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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

domenica 28 marzo 2010

La retata - Tom Mankiewicz

Di recente ho trovato La retata inserito in una classifica delle migliori commedie di tutti i tempi, e ho dunque deciso di vederlo, posto che mancava nel mio repertorio.

Tra l’altro, la presenza tra gli attori protagonisti di Dan Aykroyd era certamente un incentivo positivo, posto che il solo guardarlo mi mette di buon’umore per via del collegamento sinaptico con Ghostbusters, uno dei film meglio riusciti di tutti i tempi.

Accanto a Dan Aykroyd, tra l’altro, un altro pezzo grosso, per quanto assai giovincello data la data di produzione: rispettivamente, Tom Hanks e 1987.

Ecco in breve la trama: Los Angeles è sconvolta da numerosi crimini che ne stanno aumentando il già alto livello di degrado morale.
In particolare, preoccupa la firma di molti di essi: P.A.G.A.N., che sembra essere una sorta di organizzazione settaria.

Investigheranno su di essa il sergente di polizia Joe Fryday (Dan Aykroyd) e il suo nuovo compagno Pep Streebeck (Tom Hanks), tanto preciso e rigido il primo, quanto anticonformista e vivace il secondo.

Se siamo di fronte a un’indagine poliziesca, peraltro infittita da un’organizzazione criminale avente persino qualche riferimento alle sette sataniche (il nome, il simbolo, i riti sacrificali), di fatto La retata è una commedia, cosa che non disdegna di mostrare sin da subito, un po’ per via delle battute, un po’ per via del commento sonoro.

La commedia, tuttavia, a mio avviso appare riuscita a metà (da cui il voto mediano).
Difatti, le sue battute non sempre fanno ridere, risultando a volte forzate, e non sempre le situazioni della trama sembrano ben costruite.

Persino gli stessi personaggi principali sono decisamente stereotipati, e non del tutto efficaci.

La sensazione finale su La retata è quella di un film che così è poco meno che sufficiente, ma che avrebbe potuto essere decisamente migliore; il citato Ghostbusters, per fare un paragone, è distante anni luce.

Buona la regia.

Fosco Del Nero



Titolo: La retata (Dragnet).
Genere: commedia, poliziesco.
Regista: Tom Mankiewicz.
Attori: Dan Aykroyd, Tom Hanks, Christopher Plummer, Harry Morgan, Alexandra Paul, Jack O'Halloran, Elizabeth Ashley, Kathleen Freeman, Dabney Coleman.
Anno: 1987.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 24 marzo 2010

Dexter - James Manos Jr.

Nel sito non ho recensito molte serie tv, per un fatto molto semplice: seguirle costa molto in termini di tempo, nonché di pazienza, posto che un film in un’ora e mezza è finito, mentre una serie televisiva va avanti per stagioni e anni…

Proprio per questi motivi di recente mi sono deciso a recensire anche serie televisive di cui avevo visto un solo episodio, o comunque una sola stagione, non giudicandole dunque nella loro interezza (True blood, Dollhouse, Boston legal, Tell me you love me per il primo gruppo, e Heroes, Flash forward e The mentalist per il secondo).

Il candidato di quest’oggi è Dexter, del quale ho visto solamente il primo episodio.

Trattasi al contrario di una serie che, causa il suo buon successo, ha già collezionato la bellezza di cinque stagioni (la quinta è in corso), nonché circa cinquanta puntate… mica male.

L’opera, peraltro, è tratta da un romanzo, e segnatamente da La mano sinistra di Dio di Jeff Lindsay.

Ecco in breve la trama di Dexter, per chi non l’avesse mai sentita nominare: Dexter Morgan lavora in polizia come ematologo, ossia esperto di sangue.
È una persona un po’ particolare, e non solo per il mestiere che si è scelto: riservato, algido, sicuro di sé, cinico e ironico…

… ma soprattutto è un serial killer.

Per quanto un serial killer che ha imparato a direzionare al meglio i suoi impulsi omicidi: egli, difatti, è un serial killer di serial killer, una sorta di violento giustiziere dei cattivi sfuggiti alla giustizia ordinaria.

In tale quadro, si inseriscono anche Debra, la sorella di Morgan, nonché Rita Bennett, la sua pseudo-ragazza, oltre che Maria LaGuerta, la tenente che ha un debole per lui.

Dexter è una curiosa sinergia di generi: tecnicamente, dati gli argomenti e gli eventi, si dovrebbe parlare di noir, se non proprio di thriller.
Aggiungendovi poi le deviazioni caratteriali del protagonista (tra cui un rapporto con le donne a dir poco difficoltoso), si dovrebbe aggiungere anche la categoria drammatico.

Tuttavia, Dexter sa molto di commedia, visto che il tutto è commentato in modo ironico, e spesso fa sorridere, al di là di cadaveri dissanguati e violentatori di bambini…

Che dire, se vi sentite in sintonia con questo quadretto dategli una chance e guardatevi almeno la prima puntata.
A me, sono onesto, non è dispiaciuto, anche se ritengo vi siano serie più meritevoli di visione, ragion per cui per il momento non proseguirò oltre.

Fosco Del Nero



Titolo: Dexter (Dexter).
Genere: poliziesco, thriller, drammatico, commedia.
Ideatore: James Manos Jr.
Attori: Michael C. Hall, Angel Batista, David Zayas, Erik King, James Remar, Jennifer Carpenter, Julie Benz, Keith Carradine, Lauren Velez.
Anno: 2006-in corso.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 22 marzo 2010

Un biglietto in due - John Hughes

Un’altra commedia su Cinema e film, con la quale introduco peraltro nel sito alcuni personaggi storici del cinema Usa: segnatamente, gli attori Steve Martin e John Candy e il regista John Hughes.

Dei tre certamente il più famoso è Steve Martin (Il padre della sposa), che tuttavia è anche quello che mi piace meno.

Viceversa, provo da sempre una forte simpatia per John Candy, probabilmente l’attore più ciccione di tutti i tempi, peraltro morto prematuramente per un infarto; di lui mi ricordo, e ogni tanto lo riguardo volentieri, il divertentissimo Io e Zio Buck.

Candy e Martin, peraltro, avevano recitato insieme già nel celebre La piccola bottega degli orrori (di Frank Oz); in tale sede però propongo Un biglietto in due, film girato nel 1987 da John Hughes (regista dello stesso Io e Zio Buck).

Un biglietto in due è la narrazione tragicomica di quello che avrebbe dovuto essere un semplice viaggio in aereo, e che invece per due uomini si trasforma in una sorta di odissea infinita, tra aerei, treni, macchine, autostop, etc.

I due, apparentemente antitetici, avranno dunque modo di conoscersi e di apprezzarsi nonostante un inizio poco felice (soprattutto a causa dell'espansivo e logorroico Candy).

La storia è praticamente scritta dall’inizio, e allo spettatore non resta che godersi le varie scene che coinvolgono i due malcapitati viaggiatori.
Di divertente, alla fine, c’è qualche gag e qualche battuta, ma il film finisce qui, senza infamia e senza lode.

L'insufficienza è dunque d’obbligo; Un biglietto in due non irrita, ma non entusiasma nemmeno, e certamente potete trovare di meglio in giro.

Piuttosto, personalmente vi consiglio di guardarvi Io e Zio Buck: vi troverete dei personaggi interessanti e umorismo a go-go (vivace e a tratti cinico-sarcastico come piace a me)!

Fosco Del Nero



Titolo: Un biglietto in due (Plans, trains and automobiles).
Genere: comico, commedia.
Regista: John Hughes.
Attori: Steve Martin, John Candy, Richard Herd, Kevin Bacon, Dylan Baker, Carol Bruce, Laila Robins, Michael McKean, Olivia Burnette, Martin Ferrero, Diana Douglas.
Anno: 1987.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 17 marzo 2010

Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso - Woody Allen

Il sito ha già ospitato diversi film di Woody Allen, tanto del suo periodo prima maniera (Manhattan, Amore e guerra), quanto del regista degli ultimi anni (Sogni e delitti, Match point, Scoop).

La recensione odierna è dedicata a un film del 1972, peraltro piuttosto famoso, per quanto particolare per la sua struttura (oltre che per il chilometrico titolo): parlo di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (sottotitolo: Ma non avete mai osato chiedere).

Come prima cosa, occorre dire che il film è ispirato a un notissimo testo divulgativo del sessuologo David Reuben; come seconda, che non si tratta di una trama lineare, bensì di un contenitore di sette differenti episodi, che sono i seguenti:
- Gli afrodisiaci funzionano?
- Che cos'è la sodomia?
- Perché alcune donne faticano a raggiungere l'orgasmo?
- I travestiti sono omosessuali?
- Cosa sono le perversioni sessuali?
- Gli studi sul sesso sono affidabili?
- Cosa succede durante l'eiaculazione?

In alcuni di essi, peraltro, recita lo stesso regista, compresi i due episodi finali, che sono senza dubbio i più riusciti dell’intero lotto.
In particolare, l’ultimo risulta irresistibile, tanto per costruzione quanto per ritmo narrativo… veramente esilarante.

Viceversa, alcuni altri risultano un po’ fiacchi, tanto che il giudizio medio sul film si attesta sulla mera sufficienza, non dando luogo dunque al miglior prodotto cinematografico di Allen (che peraltro a mio avviso rende meglio con una trama strutturata e non con singoli e brevi racconti).

Ma, come sempre quando si tratta di Woody Allen (e specie di quello vecchio stile, decisamente migliore di quello più recente a mio avviso), è un po’ una questione di simpatia o antipatia a pelle, per cui mi limito a suggerire Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso solo agli appassionati del regista americano.

Fosco Del Nero



Titolo: Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere (Everything you always wanted to know about sex but were afraid to ask).
Genere: comico.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, John Carradine, Lou Jacobi, Louise Lasser, Gene Wilder, Tony Randall, Burt Reynolds, Anthony Quayle, Lynn Redgrave.
Anno: 1972.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

domenica 14 marzo 2010

Visitors - Kenneth Johnson

L’articolo odierno è dedicato a una serie tv, e non a una serie televisiva qualunque, dato che trattasi di una serie culto, storica persino: parlo di Visitors.
Mi riferisco dunque al Visitors originario, e non al rifacimento recente (che comunque vedrò e recensirò).

Intanto, l’antefatto: V (abbreviazione di Visitors) è il titolo italiano dato a due miniserie televisive statunitensi (V e V: The final battle), andate in onda per la prima volta tra il 1983 e il 1984, composte da cinque puntate, seguite a loro volta da una terza stagione (Visitors, per l'appunto) più lunga, composta da diciannove episodi.

La presente recensione è riferita a tutti gli episodi usciti in quegli anni (ovviamente da distinguersi dal remake del 2009, tuttora in corso, portante anch'esso il titolo di V).

Per chi non sapesse di cosa si tratti (ma su quale pianeta avete vissuto?), ecco una breve sinossi di Visitors: un bel giorno, decine e decine di astronavi aliene arrivano sulla Terra, piazzandosi sopra i più importanti centri abitati del globo. Da essi, escono degli essere umani come noi, differenti solo per una voce avente un’eco metallica. Essi si dichiarano amici, sottolineando da subito i reciproci vantaggi della collaborazione tra terrestri e visitatori.
Tuttavia, poco a poco la verità emerge: gli alieni in realtà non sono umani, e nemmeno mammiferi, ma al contrario sono rettili, abilmente mascherati da uomini e intenzionati a sfruttare l'umanità, persino come cibo, e il pianeta Terra.

La serie tv ha avuto un successo senza precedenti, diventando un evento culto per buona parte del globo, cosa che peraltro spiega la stagione di diciannove episodi, inizialmente non prevista.

Visitors ha un appeal quasi inevitabile, data la tematica (una contrapposizione tra umani e alieni che sa molto di noi contro loro, di male contro bene, di forza contro lato oscuro, etc), e certamente il successo del tempo, nonché il remake odierno, non sono casuali (secondo molti Visitors non sarebbe un’opera di fantasia, ma la descrizione piuttosto fedele della realtà delle cose).
Magari non fedelissima in tutto, ma occorre evidenziare che le tematiche ch'essa affronta son notevoli, e qualcuna anche ante-litteram: vaccini, intossicazione da emissioni/scie chimiche (prima che esplodesse il fenomeno!), manipolazione mediatica, persone consapevoli di quanto stava succedendo e negazionisti/collaborazionisti, vegetarianesimo (evidente nel parallelismo tra alieni e batterie/cibo umano), realtà finta-virtuale in stile Matrix.

Il successo, peraltro, è arrivato nonostante molti attori non particolarmente dotati (che difatti sono poi spariti dal mondo del cinema, perlomeno da quello che conta), una trama in molti punti balbettante per coerenza interna, un’ingenuità narrativa di fondo (con la scarsissima credibilità degli alieni, arrivati qui grazie a una tecnologia favolosa e in realtà spesso stupidi nei comportamenti… oltre che scarsissimi con la mira), e nonostante la parte finale (ossia una buona parte della terza stagione) si trascini per inerzia, con una qualità nettamente inferiore rispetto al principio (anche perché non era stata pensata, ma semplicemente prodotta per cavalcare il successo del titolo).

Per tali motivi, il voto complessivo è solamente 6.5, e non superiore.

In conclusione, aggiungo che non avevo mai visto l’intera serie sinora, per cui il mio giudizio si basa sulla visione presente, e non su ricordi o sensazioni del passato.

Da citare assolutamente il personaggio di Diana (Jane Badler), la cattiva di turno (cattivissima a dire il vero: uccide praticamente chiunque, mangia topi, insetti ed esseri umani, tradisce i suoi consimili a più riprese), che tuttavia si finisce per “tifare” un po’ per la bellezza e un po’ per vedere come se la caverà dopo.
Quanto a bellezza, comunque, i quattro versanti (esseri umani maschi, esseri umani femmine, alieni maschi, alieni femmine) si difendono tutti piuttosto bene.

Chiudo con un paio di citazioni tratte dall'opera, le quali son sufficientemente chiare sul fatto che non si tratta di una mera opera di fantasia ma di qualcosa di attinente alla realtà. Tra l'altro, l'opera stessa si apre con un ringraziamento a tutte le resistenze esistite, passate e future: un annuncio troppo "serio" per un'opera esclusivamente di fantasia.

"Sappiamo cosa sta succedendo: la soppressione totale della verità. Non solo in televisione, ma anche su tutta la stampa. E siamo sotto la legge marziale. Questa è paranoia: tutti quelli che conosco sono terrorizzati."

"Più gente sa chi sono quegli esseri disumani, più gente ci sarà disposta a battersi contro di loro."

"Quando avranno finito, saranno rimasti solo due tipi di persone: quelli che resistono e i collaborazionisti."

Fosco Del Nero



Titolo: Visitors (Visitors).
Genere: serie tv, fantascienza, drammatico.
Ideatore: Kenneth Johnson.
Attori: Jane Badler, Faye Grant, Marc Singer Michael Durrell, Richard Herd, Andrew Prine, Robert Englund.
Anno: 1983-1985.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 10 marzo 2010

In famiglia si spara - Georges Lautner

Quest’oggi recensisco un film decisamente poco conosciuto qua da noi, nonostante si tratti di una produzione almeno in parte italiana; per la precisione, di una produzione franco-italo-tedesca.
Peraltro, è un film abbastanza risalente, posto che è del 1963: parlo di In famiglia si spara (Les tontons flingueurs).

Si tratta di una storia di gangster, con tanto di pistole, attentati, morti e successioni a capo della mala.

Ecco in breve la trama di In famiglia si spara: Fernand Naudin (che è interpretato dall’italiano Lino Venturache e che peraltro somiglia in modo non indifferente a Francesco Salvi…), spiccio uomo dai trascorsi malavitosi, è chiamato da un vecchio amico a succedergli nella conduzione dei suoi affari (una bisca, un bordello, una distilleria clandestina), nonché nella cura di sua figlia Patricia.

A mettergli i bastoni tra le ruote, però, i fratelli Volfoni vorrebbero impadronirsi, non accettando dunque la sua “successione”.

Tecnicamente, In famiglia si spara si presenta come una sorta di noir-gangster, ma di fatto poi confluisce nella commedia, sia per i numerosi siparietti con la simpatica Patricia e il suo fidanzato artista, sia perché gli stessi rapporti tra malavitosi, nonostante qualche sparatoria, finiscono o a cazzotti o comunque a minacce verbali.

E il film alla fine della fiera si fa vedere, scorrendo abbastanza placido e a tratti divertente.

Preciso peraltro di averlo visto in lingua originale, ossia in francese, con sottotitoli ugualmente in francese, e di non poter giudicare dunque la versione italiana (a volta i doppiaggi valorizzano o al contrario deprimono un film).

Aggiungo anche che in patria In famiglia si spara ebbe al tempo un successo enorme, tanto da essere diventato un classico del cinema francese.

Di mio, l’ho gradito sufficientemente, ma non mi ha fatto impazzire; la mia votazione oscilla tra il 6 e il 5.5.

Fosco Del Nero



Titolo: In famiglia si spara (Les tontons flingueurs).
Genere: commedia.
Regista: Georges Lautner.
Attori: Lino Ventura, Bernard Blier, Jean Lefebvre, Francis Blanche, Venantino Venantini, Robert Dalban, Claude Rich.
Anno: 1963.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

domenica 7 marzo 2010

Pomodori verdi fritti - Jon Avnet

La recensione odierna è dedicata a un film del 1991 diretto da Jon Avnet e basato su un romanzo di Fannie Flagg: il titolo di tale romanzo è Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop, mentre quello del film è stato riadattato in Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, o, semplicemente, Pomodori verdi fritti.

Trattasi di un film discretamente noto, e che peraltro mi avevano già consigliato diverse persone ma che non mi ero mai deciso a vedere… finora.

Pomodori verdi fritti sostanzialmente racconta due storie, aventi protagonisti e periodi temporali differenti.
La prima è quella di Evelyn Couch, donna di mezz’età frustrata e in crisi d’identità.

La seconda è quella raccontata da Ninny Threadgoode alla stessa Evelyn, conosciuta nell’ospizio in cui vive la prima, sugli avvenimenti di alcuni decenni prima in un piccolo paesino del sud degli Stati Uniti.

Nel primo caso, abbiamo il momento di crescita dell’impacciata Evelyn, in crisi col marito, col cibo e col mondo intero.

Nel secondo invece, che poi costituisce la magna pars del film, le vicende di Idgie e Ruth, due ragazze degli anni 30 alle prese col maschilismo e col razzismo di quei tempi.

Senza tanti giri di parole, dico subito che Pomodori verdi fritti non mi è piaciuto molto: la cornice narrante, con dunque la crisi esistenziale di Evelyn, è inconsistente e quasi patetica.
Inoltre, ogni volta che Kathy Bates (l’attrice che interpreta Evelyn) è inquadrata, è scientificamente impossibile non pensare a Misery non deve morire, cosa che impedisce ulteriormente il coinvolgimento col personaggio di questo film.

Il narrato, invece, ossia gli Usa meridionali degli anni 30 (appena 80 anni fa… eppure sembrano passate ere geologiche), interessa un poco di più, anche se la mia impressione è quella di un’occasione sprecata, col film che non decolla mai e, a mio avviso, anche un casting poco efficace.
Le due protagoniste, per esempio, secondo me avrebbero potuto essere rese meglio.

Inoltre, la storia mi ha dato l’impressione di essere in qualche modo bloccata, non evoluta, e in tal senso non mi ha sorpreso venire a sapere poi che i fan del libro sono rimasti delusi della trasposizione cinematografica: personaggi non riportati in video, episodi importanti tagliati, la storia d’amore lesbica tra le due protagoniste mai affrontata…

… anche se qualcosa dal film si intuiva, perlomeno dall’ambientazione generale del tutto; evidentemente il regista non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo, fatto che certo non depone a suo favore.

Inoltre, ho l'intima certezza che il personaggio di Idgie si sarebbe potuto caratterizzare molto meglio.
Peccato, perché l’incipit pareva promettente…

In definitiva, Pomodori verdi fritti è secondo me è un film meno che sufficiente, che potrebbe comunque destare l’interesse di coloro che hanno letto il libro o di coloro che fossero interessati a una rappresentazione filmica degli Stati Uniti di quel periodo.

Fosco Del Nero



Titolo: Pomodori verdi fritti (Fried green tomatoes).
Genere: drammatico, commedia.
Regista: Jon Avnet.
Attori: Kathy Bates, Jessica Tandy, Mary Stuart Masterson, Mary-Louise Parker, Stan Shaw, Gailard Sartain, Timothy Scott, Cicely Tyson, Chris O'Donnell, Gary Basaraba, Jo Harvey Allen, Macon McCalman, Richard Riehle, Lois Smith.
Anno: 1991.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 3 marzo 2010

Contact - Robert Zemeckis

Di recente ho saputo dell’esistenza di un film di fantascienza del 1997 che sembrava interessante e, nonostante si trattasse di un film poco conosciuto e di non rilevante successo, ho comunque deciso di vederlo, sia per la trama apparentemente interessante, sia per alcuni personaggi di rilievo, a partire dal regista, Robert Zemeckis (Ritorno al futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit), fino alla protagonista principale, Jodie Foster (tra gli altri, Il silenzio degli innocenti).

Il film in questione è Contact, ed è stato tratto da un romanzo di Carl Sagan.

Contact racconta la storia di Ellie Arroway (Jodie Foster), una bambina da sempre affascinata dall’astronomia e dall’ignoto, passione che, coniugata alla sua elevata intelligenza (tra l’altro è socia del Mensa, il club dei superintelligenti), la porta fino al Progetto Seti, ossia il progetto statunitense di ricerca di vita e segnali extraterrestri nello spazio.

La domanda “siamo soli nell’universo?” acquisirà una sua risposta quando la stessa Ellie trova un segnale ripetuto, che si scopre poi essere composto da diversi elementi, tra i quali un filmato di Hitler, ma soprattutto un progetto di costruzione di un fantascientifico apparecchio, che secondo molti avrebbe messo in contatto le due specie.

Ne deriva, come facile immaginare, una sorta di business mondiale intorno alla suddetta tecnologia, con la dottoressa Arroway che se ne trova ora al centro, ora defilata, ora di nuovo al centro….

Contact è un colossal sui generis.
Da un lato abbiamo tutti gli elementi della grande produzione: un regista di livello, attori di livello (oltre a Jodie Foster, da segnalare anche Matthew McConaughey), effetti speciali all’altezza, una scenografia rilevante, una trama ambiziosa.

Dall’altro, però, abbiamo anche degli elementi in qualche modo depotenzianti, e che forse hanno contribuito al non eccessivo successo, sebbene lo abbiano reso profondo e non superficiale: il contrasto filosofico-esistenzialistico tra fede e ragione, il dilemma interiore della protagonista, la tematica aliena affrontata in modo certo non commerciale, e anzi quasi intimistico.

Nel mezzo, peraltro, si trova anche il tempo di inserire una storia d’amore, delle vicende di palazzo e la riflessione sulla nostra società.

Contact a me è piaciuto, per quanto non sia un film trascinante e anzi in alcuni punti un poco lento; tuttavia, è un buon prodotto, imperdibile per gli amanti della fantascienza.

Fosco Del Nero



Titolo: Contact (Contact).
Genere: fantastico, drammatico, fantascienza.
Regista: Robert Zemeckis.
Attori: Jodie Foster, Matthew McConaughey, Angela Bassett, David Morse, James Woods, John Hurt, Rob Lowe, Tom Skerritt.
Anno: 1997.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

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