino che subirà, anni dopo, sua figlia Leena (Sara Legge), che pure è thailandese almeno per metà, ma che comunque si vedrà la strada sbarrata… fino a che uno scavo non porterà alla luce i resti dell’antica razza che dominava la Terra molto tempo fa, una sorta di fortissimi rapaci alati e umanoidi.

In sostanza Garuda è un action movie con venature horror e con qualche inserto da commedia, che si distingue per parecchie cose, ma sfortunatamente tutte negative.

A cominciare con la recitazione degli attori protagonisti, veramente imbarazzante.
Proseguendo poi con la colonna sonora, una delle più pacchiane che abbia mai sentito (neanche nei videogiochi ne trovavo di così brutte).
Andando avanti, ancora, con montaggio e fotografia, che a tratti sembrano da dilettanti.

Finendo, infine con alcune scene letteralmente ridicole: un tipo che urla a squarciagola pur avendo un grosso pilastro di cemento sullo stomaco, una tipa che per puro caso fortuito evita tutti i fili disposti a distanza ravvicinata sul pavimento dai militari per far scattare una trappola, il mostro che si strappa un'ala da solo e poi muore cadendo dal grattacielo, e via discorrendo, senza contare la stolida ottusità di quasi tutti i personaggi, che per fortuna sono assai anonimi e si dimenticano in fretta… o almeno spero.

Insomma, se per caso vi imbattete in un film che si chiama Garuda, sapete cosa fare: fatelo vedere a qualcuno che vi è antipatico.

Voialtri, invece, se proprio volete vedervi un film dell'Estremo Oriente di genere fantastico-horror, guardatevi il coreano Two sisters, il taiwanese Double vision o il giapponese Uzumaki.
Oppure mollate del tutto l'horror e guardatevi il fantastico-surreale Yaji and Kita - The midnight pilgrims, forse il film più folle mai girato in tutto il mondo.

Fosco Del Nero



Titolo: Garuda (Paksa wayu).
Genere: fantastico, azione, horror, commedia.
Regista: Monthon Arayangkoon.
Attori: Sornram Theappitak, Sara Legge, Daniel B. Frase, Chalad Na Songkhla, Yani Tramod, Phairote Sangwaribut.
Anno: 2004.
Voto: 3.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 17 dicembre 2010

Monster house - Gil Kenan

In questo 2010 ho recensito pochi film d'animazione, e precisamente (in ordine di recensione): il dark Renaissance, il drammatico Valzer con Bashir, il divertente Wallace & Gromit, il simpatico Up, lo sperimentale A scanner darkly, il magnificente Avatar, il fantasioso Alice in wonderland e il brillante Happy feet (nella categoria non inserisco gli anime, che considero un genere a parte).

Neanche uno al mese, quindi… andiamo a inspessire la categoria con Monster house, film di animazione del 2006 diretto da Gil Kenan, regista che abbiamo incontrato di recente con Ember - Il mistero della città di luce, un fantasy non inguardabile ma nemmeno trascendentale.

Monster house, tra l’altro, è il secondo film, dopo il più famoso Polar express, ad usare la tecnica della performance capture, con la quale è possibile usare ogni singola espressione degli attori nelle successive animazioni.

Una produzione d’avanguardia, dunque, che peraltro vanta i nomi di Steven Spielberg (Incontri ravvicinati del terzo tipo, ET, Lo squalo) e Robert Zemeckis (Ritorno al futuro, Contact, La leggenda di Beowulf… e mi piace citare anche la collaborazione in Interstate 60, un film che sono certo in futuro avrà il riconoscimento che merita), per l’appunto produttori esecutivi del film.

Chiudiamo la lista dei “crediti” con la nomination agli Oscar del 2006.

Passiamo ora alla trama di Monster house, tutto sommato semplice: in un apparentemente tranquillo rione di periferia di una città statunitense, tutta villette e prati assai curati, c’è una nota stonata: la casa del signor Nebbercracker, tanto brutta quanto lui è antipatico e spaventoso, specialmente per i bambini della zona, come Dj, che gli abita innanzi, o Timballo, suo amico che ronza spesso in zona.

Un bel giorno, però, il signor Nebbercracker ha un infarto e viene portato via dall’ambulanza…
… pur tuttavia, la casa disabitata continua a dare segnali di vita, sotto forma di telefonate o di porte che si aprono.
Per di più, oltre agli oggetti spariscono anche le persone, come il fidanzato della bambinaia di Dj, il quale si metterà ad indagare insieme a Timballo e a Jenny, una scout girl assai sveglia che i due conosceranno per caso e coinvolgeranno nelle loro indagini.

La grafica del film è molto carina e accattivante, assai fumettosa e colorata, oltre che fluida.

I personaggi sono simpatici e caratteristici… e peraltro nel trio di punta ricordano il più noto trio Harry Potter-Ron-Hermione (il primo sveglio e portato alle indagini, il secondo imbranato e simpatico, la terza intelligente e acuta).

La trama, come detto, si rivela piuttosto semplice, e in sostanza si tratta del vecchio stereotipo horror della casa infestata, affrontata però da un punto di vista parodistico, e difatti Monster house fa parecchio ridere, puntando sia sulla gag visive sia sull’umorismo concettuale (che è quello che personalmente apprezzo di più).

Non è un capolavoro del cinema, ma è un buon film d’animazione-commedia che si fa guardare molto volentieri e che nella sua nicchia si merita un bel 7 (e chi segue il sito con costanza sa che non regalo i voti…).

Fosco Del Nero



Titolo: Monster house (Monster house).
Genere: animazione, commedia, comico, fantastico, grottesco.
Regista: Gil Kenan.
Anno: 2006.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 15 dicembre 2010

Moonacre - I segreti dell’ultima luna - Gabor Csupo

Rassegnatevi, amici lettori, dal momento che il genere fantastico, tanto in letteratura quanto nel cinema, mi affascina più degli altri, per cui avrò sempre un occhio di riguardo per fantasy, fantascienza, grottesco, surreale, etc...
... peraltro, ci avete mai pensato che i grandi capolavori della letteratura sono proprio di genere fantastico? Iliade, Odissea, Eneide, Divina Commedia, le favole greche, i racconti delle mille e una notte del Vicino Oriente, la mitologia nordica, l'Epopea di Gilgamesh, persino i grandi testi sacri come Bibbia, Corano e Mahabharata tecnicamente sono letteratura fantastica).

Ad ogni modo, di recente vi ho proposto dei buoni titoli fantastici (tra cui La storia fantastica, Prince of Persia, Metropolis, Parnassus, Solomon Kane… quelli bruttini li ignoriamo), e con quello di oggi allungo la lista, giacché mi sono trovato di fronte a una fiaba fantasy veramente ben fatta e ben curata: Moonacre - I segreti dell’ultima luna.

In cabina di regia, Gabor Csupo, al suo secondo lavoro dopo Un ponte per Terabithia.
Protagonista principale, invece, è Dakota Blue Richards (già vista nel discreto La bussola d’oro), giovanissima attrice di grandi prospettive di cui secondo me sentiremo molto parlare in futuro (proprio come l’altrettanto giovane protagonista dell’altro film di Csupo, ossia Anna Sophia Robb).

Il film peraltro è tratto dal romanzo The little white horse di Elizabeth Goudge, romanzo che si dice aver ispirato la Rowling nella scrittura di Harry Potter (anche se in realtà molti hanno visto un suo plagio nei confronti del bellissimo Il gioco di Ender di Orson Scott Card).

Come nel caso del precedente film, il regista dà vita a una storia meticciata, in cui realtà e fantasia si mescolano; in Un ponte per Terabithia la fantasia era secondaria alla realtà, mentre in questo caso siamo in pieno fantasy.
Un fantasy garbato e delicato, che riesce ad essere a tratti delizioso pur non avendo lo spessore o l’aspirazione del colossal.

Ma ecco in breve la trama di Moonacre - I segreti dell’ultima luna: la tredicenne Maria Merryweather dopo la morte del padre si trasferisce nella tenuta di campagna dello zio Benjamin Merryweather, seguita dalla sua educatrice.

Lì scoprirà un’antica faida tra le due famiglia dei De Noir e dei Merryweather, nonché un’altrettanto antica leggenda sulla luna e su alcune pietre…

L’estetica del film è molto curata: scenografia e fotografia sono spesso incantevoli (tanto nel settore “realtà” quanto in quello “fantasy”, e persino nei momenti di transizione delle illustrazioni del libro), così come peraltro i costumi.

Si assiste a qualche effetto speciale, ma senza esagerare, e pure la colonna sonora si fa apprezzare per la sua delicatezza (qualità che è un po’ il segno distintivo del film).
La trama, dal canto suo, si presenta piuttosto lineare e semplice, e nemmanco i dialoghi si dimostrano troppo brillanti od originali, col tutto che, alla fine della fiera, assume i contorni di una bella fiaba classica, priva però di innovazioni straordinarie.
Altalenante il casting: alcuni personaggi avrebbero facilmente potuto essere più efficaci.

In generale, comunque, e vi piace il genere, Moonacre - I segreti dell’ultima luna potrebbe essere pane per i vostri denti.

Chiudo la recensione con un paio di frasi interessanti contenute nel film:

"Tutti devono incominciare ad andare con le loro gambe a un certo punto della loro vita."

"Tali erano il suo coraggio e la sua bontà, che ella era amata dalla natura come si ama una figlia."

"Anche tuo padre ha cercato di scappare... ma non ci si può nascondere."

Fosco Del Nero



Titolo: Moonacre - I segreti dell’ultima luna (The secret of Moonacre).
Genere: fantasy, fantastico, surreale, commedia.
Regista: Gabor Csupo.
Attori: Dakota Blue Richards, Augustus Prew, Tim Curry, Natascha McElhone, Ioan Gruffudd, Juliet Stevenson, Zoltan Barabas Kis, George Mendel, Andy Linden, Michael Webber.
Anno: 2009.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 13 dicembre 2010

La leggenda del re pescatore - Terry Gilliam

Come spesso mi capita, sono in grande disaccordo con le premiazioni dei vari Oscar, Festival di Venezia, etc (invece vado più d’accordo con i Golden Globe, chissà perché); nel caso presente perché nel 1992 viene premiato col Leone d’argento al Festival del Cinema di Venezia La leggenda del re pescatore di Terry Gilliam.

E questo non perché non apprezzi il regista statunitense (ma naturalizzato britannico e avente rinunciato alla nazionalità Usa), che anzi ho già avuto modo di elogiare nelle recensioni dei vari Brazil (strepitosa ironia su un futuro di genere orwelliano), L'esercito delle dodici scimmie (ottimo film futuristico a metà tra fantascienza e psicologia), Le avventure del barone di Munchausen (avventura surreale ricca di spunti fantastici), Parnassus - L’uomo che voleva ingannare il diavolo (sorta di favola urbana ma con una forte connotazione grottesco-fiabesca).

Tuttavia, mi piace poco che sia stato premiato per il film che meno lo rappresenta, quello con l’ambientazione più metropolitana e con meno tessuto fantastico a tesserne le trame.
A questo punto forse sarebbe stato meglio premiarlo per Tideland, che a me ha fatto schifo ma che almeno ha un sapore più immaginifico-fantasioso.

Con Tideland, tra l'altro, La leggenda del re pescatore condivide il protagonista principale, Jeff Bridges (che ricordo sempre volentieri per Il grande Lebowski), qua affiancato da Robin Williams, espressivo come sempre (e che invece, andando controcorrente, ricordo soprattutto per Al di là dei sogni).
Il primo è Jack Lucas, un deejay radiofonico che si ritira dalla sua brillante carriera dopo un episodio triste e sfortunato: un suo ascoltatore estremizza le parole di una sua diretta radio e compie una strage in un locale…
… nel quale si trovava anche il personaggio del secondo, ossia Perry.
Nella storia figurano anche Anne Napolitano, ragazza di Jack (Mercedes Ruehl, premio Oscar proprio per questo film) e Lydia Sinclair (Amanda Plummer), di cui è invece innamorato Perry.

Il titolo e la regia di Gilliam traggono in inganno, dal momento che La leggenda del re pescatore è in sostanza un dramma psicologico (di tutti e quattro i protagonisti, per quanto ognuno per motivi suoi), e non certo un film fantastico-surreale alla maniera di Brazil o di Le avventure del barone di Munchausen.

Ad ogni modo, sarà forse a causa della sinergia Gilliam-Bridges, ma anche questo film non mi è piaciuto troppo, per quanto comunque meglio di Tideland, che proprio non mi è andato giù.

A mio avviso La leggenda del re pescatore è un discreto film psicologico-mentale, ma non certo all’altezza dei precedenti capolavori di Gilliam, e peraltro del tutto privo del suo tipico umorismo inglese (acquisito, come abbiamo visto).

Ad ogni modo,si tratta di un film che ha vinto dei premi e che porta alcune firme prestigiose, per cui una chance gliela si può dare comunque, specialmente se, al contrario di me, andate matti per i drammi psicologici.

Fosco Del Nero



Titolo: La leggenda del re pescatore (The fisher king).
Genere: drammatico, psicologico.
Regista: Terry Gilliam.
Attori: Jeff Bridges, Robin Williams, Amanda Plummer, Mercedes Ruehl, William Marshall, John De Lance, Lara Harris, Dan Futterman, Bradley Gregg, Jayce Bartok, Michael Jeter.
Anno: 1991.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 10 dicembre 2010

Solomon Kane - Michael J. Bassett

Giusto per proseguire l’onda dei film fantasy-fantastici (La storia fantastica, Scontro tra titani, Prince of Persia, Metropolis, Parnassus, Ember, Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo, La bussola d’oro, Harry Potter e i doni della morte, I banditi del tempo), ecco un altro rappresentante, anch’esso assai recente: Solomon Kane.

Regista del film è Michael J. Bassett, mentre l’attore principale è James Purefoy (da notare invece in una parte secondaria Max von Sydow, ossia il mitico Esorcista).

Da sottolineare poi che la storia è ispirata alle avventure scritte da Robert Ervin Howard, più noto per il ciclo fantasy di Conan il Cimmero.

Il protagonista in questo caso è Solomon Kane, uno spadaccino al servizio della fede cristiana, che vaga per il mondo uccidendo tutto ciò che ai suoi occhi rappresenta il male.

Occorre dire che non ha di solito problemi di interpretazione, visto che il male gli si presenta dinanzi in modo inequivocabile, come nel caso di Malachia e dei suoi servitori, che lo costringeranno a rompere il suo voto di non violenza e di scendere nuovamente in campo nella lotta contro le tenebre.

A differenza di altri personaggi di Howard, come il già citato Conan il barbaro o anche Kull di Valusia, Solomon non vive in un mondo fantastico, bensì viaggia nei continenti reali (in questo film sta in Gran Bretagna, dove è nato) e, come detto, ha radici culturali e convinzioni molto europee (cristianesimo e valori feudali).

Il film inizia e promette molto bene, con delle atmosfere e una fotografia degni del miglior film fantasy, peraltro strizzando da subito l’occhio all’horror, cosa che non mancherà di fare per tutta la sua durata, tra mostri, demoni e sortilegi vari.

Anche il personaggio principale pare abbastanza ben caratterizzato, anche se né lui né i suoi dirimpettai risultano memorabili.

Forse il punto dolente di Solomon Kane è la trama, che appare tutto sommato semplicistica ed eccessivamente lineare (i cattivi cercano di conquistare il mondo, ma l’eroe supera gli ostacoli e lo impedisce loro… salvando nel mentre anche la bella di turno: finita la trama).

Peraltro, la controparte malvagia non contribuisce alla grandeur dell’opera, essendo essa stessa sempliciotta e anzi a tratti un po’ tonta (solita storia: i cattivi potrebbero vincere, ma alla fine perdono contro tutte le previsioni).

Il giudizio finale su Solomon Kane è una sufficienza piena, con la sensazione che si sarebbe potuto fare molto di più con una maggior cura dell’aspetto introspettivo ed emotivo, dal momento che, come detto, dal punto di vista estetico e dell’atmosfera il film è veramente ottimo.

Chiudo con una bella citazione, che mi trova molto d’accordo: “Un vincente trova sempre una strada... un perdente trova sempre una scusa”.

Fosco Del Nero



Titolo: Solomon Kane (Solomon Kane).
Genere: fantasy, fantastico, horror.
Regista: Michael J. Bassett.
Attori: James Purefoy, Rachel Hurd-Wood, Max von Sydow, Patrick Hurd-Wood, Jason Flemyng, Mackenzie Crook, Pete Postlethwaite, Alice Krige, Philip Winchester.
Anno: 2009.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 8 dicembre 2010

Le streghe di Eastwick - George Miller II

Qualche tempo fa ho proposto la recensione della serie tv Eastwick, basata su un romanzo che aveva dato già origine a diverse trasposizioni, tra cui il celeberrimo film del 1987 con il trittico di attrici Cher (Sirene, Stregata dalla luna), Michelle Pfeiffer (Ladyhawke, Le relazioni pericolose), Susan Sarandon (The Rocky horror picture show, Alfie, Thelma & Louise) affiancate dal mefistofelico Jack Nicholson (Qualcuno volò sul nido del cuculoShining, Terapia d'urto), con la regia che era invece di George Miller II, che ho incontrato da poco col bel film di animazione Happy feet.

Ebbene, la serie televisiva mi ha ispirato a riguardare il film Le streghe di Eastwick, che avevo visto solo una volta molti molti anni fa.

La trama è sempre la stessa, ma per precisione la riposto: la tranquilla comunità di Eastwick è scossa da due eventi: da un lato l’arrivo del ricco ed eccentrico straniero Daryl Van Horne, dall’altro alcuni strani avvenimenti, che coinvolgono in qualche modo le tre amiche Alexandra, Jane e Sukie (Cher, Susan Sarandon e Michelle Pfeiffer rispettivamente), che si ritrovano in breve amiche intime del nuovo venuto, e alla scoperta di nuovi poteri…

Mentre la serie tv aveva più un taglio da commedia, per larghi tratti umoristica, il film di George Miller II rimane invece a metà strada tra commedia e drammatico, e anzi propone persino qualche spunto se non orrorifico, quantomeno grottesco, soprattutto nel finale con mostro… ma pure nel vomito in stile Esorcista di metà film…

Rimane a metà strada anche la mia valutazione dell’opera, che presenta dei tratti innovativi e persino coraggiosi (l’elogio della diversità, il palese libertinaggio tra i protagonisti), ma che, alla resa dei conti, non eccelle in niente: fotografia, dialoghi, caratterizzazione dei personaggi.

Rimane in memoria qualche scena surreale e la fu bellezza delle sue protagoniste, oltre che, ma non sarebbe neanche il caso di dirlo, il volto da diavoletto cattivo di Jack Nicholson.
In definitiva, a mio avviso Le streghe di Eastwick è appena sufficiente, e forse neanche quello.

Fosco Del Nero



Titolo: Le streghe di Eastwick (The Witches of Eastwick).
Genere: fantastico, commedia, grottesco.
Regista: George Miller II.
Attori: Cher, Michelle Pfeiffer, Susan Sarandon, Jack Nicholson, Veronica Cartwright, Richard Jenkins, Carel Struycken, Ron Campbell.
Anno: 1987.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 6 dicembre 2010

Tutti dicono I love you - Woody Allen

Tutti dicono I love you è uno dei film più famosi di Woody Allen, il brillante regista americano, e segnatamente passa per esser il migliore della sua filmografia recente (diciamo dagli anni "90 in poi).

Ora, chi segue da tempo Cinema e film (o chi ha voglia di scrivere “Woody Allen” nella casella di ricerca in alto) sa come la penso su Allen e la sua carriera di regista: i suoi lavori largamente migliori sono i primi.

Opere come Manhattan (1979), Amore e guerra (1975), Provaci ancora, Sam (1972, non girato da Allen ma basato su una sua sceneggiatura), La dea dell’amore (1995) sono degli autentici colpi di genio, mentre i più recenti Sogni e delitti (2007), Scoop (2006), Match point (2005) a malapena raggiungono la sufficienza.

Certo, poi il tutto non è così netto, visto che l’ottimo Anything else è del 2003, i discreti Vicky Cristina Barcelona e Scoop rispettivamente del 2008 e del 2006, e che i più risalenti Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e Crimini e misfatti, che non mi hanno fatto impazzire, del 1972 e del 1989.

L’andamento però è a mio avviso chiaro…

Parere personale, è ovvio, supportato da una semplice considerazione: il vero Woody Allen, il critico sociale sarcastico e fuori dalle righe, è il regista primo modello, mentre quello recente si è meticciato con altri generi e stili, di fatto snaturandosi.

Ma veniamo al film di oggi, che è del 1996.
La prima cosa che colpisce di Tutti dicono I love you è il cast di attori molto ricco: oltre allo stesso Woody Allen, abbiamo la voce narrante Natasha Lyonne (American pie 1 e American pie 2), Drew Barrymore (Donnie Darko, 50 volte il primo bacio, Duplex - Un appartamento per tre), Edward Norton (Fight Club, Rounders - Il giocatore, The illusionist), Julia Roberts (Pretty woman, Il matrimonio del mio migliore amico, Notting Hill, Erin Brockovich, Closer), Goldie Hawn (ShampooLa morte di fa bellaLe farfalle sono libereGioco sleale), oltre che una giovanissima Natalie Portman (Star Wars - La minaccia fantasma, V per vendettaLeon, Closer) in una parte secondaria.

Va precisato inoltre che non trattasi di un film normale, bensì, sostanzialmente, di un film musical, peraltro dall’aria assai trasognata e surreale, decisamente pendente dal lato della commedia (al contrario di molti dei lavori recenti di Allen, si veda ad esempio Match point).

In sintesi, il film racconta la vita di una famiglia statunitense molto “liberal”, tra Stati Uniti ed Europa (Parigi e Venezia), focalizzandosi sulle rispettive relazioni sentimentali.

A mio avviso in Tutti dicono I love you manca la verve satirico-umoristica di altre opere di Woody Allen, tuttavia occorre riconoscere al suddetto film una certa cura, la simpatia che suscita fin da subito, nonché qualche scena memorabile (come quella dei fantasmi che ballano in salotto, veramente irresistibile).

Da Woody però io pretendo di più, passato o presente che sia…

Fosco Del Nero



Titolo: Tutti dicono I love you (Everybody says I love you).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Woody Allen.
Attori: Edward Norton, Drew Barrymore, Woody Allen, Julia Roberts, Goldie Hawn, Alan Alda, Tim Roth, Natalie Portman, Natasha Lyonne, Lukas Haas.
Anno: 1996.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 3 dicembre 2010

I banditi del tempo - Terry Gilliam

I banditi del tempo è il sesto film di Terry Gilliam che recensisco sul sito, dopo Brazil, L'esercito delle dodici scimmie, Tideland, Le avventure del barone di Munchausen, Parnassus, a mio avviso tutti film ottimi con l’eccezione di Tideland, che al contrario mi ha quasi disgustato.

I banditi del tempo si colloca in una via di mezzo, posto che da quello che è uno dei primissimi film di Gilliam (il secondo, per la precisione) si intuisce il suo potenziale di creatività e inventiva, ma ancora non lo si vede ben dispiegato, con la storia che appare più un collage di trovate bizzarre piuttosto che un unicum ben amalgamato (come vedremo qualche anno dopo con Brazil e Le avventure del barone di Munchausen, ben più riusciti).

Ma ecco in breve la trama de I banditi del tempo: un gruppo di nani ha rubato all’Essere Supremo la mappa dei passaggi intertemporali, con i quali è possibile passare da epoca storica a epoca storica.
Lo scopo: arricchirsi in modo spudorato.
Ecco così che i sei piccoli uomini passano dalla Grecia antica al Medio Evo con grande nonchalance, trascinandosi dietro Kevin, un bambino che ha avuto la sfortuna di trovarsi in mezzo a uno dei loro passaggi.
Durante le varie escursioni nel tempo e nello spazio, la compagnia ha modo di incontrare anche alcuni personaggi celebri, come Agamennone (Sean Connery; Zardoz, Il nome della rosa, Indiana Jones e l'ultima crociata), Napoleone (Ian Holm; Alien, Brazil, Il pasto nudo, Il quinto elemento, La vera storia di Jack lo Squartatore, Il signore degli anelli, Existenz) e Robin Hood.
Oltre che lo stesso Essere Supremo e il Signore del Male…

Con delle premesse e un regista così non poteva che venir fuori una sceneggiatura molto ricca e vivace, resa peraltro frenetica dal continuo zampettare della simpatica compagnia di nani; tuttavia il film manca di quello spessore che le successive pellicole di Gilliam hanno (Brazil specialmente), col tutto che sembra più che altro una scusa per rappresentare su schermo alcune situazioni umoristiche e paradossali, senza peraltro un solido collegamento tra un certo passaggio storico e il seguente.

Insomma, I banditi del tempo ha una trama vivace, ma non è certamente un film indimenticabile; se volete approfondire Gilliam, guardate piuttosto gli altri film consigliati.

Fosco Del Nero



Genere: fantastico, avventura.
Regista: Terry Gilliam.
Attori: Craig Warnock, Michael Palin, David Rappaport, Kenny Baker, Mike Edmonds, Jack Purvis, David Daker, John Cleese, Sean Connery, Ian Holm, Ralph Richardson, David Warner.
Anno: 1981.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 1 dicembre 2010

Harry Potter e i doni della morte - Parte 1 - David Yates

Ecco la recensione di quello che senza dubbio è stato il film più atteso del 2010 (probabilmente al pari del solo Avatar): Harry Potter e i doni della morte.

Harry Potter e i doni della morte - Parte 1, dovremmo dire, visto che la produzione, per la prima volta, ha scelto di suddividere uno dei romanzi della Rowling in due parti, in modo da contenere più particolari, spesso sfuggiti nei singoli film tratti dai precedenti libri (e anche in modo da guadagnarci di più, ma questo non sta bene dirlo).

La regia del film, come nel caso dei due precedenti lavori, il discreto Harry Potter e l’Ordine della Fenice e il carente Harry Potter e il Principe Mezzosangue, è stata affidata a David Yates, il regista che – ahimè – personalmente ritenevo meno adeguato alla saga del maghetto inglese, e non a caso la critica ha premiato assai meglio i lavori di registi ben più dotati come Chris Columbus (Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti), Alfonso Cuaròn (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban) e Mike Newell (Harry Potter e il calice di fuoco).
Ad ogni modo, a Yates è stato offerto anche questo ultimo episodio e tanto ci basti.

Ma andiamo ora a vedere dove eravamo rimasti con la trama.
La morte di Silente ha lasciato tra le fila dei buoni un vuoto di cui Voldemort e i Mangiamorte si approfittano facilmente, prendendo il controllo tanto del Ministero della Magia, quanto della scuola di Hogwarts (con Severus Piton nuovo preside).
Quanto a Harry, Hermione e Ron, i tre sono in sostanza in esilio forzato, ricercati dai Mangiamorte e dal canto loro impegnati a cercare gli horcrux di Voldemort, allo scopo di distruggerli.
Il risultato è un film totalmente “in esterna”, tanto che la scuola di Hogwarts non si vede per nulla.

I tre eroi dunque si trovano spesso in paesaggi naturali e spesso contemplativi, e non a caso a differenza degli altri film sono frequenti i silenzi introspettivi e la colonna sonora ha un’importanza minore.

Sfortunatamente, bissando il basso livello del film precedente, Yates non fa centro neanche stavolta, visto che il suo esperimento riesce solo in parte, consegnandoci un film monco per sua stessa decisione (oddio, non so se sua o imposta dalla produzione, ma tant’è) e comunque privo di quel senso del magico (misto ad azione e temi più leggeri) di cui al contrario le prime quattro pellicole erano pregne.

Il regista conferma la sua decisa predisposizione per le atmosfere horror-gotiche fin dall’avvio, che in realtà è molto efficace e pare promettere un film di qualità, ma continua a difettare in alcuni punti imprescindibili.

I personaggi sono caratterizzati male, i dialoghi non sono efficaci, la fotografia non è minimamente all’altezza dei predecessori, i tentativi di umorismo sono grossolani e risibili, e per di più molti spunti importanti sono ignorati o liquidati con scene insulse da pochi secondi, come per esempio la scoperta dell’identità di R.A.B., la morte di Malocchio Moody, il rapporto tra Silente e Grindelwald, la rottura della bacchetta di Harry, il crescente amore tra lo stesso Harry e Ginny, che negli ultimi due libri ha una valenza assai importante e che Yates ha bellamente ignorato, cosa che peraltro ha fatto anche nei film precedenti, evidentemente non essendo proprio portato per la descrizione dei rapporti umani (ci sta, per carità, ma in tale circostanza non è il caso di dirigere film in cui viceversa sono alquanto importanti).

Per non parlare poi di quello che a mio avviso è uno dei due momenti più toccanti di tutta la saga letteraria, ossia la dichiarazione d'amore di Fleur a Billy Weasley, comprensiva di scena d’affetto con mamma Winsley, con cui fino a quel momento la bella francese era stata sul piede di guerra (nel libro; nel film non c'è nulla di tutto ciò).

Insomma, si è capito che Yates non è il massimo in fatto di relazioni interpersonali ed emozioni, ed è invece più portato per i colori cupi e le scene orrorifico-dark.

Tirando le somme, Harry Potter e i doni della morte - Parte 1 è, forse, appena meglio del precedente tentativo, ma purtroppo siamo ben lontani dai film di Columbus, Cuaròn e Newell.

Fosco Del Nero


ADDENDUM del 27/08/20: anche questo settimo film della saga cinematografica si guadagna un addendum a distanza di quasi dieci anni dalla recensione; meno corposo rispetto a svariati film che lo hanno preceduto, ma comunque di un qualche rilievo.

Il Ministero della Magia cade, e con ciò l'opera di totalitarizzazione del regime procede: la scuola viene messa sotto controllo, l'informazione diventa non più pilotata ma del tutto asservita agli scopi del sistema; nella politica vengono piazzati i giusti servi nei posti chiave.
Come sempre accade nei regimi totalitari, o comunque corrotti, vengono premiati coloro che hanno servito bene, e puniti i dissidenti... se non additati addirittura come pericoli pubblici, come "untori", oggetto di campagne mediatiche denigratorie.
Anche questo suona parecchio familiare.

Addirittura s'inizia a vedere una sorta di polizia di stato che blocca le persone senza motivo, e parimenti senza motivo, o con scuse risibili, le arresta o le condanna (o le ricatta).
A tal proposito, è assai valida e descrittiva, nonché attuale, una frase di Ron: "Il mondo è folle".

I Mangiamorte vedono gli esseri umani veri e propri,, ossia i babbani, come carne da macello, come bestie con cui si può fare quel che si vuole. Questo è esattamente il modo in cui certi gruppi di potere vedono l'umanità nel suo complesso, e da millenni: servi, persino oggetti.

Un altro insegnamento importante di Harry Potter è che per sconfiggere un sistema corrotto fin nel suo interno occorre uscirne fuori; solo così si può avere successo.
Hanno così successo, dal punto di vista economico, i gemelli Winsley che decidono d'abbandonare la scuola ormai degradata e svuotata di contenuti; e ha successo il trio di amici, Ron, Harry ed Hermione (rispettivamente, corpo fisico, corpo emotivo e corpo mentale), dal punto di vista della ricerca e dell'azione, che escono del tutto dai canali e dagli ambienti abituali (al contrario di quelli che rimangono all'interno del sistema: insegnanti, studenti, dipendenti del ministero, etc, i quali non a caso non riescono a opporsi).
Questo è un insegnamento culturale in senso generale e politico in senso particolare: quando si instaura un regime, non serve adire le vie legali, perché sono corrotte esse stesse, ma occorre sovvertire tutto quanto.



Titolo: Potter e i doni della morte - Parte 1 (Harry Potter and the deathly hallows: part I).
Genere: fantasy, fantastico, drammatico.
Regista: David Yates.
Attori: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Alan Rickman, Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Bonnie Wright, Maggie Smith, Jamie Campbell Bower, Tom Felton, Evanna Lynch, Bill Nighy, Julie Walters, Michael Gambon, John Hurt.
Anno: 2010.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

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