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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 27 novembre 2019

Stay - Nel labirinto della mente - Marc Forster

Forse avevo già visto in passato Stay - Nel labirinto della mente: dal titolo mi pareva di sì, ma (ri) vedendolo non ne sono poi così certo.
A ogni modo, ho proceduto a questa visione dopo aver molto apprezzato il regista Marc Forster in Vero come la finzione… anche se, a dire il vero, assai meno in World War Z.

Apprezzando in generale il genere psicologico-surreale, ed essendo Marc Forster famoso per tale fattore, ho proceduto a vedermi (o rivedermi) Stay - Nel labirinto della mente, film con protagonista il bravo Ewan McGregor, che guardo volentieri dai tempi di Trainspotting. A fargli compagnia, Naomi Watts e Ryan Gosling.

Ecco la trama di Stay - Nel labirinto della mente, storia che oscilla tra il genere psicologico, quello surreale e il drammatico: Sam Foster (Ewan McGregor; Moulin Rouge, Sogni e delitti, Piccoli omicidi tra amici, L’uomo che fissa le capre, Big fish, Star wars 1 - La minaccia fantasma, The island, Angeli e demoni) è un giovane psichiatra, che giunge in uno studio come sostituto della titolare, indisponibile perché stressata, e si trova tra le mani il caso di Henry Letham (Ryan Gosling; Blue Valentine, Blade runner 2049), un ragazzo con problemi mentali, che sente voci, riesce ad anticipare le frasi degli altri, conosce eventi in anticipo, si sente colpevole della morte dei suoi genitori... e ha deciso di suicidarsi di lì a pochi giorni. 
Anche la compagna del dottore, Lila (Naomi Watts; La promessa dell’assassino, Il velo dipintoIncontrerai l’uomo dei tuoi sogniMulholland DriveThe ring) ha tentato il suicidio tempo prima, salvata proprio dall’uomo, il quale si sente in dovere di fare la stessa cosa anche col ragazzo… finendo però per entrare in un vortice di eventi allucinatori simili a quelli che lamentava lo stesso ragazzo.

Non svelo il finale per non compromettere la visione di chi eventualmente non avesse ancora visto il film, ma non posso non sottolineare che, come genere, Stay - Nel labirinto della mente entra un po’ nel filone psicologico dei vari L’uomo senza sonno o Memento, o anche Fight Club, tutti film girati poco tempo prima, anche se il film da cui Stay - Nel labirinto della mente ha letteralmente rubato lo spunto di fondo è Allucinazione perversa. I contenuti e i generi son molto diversi, ma lo schema del film è il medesimo, tanto che, se non si tratta di plagio, quantomeno si tratta di una forte ispirazione, diciamo così.

Se l’idea di fondo è praticamente presa in prestito, e se il genere del film ormai non è nuovo, e anzi cavalca un filone in voga negli ultimissimi decenni, lo stile di Stay - Nel labirinto della mente è piuttosto originale: Marc Forster si conferma regista validissimo, tecnicamente in gamba e visionario nelle immagini e nel montaggio, riuscendo nell’intento di trasmettere il senso di confusione e di allucinazione dei protagonisti della storia.

Anche il cast è ottimo, ma è proprio la storia, paradossalmente, a non convincere del tutto: non innovativa, è anche incoerente nel senso che, narrata dal punto di vista dello psichiatra, seguito dalle telecamere passo passo, mostra invece allucinazioni che avrebbero dovuto, col senno di poi del finale, riguardare il solo Henry.

Va bene, nessun problema: non siamo troppo fiscali e guardiamo comunque il film; ci limitiamo a evidenziare che Stay - Nel labirinto della mente, pur assai valido da certi punti di vista, non lo è altrettanto da altri. Considerando tutto, si rivela un film ben fatto ma non un capolavoro.

A proposito del finale: che si trattasse di una questione veglia/sonno, coscienza/incoscienza, è stato largamente anticipato; non solo dalle scene allucinatorie, ma anche da quelle apparentemente normali, in cui sullo sfondo si vedevano passare persone identiche (simili d'aspetto e vestite allo stesso modo), tre per volta.

Anche le numerose convergenze tra lo psichiatra, la sua fidanzata e il ragazzo avevano evidentemente acceso una campanella: due potenziali suicidi, due anelli identici, due pittori, stesse frasi dette, etc.

Interessante la scena in cui il padre del ragazzo, teoricamente morto, appare come vivo e vegeto e, anzi, ha pure riacquistato la vista, da cieco ch'era, e dice due cose. 
Prima: "Per la prima volta, vedo ogni cosa". 
Seconda: "I buddhisti hanno sempre avuto ragione: il mondo è un'illusione."
Dunque, dalla morte alla vita, dalla cecità alla vista... e allora finalmente si vede tutto e ci si rende conto che l'esistenza materiale è illusoria.

Ultimo appunto: alcune frasi impreziosiscono l'opera, nel caso lo spettatore sia interessato a temi esistenziali: non poche, in verità, quasi tutte incentrate sul tema della coscienza e dell'ambivalenza tra realtà e irrealtà.

"Non esiste un'altra parte."

"C'è troppa bellezza per mollare.
C'è troppa bellezza."

"Chi sono io?"

"Andrò all'inferno? 
O forse ci sono già... non lo so."

"Vedo ogni cosa.
Per la prima volta, vedo ogni cosa."

"I buddhisti hanno sempre avuto ragione: il mondo è un'illusione."

"Non so più cos'è reale ormai."

"Devo svegliarmi."

"Se questo è un sogno, c'è il mondo intero dentro."

Fosco Del Nero 



Titolo: Stay - Nel labirinto della mente (Stay)
Genere: psicologico, drammatico.
Regista: Marc Forster .
Attori: Ewan McGregor, Ryan Gosling, Naomi Watts, Janeane Garofalo, Bob Hoskins, Elizabeth Reaser, Kate Burton, B.D. Wong, John Tormey, José Ramon Rosario, Becky Ann Baker.
Anno: 2005.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


martedì 26 novembre 2019

Stonehearst Asylum - Brad Anderson


Stonehearst Asylum dalla filmografia di Brad Anderson, regista già visto in L'uomo senza sonno. L’abbinamento con un racconto di Edgar Allan Poe, Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma, ha fatto il resto, e mi sono così guardato il film in questione, il quale oscilla tra drammatico, psicologico e thriller, con atmosfere piuttosto lugubri.

Ecco la trama sommaria di Stonehearst Asylum, film del 2014: siamo nel 1899, e il giovane dottore Edward Newgate (Jim Sturgess; Cloud atlas, 21, La migliore offerta) si reca nel nosocomio che dà il nome al film per fare esperienza presso il Dottor Lamb (Ben Kingsley; Lezioni d’amore, Prince of Persia - Le sabbie del tempo, Medicus - The physician), che gestisce il centro.

Tra i pazienti, egli nota subito la bella Eliza Graves (Kate Beckinsale; Cambia la tua vita con un click, Total Recall - Atto di forza, Underworld), mentre tra i dipendenti del manicomio si fa notare invece Mickey Finn (David Thewlis; Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Harry Potter e il Principe Mezzosangue); dopo si conoscerà anche il Dottor Salt (Michael Caine; Sleuth - Gli insospettabili, Hannah e le sue sorelle, I figli degli uomini)…

… ed emergeranno tutti i segreti di Stonehearst Asylum, inquietanti tanto nel presente quanto nel passato, tanto che sia il protagonista che lo spettatore oscilleranno tra l’una e l’altra posizione, almeno fino a che la follia di una delle due emerge con maggior prepotenza, diciamo così.

Per la serie nomen omen, il destino e il senso dei protagonisti è dato dai loro stessi nomi: il nome Stonehearst sembra quasi dire che “la pietra sente”, il Dottor Newgate imbocca per l’appunto una “nuova porta”, Eliza Graves ha molto a che fare con la morte e con le tombe, il Dottor Lamb sembra agnello ma non lo è, il Dottor Salt eseguiva il suo lavoro con troppo sale, in modo troppo aspro, e Mickey Finn, come si dice nello stesso film, senza però che la traduzione italiana riesca a tradurre il motteggio, ha a che fare con il drogare le persone affinché perdano conoscenza (in inglese il termine “Mickey Finn” indica per l’appunto questo).

Il cast del film è ottimo, la fotografia molto bella, costumi e suoni davvero all’altezza, e anche la storia si fa seguire con interesse, proponendo dapprima piccole dosi di stranezza, confondibili in tal senso con la genialità, e poi manciate di follia sempre più abbondanti, fino alla pazzia completa, con risultati proporzionati a tale pazzia.

Tuttavia, pur se ben realizzato, al film manca un certo spessore per essere qualcosa di più importante, rimanendo un discreto prodotto, visibile e godibile, ma non imperdibile.
Due curiosità.
Prima: Ben Kingsley si era già trovato in un ruolo simile (dottore in manicomio) in Shutter Island.
Seconda: il film propone due “reduci” da Harry Potter: David Thewlis e Brendan Gleeson, rispettivamente Remus Luipin e Malocchio Moody.

Chiudo la recensione con una frase estratta dal film:
“Non credete a nulla di ciò che sentite e solo a metà di ciò che vedete”.

Fosco Del Nero



Titolo: Stonehearst Asylum (Stonehearst Asylum)
Genere: drammatico, psicologico, thriller.
Regista: Brad Anderson.
Attori: Jim Sturgess, Kate Beckinsale, Ben Kingsley, Michael Caine, Jim Sturgess, David Thewlis, Brendan Gleeson, Jason Flemyng, Sophie Kennedy Clark, Sinéad Cusack, Edmund Kingsley.
Anno: 2014.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.


mercoledì 20 novembre 2019

Merlino - Steve Barron

Non sono mai stato appassionato alla leggenda di Re Artù, Merlino, tavola rotonda, Sacro Graal e via discorrendo, pur con poche eccezioni.

La prima, cronologicamente parlando, è il film d’animazione Disney La spada nella roccia, il quale tuttavia è molto leggero e non affronta affatto il centro della leggenda celtica.

L’ultima, cronologicamente parlando, è il romanzo di Marion Zimmer Bradley Le nebbie di Avalon.

La volta di mezzo è la miniserie televisiva, composta in pratica di due film, Merlino, che ho visto un paio di volte ma sempre prima dell’apertura del blog. Con la terza volta, viene anche la recensione.

L’anno di realizzazione è il 1998 e il regista dietro la macchina da presa è Steve Barron, figura cinematograficamente trascurabile e più nota per i video musicali (Billie Jean di Michael Jackson per dirne uno, ma anche Madonna, Dire Straits, Culture Club, Paul McCartney, ZZ Top, etc) che non per i film.

Se il regista in questione cinematograficamente ha prodotto poco, perlomeno ci ha regalato questa miniserie di due film, per la quale ho da subito avuto un debole, anche per il ricco e valido cast che la anima: Sam Neill, Miranda Richardson, Helena Bonham Carter, Martin Short… ma anche Isabella Rossellini, Lena Headey, Rutger Hauer.
Cast evidentemente ricchissimo, con i vari attori che hanno partecipato, da protagonisti, a prodotti del calibro di DuneFight ClubL'uomo bicentenarioLadyhawkeBlade runner, Il trono di spadeVelluto blu, etc.

Ecco la trama sintetica: la Regina Mab (Miranda Richardson), regina del vecchio mondo celtico e della vecchia magia, notando che sempre meno persone credono ancora in quel mondo, decide di allevare una figura capace di risollevare le sorti della vecchia magia, che sta venendo sempre più schiacciata dall’avanzante cristianesimo. Aiutata dal suo assistente Frick (Martin Short), dà vita a un bambino, Merlino (Sam Neill), che da lì in poi alleverà e addestrerà come mago.
Le divergenze tra i due, però, porteranno a una separazione tra la regina e il mago, la quale segnerà le sorti di tante persone e di un intero popolo. Tra i personaggi di volta in volta manovrati, dall'uno o dall'altra, vi sono Re Artù (Paul Curran) e Ginevra (Lena Headey), Lancillotto (Jeremy Sheffield) e Morgana (Helena Bonham Carter), Lady Nimue (Isabella Rossellini) e altri ancora, in una sorta di eterno dualismo e di opposti disegni e obiettivi.

Stanti i numerosi avvenimenti, nonché la lunga durata dell’opera qualora la si voglia concepire come unico film (siamo sulle tre ore), è impossibile sintetizzare tutto in modo agile. 
Mi limito a sottolineare come la leggenda di Artù, Merlino, Mab, Morgana e soci sia assai incerta e indistinta, tanto che non vi è una sola versione ufficiale, ma tante versioni, comprensive di valori assai diversi dei personaggi (si pensi alla figura di Morgana, a volte buona e a volte cattiva, a volte potente e a volte marionetta).
Ignorerò quindi tale fattore, rimanendo solo nell’ambito prettamente filmico e narrativo.

In questo senso, Merlino a me piace molto, e anzi lo trovo, oltre che visivamente bello, anche emotivamente intenso, e persino didattico: non sono enunciati principi esistenziali, ma il tutto sa molto di storia di formazione e di sviluppo di saggezza, per i personaggi e per gli spettatori, alle prese con paure, desideri personali, attaccamenti, passioni, amore, visioni miopi e visioni più lungimiranti: una bella sintesi del percorso interiore di ogni singolo essere umano.

Se pure l'opera non ha una genesi didattica, tuttavia qualche frase di valore ogni tanto spunta, come le seguenti.

 “Studiai giorno e notte. Imparai a distinguere le forze invisibili che governano questo nostro mondo e riuscii a penetrare i segreti che esistono sotto le superfici e dietro gli specchi.”

“Io voglio che tu usi il potere che hai dentro.”

“Re giusto, re cattivo… tu giudichi troppo, troppo in fretta.
Imparerai.”

“Qui ho trovato la pace: nella preghiera e nella meditazione.
Una pace che non avevo mai conosciuto e che va oltre la mia comprensione.”

“Il suo regno inizia ora nel sangue, e si concluderà un giorno alla stessa maniera.”

“Era come il sogno: il sogno di un sogno.”

In conclusione, Merlino è un film, o più precisamente una miniserie televisiva, di ottima fattura: sconta un poco il fattore tecnologico, visto che oramai è vecchio di oltre vent’anni, ma si difende comunque bene per la qualità che porta nonché per alcune scelte registiche interessanti.

Fosco Del Nero



Titolo: Merlino (Merlin)
Genere: fantasy.
Regista: Steve Barron.
Attori: Sam Neill, Miranda Richardson, Helena Bonham Carter, Martin Short, John Gielgud, Rutger Hauer, James Earl Jones, Isabella Rossellini, Paul Curran, Lena Headey, Jeremy Sheffield, Mark Jax, John McEnery, Thomas Lockyer.
Anno: 1998.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.


martedì 19 novembre 2019

Wild wild west - Barry Sonnenfeld

Il film di oggi è Wild wild west, diretto nel 1999 da Barry Sonnenfeld.

Barry Sonnenfeld è un regista che ho apprezzato molto in passato per via della sua verve originale e fantastica: prodotti come Man in blackLa famiglia Addams, ma anche il vivace e tenero Amore con interessi, testimoniano tutto ciò.

Purtroppo, con gli anni, il suo talento sembra essersi assopito, per non dire proprio svanito, tanto da aver prodotto solamente insuccessi clamorosi o seguiti mal riusciti… e tanto da ottenere sempre meno lavori (cinque tra il 1991 e il 1997, ossia quasi uno all’anno; solo sei tra il 1998 e il 2017, ossia meno di uno ogni tre anni).

Wild wild west ha segnato l’inizio del tramonto, per dirla così… e dire che le premesse per fare bene c’erano tutte.
Intanto a livello di cast, con Will Smith, Kevin Kline, Kenneth Branagh e Salma Hayek, tutti all’apice della loro avvenenza, primo e ultima in primis. In secondo luogo, la sceneggiatura pareva assai adatta alla verve immaginifica del regista, con un western pieno di invenzioni meccaniche sull’orlo della fantascienza e un perenne tono da commedia umoristica.

E invece il film si è caratterizzato decisamente in negativo, aggiudicandosi peraltro ben cinque Razzie Awards, i “premi” assegnati ai peggiori film dell’anno… tra cui quello di peggior film e peggior regista.

Intendiamoci, a Wild wild west non manca la vivacità, ma è confusionaria e mal diretta, e fallisce anche al livello dei dialoghi, che avrebbero dovuto essere la parte trascinante del film. Si salvano solo Will Smith, per la sua presenza scenica, e quel po’di bellezza visiva che si intravede ogni tanto.

Detto tutto ciò, passiamo alla trama del film: siamo poco dopo la Guerra di Secessione Americana e due agenti speciali, James West (Will Smith; Io sono leggenda, Hitch - Lui sì che capisce le donne, Hancock, La leggenda di Bagger Vance, After Earth) ed Artemius Gordon (Kevin Kline; Un pesce di nome WandaIn & out) vengono incaricati dal Presidente degli Stati Uniti di catturare il criminale Arliss Loveless (Kenneth Branagh; I love Radio Rock, Harry Potter e la camera dei segreti, Celebrity), un sudista reduce della guerra che con essa ha perso molto, a cominciare dalle gambe, tanto da essere ridotto su una sedia a rotelle… per quanto una sedia a rotelle molto tecnologica, essendo egli una sorta di mago della meccanica, capace di inventare anche un ragno gigante degno di un film d’invasione aliena.
I due agenti, il primo più portato all’azione e il secondo più portato all’ingegno, si scontreranno spesso sul modo di condurre la missione, così come si scontreranno per le grazie della bella Rita Escobar (Salma Hayek; Dogma, Il racconto dei racconti, La grande vita, C'era una volta in Messico, Frida), che si troverà in mezzo alla situazione essendo stata rapita da Loveless.

Detto ciò, credo di aver detto tutto su Wild wild west, film leggero e dinamico, ma privo di mordente e di ironia di qualità.

Fosco Del Nero



Titolo: Wild wild west (Wild wild west)
Genere: western, commedia, fantastico.
Regista: Barry Sonnenfeld.
Attori: Will Smith, Kevin Kline, Kenneth Branagh, Salma Hayek, Ted Levine, M. Emmet Walsh, Bai Ling, Musetta Vander, Sofia Eng, Frederique Van der Wal.
Anno: 1999.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.


mercoledì 13 novembre 2019

Rogue one - A star wars story - Gareth Edwards

Rogue one - A star wars story è il primo film ambientato nel mondo di Star wars, pur se esterno alla saga di fondo, che prima era trilogia, poi è divenuta esalogia, e che dovrebbe terminare come un ennealogia (ossia, nove film).

Ciò non solo apre il campo a un numero di film imprecisato, e ci si può scommettere fin da ora che sarà consistente per sfruttare appieno il fenomeno commerciale, ma trasforma Guerre stellari da saga a universo, composto non solo dalla storia principale, chiamiamola così, ma da una collezione di film ambientati in quel mondo ma indipendenti, definiti come Anthology.

Ecco la trama di questo primo film, intitolato Rogue one - A star wars story: siamo tra il quarto e il quinto film della saga, con gli Imperiali che stanno per ultimare la Morte Nera, il pianeta-arma capace di distruggere un mondo con un sol colpo.
A completare il lavoro è stato Galen Erso (Mads Mikkelsen, memorabile in Adam's apples - Le mele di adamo e bravo anche in Doctor Strange), il quale è stato praticamente costretto. Egli, che voleva semplicemente vivere con la sua famiglia e che ha visto al moglie uccisa sotto i suoi occhi e la figlia fuggitiva, e che interiormente è rimasto fedele alla causa dei ribelli, ha tuttavia progettato l’arma con un difetto interno, rivelato dai piani di progettazione dell’arma.
Nel mentre, la figlia Jyn (Felicity Jones) si è salvata grazie al ribelle Saw Gerrera, e poi vivendo per conto suo sul pianeta Jedha.
La sua sorte si incrocerà con quella del pilota spaziale Cassian Andor (Diego Luna, che inevitabilmente fa pensare a Y tu mama tambien) e del suo fido K-2SO, un droide imperiale riprogrammato, nonché con quella del monaco cieco Chirrut Imwe e del suo amico guerriero Baze Malbus.
Tutto ciò in un’epoca in cui i jedi sono praticamente scomparsi, in cui l’Impero Galattico è sempre più forte, e in cui i ribelli arrancano, quasi sopraffatti e aggrappati alla sola speranza.

Rogue one - A star wars story, chiamato anche semplicemente Rogue one, è oggettivamente un buon film da tanti punti di vista: scenografia, effetti speciali, dinamismo, recitazione, costumi, tanto che ha ricevuto numerosi premi per questi fattori. La bellezza visiva, in particolare, è notevole, con molti scenari diversi e tante bellissime ambientazioni.
Tuttavia, gli manca qualcosa, e si distingue più per essere un film d’azione pieno di inseguimenti e combattimenti che per essere un gran film… e infatti non lo è.
Va detto inoltre che ricalca un po’ troppo il copione della trilogia originale: c’è il pilota spaziale un po’ ribelle con un fido aiutante non umano, e una bella ragazza con cui dapprincipio son scintille ma con cui poi è affetto. E nel mentre sparatorie, inseguimenti, fughe, tanti soldati imperiali dalla pessima mira… suona familiare?
È stato fatto un buon lavoro compilativo, per dirla con i termini di una tesi di laurea, ma non un lavoro innovativo.

Da sottolineare la figura del regista Gareth Edwards, non all’esordio ma quasi visti i soli due film sulle spalle, e nessuno di spessore… scelta davvero strana per un blockbuster ad alto budget, ma rivelatasi vincente almeno per il fattore commerciale, visto che il film ha incassato molto… come farà peraltro qualunque film della serie Star wars fino a che la qualità media non sarà divenuta sufficientemente bassa da attirare da quel momento in poi solo i nostalgici o gli appassionati di film d’azione senza troppi contenuti.

Chiudo la recensione del film con le immancabili citazioni sulla forza, che peraltro son ciò che lo nobilita più di tutto, certamente più degli effetti speciali e della computer grafica.

“La forza è con me e io sono con la forza.
E nulla io temo, perché tutto è come la forza vuole.”

“La forza è con e me.
Sono un tutt’uno con la forza.”

“Ci sono molti tipi di prigione, capitano.
Sento che la sua se la porta ovunque vada.”

Fosco Del Nero



Titolo: Rogue one - A star wars story (Rogue one - A Star Wars story)
Genere: fantascienza, azione.
Regista: Gareth Edwards.
Attori: Felicity Jones, Diego Luna, Ben Mendelsohn, Mads Mikkelsen, Riz Ahmed, Forest Whitaker, Donnie Yen, Jiang Wen, Alan Tudyk, Jonathan Aris.
Anno: 2016.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.


martedì 12 novembre 2019

World War Z - Marc Forster

Normalmente non sono molto attratto da blockbuster e film super-commerciali, specie quando hanno una componente d’azione molto spiccata, ma è pure vero che da ragazzino amavo i film horror (frase che è una contraddizione in termini, peraltro), e che pure da grande mi è rimasta una simpatia per i film su vampiri, morti viventi e affini… anche se ora li guardo con occhio ben diverso, legato al motivo per cui tale filone di film ha così istintivamente tanto successo: ossia perché ricorda alle masse il proprio stato di addormentamento.

Ma lasciamo perdere tale concetto e veniamo al film di oggi: World War Z, che mi ero segnato perché diretto da Marc Forster, che avevo appena apprezzato nell’originalissimo Vero come la finzione.

… peraltro, il film è stato prodotto dalla casa di produzione dello stesso Brad Pitt, il che spiega la sua presenza.

Ecco in sintesi la trama di World War Z, film che è la trasposizione filmica del romanzo di Max Brooks  World War Z - La guerra mondiale degli zombi: Gerry Lane è ex impiegato delle Nazioni Unite, ancora molto apprezzato, anche se ha preferito lasciare il lavoro per dedicarsi alla sua famiglia: moglie e tre figli ancora piccoli.
Un bel giorno, in macchina a Philadelphia, la gente per strada sembra come impazzire, e molti si tramutano in veri e propri zombie; quel che è successo a Philadelphia, peraltro, è successo quasi n contemporanea in tutto il mondo, tanto che si fa fatica a individuare l’origine di quella sorta di virus zombie.
Se l’origine è difficile da stabilire, comprendere come il virus si propaghi è invece molto semplice: la persona infettata diviene uno zombie in pochi secondi, una decina, e da lì in poi tenta con tutte le sue forze di mordere qualcun altro, in modo da passare l’infezione.
Gerry e la sua famiglia si salvano grazie al Sottosegretario Nazioni Unite Thierry Umutoni, vecchio collega di Gerry, al quale vien proposto, dietro l’impegno di proteggere i congiunti su una nave al largo dell’oceano, di indagare il mistero del virus. La prima tappa è la Corea del Sud, ma ci saranno anche India, Israele Galles, etc.

World War Z è un po’ 28 giorni dopo e un po’ Resident evil, senza contare i vecchi film sugli zombie, dai quali però prende solo lo spunto di fondo, rimanendo invece sul contemporaneo, sul metropolitano e sullo tecnologico in quanto ad ambientazione.
Il film ha azione, ha scene horror, ha tensione, ma si dedica anche ai buoni sentimenti, e ha indubbi punti di forza: un bel dinamismo, tuttavia ben alternato a scene più raccolte, una bella fotografia e un bel montaggio, nonché una certa spettacolarità, data anche dalle numerose inquadrature dall’alto.
In questo senso, non sorprende il grande successo di pubblico clamoroso, nonché il buon approccio anche della critica.

Tuttavia, World War Z ha anche dei punti deboli: intanto, non è affatto originale, con lo spunto di fondo già affrontato da decine di altri film.
Presenta inoltre una figura di eroe che, se ha il pregio di non essere un eroe tutto muscoli e azione  (ma anche un eroe riflessivo e sentimentale), eccede in senso opposto: oltre che soldato e condottiero tuttofare, trova anche il tempo per avere intuizioni di tipo scientifico che gli scienziati non avevano avuto… davvero un po’ troppo.
Ancora: il capitolo su Israele è poco convincente, e anzi è proprio ridicolo il modo in cui gli zombie entrano nel paese.
Ed è sempliciotto il motivo per cui gli zombie attaccano certe persone e altre no.

Il tutto, messo sulla bilancia, fornisce un film di sufficiente valore, ma non certo memorabile o imperdibile o riguardabile.

Chiudo la recensione con una bella frase tratta dall’opera che peraltro si abbina molto bene a quanto ho evidenziato a inizio articolo, ossia il motivo “esistenziale” per cui tali film piacciono molto alle masse: da un lato addormentamento, dall’altro lato lavoro-lotta interiore.

“Se potete combattere, combattete.
Aiutate gli altri.
Siate pronti a tutto.
La guerra è appena cominciata.”

Fosco Del Nero



Titolo: World War Z  (World War Z).
Genere: drammatico, azione, horror.
Regista: Marc Forster.
Attori: Brad Pitt, Mireille Enos, James Badge Dale, Daniella Kertesz, Matthew Fox,
David Morse, Fana Mokoena, Abigail Hargrove, Pierfrancesco Favino.
Anno: 2013.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.


mercoledì 6 novembre 2019

Vero come la finzione - Marc Forster

Vero come la finzione è la prova provata che si può ancora essere originali, nonostante tutti i libri e tutti i film che sono stati prodotti: il film di Marc Forster, anzi, lo è partendo da un’idea tutto sommato semplice, quella per cui a un certo punto il protagonista della storia inizia a sentire una voce che narra la sua storia, ossia racconta esattamente quello che sta facendo.

Andiamo allora subito alla trama, per avere un’idea più completa di Vero come la finzione: Harold Crick (Will Ferrell; Melinda e Melinda, Zoolander, 2 single a nozzeStarsky & Hutch) è un agente del fisco super-preciso, un tipo che conta il numero dei gradini delle scale e il numero dei movimenti dello spazzolino da denti, e che sa eseguire complicate operazioni matematiche mentalmente. La sua vita scandita e noiosa riceve una bella scossa nel momento in cui, proprio mentre una mattina sta contando le spazzolate dello spazzolino da denti, inizia a sentire una voce, la quale descrive esattamente quello che egli sta facendo, come fosse un narratore che racconta una storia. Un narratore onnisciente, che a un certo punto, in una di quelle “visite casuali”, gli preannuncia la sua imminente morte.
Come presumibile, la vita di Harold salta un po’ per aria: inizialmente credutosi pazzo, egli si rivolge poi a un esperto di trame, il professor Jules Hilbert (Dustin Hoffman; Tootsie, I heart huckabees - Le strane coincidenze della vita, Ishtar, Il laureato, Piccolo grande uomoRain man), il quale gli farà da consulente in quella bizzarra vicenda.

Vicenda in cui entreranno, pur a titolo assai diverso, due donne: la prima è Ana Pascal (Maggie Gyllenhaal; Donnie Darko, Il ladro di orchidee, Crazy heart), e la seconda è Kay Eiffel (Emma Thompson; Casa Howard, Molto rumore per nulla, Nel nome del padreHarry Potter e il prigioniero di Azkaban).

Non anticipo cosa avviene nel film e cosa infine si rivela essere la voce che sente Harold, e mi limito ora a lasciare un mio commento.
Detto dell’originalità dello spunto iniziale, va necessariamente sottolineata anche l’originalità e direi persino la brillantezza della regia: allo spettatore più legato a inquadrature classiche potrebbe anche non piacere, ma io l’ho trovata adorabile, specialmente abbinata alla voce fuori campo del narratore.
Anche la figura di Harold Crick, pur se meno originale (un uomo iper-mentale e super-matematico), è efficace, e ben portata avanti da Will Ferrell. Mi è piaciuta molto meno invece Maggie Gyllenhaal, tanto che avrei affidato il suo ruolo a qualche altra attrice, ma fa niente.
Molto bene Dustin Hoffman, ma non è una novità, e bene anche Emma Thompson, che comunque non mi fa impazzire in generale.

Un appunto personale: un film con un tale spunto di partenza avrebbe facilmente potuto avere un contenuto di genere esistenziale, o quantomeno una morale, che invece mancano del tutto: c’è solo la storia.

Nel complesso, ho assai apprezzato Vero come la finzione, film originale e molto ben diretto… anche se una volta concluso rimane il dubbio del fatto che avrebbe potuto esser un film più importante.

Fosco Del Nero



Titolo: Vero come la finzione (Stranger than fiction).
Genere: commedia, drammatico, surreale.
Regista: Marc Forster.
Attori: Will Ferrell, Maggie Gyllenhaal, Dustin Hoffman, Queen Latifah, Emma Thompson, Tom Hulce, Tony Hale, Denise Hughes, Linda Hunt.
Anno: 2006.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


martedì 5 novembre 2019

Under the skin - Jonathan Glazer

È davvero difficile riuscire a trovare un senso per Under the skin, il film diretto da Jonathan Glazer nel 2013 e basato sul romanzo Sotto la pelle, di Michel Faber.
E non parlo del senso del film, ossia la sua trama, ma del fatto che avesse senso girarlo. D’altronde, è stato girato di tutto, per cui anche questo non dovrebbe sorprendere.

L’unica cosa che dovrebbe sorprendere, forse, è che lo si trovi in qualche classifica tra i migliori film di fantascienza di tutti i tempi, cosa che per l’appunto mi aveva indotto a guardarlo pur senza conoscere il regista… o meglio, senza ricordarmi di lui, pur avendo visto tanto tempo fa Birth - Io sono Sean, mentre non avevo mai sentito il titolo del terzo film della sua breve filmografia, ossia Sexy beast - L'ultimo colpo della bestia (entrambe le cose mi avrebbero probabilmente dissuaso dalla visione).

Come prima cosa, ecco la sintesi della trama di Under the skin: a Glasgow, in Scozia, un motociclista recupera il corpo di una ragazza morta, che poi verrà spogliata da un’altra ragazza, la quale si veste con gli abiti della prima.

Questa seconda ragazza, chiamata Laura (una Scarlett Johansson mai così nuda, già vista nel blog in Scoop, Match point, Vicky Cristina Barcelona, The Island, Lucy e The prestige), è in realtà un’aliena, che passa il suo tempo girando per la città con un furgone, preferibilmente di notte e preferibilmente in quartieri un po’ degradati, adescando uomini grazie alla sua grande avvenenza. Una volta adescati, li conduce in una sorta di luogo onirico, dove essi diverranno una specie di carburante per le macchine degli alieni (l’uomo motociclista è anch’egli un alieno).
Un giorno, però, la ragazza conosce un ragazzo gravemente deformato nel volto: dapprima lo adesca, ma poi ne ha compassione e lo lascia andare. Da quel momento, in lei iniziano a crescere delle emozioni “umane”, e si apre ad esperienze emotive e sensoriali come mangiare una torta, girare nella natura, fare l’amore, etc.

Il film essenzialmente è questo, e riguarda il tema trito e ritrito dell’essere alieno che diventa umano: il concetto forse più antropocentrico e banale che possa esistere, affrontato peraltro in talmente tanti altri film che, per accostarsi ad esso in modo notevole, occorre farlo con una certa originalità.

Under the skin, per certi versi, la ha: il film, piuttosto lungo con i suoi 107 minuti, è lentissimo, privo di colonna sonora, quasi privo di dialoghi, e propone una notevole dose di bellezza visiva: non solo Scarlett Johansson, ma anche e soprattutto tanti bei panorami della Scozia, tra mare e montagna, tra alberi e neve che cade, tutto ciò confezionato in una fotografia piuttosto notevole.

Il problema è che il film ha una sceneggiatura piuttosto ridicola, finale compreso, non riesce affatto a risollevarsi dallo spunto di partenza assai banale, e anzi si fa ricordare per una forte pesantezza.
E infatti ha avuto uno scarso successo, sia di pubblico che di critica.

Non basta esser strani per essere belli.

Fosco Del Nero



Titolo: Under the skin (Under the skin).
Genere: fantascienza, psicologico, drammatico.
Regista: Jonathan Glazer.
Attori: Scarlett Johansson, Antonia Campbell-Hughes, Paul Brannigan, Krystof Hadek, Robert J. Goodwin, Scott Dymond, Michael Moreland, Jessica Mance.
Anno: 2013.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.


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