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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 29 marzo 2023

Doctor Strange nel multiverso della follia - Sam Raimi

Avevo in programma di guardare il seguito di Doctor Strange, ossia Doctor Strange nel multiverso della follia, dal momento che il primo film era un prodotto notevole per i suoi contenuti, ma ero più o meno sicuro che il seguito sarebbe stato alquanto deludente e avrebbe virato nella direzione del film d’azione d’intrattenimento.

Avevo questa sensazione e infatti ne avevo ritardato la visione per parecchio… ma non credevo che il film sarebbe sceso così tanto di livello: in pratica si è passati da un film di tipo didattico-formativo, pregno di contenuti esistenziali, a un film esclusivamente basato sull’azione e gli effetti speciali. Una caduta di livello verticale.

Ecco la trama di Doctor Strange nel multiverso della follia: siamo qualche tempo dopo gli eventi del primo film, e Stephen Strange sta presenziando alla festa per le nozze della sua ex Christine, evidentemente dopo che i due si sono allontanati o, comunque, non sono riusciti a far funzionare la loro relazione. 
Il rinfresco viene tuttavia interrotto dalla venuta di un enorme mostro, il quale attacca una ragazzina, tale America Chavez (scelta di nome alquanto curiosa). Strange interviene e in qualche modo riesce a salvare la ragazza, pur se i due finiscono in un’altra dimensione, per via dei poteri, non ben controllati, di America.
In seguito l’uomo, al fine di proteggere la giovane, si consulta con una sua vecchia conoscenza: Wanda Maximoff… salvo poi scoprire che è proprio lei la responsabile degli attacchi alla ragazza, dal momento che vuole impadronirsi del suo potere.
Inizia così un tourbillon di eventi tra combattimenti, fughe ed effetti speciali a tutto spiano.

Il cambio di sceneggiatura e di regia è evidente: essendo passati a Sam Raimi, era scontato aver a che fare con azione da un lato e con un certo senso del grottesco dall’altro: un grottesco tuttavia più umoristico che orrorifico, come da stile del regista.

In tutto ciò, si è del tutto perso il valore del primo film: si è perso completamente il valore “interiore” dell’opera e si è perso qualcosa anche in termini di prodotto cinematografico, visto che Doctor Strange nel multiverso della follia non offre nient’altro che movimento, colori, combattimenti e riferimenti al mondo Marvel.

Peggio ancora: si è passati dagli insegnamenti spirituali del primo film alla propaganda LGBT del secondo: davvero una caduta precipitosa verso il basso… naturalmente voluta e programmata, per far “rientrare nei ranghi” un prodotto alternativo e utilizzarne il nome a scopo addormentante e propagandistico piuttosto che ispirante, com'era stato il caso del primo episodio.

Grazie a Dio il pubblico si è accorto di tale peggioramento, e Doctor Strange nel multiverso della follia ha avuto nettamente meno successo rispetto al suo predecessore.

Fosco Del Nero



Titolo: Doctor Strange nel multiverso della follia (Doctor Strange  in the multiverse of madness).
Genere: fantastico, commedia.
Regista:  Sam Raimi..
Attori: Benedict Cumberbatch, Elizabeth Olsen, Chiwetel Ejiofor, Benedict Wong, Xochitl Gomez, Michael Stuhlbarg, Rachel McAdams, Patrick Stewart, Bruce Campbell, Julian Hilliard, Jett Klyne.
Anno: 2022.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.



martedì 28 marzo 2023

Wolfwalkers – Il popolo dei lupi - Tomm Moore, Ross Stewart

Wolfwalkers – Il popolo dei lupi è il terzo lungometraggio diretto da Tomm Moore (questa volta in compartecipazione con Ross Stewart), dopo The secret of Kells e Song of the sea.

Quando vidi, per la prima volta, The secret of Kells, lo guardai in inglese, con i sottotitoli, giacché il film non era mai stato localizzato in italiano. Stesso discorso per Song of the sea, il quale tuttavia è stato poi doppiato, così come Wolfwalkers. La sensazione, tuttavia, è che le suddette opere rendano meglio in lingua originale, anche perché sono fortemente radicate nella cultura celtico-magico-folkloristica dell’Irlanda, comprese canzoni difficilmente “spostabili” in italiano (che infatti son state lasciate intatte anche quando le opere son state doppiate… come peraltro sarebbe sempre bene fare, visto che poesie e canzoni possono essere tradotte e riarrangiate, ma inevitabilmente perdendo qualcosa dello spirito originale). 

Veniamo a Wolfwalkers – Il popolo dei lupi, film d’animazione del 2020: siamo in Irlanda, nel 1650, nella città di Kilkenny. Su ordine del Lord Protector, comandante delle truppe inglesi di occupazione, la gente del posto sta via via abbattendo gli alberi della vicina foresta, sia per utilizzarne il legno, sia per togliere spazio vitale ai lupi che infestano la zona.
Si dà il caso, tuttavia, che non vi siano solo lupi normali, ma anche alcuni “wolfwalker”, ossia creature metà essere umano e metà lupo. Solo due in verità: Mebh, una ragazza-lupo, e la madre, la quale tuttavia giace incosciente, dal momento che le è successo qualcosa mentre si trovata in forma lupesca, impedendole di tornare nel suo corpo.
Difatti, i wolfwalker assumono forma di lupo quando dormono: dal corpo esce fuori lo spirito, che poi si materializza come lupo. Quando poi ritornano al corpo e lo toccano, rientrano nel corpo, il sonno finisce e tornano in forma umana.

Bill Goodfellowe è un cacciatore di lupi, il quale ha ricevuto l’incarico di girare per la foresta piazzando trappole, allo scopo di decimare i “nemici”. Sua figlia Robyn, però, ha avuto l’avventura di imbattersi in Mebh, finendo per fare amicizia con lei; di più, essendo stata morsa per sbaglio, è divenuta lei stessa un wolfwalker. Da qui il dilemma su cosa fare: da un lato vuole che Mebh e il suo branco siano risparmiati, e anzi vorrebbe aiutarla a ritrovare sua madre; dall’altro lato tuttavia suo padre è un cacciatore di lupi e lei stessa vive in città… almeno fino a che non diviene un lupo essa stessa, cosa che complica le cose.

Wolfwalkers – Il popolo dei lupi, a livello di animazione è incantevole come i suoi due predecessori: disegni bellissimi, colori incantevoli, movimenti fluidi… tutto disegnato a mano in vecchio stile, senza computer grafica o altre bruttezze similari.

La storia è bella e coinvolgente: più lunga rispetto ai due precedenti film, che si assestavano appena sui 70 minuti. Qua arriviamo a 100, ciò che in qualche modo è una “normalizzazione” dei tempi cinematografici canonici. Anche lo stile generale è stato leggermente “normalizzato”… ma questo non son convinto sia un bene (confido che le successive opere rimangano nel solco sin qui calpestato).
La colonna sonora è stata curata da chi aveva curato quelle dei primi due film: squadra che vince non si tocca.

Personalmente, ho un debole particolare per The secret of Kells, ma anche gli altri due film di Tomm Moore sono dei gioielli; imperdibili per gli appassionati di animazione, di miti celtici… e della bellezza in generale. Forse non del proprio adatti ai bambini, visto che affrontano temi seri, nonché violenza e devastazione… ma su questo deve valutare il singolo genitore.

Anche Wolfwalkers, come nei casi precedenti, ha ottenuto numerosi premi e nomine per i vari concorsi di settore, nonché, giustamente, un eccellente riscontro di critica e pubblico.

Fosco Del Nero



Titolo: Wolfwalkers – Il popolo dei lupi (Wolfwalkers).
Genere: animazione, fantasy, drammatico.
Regista:  Tomm Moore, Ross Stewart.
Anno: 2020.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui



mercoledì 22 marzo 2023

L’ascesa di Skywalker - Star wars 9 - J. J. Abrams

Con L’ascesa di Skywalker si è conclusa, finalmente, la saga di Guerre stellari.
Dico “finalmente” per due motivi: il primo è che si tratta di un’opera dipanatasi lungo quarantadue anni: abbastanza, direi. Il secondo è che le trilogie stavano perdendo di qualità una dietro l’altra: se ce ne fosse stata un’altra, saremmo probabilmente finiti sotto terra.

Ecco la trama de L’ascesa di Skywalker: messa in ginocchio la Resistenza, il Primo Ordine domina sulla galassia, ma Kylo Ren deve preoccuparsi di una nuova minaccia al suo dominio… sotto forma del redivivo Imperatore Palpatine, resuscitato grazie al potere oscuro della forza.
Nel frattempo, Rey si addestra con Leila Organa, generale della Resistenza, mentre  Poe Dameron, Finn e Chewbecca, assistiti dagli immancabili droidi, C-3PO e BB-8, scorrazzano per l’universo per varie commissioni. L’ultima delle quali, cui si unirà la stessa Rey, consiste nel trovare il dispositivo utile per individuare Exegol, un pianeta nascosto che si dice essere la patria segreta dei sith, nonché il luogo dove si nasconde Palpatine.

Se Il risveglio della forza si era rilevato praticamente un remake della trilogia originaria, in modo persino grottesco, e Gli ultimi jedi proponeva, per contrasto, qualcosa di diverso, ma ugualmente poco convincente, L’ascesa di Skywalker cerca di finire la saga in modo epico, ma anch’esso fallisce in buona parte: tra l’azione esondante, l’enorme mole di effetti speciali, le molte ambientazioni e i molti personaggi, il tutto risulta discretamente confusionario (anche per la notevole durata del film: circa 140 minuti).

Da un lato vi sono evidenti punti forti, come la bellezza visiva, alcune scenografie davvero evocative, la colonna sonora, il personaggio di Rey… ma dall’altro lato vi sono altrettanto evidenti punti deboli, come la frammentarietà della sceneggiatura (quest’ultime trilogia è sembrata tutto tranne che organica e ragionata), l’eccesso di dinamismo e di effetti visivi, il continuo ricorrere ai vecchi personaggi, persino in modo surreale, come per il “ripescaggio” di Palpatine, che è persino difficile commentare.

Si comprende certamente la difficoltà nel produrre seguiti di passate opere di così elevato livello… ma va evidenziato come la trilogia degli anni 2000, quindi i primi tre episodi in senso cronologico, avesse ottenuto un esito assai migliore, pur anch’essa inferiore alla trilogia originaria.

Ad ogni modo, L’ascesa di Skywalker ha chiuso come ha chiuso, con morti, fantasmi, parentele di sangue varie… per cui va bene così. 
La valutazione è un 6 più politico che effettivamente valutativo.

Un’ultima considerazione: questo nono e ultimo film, preso com’era dalle battaglie e dagli effetti speciali, è quello con meno contenuti esistenziali. Man mano che la saga di Star wars andava avanti, ci si è progressivamente dimenticati dell’addestramento e della cultura jedi, la sua vera essenza, in favore del dinamismo e dei combattimenti, ciò che era decisamente meno rilevante… tanto che mi sono segnato poche frasi interessanti, e nemmeno tanto interessanti se rapportate a quelle dei film storici.

“Palpatine è sempre stato là, a tirare i fili, celato nell’ombra sin dal principio.”

“Io so ciò che devo fare, ma non so se ho la forza di farlo.”

“Di che cosa hai più paura?”
“Di me stessa.”

“Confrontarsi con la paura è il destino di un jedi.”

Fosco Del Nero



Titolo: L’ascesa di Skywalker (The rise of Skywalker).
Genere: fantascienza, drammatico.
Regista: J. J. Abrams.
Attori: Daisy Ridley, Adam Driver, John Boyega, Oscar Isaac, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony Daniels, Naomi Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong'o, Keri Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran, Billy Dee Williams, Ian McDiarmid, 
Anno: 2019.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



martedì 21 marzo 2023

Jonathan Strange e Mr. Norrell - Peter Harness

Anni fa lessi Jonathan Strange e il signor Norrell, il premiato romanzo di Susanna Clarke da cui è stata tratta la serie televisiva oggetto della recensione odierna. Di più: l’ho riletto in tempi recenti poiché volevo rinfrescare i ricordi prima di guardare la serie in questione.

Il romanzo è piuttosto lungo, con le sue circa 900 pagine, mentre la serie tv se la cava con meno: è composta da sei episodi di una cinquantina di un’ora ciascuna, per un totale quindi di sei ore.
Non poco, ma nemmeno tantissimo, considerando quanto è ponderoso e ricco il testo originario.

Ecco la storia, ambientata in una sorta di Inghilterra alternativa, ove la magia è esistita, con tanto di libri e studenti (tecnicamente, quindi, il genere è fantastico-ucronico): siamo agli inizi del 1800 e l’Inghilterra sta combattendo contro la Francia di Napoleone. Sul suolo inglese la magia era una realtà comunemente accettata da tutti, parte della vita quotidiana, sino a tre secoli prima, allorquando il Re Corvo scomparve, portandosi dietro la magia… rimasta a quel punto una materia di studio esclusivamente teorico.
Sino a che compare Gilbert Norrell, il primo mago praticante da tre secoli a quella parte, il quale si pone come obiettivo di restaurare la magia inglese e di renderla un campo di studi rispettabile, da ciarlataneria di strada com’era diventata nel frattempo.
Dopo aver dato prova delle sue abilità, l’uomo si avvicina al governo inglese, collaborando per la guerra in corso, e prende un allievo, il solo altro mago effettivo che si sia trovato in giro: Jonathan Strange
Tuttavia, col tempo tra i due si creerà una certa distanza, considerata la visione irrimediabilmente differente che i due hanno relativamente alla magia e alla figura del Re Corvo.

Jonathan Strange e Mr. Norrell riesce in un’impresa non semplice: ricreare il mondo abilmente dipinto a colpi di pennello da Susanna Clarke, ch’era stata capace di creare un universo credibile, pur così differente da quello reale. La storia originale, inoltre, era ricca di personaggi memorabili, da Vinculus ad Arabella, dal Gentiluomo dai capelli lanuginosi a Childermass: anche questi sono stati tratteggiati in modo efficace, quale più quale meno, tanto ch’è facile che si impongano nella fantasia del lettore, anche nei riguardi dei personaggi del libro, almeno dal punto di vista visivo.

In tutto ciò, c’è una cosa ridicola: il libro della Clarke in Italia non è molto conosciuto, e la serie tv non è stata localizzata per il mercato italiano. Non è un problema per coloro a cui piace sentire i prodotti in lingua originale… magari facendosi aiutare dai sottotitoli, però dà l’idea del livello piuttosto basso del pubblico nostrano.
La cosa mi ha ricordato la situazione similare della serie tv Il maestro e Margherita: un’opera visiva meravigliosa… mai importata e doppiata in italiano. E in quel caso il romanzo di riferimento era di Bulgakov, ossia un classico russo, e non una donna contemporanea praticamente sconosciuta.

Pazienza: di mio ho segnalato Jonathan Strange e Mr. Norrell come una serie tv davvero bella, nella realizzazione, nell’atmosfera e nella trama.
La parte più bella della storia, forse l’unica non resa appieno, è il finale: l’ex maestro e l’ex allievo, che nel mentre erano diventati nemici, si trovano di nuovo riuniti sotto un obiettivo comune. Il primo rappresenta il sapere, la conoscenza; il secondo incarna l’essere, il fare. Se sapere ed essere son separati, ne derivano guai; quando invece si uniscono, tutto procede per il meglio e si possono ottenere grandi risultati.

Ed ecco che Jonathan Strange e Mr. Norrell fornisce anche un grande insegnamento.

Fosco Del Nero



Titolo: Jonathan Strange e Mr. Norrell.
Genere: serie tv, fantasy, ucronia.
Ideatore: Peter Harness.
Attori: Eddie Marsan, Bertie Carvel, Marc Warren, Ariyon Bakare, Enzo Cilenti, Charlotte Riley, Alice Englert, Vincent Franklin, John Heffernan, Edward Hogg, Paul Kaye, Brian Pettifer, Samuel West, Ronan Vibert.
Anno: 2015.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.



mercoledì 15 marzo 2023

Monster & Co. - Pete Docter, David Silverman, Lee Unkrich

Pensavo che Monster & Co. fosse già recensito nel blog, ma evidentemente lo avevo visto prima di aprirlo e poi mai più.
La re-visione attuale, dunque, è utile anche per la recensione.

Dei tre nomi in cabina di regia, ossia Pete Docter, David Silverman e Lee Unkrich, ne conoscevo solo due: Il primo ha diretto i già recensiti  Inside outUp e Soul, mentre il terzo ha codiretto La strada per Eldorado: tutti e quattro sono film d’animazione, a riprova del fatto che si tratta di specialisti del genere.

Nessuno di quei quattro film mi aveva impressionato in positivo, limitandosi al compitino e a buoni lavori come film per famiglie. Questo era anche l’obiettivo di Monster & Co., probabilmente, ma qui c’è qualcosa in più… e non a caso il film ha avuto un certo successo.

Ecco la trama: nella città di Mostropoli, sita in una sorta di realtà parallela a quella umano/terrestre, vivono tanti mostri, alcuni dei quali lavorano alla Monster & Co., una società impegnata nella produzione di energia elettrica.
Come?
Sfruttando la paura dei bambini, che alcuni mostri spaventatori di professione provocano andando a visitarli di notte, passando dalla porta del ripostiglio, in qualche modo collegata alla realtà di Mostropoli. James Sullivan e Mike Wazowski sono due di tali mostri, il primo spaventatore e il secondo suo collaboratore, la vita dei quali subirà uno scossone quando s’imbatteranno in Boo, una bambina umana che in teoria dovrebbe spaventarsi alla vista di Sullivan e degli altri mostri, ma che in realtà sembra divertirsi un mondo. Tranne quando vede Randall, uno degli altri spaventatori, principale rivale di Sullivan.
Di mezzo c’è anche una cospirazione in seno alla stessa azienda…

Monster & Co. raggiunge perfettamente il suo compito: è ben fatto, è simpatico, è tenero, pieno di buoni sentimenti e di umorismo, per quanto semplice, adatto al largo pubblico e all’infanzia.
Tecnicamente è ormai piuttosto datato, ma si fa ancora vedere bene.

Da citare alcuni elementi curiosi, per i quali il film è stato evidenziato dagli studiosi delle cospirazioni (a proposito di cospirazioni aziendali): il logo dell’azienda è praticamente il canonico occhio che tutto vede; uno dei due protagonisti principali, Mike, è praticamente un occhio e basta; nella storia i bambini vengono sfruttati e se ne provoca il terrore; addirittura si ipotizza una macchina per prelevarne direttamente l’essenza, al contempo sacrificandoli; vengono citate quarantene e crisi energetica.

Agatha Christie diceva che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova”. Qua di indizi ne abbiamo svariati, e oramai le persone intelligenti hanno imparato a guardare a Hollywood con un occhio indagatore, a proposito di occhi… ma magari in questo caso è una questione di coincidenze.

Il film ha ricevuto numerosi premi e nomination nei vari concorsi.

Fosco Del Nero



Titolo: Monster & Co.
Genere: animazione, comico.
Regista: Pete Docter, David Silverman, Lee Unkrich.
Anno: 2001.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui



martedì 14 marzo 2023

Mercoledì - Alfred Gough, Miles Millar

Quand’ero bambino guardavo in tv le repliche della vecchia serie de La famiglia Addams, quella in bianco e nero degli anni "60. Quando uscirono i due film negli anni “90 (La famiglia Addams e La famiglia Addams 2) li vidi con grande entusiasmo, trovando il primo bellissimo e il secondo solo divertente…

… non potevo dunque non vedere la serie tv dedicata a Mercoledì, pur sapendo in partenza certe cose, non tutte positive.

Tra quelle positive, il fatto che tra i produttori, nonché tra i registi dei vari episodi, c’era Tim Burton, altra mia passione di quando ero ragazzo (Edward mani di forbiceBeetlejuice - Spiritello porcelloIl mistero di Sleepy HollowBig fishLa sposa cadavereDark shadowsMiss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali, etc): se non è un marchio di qualità, poco ci manca.

Tra quelle negative, la produzione di Netflix, che assicurava un’“orientamento” di un certo tipo, ligio all’agenda del gruppo (dis) umano che c’è dietro: quindi svilimento dell’energia maschile, confusione dell’energia sessuale, abbassamento generale della cultura e del pensiero indipendente, etc. A tal scopo, sarebbero certamente state modificate alcune cose, poco compatibili, e valorizzate altre, più compatibili.
Tutto confermato: per chi ha inquadrato le cose, tali dinamiche son fin troppo prevedibili.

Pur con la tara di tale orientamento manipolatorio, la serie tv c’è e ha qualità; perlomeno, mi riferisco alla prima stagione, quella prodotta nel momento in cui scrivo la recensione.

Ecco cosa succede nella serie tv, la quale non si pone problemi cronologici, pur essendo Mercoledì ragazzina già negli anni "60, e poi nei "90, e poi adesso nel "2022, tra cellulari e dintorni: la ragazzina (interpretata dall’ottima Jenna Ortega) continua a creare problemi nelle scuole tradizionali, per cui a un certo punto i genitori Gomez e Morticia la mandano nella Nevermore, la scuola superiore che hanno frequentato anch’essi, situata nel paese di Jericho e destinata ai cosiddetti “reietti”, ossia persone anomale: lupi mannari, sirene, vampiri, individui con poteri psichici e via discorrendo.
Non per niente, la cittadina ha fama di luogo bizzarro, e la scuola è sopportata dagli abitanti solo perché porta molti soldi e finanziamenti.

Sulle prime Mercoledì non è felice della sua nuova sistemazione, come pure della compagna di stanza Enid, per non parlare della preside Weems, ma poi si adatterà piuttosto bene… in perfetto stile Addams. Il nome degli Addams, peraltro, in città è ben noto: sia perché nella scuola sono passati altri familiari, sia perché Gomez era stato a suo tempo accusato di omicidio, sia perché un’antica antenata, Goody, aveva combattuto e ucciso il fondatore di Jericho, Joseph Crackstone, un fanatico religioso il quale a sua volta aveva condannato e ucciso molte persone per stregoneria.

Tramite le visioni che ogni tanto giungono a Mercoledì, il passato e il presente, ma anche il futuro, si intersecano, consegnando alla ragazza un mosaico da completare. 

Tra i personaggi da menzionare, la professoressa Marilyn Thornhill (Christina Ricci… ossia la Mercoledì del film del 1991), la psicologa Valerie Kinbot (già vista in The Big Bang theory), lo sceriffo Donovan Galpin, il di lui figlio Tyler, gli studenti Bianca Barclay, Xavier Thorpe, Eugene Otinger, Ajax Petropolus… oltre agli Addams, compresa Mano, che qui è una sorta di assistente di Mercoledì.

Alcuni commenti.
In primo luogo, il casting: non mi ha convinto del tutto, giacché si è partiti con i genitori Addams, quasi impresentabili dal momento che manca loro tutto il fascino e la sicurezza che li hanno sempre caratterizzati. Senza contare che nelle loro versioni giovani Gomez è più alto di Morticia, mentre in quelle adulte Morticia gli dà un paio di decine di centimetri. 
A proposito di donne molto alte, la preside è interpretata da Gwendoline Christie, guerriera direttamente da Il trono di spade.

I profili maschili, come previsto sin dall’inizio, sono tutti deboli, succubi o insignificanti: la serie è quasi del tutto al femminile. Questa cosa è davvero ridicola, come son ridicole tutte le altre "orientate" in questo modo, sia perché son poco realistiche, sia perché sono chiaramente propaganda.

Il personaggio di Mercoledì è stato pompato oltre ogni senso: si è trasformata da ragazzina seria e introspettiva a una specie di supereroe che sa tutto e che è brava in tutto, comprese le arti marziali e la scherma.
La scena del ballo, poi, per quanto ben eseguita (e diventata un tormentone), è anch’essa priva di senso, visto che contrasta praticamente con tutto il personaggio di Mercoledì.
Viceversa, la ragazza si rivela poco portata all’investigazione: sbaglia nell’identificazione sia del mandante che del mostro, nonché nella scelta del ragazzo da frequentare.

A proposito di scherma, il padre Gomez da giovane perde un duello di spada pur essendo, nell’iconografia tradizionale, uno spadaccino imbattibile; altra incongruenza con il mito degli Addams.

Evidenziate incongruenze e manipolazioni da agenda mondialista, la serie è di eccellente fattura (anche di questo ero sicuro) e ha ottenuto un ottimo riscontro, tanto che è scontato che vi sarà almeno un’altra stagione.
“Stagione” si fa per dire: sono appena otto gli episodi girati… forse le generazioni attuali hanno difficoltà a concentrare l’attenzione per più tempo, per cui le serie si sono “accorciate”.

Fosco Del Nero



Titolo: Mercoledì (Wednesday).
Genere: serie tv, grottesco.
Ideatore: Alfred Gough, Miles Millar.
Attori: Jenna Ortega, Luis Guzmán, Catherine Zeta-Jones,  Emma Myers, Christina Ricci, Hunter Doohan, Georgie Farmer, Riki Lindhome, Jamie McShane, Moosa Mostafa, Gwendoline Christie, Percy Hynes-White, Joy Sunday, Cezar Grumarescu, Islam Bouakkaz, Tommie Earl Jenkins.
Anno: 2022.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.



mercoledì 8 marzo 2023

Stalker - Andrej Tarkovskij

Avevo già visto Stalker, ma probabilmente prima di aprire Cinema e film, dal momento che non c’era ancora la recensione del film di Andrej Tarkovskij (di cui nel blog è già presente Solaris).

Stalker non è certamente un film facile, per vari motivi.
Il primo è che si tratta di un film russo del 1979.
Il secondo è che si tratta di un film d’autore, quindi piuttosto lontano dai canoni cinematografici comuni.
Il terzo è che l’opera propone temi fortemente esistenziali… com’è sempre con Tarkovskij.

Cominciamo con la trama di Stalker, film liberamente ispirato dal romanzo Picnic sul ciglio della strada dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij: per qualche motivo imprecisato, dovuto forse a una civiltà aliena o alla caduta di un asteroide, si è creata la cosiddetta Zona, un luogo tra natura ed edifici in rovina, ora abbandonato e anzi recintato e sorvegliato dai militari.
La Zona è proibita perché molte persone che vi si sono avventurate sono sparite nel nulla, compresi i primi militari inviati sul posto per indagare.
Tuttavia, la Zona ha anche una fama positiva, dal momento che si dice che una sua specifica parte faccia realizzare i desideri delle persone; tanto che vi sono delle guide, dette "stalker", le quali accompagnano nella Zona coloro che, per qualche motivo, intendono cimentarsi nell’impresa, a rischio della vita.
Il problema è che la Zona è piena di insidie e trappole, e cambia di volta in volta, tanto che anche i percorsi già fatti in precedenza non sono sicuri.
Uno di questi stalker accompagna nella Zona due uomini, un intellettuale chiamato “lo Scrittore” e uno scienziato chiamato “il Professore”; ognuno dei due ha il suo motivo-desiderio, il quale verrà evidenziato strada facendo.

Detta così la storia sembra piuttosto avventurosa e intrigante, ma di fatto il film non è altro che una lunga sequela di dialoghi e confronti tra i tre protagonisti, via via più diretti e crudi (soprattutto tra l’artista e lo scienziato, ossia tra la creatività e la ragione).

Quando alla scenografia, è davvero povera: si parte da una località urbana piuttosto degradata, si arriva in un bosco e poi ci si muove in rovine di vario tipo: caserme abbandonate, tunnel sotterranei.

In pratica, Stalker si gioca tutto a livello di atmosfera e di stato mentale… un impegno non facile e non adatto a tutti, visto che il film dura quasi 160 minuti.

Le numerose frasi di stampo esistenziale rendono bene l’idea di che tipo di prodotto (per l’appunto tra il mentale e l’esistenziale) sia Stalker
Tra le varie, c’è anche una citazione del Tao te ching, a conferma di quanto già detto e della vocazione esistenziale del film (come peraltro era anche per Solaris).

Da evidenziare un altro dettaglio: il film inizia col color seppia e passa al colore quando si entra nella Zona, cosa che ne certifica il valore differente. A un certo punto si parla della “vocazione” degli stalker, quasi fossero dei sacerdoti… i quali infatti invitano a trattare la Zona come qualcosa di sacro (e si lamentano di chi “non crede più a niente”). La Zona, in tal senso, pare essere una metafora dell’esistenza e delle sue leggi, che gli esseri umani saggi imparano a rispettare in modo devoto.
A proposito, nella Zona le persone spesso spariscono: che sia un simbolo del fatto che sparisce l’ego, e che si tratti di una “zona evolutiva”?

Propongo le frasi con una chiave di lettura tra parentesi.

“Per me dovunque è una prigione.” (l’illusorietà della vita materiale)

“Il mondo è regolato da leggi ferree che lo rendono insopportabilmente noioso.” (le leggi spirituali sono fisse e sempre validi)

“Il mio maestro mi ha aperto gli occhi.” (i maestri elevano la consapevolezza dei loro allievi)

“Suppongo che essere uno stalker in un certo senso sia una vocazione.” (stalker come sacerdozio-guida spirituale)

“Nella Zona non c’è e non può esserci nessuno.” (gli ego a un certo punto spariscono)

“Di qui non si torna indietro.” (una volta che si imbocca un sentiero evolutivo, non si può più tornare alla situazione precedente)

“Nella Zona la strada diretta non è la più corta” (la via larga e la via stretta)

“Posti prima sicuri diventano impraticabili, e il cammino si fa ora semplice e facile, ora intricato sino all’inverosimile. È la Zona: forse a certi potrà sembrare capricciosa, ma in ogni momento è proprio come l’abbiamo creata noi, come il nostro stato d’animo.” (la vita esteriore è il riflesso creativo del mondo interiore)

“Quello che succede non dipende dalla zona, ma da noi.” (ancora sul fattore di manifestazione)

“Che si avverino i loro desideri e che possano ridere delle loro passioni, e soprattutto che posano credere il sé stessi e che diventino indifesi come bambini.” (desideri e passioni egoiche dominati e trattati con distacco, per addivenire a uno stato coscienziale più innocente)

“Ciò che chiamiamo passioni non è energia spirituale, ma solo attrito tra l’animo e il mondo esterno” (le emozioni intese come punto di mezzo tra l’anima e la vita nella materia, l’interazione tra i due livelli)

“La debolezza è potenza, e la forza è niente. 
Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. 
Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza.
Ciò che si è irrigidito non vincerà.” (citazione del Tao te ching)

“Qui vie dirette non ce ne sono.” (non esistono percorsi prestabiliti nella vita)

“Qui ogni minuto cambia tutto.” (le energie si aggiornano continuamente e, quindi, anche i riflessi esteriori)

“I desideri non si realizzano immediatamente.” (occorre tempo per la manifestazione/cristallizzazione fenomenica)

“L’uomo deve continuamente dimostrare a sé stesso e agli altri che vale qualcosa.” (la personalità ha bisogni e carenze)

“L’umanità esiste per creare.” (l’essere umano non può non creare)

“Tutto in fin dei conti ha un senso, un senso e una ragione.” (principio di perfezione)

“Non può esserci felicità nell’infelicità altrui.” (la condivisione)

“È il momento più importante della vostra vita.” (il momento della creazione… ossia ogni momento, in verità, per quanto alcuni istanti siano particolarmente decisivi a livello interiore)

“L’importante è solo credere.” (l’importanza della fede)

“Non credono più a niente: l’organo con il quale crediamo si è loro atrofizzato.” (l’organo della fede)

“Non è colpa loro, vanno compatiti.”
“Tu non li hai visti: hanno gli occhi vuoti.” (quando gli uomini perdono il contatto con l’anima, sono gusci vuoti o poco più)

Fosco Del Nero



Titolo: Stalker (Stalker).
Genere: fantastico, drammatico.
Regista: Andrej Tarkovskij.
Attori: Anatoliy Solonitsyn, Nikolaj Grinko, Aleksandr Kaydanovskiy, Alisa Frejndlikh.
Anno: 1979.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.



martedì 7 marzo 2023

Soul - Pete Docter, Kemp Powers

Soul è il terzo film diretto da Pete Docter che vedo, dopo Up e Inside out: i due predecessori mi erano piaciuti discretamente, pur senza entusiasmarmi, tanto che probabilmente non avrei visto Soul se non mi fosse stato indicato come film dai contenuti esistenzial-spirituali.

Cosa che in effetti è, pur senza che l’opera abbia i crismi necessari per farne un prodotto valido dal punto di vista didattico-evolutivo, rimanendo più banalmente nell’intrattenimento.

Ecco la trama di Soul: Joe Gardner è un uomo di mezz’età che fa l’insegnante di musica in una scuola media, dove è stato appena promosso come insegnante di ruolo, da collaboratore ch’era prima. Tuttavia, egli ambisce a fare il musicista e riesce in effetti a ottenere una collaborazione presso un importante club jazz di New York… salvo morire poche ore prima per un banale incidente.
La cosa metterà in moto diversi avvenimenti, tra la vita terrena, l’Oltremondo e l’Antemondo, coinvolgendo diverse “anime”, in primis 22, un’anima in cerca della propria scintilla. I due interagiranno in vari modi, e in vari luoghi, al fine di trovare quel che cercano.

Soul è caruccio: ben realizzato e ben curato… tuttavia rimane un film d’intrattenimento orientato principalmente all’infanzia, o comunque alle famiglie. 
Pur trattando l’argomento della vita oltre la morte e delle anime, manca del tutto a livello di leggi spirituali: dietro non c’è alcuno studio e alcuna conoscenza, ma solo qualche trovata cinematografica atta a mettere su una storia carina e dinamica, che si conclude con un banale “vivere la vita in modo pieno”.

Con questo, direi che ho visto abbastanza di Pete Docter, dal momento che mi pare improbabile che possa fare un salto in alto di svariati livelli.

Il film ha vinto l’Oscar, il Golden Globe e svariati altri premi come miglior film d’animazione, nonché per la colonna sonora, il doppiaggio e altro. Non entro in merito su musica e doppiaggio… ma il premio come miglior film d’animazione lascia davvero il tempo che trova: o prova che si produce davvero in basso, o prova che le valutazioni sono incapaci o pilotate (probabilmente ambo le cose). L’umanità può e deve fare molto di più.

Fosco Del Nero



Titolo: Soul.
Genere: animazione, commedia.
Regista: Pete Docter, Kemp Powers.
Anno: 2020.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



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