Qualche mese fa mi sono letto Il paradiso degli orchi, il primo romanzo dedicato da Daniel Pennac al personaggio di Benjamin Malaussène, personaggio curioso in ogni cosa della sua vita, dal lavoro alla famiglia.
Avendo in seguito saputo che ne era stato girato anche un film, omonimo, non ho resistito e me lo sono guardato.
Ecco in grande sintesi la trama, tanto del romanzo quanto del film: Benjamin Malaussène (Raphaël Personnaz) è un giovane uomo un po’ particolare. Poco oltre la trentina, è tuttavia divenuto de facto capofamiglia per via delle intemperanze della madre, sempre in giro per il mondo e sempre appresso a nuovi amori, tanto che i suoi figli, di cui si occupa per l’appunto Benjamin nella francesissima Parigi, sono frutto di amori con diversi uomini. Non c’è un padre di famiglia, dunque (neanche uno, su tanti uomini!), e nemmeno una madre presente, col ruolo di responsabilità che scende per l’appunto sulle spalle di Benjamin, che deve badare, oltre che a se stesso, anche a Louna, a Therese, a Jeremy, e al più piccolo tra tutti, detto per l’appunto il Piccolo. E si noti che manca perfino un personaggio rispetto al libro, ossia Clara… e che Louna è incinta, e dunque in procinto di allargare la famiglia già larga per conto suo (e anche in questo caso non si sa chi sia il padre: tale mater…).
Ad ogni modo, Benjamin, pur di poter mantenere la sua famiglia, svolge un lavoro decisamente ingrato: quello di "capro espiatorio", ed è un lavoro che svolge in incognito, essendo ufficialmente inquadrato come responsabile tecnico nei grandi magazzini parigini Au Bonheur Parisien.
"Capro espiatorio" sarebbe a dire che, quando i clienti tornano al supermercato minacciando una querela per un qualche problema, viene inevitabilmente chiamato Malaussène, al quale vengono addossate tutte le colpe, con tanto di minaccia di licenziamento, finché i clienti non si impietosiscono e ritirano il loro reclamo. Insomma, un modo originale di gestire le proteste.
Quindi, famiglia interessante, lavoro interessante, e ovviamente colleghi interessanti, a cominciare da Stojil (Emir Kusturica), amico fraterno di Malaussène, uno dei decani del centro commerciale…
… e poteva mancare una ragazza interessante, conosciuta proprio al centro, e frettolosamente denominata da Benjamin zia Julia (Bérénice Bejo) per evitarle problemi con Cazeneuve, la guardia del supermercato?
E potevano mancare incidenti e problemi vari, questi sotto forma di bombe e di indagini della polizia?
Si saranno già capite due cose: Il paradiso degli orchi è un mélange piuttosto forte di diversi generi e contenuti, in cui convivono sia le difficoltà familiari che le fiabe della buonanotte, sia gli innamoramenti che attentati e morti… per non parlare del tema di fondo del romanzo, che poi è ciò che gli dà il titolo, ossia la pedofilia.
Il film, pur mantenendo il titolo e la struttura di fondo, compie una scelta semplificatrice: vi sono meno personaggi, la trama è semplificata, l’umorismo è più semplice e meno dark, e nel complesso si passa da un thriller grottesco a un giallo-rosa fortemente umoristico e molto leggero.
Il passaggio effettuato nel complesso funziona, anche grazie a una scenografia e ad una fotografia molto colorata, ricca e invitante, e anzi va nella direzione che forse sarebbe stato opportuno che avesse preso anche il romanzo: meno dramma e più leggerezza, peraltro molto tipica del cinema francese contemporaneo (ricordo registi come Francis Veber, Jeanne Piere Jeunet, Philippe Le Guay o Dany Boon).
E d’altronde Nicolas Bary è un regista che si era distinto per un paio di film rivolti all’infanzia, per cui il passaggio probabilmente è stato calcolato dalla produzione… nonché indirizzato ad ulteriori seguiti, quelli per l’appunto del ricco ciclo di Malaussène di Daniel Pennac.
Titolo: Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres).
Genere: commedia, surreale, sentimentale, thriller.
Regista: Nicolas Bary.
Attori: Raphaël Personnaz, Bérénice Bejo, Emir Kusturica, Ludovic Berthillot, Dean Constantin Gaigani, Leila Anaïs Schaus, Régis Romele.
Anno: 2013.
Voto: 7.
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