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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 29 novembre 2017

Magnolia - Paul Thomas Anderson

Magnolia è uno di quei film che proprio non mi piace.
E non perché sia realizzato male, o interpretato da attori di basso livello, ma semplicemente perché spinge esclusivamente sul pedale del dramma, della tristezza, dello squilibrio psicologico… e basta, senza offrire altro che dramma umano, personale o interpersonale.

Ed è un’offerta ben misera, che so benissimo che esiste perché esiste una domanda in tal senso, altrimenti tali film semplicemente non verrebbero prodotti, ma è comunque buona cosa essere consapevoli e dire a voce alta come stanno le cose: Magnolia è un film dal forte dramma interiore, in cui ogni singolo personaggio è squilibrato interiormente, e in modo palese, col tutto che è utile a nutrire le persone che hanno bisogno di questo cibo, per dirla così.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla trama del film, realizzato da Paul Thomas Anderson nel 2010: siamo a Los Angeles, in California, e siamo sulle tracce di numerosi personaggi, le cui vite in qualche modo si intrecciano l’una con l’altra, quando in modo lieve, quando in modo più intenso.
In totale ne seguiamo nove, che vanno da Frank T.J. Mackey (Tom Cruise), sorta di conferenziere-autore a metà strada tra la seduzione e l’automotivazione, a Linda Partridge (Julianne Moore), giovane moglie di un anziano malato terminale e disperata per la sua situazione, da Donnie Smith (William H. Macy), ex enfant prodige dei telequiz americani e ora ridotto a un lavoro come dipendente e ai debiti personali, da Jimmy Gator (Philip Baker Hall), conduttore televisivo a sua volta malato terminale nonché a sua volta con numerosi problemi in famiglia, a Jim Kurring (John C. Reilly), poliziotto con un forte senso del dovere ma anche una sorta di insoddisfazione e senso di inadeguatezza interiore.

In tutto i personaggi centrali sono nove… e nessuno di essi è equilibrato e sereno, e anzi ciascuno vanta una propria turba psicologica… e anzi animica, direi, giacché ognuno porta un male dell’anima dentro di sé.

L’intero film consiste nel rimbalzare dall’una all’altra storia, dall’uno all’altro dramma, tra pianti, sceneggiate, parolacce, e debolezze umane sparse.

Se questa è la base, per me ha poco valore che il cast e la recitazione siano di buon livello, tra Tom Cruise (Vanilla skyEyes wide shutOblivion, La guerra dei mondi), Julianne Moore (Il grande LebowskiEvolutionBoogie nights - L’altra Hollywood), William H. Macy (Pleasantville, Fargo, Seabiscuit) e gli altri attori, così come ha poco valore il livello registico, giacché ciò che domina, e in negativo, è l’energia bassissima presente nella pellicola.

Insomma, per conto mio Magnolia e Paul Thomas Anderson sono bocciati in modo netto.

Fosco Del Nero



Titolo: Magnolia (Magnolia).
Genere: drammatico.
Regista: Paul Thomas Anderson.
Attori: Jason Robards, Julianne Moore, Tom Cruise, Philip Baker Hall, John C. Reilly, Michael Bowen, Jeremy Blackman, Alfred Molina, Philip Seymour Hoffman.
Anno: 2010.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

martedì 28 novembre 2017

Dragon trainer - Chris Sanders, Dean DeBlois

Altro film d’animazione proposto su Cinema e film: stavolta siamo in compagnia di Dragon trainer, film della Dreamworks realizzato nel 2010.

Piccola premessa, che immagino si sia capita dalle precedenti recensioni: quando guardo un film d’animazione non mi attendo un prodotto per bambini, anagrafici o intellettuali, ma un prodotto che può anche indirizzarsi a un pubblico giovane, ma che comunque deve avere qualcosa da dire a tutti.
In termini di immaginazione, di avventura, di umorismo, di contenuti interiori.

Ecco perché apprezzo film d’animazione come Rango, I figli della pioggiaThe boy and the beast, mentre film come Frozen - Il regno del ghiaccio, per dirne uno, mi lasciano totalmente deluso e distaccato.

Vediamo come se la cava Dragon trainer in tale contesto, e partiamo dalla sua trama sommaria: siamo sull’isola di Berk, nordica e fredda, e siamo in mezzo a un villaggio di vichinghi, popolo il cui unico obiettivo, sia in termini di sopravvivenza sia in termini di soddisfazione personale, è quello di uccidere il maggior numero di draghi possibile.

Se il capo del villaggio, Stoick, è campione in tal senso, grazie alla sua forza fisica e al suo coraggio, suo figlio Hiccup è l’esatto contrario, e infatti è fonte di dispiacere e di preoccupazione sia per il padre che per tutto il villaggio, giacché tende sempre a mettersi nei guai e a combinare pasticci.
In lui, è forte il desiderio di essere come gli altri vichinghi e di sentirsi da loro accettato, ma è altrettanto forte la sensazione di essere diverso.

Cosa che si vedrà in pieno quando il giovane avrà l’occasione di interagire con un drago, uno dei più pericolosi tra tutti: una "furia buia"…
… con il quale Hiccup, in disparte, avvierà un rapporto personale vero e proprio, tanto che “Sdentato” diventerà il suo miglior amico.
Peccato che dal ragazzo ci si attenda che uccida i draghi, non che ci faccia amicizia.

Il canovaccio di Dragon trainer è abbastanza banale, se vogliamo: il giovane diverso dal resto del suo gruppo di appartenenza, che da un lato vuol essere accettato ma dall’altro vuol percorrere la sua strada personale.
Anche il rapporto tra i due protagonisti, umano e drago, è un cliché, sfruttato e sfruttato a più riprese (dico, il rapporto tra uomo e animale, drago o meno che sia).

Quanto all’avventura, siamo nella banalità anche qui, nel senso che vi è una parte cattiva, e poi i buoni che lottano per difendersi… anche se qui vi è perlomeno un qualche sovvertimento dei ruoli, diciamo così.

Ciò in cui Dragon trainer eccelle, ed è ciò che lo tiene a galla, è un ritmo rapido e veloce, condito da numerose gag visive e verbali, che lo rendono piacevole e discretamente divertente.
Non è nato per essere un capolavoro, ma perlomeno riesce nell’intento di essere un buon prodotto cinematografico.

È un peccato però, e questo lo penso dell’80% dei film di animazione, che tanto dispendio tecnologico venga messo al servizio del solo intrattenimento, senza quell’originalità e quella profondità che farebbero fare il salto di categoria verso livelli superiori.

Ma immagino sia tutta una questione di target e di obiettivi, anche economici… e difatti Dragon trainer ha incassato molto, e ha inoltre generato un seguito già uscito e un altro seguito in programma.

Fosco Del Nero



Titolo: Dragon trainer (Dragon trainer).
Genere: animazione, fantastico, commedia.
Regista: Chris Sanders, Dean DeBlois.
Anno: 2010.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 21 novembre 2017

Paris, je t’aime - Tristan Carné, Emmanuel Benbihy

Non amo molto i cortometraggi, per il semplice motivo che vi è poco tempo per sviluppare qualcosa di bello.
E amo ancora meno i film collettivi, dal momento che la diversità di registi rende il tutto ancora più spezzettato e disunito.

Tuttavia, mi sono visto il film collettivo Paris, je t’aime, nato da un’idea di Tristan Carné e comprensivo di ben diciotto brevi episodi… cosa che credo sia un record.

Tra i vari registi cui sono affidati i vari episodi, alcuni nomi di spicco, come i fratelli Coen (Il grande LebowskiFargoBurn after reading - A prova di spiaFratello, dove sei?A serious man), Alfonso Cuaròn (Harry Potter e il prigioniero di AzkabanI figli degli uominiGravity, Y tu mama tambien), Julio Medem (Gli amanti del circolo polare, Lucia y el sexo), Vincenzo Natali (Cypher, Splice, The cube), Gus Van Sant (Elephant), e persino Wes Craven (Le colline hanno gli occhi, Nightmare - Dal profondo della notte, Scream), noto per i suoi film horror… anche se l’unico episodio horror della “compilation” è quello di Vincenzo Natali.

Così come anche il cast di attori è di prestigio. Tra gli altri: Fanny Ardant (Nessuna notizia da Dio8 donne e un mistero), Steve Buscemi (Le iene, Big fish, The island), Willem Dafoe (C'era una volta in Messico, L'ombra del vampiro, Grand Budapest Hotel, Il luogo delle ombre, Daybreakers - L'ultimo vampiro, L'ultima tentazione di Cristo), Bob Hoskins (Chi ha incastrato Roger RabbitSirene, Brazil), Emily Mortimer (Match point, Faccia a faccia), Nick Nolte (Peaceful warrior - La forza del campione, In fuga per treSpiderwick - Le cronache), Natalie Portman (Closer, V per vendetta, Star wars - La minaccia fantasma, ), Elijah Wood (Il signore degli anelliSin City, Oxford murders - Teorema di un delittoOgni cosa è illuminata), Gérard Depardieu (Sta' zitto, non rompere, La capra, Le placard - L'apparenza inganna, Nemico pubblico N.1 - L'istinto di morte).

Ecco la lista dei diciotto episodi che compongono il film, in ordine di apparizione, peraltro ognuno dedicato a un quartiere della capitale francese:
- Montmartre, Bruno Podalydès,
- Quais de Seine, Gurinder Chadha,
- Le Marais, Gus Van Sant,
- Tuileries, Ethan Coen e Joel Coen,
- Loin du 16ème, Walter Salles e Daniela Thomas,
- Porte de Choisy, Christopher Doyle,
- Bastille,  Isabel Coixet,
- Place des Victoires, Nobuhiro Suwa,
- Tour Eiffel, Sylvain Chomet,
- Parc Monceau, Alfonso Cuarón,
- Quartier des Enfants Rouges, Olivier Assayas,
- Place des Fêtes, Oliver Schmitz,
- Pigalle, Richard LaGravenese,
- Quartier de la Madeleine, Vincenzo Natali,
- Père-Lachaise, Wes Craven,
- Faubourg Saint-Denis, Tom Tykwer,
- Quartier Latin, Frédéric Auburtin e Gérard Depardieu,
- 14e arrondissement, Alexander Payne,

E va detto pure che due episodi che erano stati girati non sono stati inclusi nel film.

Quanto al genere, come facile immaginare i vari filmati sono molto disomogenei l’uno rispetto all’altro, oscillando tra commedia e dramma, tra realismo e surrealismo, tra amore e violenza.

Personalmente, ho apprezzato soprattutto gli episodi dei fratelli Coen, di Natali, di Cuaron, di Craven, di Tykwer e di Payne.

Paris, je t’aime, in definitiva, è un film consigliato a chi ama Parigi o a chi vuol vedere qualcosa di sperimentale, e che non esige per forza una storia unitaria.

Fosco Del Nero



Titolo: Paris, je t’aime (Paris, je t’aime).
Genere: drammatico, commedia, surreale.
Registi: Olivier Assayas, Christoffer Boe, Sylvain Chomet, Ethan Coen, Joel Coen, Isabel Coixet, Alfonso Cuaròn, Jean-Luc Godard, Agnès Jaoui, Richard LaGravenese, Julio Medem, Anne-Marie Miéville, Vincenzo Natali, Alexander Payne, Sally Potter, Walter Salles, Oliver Schmitz, Nobuhiro Suwa, Daniela Thomas, Tom Tykwer, Gus Van Sant, Wes Craven.
Attori: Fanny Ardant, Juliette Binoche, Steve Buscemi, Sergio Castellitto, Willem Dafoe, Ben Gazzara, Bob Hoskins, Emily Mortimer, Nick Nolte, Natalie Portman, Miranda Richardson, Gérard Depardieu, Maggie Gyllenhaal, Ludivine Sagnier, Elijah Wood.
Anno: 2006.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 15 novembre 2017

Boxtrolls - Le scatole magiche - Graham Annable, Anthony Stacchi

Ultimamente mi sono dato ai film d’animazione, visto che non ne vedevo da molto tempo e quindi avevo una discreta lista da cui attingere.

È così che negli ultimi mesi sono passati sul blog i vari The secret of Kells (incantevole), Momo alla conquista del tempo (mal riuscito), Rango (brillante), Ralph Spaccatutto (sufficiente), Zootropolis (divertentissimo), Inside out (vivace), The boy and the beast (magnifico), Planet 51 (carino) e Frozen - Il regno del ghiaccio (infantile).

Quest’oggi è il turno di Boxtrolls - Le scatole magiche, film del 2014 realizzato con la tecnica della stop-motion: vediamo come se l’è cavata.

Partiamo dalla trama di quello che è un film d’animazione e fortemente fantastico come genere: siamo nella città di stile vittoriano di Ponte Cacio, alle prese con coprifuoco e terrore per via degli spaventosi "boxtrolls", strane creature dentro delle scatole che escono di notte a prendere tutti i congegni meccanici che trovano.
La popolazione è terrorizzata, cosicché il sindaco Lord Gorgon-Zole, dà mandato ad Archibald Arraffa  di eliminarli tutti… in cambio di una sorta di titolo onorifico.

Dopo poco, tuttavia, lo spettatore si rende conto che i boxtrolls sono creature innocue e pacifiche, e che anzi sono le vittime della cattiveria di Archibald Arraffa, nonché dell’ingenuità di tutta la popolazione, sobillata in questo anche da una famosa cantante… che poi è sempre Archibald Arraffa sotto mentite spoglie.
A sovvertire le sorti della situazione, e ad evitare la sparizione di tutti i boxtrolls, ci pensano la figlia del governatore Winnie e Uovo, ragazzo allevato dai boxtrolls fin da piccolo, tanto che egli si crede uno di loro.

Partiamo dalla base: l’aspetto visivo.
Boxtrolls - Le scatole magiche è realizzato in modo fantastico, ed è davvero bello vederlo, sia negli sfondi fermi, sia nelle immagini in movimento.
D’altronde, dietro il film c’è lo Studio Laika, già produttore dell’ottimo Coraline e la porta magica e del discreto Paranorman.

Secondo punto: la sceneggiatura è buona: sufficientemente originale e sufficientemente interessante, anche se non memorabile.
Idem dicasi per i personaggi: ben realizzati, ma non memorabili.

Terzo punto, che poi è quello che lo limita: il film non è eccessivamente divertente da un lato, né ha una profondità particolare dall’altro. Insomma, non eccelle né per intrattenimento, né per aspetto didattico-introspettivo, ragione della sua valutazione non eccelsa.
Si salvano in tal senso solo i dialoghi tra Mr. Pasticcio e Mr. Trota, due tirapiedi di Archibald Arraffa che ogni tanto si pongono il problema di chi sono i buoni e chi i cattivi.

Nel complesso, il film si guadagna una discreta valutazione per via dell’ottima realizzazione, ma Boxtrolls - Le scatole magiche non è a mio avviso un film imperdibile.

Tra gli ultimi film d’animazione visti, continuano a dominare la classifica The secret of Kells,  RangoZootropolis e The boy and the beast (il primo per l'atmosfera e la bellezza visiva, il secondo per simbolismo e bellezza interiore, il terzo per il connubio tra realizzazione e divertimento, il quarto per la sceneggiatura) mentre Boxtrolls - Le scatole magiche si accoda al gruppo che segue a distanza, non distinguendosi in nessun senso.

Fosco Del Nero



Titolo: Boxtrolls - Le scatole magiche (The boxtrolls).
Genere: animazione, fantastico, grottesco, commedia.
Regista: Graham Annable, Anthony Stacchi.
Anno: 2014.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 14 novembre 2017

L’attimo fuggente - Peter Weir

Non mi ero mai visto per intero L’attimo fuggente, ma ne avevo visto solo spezzoni, per il semplice fatto che non mi aveva mai ispirato.
Robin Williams, uno dei suoi protagonisti, per quanto qui un po’ defilato e sullo sfondo, è mai stato uno dei miei attori preferiti, per cui non avevo neanche quell’attrattiva.
Nemmeno il fatto che il film fosse spesso consigliato come film didattico, e anzi proprio di genere esistenziale, mi aveva spinto a vederlo… fino ad ora.

Ebbene, tutte le mie impressioni di base sono state confermate, compresa la mia reticenza inconscia a non considerarlo come film “esistenziale”.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla trama sommaria: siamo nel New England del 1959, e segnatamente nella scuola di Welton, una scuola superiore rinomata per i suoi risultati e per la preparazione offerta alla futura università, oggetto di desiderio di molte famiglie benestanti e altolocate.
È una scuola maschile, peraltro, il che ci propone protagonisti quasi esclusivamente maschili, con l’eccezione di qualche madre di famiglia e di qualche ragazza di una vicina scuola mista.

I protagonisti della storia sono diversi: si tratta di un gruppo di ragazzi della suddetta scuola, tutti tra i sedici e i diciassette anni, tra cui spiccano Neil Perry, Todd Anderson e Knox Overstreet.
Ma vi sono anche Charlie Dalton, Richard Cameron, Steven Meeks, e Gerard Pitts.
Su di essi acquisisce via via una forte influenza il professor John Keating (Robin Williams; Al di là dei sogni, L’uomo bicentenario, Patch Adams, La leggenda del re pescatore), il nuovo insegnante di letteratura, il quale li indirizza al pensare con la propria testa e al non conformismo. Nonché alla bellezza delle poesia e della vita.

Peccato che l’ambiente in cui essi vivono, ragazzi e professore, sia tutt’altro che libertario, tanto che due delle quattro parole d’ordine dell’istituto sono "disciplina" e "tradizione", cosa che porterà problemi sia agli uni che all’altro.
Più che problemi, in verità: veri e propri drammi...

Essenzialmente L’attimo fuggente è un ottimo film: molto ben realizzato, molto ben recitato, con un’ambientazione convincente e una storia intrigante.
Vi sono presenti inoltre molte citazioni o motteggi che hanno un effettivo valore educativo e ispirante, anche se non ci indirizziamo mai sull'esistenziale come mi era stato erroneamente detto da molti; in compenso, nell'indicare libertà e bellezza il film ha certamente un suo valore e in questo senso può insegnare e trasmettere qualcosa.

Eppure, c’è un però, il quale è un però molto simile a quello del film Into the wild: i protagonisti finiscono male ed effettuano scelte autodistruttive (in questo film persino ipocrite), il che contraddice in pieno quanto “insegnato” nella storia.
Nonostante la scena finale della gratificazione consolatoria da parte dei ragazzi, che si alzano in piedi sui tavoli per solidarietà nei confronti del loro professore, il messaggio inconscio che passa è questo: agisci così e avrai problemi. 
L’energia che passa come sfondo è questa: è meglio conformarsi e obbedire, giacché se ti comporti altrimenti otterrai problemi ed eventi negativi.

Il messaggio negativo non sta solo nei problemi esteriori (punizioni, espulsioni, etc) ma anche e soprattutto nella mancanza di forza interiore (tradimento, suicidio, etc): in tal senso la storia insegna in senso inverso; prima insegna due passi da un lato, e poi ne insegna cinque dall'altro lato, come fosse un gambero che va all'indietro.

Ciò, dal mio punto di vista, rende il prodotto in parte educativo e in parte diseducativo; o, come minimo, "educativo con riserva", tenendo ben presente i fattori esposti.
Con molta riserva, a dirla tutta, dal momento che uno dei protagonisti, forse quello che aveva subito più di tutti l'influenza del professore, si suicida: d'accordo che il gruppo si chiamava la "setta dei poeti morti"... ma il ragazzo lo ha preso troppo alla lettera.

Ad ogni modo, mettendo da parte gli elementi negativi-diseducativi evidenziati, ho segnato le citazioni più ispiranti del film, e con esse chiudo la recensione de L’attimo fuggente, il quale, comunque, come film mi è piaciuto.

“Cogli la rosa quand’è il momento.”

“Cogliete l’attimo.
Rendete straordinaria la vostra vita.”

“Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo.”

“Il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire con un verso.
Quale sarà il tuo verso?”

“È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarlo da un’altra prospettiva.”

“Dovete combattere per trovare la vostra voce.
Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto.
Molti uomini hanno vita di quieta disperazione: non vi rassegnate a questo.”

“Osate cambiare, cercate nuove strade.”

“Due strade trovai nel bosco, e io scelsi la meno battuta.
È per questo che sono diverso.”
(citazione di Robert Frost, poeta statunitense)

“C'è un tempo per il coraggio e un tempo per la cautela... e il vero uomo sa come distinguerli.”

Fosco Del Nero 



Titolo: L’attimo fuggente (Dead poets society).
Genere: drammatico, psicologico.
Regista: Peter Weir.
Attori: Robin Williams, Ethan Hawke, Norman Lloyd, Robert Sean Leonard, Josh Charles, Gale Hansen, Dylan Kussman, Allelon Ruggiero, James Waterston.
Anno: 1989.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 7 novembre 2017

La comunidad - Intrigo all'ultimo piano - Alex de la Iglesia

Finora ho visto due film di Alex de la Iglesia, e mi hanno intrigato parecchio entrambi: parlo di Crimen perfecto - Finchè morte non li separi e di Oxford murders - Teorema di un delitto.
Ho deciso quindi di fare un salto indietro di qualche anno andando a un film del 2000, La comunidad - Intrigo all'ultimo piano.

Siamo in perfetto stile Crimen perfecto: ambientazione spagnola, abbastanza contenuto in quanto a scenografia e personaggi, e soprattutto un genere grottesco che non disdegna qualche episodio macabro.

Con l’eccezione di quest’ultimo punto, è un mix che mi piace molto… anche se devo dire in tutta onestà che Crimen perfecto era nettamente meglio di questo La comunidad, e ne sembra quasi un’evoluzione in termini di stile e di lavoro.

Trame completamente differente, per carità, però si intravede un’evoluzione nel lavoro di Alex de la Iglesia, a svantaggio de La comunidad, che nasce da un’idea tutto sommato originale, ma che la sviluppa in modo un po’ raffazzonato, e con tante concessioni alla credibilità, dal momento che la sceneggiatura presenta parecchie falle.

Ma ecco la trama: Julia (la brava Carmen Maura, già vista in Volver e ne Le donne del sesto piano) è un’agente immobiliare incaricata di vendere un appartamento, che è appartamento ben curato, lussuoso persino, ma sito in un immobile un po’ fatiscente… e con dei condomini alquanto strani.
A peggiorare la situazione, vi è la situazione dell’appartamento di sopra, dove proprio mentre lei è lì, si scopre il cadavere dell’inquilino, morto da settimane e mezzo mangiucchiato dal suo gatto… senza contare spazzatura, topi e scarafaggi.
Come mai l’uomo è morto dentro casa, praticamente autosegregatosi?

Di mezzo vi sono tanti soldi e una vincita al totocalcio spagnolo… e come detto un vicinato alquanto strano, a cominciare dall’amministratore Emilio…

La comunidad - Intrigo all'ultimo piano non è malaccio: offre un discreto intrattenimento, ma lo fa in modo un po’ grossolano … proprio come tutti i suoi protagonisti, non riuscendo a distaccarsi da loro.

C’è vivacità, ma è una vivacità un po’ grezza, che dopo un poco stanca, e che peraltro lascia perplessi per via delle falle di sceneggiatura di cui sopra… ovviamente utili a far andare la storia in un certo modo, pur se forzato.

Per gli amanti di sangue e splatter, inoltre, si dica che in mezzo vi sono cadaveri, omicidi, violenze varie e incidenti domestici… anche troppi, probabilmente.

Insomma, film men che sufficiente a mio avviso, nettamente distante da Crimen perfecto (parimenti grottesco ma più elaborato) e da Oxford murders (viceversa elegante e di ambientazione british).

Fosco Del Nero



Titolo: La comunidad - Intrigo all'ultimo piano (La comunidad).
Genere: drammatico, grottesco, commedia.
Regista: Alex de la Iglesia.
Attori: Carmen Maura, Eduardo Antuña, Jesús Bonilla, Paca Gabaldón, María Asquerino, Terele Pávez, Sancho Gracia, Marta Fernández Muro, Emilio Gutiérrez Caba, Roberto Perdomo.
Anno: 2000.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte