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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 9 febbraio 2021

Mary e il fiore della strega - Hiromasa Yonebayashi

Era inevitabile che mi guardassi Mary e il fiore della strega, il primo film dello Studio Ponoc, studio d’animazione in cui sono confluiti alcuni degli animatori dello Studio Ghibli (e che probabilmente vorrebbe raccoglierne l’eredità).
Tra questi, anche Hiromasa Yonebayashi, già regista di Arrietty e Quando c'era Marnie e già animatore di Principessa MononokeLa città incantataIl castello errante di Howl, Ponyo sulla scogliera, film di Miyazaki senior, nonché de I racconti di Terramare, di Miyazaki junior.
Insomma, il curriculum ce l’ha, e la qualità pure.

Tuttavia, occorre dire che tra i film di Miyazaki e i due film da lui precedentemente diretti, pur se discreti, vi erano non uno ma vari livelli di differenza; non tanto nell’animazione, ottima sia in Arrietty sia in Quando c'era Marnie, e nemmeno nella sceneggiatura, in ambo i casi presa da libri di successo, quanto nell’atmosfera e nell’energia di fondo delle opere, meno epica, profonda, importante, e più melensa, soprattutto in Quando c'era Marnie.
Vediamo come è andata con Mary e il fiore della strega.

Non benissimo, lo dico subito, e il problema dei due precedenti film si ripropone anche qui. Purtroppo non siamo nella tecnica, che è una questione in cui è facile imparare, ma nella sensibilità artistica, e qua è più difficile intervenire.

Prima sintetizziamo a grandi linee la trama di Mary e il fiore della strega: dopo un’introduzione che costituisce un antefatto il quale diverrà chiaro in seguito, seguiamo la protagonista Mary Smith, una bambina con i capelli rossi che trascorre le vacanze con la prozia in una bella tenuta di campagna. Qui conosce subito il bambino Peter, e i suoi due gattini Tib e Gib, una coppia di maschio e femmina. Il primo, in particolare, diverrà un vero e proprio assistente di Mary, la quale diventa una specie di strega pro-tempore per via di alcuni fiori viola che ha trovato nel bosco e che per l’appunto trasmettono poteri magici.
Così, le finisce in mano una scopa magica, che la porta in una scuola di magia, dove conosce la preside Madama Mumblechook, nonché il Dottor Doe, il quale si occupa di esperimenti magici su animali. Sembra tutto bello, ma lo è meno di quanto appaia…

Cominciamo a parlare del film dal punto di vista estetico: è favoloso; fondali e animazione sono eccellenti e per l’appunto si è sull’eccellenza del settore, Ghibli o Ponoc che sia. Davvero il film merita di esser visto solo per questo, e si conquista una valutazione decente soprattutto per tale fattore.
I personaggi invece son tutti trascurabili e caratterizzati malino, con l’eccezione della protagonista, molto bella a vedersi, anche se essa stessa caratterizzata non particolarmente bene.

Il film ha due grossi problemi di fondo: il primo è che non ha mordente; gli manca proprio la profondità tipica dei lavori di Miyazaki, sia quelli più grandiosi ed epici come Nausicaa o Laputa, sia quelli più teneri e intimisti come Totoro o Kiki - Consegne a domicilio.
A proposito di Kiki, ma non solo di Kiki, impossibile non notare svariate, troppe somiglianze con i famosi film dello Studio Ghibli, talmente tante e talmente palesi da chiedersi cosa sia venuto in testa ai creatori di Mary e il fiore della strega. Forse intendevano tessere un’estesa rete di omaggi ai suddetti film, ma il risultato finale è un coacervo di elementi presi dalle opere dello Studio Ghibli… tanto che l’ipotesi alternativa è che abbiano tentato di costruire un “successo a tavolino” prendendo elementi “di successo” a destra e a sinistra.

Ecco un elenco probabilmente incompleto:
- la scena iniziale del film ricorda le battaglie aeree magiche de Il castello errante di Howl,
- abbiamo una ragazzina strega, come in Kiki - Consegne a domicilio,
- la suddetta ragazzina strega è accompagnata da un gattino nero, come in Kiki,
- la casa della protagonista come stile ricorda molto quella di Arrietty (non sorprende, dato che il regista è lo stesso),
- la protagonista segue un animale misterioso lungo sentieri misteriosi nel bosco, come in Totoro,
- c’è un personaggio protagonista che fa consegne a domicilio, come in Kiki (in Mary però non è il protagonista, ma un coprotagonista),
- volando in alto si arriva in una terra volante misteriosa tra le nuvole, come in Laputa - Castello nel cielo,
- la protagonista cavalca un cervo (tipo lo stambecco di Mononoke),
- topos dello Studio Ghibli: c’è un ragazzino/a che salva un altro ragazzino/a (Laputa, Kiki, Howl, Ponyo, La città incantata, ma anche Conan, il ragazzo del futuro),
- altro topos tipico: l’uso distorto di tecnologia o magia,
- altro ancora: è sbagliato manipolare la natura, che alla fine si ribella e vince.

Come se non bastassero i riferimenti allo Studio Ghibli, abbiamo una scuola per maghi e streghe come in Harry Potter. Davvero troppo e davvero troppo evidente, specialmente contando che tutto ciò si accompagna a una sceneggiatura un po’ carente.
Insomma, davvero un peccato che tale eccellente lavoro a livello di animazione sia stato effettuato per un’opera non altrettanto notevole anche nella narrazione, la quale così guadagna una valutazione sufficiente e poco più, ma nient’affatto entusiastica.

Detto ciò, vi lascio con una frase interessante tratta dal film:
“Ci rivedremo dopo.
Il sole tramonta e la luna sorge, e la luna tramonta e il sole sorge.”

Fosco Del Nero 



Titolo: Mary e il fiore della strega (Mary to majo no hana).
Genere: animazione, anime, fantasy.
Regista: Hiromasa Yonebayashi.
Anno: 2018.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.


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