In passato avevo già visto Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, ma si trattava di un passato troppo passato, ossia prima che aprissi il blog Cinema e film, per cui la recensione di questo classico arriva solo ora.
Credo che la trama, ispirata peraltro a un libro di Road Dahl, sia ben nota, ma comunque la riporto in grande sintesi per coloro che non avessero mai sentito parlare del film (cosa improbabile, dato il recente e quasi omonimo remake La fabbrica di cioccolato, con Jonnhy Depp): la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka (Gene Wilder, Frankenstein Junior), situata in una piccola cittadina statunitense, è famosa in tutto il mondo, non solo per i suoi favolosi cioccolati, ma anche per essere riservatissima. Wonka, anni prima, stufo del continuo spionaggio industriale da parte dei suoi rivali cioccolatieri ansiosi di rubargli i segreti del mestiere, era arrivato a chiuderla, dopo aver licenziato tutti i dipendenti… salvo poi riaprirla tempo dopo, tornando a pieno regime e più industrioso che mai, pur nel mistero generale di chi lavorasse nella fabbrica.
Ecco perché la notizia per cui Wonka concederà l’ingresso nell'edificio a coloro che troveranno uno dei cinque tagliandi dorati inseriti nelle tavolette di cioccolata Wonka scatena una sorta di competizione mondiale a chi trovava uno dei suddetti tagliandi.
Charlie Bucket (Peter Ostrum), un bambino povero e con mezza famiglia sulle spalle (il padre è morto, la madre fa un lavoro umile, e i quattro nonni sono fermi a letto senza potersi muovere, tutte bocche a carico), desidera ardentemente trovare uno dei cinque fortunati biglietti, ma essendo povero non si può permettere che un paio di tavolette di cioccolata, mentre i suoi coetanei ne aprono a centinaia…
Va da sé che, una volta dentro la fabbrica, i cinque fortunati possessori del biglietto dorato vedranno cose incredibili… anche se non sempre piacevoli per alcuni di loro.
Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato è un film di genere fantastico-surreale, anche se, a ben vedere, si tratta di una storia di formazione, non a caso tratta da un romanzo per l’infanzia (Dahl è un autore per l’infanzia, per l’appunto, che privilegia l'aspetto formativo attraverso situazioni ed eventi bizzarri), cosa piuttosto evidente nella ricchezza di insegnamenti del film…
… che peraltro sono tali anche per gli adulti, a vedere ancora più da vicino.
La storia può essere difatti così riletta: da un lato abbiamo cioccolati, caramelle e dolci vari, cose da bambini insomma, così come da bambini (interiori) sono certi atteggiamenti di alcuni dei protagonisti: gola, avidità, arroganza, supponenza, mancanza di disciplina e contegno, etc, mentre dall’altro lato abbiamo valori come la generosità, le buone maniere, la semplicità d’animo, l’affidabilità.
Insomma, da un lato abbiamo questioni di ego, mentre dall’altro lato abbiamo la versione superiore dell’essere umano, se vogliamo dire così, rappresentata tanto dal piccolo Charlie, quanto dal grande Wonka, il quale, dal canto suo, rappresenta l’adulto (interiore) perfettamente formato: sereno, centrato, lucido, privo di ego (difatti non reagisce mai alle numerose provocazioni delle persone, e gliene giungono tante) e anche, si scopre infine, amorevole… decisamente più di quanto sembrasse alle persone egoiche, per la solita questione del principio speculare, per il quale esse vedevano lui come erano esse stesse (e sovente lo accusavano dei loro difetti).
Infatti, alla fine Charlie e Wonka si abbracciano, mentre sono in cielo (cosa piuttosto metaforica); sarebbe curioso sapere se si tratti di simboli studiati o di “semplice” ispirazione.
Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato ci racconta dunque una storia fantastica, ma al contempo ci parla di immaginazione e sogni, nonché di prove da superare e conseguenze: lo stesso Charlie è tentato dal tradimento, ma poi si rivela animo innocente, e quindi premiato con la fabbrica… e con l’elevazione di cui abbiamo detto.
Alcune frasi del film, peraltro, sono piuttosto chiare sui contenuti di tipo formativo-esistenziale-motivazionale della storia (cosa che comunque non sorprende, contando che da un lato il romanzo originario è stato scritto da Road Dahl, mentre la sceneggiatura del film è stata scritta da David Seltzer, autore di altre sceneggiature con contenuti un po’ particolari, come ad esempio Dragonfly - Il segno della libellula), per quanto sembrino spesso buttate lì un po’ a caso.
Eccone alcune:
“Ho le stesse probabilità delle altre persone, non ti pare?”
“Ne hai molte di più, perché tu lo desideri di più.”
“Charlie, la fortuna verrà anche da te: un giorno le cose cambieranno.”
“Quando? Quando cambieranno?”
“Probabilmente quando non te lo aspetti.”
“Avanti, Charlie. Non serve accigliarsi. Nel tuo cuore sai che il mondo è ancora il tuo giocattolo. Nei momenti difficili non mollare mai. Alzati e lotta.”
“Guarda su, vedrai una stella. Semplicemente seguila e tieni il tuo sogno ben in vista. Presto il cielo rischiarerà. Animo, Charlie, sii contento di ciò che sei.”
“Fare il giro del mondo e poi di nuovo a casa: ecco il destino di chi naviga.”
“Non si può uscire all'indietro: per farlo si deve andare avanti.”
“Non si dovrebbe dubitare di quello di cui nessuno è sicuro.”
“Se volete vedere il paradiso, vi basta guardarvi attorno. Qualunque cosa vogliate, fatela. Volete cambiare il mondo? Niente di più semplice.”
“Il tempo è una cosa molto preziosa: mai sprecarlo.”
“Una cosa bella è una gioia eterna.”
“Come si coltiva la fantasia, con il cuore o con la mente?”
“Noi siamo i creatori della musica, e noi siamo anche i creatori dei nostri sogni.”
“Abbiamo così tanto tempo, e così poco da fare.”
Quest’ultima frase, in particolare, pur se buttata lì in modo umoristico (e diverse volte…), descrive alla perfezione, per chi ha gli occhi per vedere, la condizione esistenziale dell’uomo.
Anche se, forse forse, la cosa più didattica del film sono i canti degli Umpa Lumpa (che vanno o capiti in inglese o ascoltati con i sottotitoli, e che peraltro sono memorabili come motivetto), i quali elicitano in modo piuttosto chiaro la questione dell’ego e delle sue conseguenze. In dettaglio, essi evidenziano che la disciplina, la buona educazione, le buone maniere, la cultura, l'assenza di avidità e di vizi conducono alla felicità: un concetto piuttosto semplice, in verità, ma poco popolare nei tempi contemporanei coscienzialmente deviati.
Nelle prime due frasi proposte, invece, vengono evidenziati alcuni principi attrattivi: il primo è che l'energia umana rende le cose più o meno probabili, al di là del dato statistico; il secondo è che il desiderio mette sì in moto le cose, ma se è troppo può divenire un ostacolo, laddove il lasciar andare, il "positivo distacco" agevola il fluire delle energie e degli eventi.
Il film pare veicolare il messaggio generativo/attrattivo anche quando afferma che "siamo i creatori dei nostri sogni”.
In conclusione, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato è un bel film, non solo in senso tecnico, ma anche come contenuti, ciò che poi è la cosa più importante.
Titolo: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (Willy Wonka & the chocolate factory).
Genere: fantastico, musicale, commedia.
Regista: Mel Stuart.
Attori: Gene Wilder, Peter Ostrum, Jack Albertson, Dodo Denney, Roy Kinnear, Julie Dawn Cole, Leonard Stone, Denise Nickerson, Nora Denney.
Anno: 1971.
Voto: 8.
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